28 dic 2017

8.2 Appendice - Quel pasticciaccio brutto di Alberich, Grimhilde e Hagen.


Senza tema di smentita, è questo uno dei nodi più intricati – e una delle vicende più sconnesse – dell’intero Ring.

Come abbiamo già rilevato, il personaggio di Hagen figlio di Alberich e pezzo grosso alla corte ghibicunga (occupandovi una posizione dalla quale poter ordire le sue trame volte al recupero dell’Anello) è un’invenzione bella e buona (e geniale!) di Wagner. Diventa quindi abbastanza importante ricostruire le vicende che hanno portato alla venuta al mondo di questo personaggio.

Hagen è figlio illegittimo della Regina ghibicunga Grimhilde, moglie del Re, nonchè capostipite, Gibich. È quindi fratellastro di Gunther e Gutrune, fino a prova contraria figli legittimi dei due sovrani. Un’affermazione di Gunther ci notifica che lui è il primogenito, ergo venuto al mondo prima di Hagen.

Ciò implica che Grimhilde abbia soggiaciuto ad Alberich quando già era moglie di Gibich e madre, come minimo, di Gunther. Gutrune? Beh, sarebbe ben strano che costei sia più giovane di Hagen: poichè ciò implicherebbe che costui sia stato concepito a Gibich vivente, e quindi che il Re, pur cornuto, lo abbia volentieri accolto come un figlio suo, per poi mettere al mondo una figlia legittima... cosa davvero bizzarra, se è vero che gli stessi fratelli legittimi ghibicunghi sanno che Hagen è loro fratellastro e non fratello.

Acquista con ciò verosimiglianza l’ipotesi che Alberich abbia avuto un rapporto sessuale prolifico con una Grimhlide vedova di Gibich: ciò renderebbe plausibile che la madre abbia deciso di ospitare in casa sua il figlio illegittimo, facendolo accettare ai due figli legittimi avuti in precedenza da Gibich.

Viene quindi a cadere l’ipotesi che Grimhilde si sia concessa ad Alberich (o sia stata da lui sforzata) prima di sposare Gibich, chè ciò implicherebbe che il Re dei Ghibicunghi abbia poi sposato una ragazza-madre, ospitandone il figlio alla reggia! Non solo, ma come avrebbe potuto Alberich essere certo che il figlio avuto da quella donna anonima sarebbe poi diventato un pezzo grosso alla corte ghibicunga, posizione dalla quale poter tramare per il recupero dell’Anello? No, Alberich deve aver giaciuto con una Grimhilde già madre dei due fratelli Gunther e Gutrune e verosimilmente vedova di Gibich, o in presenza di un marito ormai incapace di intendere e di volere.

I problemi però arrivano dal quando di preciso Alberich ha messo incinta Grimhilde.

E qui dobbiamo tornare alla seconda scena del second’atto di Walküre, poichè è lì che troviamo le – ahinoi, contraddittorie! – indicazioni sulla data di nascita di Hagen. Dunque Wotan si confessa alla figlia e la informa, disperato, che Alberich ha di recente messo incinta una donna (verremo a sapere in Götterdämmerung - ma Wagner lo aveva già scritto, al momento di stendere Walküre - che la donna è la regina Grimhilde) che gli partorirà un erede capace di riconquistare l’Anello, con il quale minacciare mortalmente gli dei. Ciò significa che Hagen ancora deve nascere, ergo ha un’età di pochissimo superiore a quella dell’or-ora concepito Siegfried.

Wotan così descrive il fatto: Alberich ha soggiogato la donna utilizzando l’oro! Questa è di per sè un’affermazione che contiene una contraddizione in termini: poichè se il soggiogato si deve intendere come violentato allora non si capisce la necessità per il nano di impiegare oro e ricchezze, basterebbe appunto il “bewältigt”; ma più ancora: come si spiegherebbe che una Grimhilde vittima di stupro si porti a casa dai suoi due figli legittimi il frutto di quella vergogna?  

Viceversa, se soggiogato è da intendersi più blandamente come plagiato (col che diviene plausibile l’accettazione del figlio da parte della donna plagiata) allora di sicuro oro e ricchezze (e magari anche un bell’aspetto) dovevano essere necessari alla bisogna, ed anche in quantità notevole, dato che la donna da adescare era una regina, già ricca di suo, mica una popolana qualsiasi. Ma allora domandiamoci: quando mai Alberich ha avuto la disponibilità di grandi quantità di oro? Ma perbacco, solo nel periodo intercorso tra la fine della prima e la metà della terza scena di Rheingold! (Se poi immaginassimo che Alberich abbia anche impiegato il Tarnhelm per farsi bello con Grimