14 mag 2012

4.1.3.3 Siegfried, Atto I, Scena III - Mime e Siegfried - sogni di gloria.


L’acciaio è ormai liquefatto e Siegfried ancora invoca il nome dell’invidiabile spada: “Nothung! Nothung! Neidlisches Schwert!” sempre sull’ottava discendente FA-FA seguita dal ritorno sulla tonica RE. La polvere del tuo acciao è fusa, aggiunge, mentre contemporaneamente Mime, in disparte e sempre fregandosi le mani, comincia addirittura a sfottere (“ti paio uno sciocco, eh?”) il Viandante – il cui tema balena nei fiati - che gli aveva pronosticato disgrazie! Ora Siegfried prosegue “Im eignen Schweisse schwimmst du nun“ – Nel tuo stesso sudore ecco, tu nuoti – ripetendo il motivo del primo verso della sua precedente canzone (“Zu Spreu nun schuf ich die scharfe Pracht”), accompagnato dal motivo discendente della stessa, in fagotti ed archi bassi, e da quello comparso all’inizio dell’ultima strofa sul verso “Des Baumes Kohle”, nei corni. Detto ciò, versa l’acciaio fuso dal crogiolo in una forma che modellerà la nuova Nothung.

Accucciato in disparte, mentre il tema nibelungico fa capolino nei corni, Mime contemporaneamente continua il suo sfottò verso il Viandante: “Come ti piace ora la mia fine arguzia? Mi son ben trovato rimedio e riposo?”   

Il tema ampliato della spada (è stato anche etichettato come tema del Custode della spada, quello che dopo aver raggiunto la mediante fa ancora un salto sulla soprastante dominante) esplode in RE maggiore in trombe e tromboni, mentre Siegfried grida, salendo a sua volta fino al LA acuto: “Bald schwing' ich dich als mein Schwert!” - Presto ti brandirò quale mio brando! – dando così luogo al completamento della fase di fusione della spada: il primo raffreddamento in acqua per consolidarne la forma e temprarne l’acciaio. Semicrome e poi crome in tremolo negli archi e poderosi accordi discendenti nei fiati ci danno precisamente l’idea del vapore e dei sibili provocati dal tuffo della forma incandescente nel secchio d’acqua; Siegfried commenta: un flutto di fuoco è calato nell’acqua, dalla quale esce rabbiosa collera! Lo canta  accompagnato da crome discendenti nei fiati e violini, contrappuntate da altrettante crome ascendenti negli archi bassi, che provocano propriamente un’atmosfera di vortice, di movimenti opposti, della forma che scende nell’acqua e del vapore che ne sale gorgogliando.

La forma progressivamente si raffredda, l’orchestra smorza le sue sonorità, mentre Siegfried poeticamente descrive ciò che è appena accaduto: l’acciaio che è scorso nell’acqua, offendendola, ora è fermo e indurito. Trombe e tromboni accennano una fanfara, che si farà largo fra poco, anticipando il tema etichettato della Gioia di vincere (di Siegfried, ovviamente): croma seguita da terzina di semicrome. E sull’apparire del nuovo tema, dapprima esposto in LA maggiore da trombe e tromboni, sulle parole “ma un caldo sangue presto ne fluirà!“ ecco il tema della spada, in RE maggiore salire nei fiati e poi incupirsi sulla sensibile DO#, mentre torna il motivo della chiusa delle tre strofe della fusione, poiché ora Siegfried, infilata la forma fra le braci, ricomincia ad azionare il mantice.

Mime, sempre più ringalluzzito, comincia ad armeggiare con vasi, erbe e pignatte, per preparare il narcotico con cui ha progettato di far secco il ragazzo, a tempo debito. Siegfried invece procede imperterrito nel suo lavoro: “Ed ora ancora una volta suda, ch'io ti tempri” canta sull’incipt della sua canzone che accompagnava la fusione dell’acciaio. E chiude con l’ennesima invocazione “Nothung, neidliches Schwert!”, questa volta in RE maggiore.

Il tema della sua gioia risuona ora in questa tonalità (su cui si chiuderà l’atto) con i caratteristici salti tonica-dominante seguiti da una scaletta saltellante ascendente, che ben rappresenta il suo stato d’animo esaltato. Ed ha anche tempo, il ragazzo, di osservare le mosse del nano e di commentarle: che fa quell’imbranato? mentre io sciolgo l’acciaio, lui cuoce qualche intruglio? E qui Wagner ci stupisce ancora per la straordinaria maestrìa con cui dipinge il nano, che è allegro come Siegfried (per i turpi motivi che sappiamo). Ed ecco che la sua risposta, come sempre untuosa e ipocrita (“visto che il maestro è stato soppiantato dall’apprendista, non può che fargli da cuoco…”) è sostenuta in orchestra dallo stesso tema della gioia di Siegfried, ma tutto storpiato e imbruttito (sul tempo mutato a 2/4) come si addice a quel fetentissimo essere!

Il tempo torna a 3/4 mentre Siegfried continua a commentare fra sé l’incapacità e la stupidità del tutore: quel ciabattone che si credeva artista (e il tema dei Nibelunghi mugugna ancora in oboi e viole) e a cui ho distrutto tutte le spade, adesso si è riconvertito in cuoco! Ma di certo le sue brodaglie nemmeno le assaggerò(1).      

Adesso scale discendenti nei fiati sottolineano l’estrazione della forma dalla brace e poi la fanfara della sua Gioia accompagna Siegfried che, liberato l’acciaio dalla forma, si appresta alla fase finale del processo di ricostruzione della spada, ancora disprezzando fra sé il nano che vorrebbe insegnargli la paura.

Il tempo cambia a 4/4 e inizia la nuova canzone con cui Siegfried accompagna la sua opera di modellazione della spada, con incudine e martello. E veri e propri colpi di martello accompagnano il suo canto: di norma, colpo fortissimo sul primo tempo della battuta, colpi meno forti, o deboli sugli altri(2). La tonalità oscilla fra FA maggiore e RE minore. Questa specie di aria è suddivisa in due parti quasi identiche, ciascuna seguita da un’esternazione di Mime.

E ciascuna delle due parti ha una ben precisa struttura: le esclamazioni Hoho! Hoho! Hohei! seguite dall’invocazione “Schmiede, mein Hammer, ein hartes Schwert!“ e da altre esclamazioni Hoho! Hahei! Hoho! Hahei! Seguono poi sei versi e una nuova esclamazione Heiaho, haha, haheiaha! Quindi altri sei versi e l’esclamazione conclusiva Heiaho! Heiaho! Heiahohohohoho! Hahei! Hahei! Hahei! Queste esclamazioni (sono leggerissimamente variate fra la prima e la seconda apparizione) con cui il ragazzo accompagna la sua fatica sono dagli archi spalleggiate con figurazioni che mirabilmente richiamano l’alzarsi e l’abbassarsi del martello sulla lama posata sull’incudine: croma, quartina ascendente di biscrome e poi sei crome in staccato su intervalli discendenti (terza, quarta e quinta) per ogni battuta.     

Nella prima delle due strofe Siegfried parla alla spada, rifacendone la storia: da quando il suo colore azzurro venne coperto dal rosso del sangue, ad ora che il fuoco l’ha ancora arrossata per renderla malleabile al martello. Nella seconda il ragazzo si compiace del lavoro di forgiatura e chiede alla spada di abbandonare il rosso pudore per divenire fredda e dura. La strofa si chiude con le allegre scalette ascendenti negli strumentini e un’apparizione del tema ampliato della spada, “temprato” anche lui(3), in DO maggiore!

Mime ora fa la sua prima esternazione, mentre gli archi continuano a sottolineare il lavoro di Siegfried: lui costruisce la spada che abbatterà Fafner, ma io ho preparato un intruglio ingannevole che farà secco lui… Vittoria e bottino saranno miei! Ma il cupo cromatismo che accompagna il suo canto ne svela tutta la falsità e la malafede. E tanto per dire della meticolosità con cui Wagner tratta questo intervento: siccome ore è Mime in primo piano, ecco che i colpi di martello di Siegfried li sentiamo sullo sfondo, con intensità ridotta!  

Ora arriva la seconda strofa di Siegfried. La melodia non è diversa dalla prima, ma l’accompagnamento dell’orchestra è assai più robusto: dopo un inizio, per così dire, timido, adesso il ragazzo batte forsennatamente il suo martello sull’acciaio, che pian piano si sta indurendo e richiede quindi più forza nei colpi! Poi lo immerge nuovamente nel secchio d’acqua e ride al sentire i vapori che ne escono, accompagnato dalla fanfara e dal motivo ascendente della sua Gioia.
  
Ora il tempo passa subitaneamente a 6/8, e alla tonalità distante di LA maggiore: è Mime che già pregusta il trionfo! L’anello che il fratello foggiò sarà mio, e a me dovranno tutti obbedire e me tutti fare ricco! In sottofondo udiamo ancora il martelletto di Siegfried che dà gli ultimi ritocchi alla Nothung. Ma su quale ritmo? Ebbene, contrappuntato dalla scaletta ascendente del tema della Gioia di Siegfried, su quello dei Nibelunghi! (Solo Sigmund Freud spiegherà, anni e anni più tardi, un fenomeno del genere!) Si torna a RE minore sulla chiusa della farneticante esternazione del nano, quasi lui stesso incredulo rispetto alla (fallace!) prospettiva che la sua stupidità gli ha costruito.

Adesso le voci di Siegfried e Mime si alternano in una specie di stupefacente botta-e-risposta. O meglio, sono le rispettive emozioni che si intrecciano e che Wagner mirabilmente ci descrive in musica. Prima è Siegfried, che ha appena finito di fissare all’elsa la lama della Nothung, e che adesso impugna, ancora invocandola con l’ottava discendente (FA-FA) Nothung, Nothung, neidlisches Schwert! Dopo l’appogio sul RE (minore) si sale per un momento al FA maggiore, sulle sue parole “Jetzt haftest du wieder im Heft”, di nuovo sei fissata nell’elsa.

Mime interviene, con le sue certezze; sempre sulla scaletta ascendente storpiata della Gioia di Siegfried esclama: adesso non dovrai più faticare! Siegfried ancora (sul RE minore): eri spezzata in due, ma ora ti ho nuovamente forgiata e nessun colpo ti potrà infrangere! (passaggio a RE maggiore). E Mime, sempre accompagnato dalla Gioia del ragazzo: gli altri mi daranno il tesoro eterno.

Siegfried: al padre l’acciaio fu spezzato, il figlio lo ha ricostruito ed ora la sua lama tagliente gli sorride (si ripassa a FA maggiore). E Mime esplode: Mime, l’audace, Mime diventa Re, principe degli elfi, signore del mondo! Il tema della Gioia sale al LA, dominante del RE maggiore (che ora si instaura stabilmente fino alla fine) su cui Siegfried grida per l’ultima volta il suo saluto alla spada, una terza al di sopra rispetto alle invocazioni precedenti (LA-LA): Nothung, Nothung, neidlisches Schwert! Il tema della spada esplode nella tromba, mentre Siegfried esclama: come giacevi morta, in frantumi… ma adesso, attenzione! il tempo subitaneamente passa a 3/4, sulle parole di Siegfried: ora riluci augusta e baldanzosa!

Ma Mime approfitta dell’atmosfera di giubilo per urlare: “Hei, Mime! Wie glückte dir das!”, guarda come ti è andata bene! Ancora Siegfried: ai ladroni mostra il tuo fulgore… e Mime: chi l’avrebbe mai detto? Siegfried: colpisci i falsi, uccidi i traditori!

Ed ora il momento culminante: guarda Mime, o fabbro (dei miei stivali, verrebbe da pensare!) come taglia la spada di Siegfried! È il tema del lavoro (qui semiminima, semiminima puntata e semicroma) a farsi largo, mentre Siegfried cala il fendente sull’incudine, che si apre come una zucca!(4) mentre Mime casca per terra come un sacco di patate.   

Il più rapido possibile annota Wagner in partitura per le ultime 31 battute dell’atto primo. Sono i temi del lavoro e del grido di Siegfried a contrappuntarsi in questo orgiastico finale, chiuso da tre perentori accordi di RE maggiore.
___
Note:
1. E Siegfried infatti si guarderà bene dal farlo, quando Mime, nel secondo atto, proverà a buggerarlo.
2.  A Bayreuth Wagner chiedeva di tenere in questo brano proprio una ritmica ferrosa!
3. Tratteremo fra poco (nel terzo atto, al momento dell’incontro fra Siegfried e Wotan) gli aspetti peculiari del rapporto fra la Nothung e la lancia del dio.
4. Anche questo particolare viene dalle saghe, dove Sigurd infrange sull’incudine due spade “farlocche” costruite da Regin, e poi spacca in due la medesima incudine con la Gram, forgiata sempre da Regin, ma a partire dai frammenti del brando di Sigmund.   

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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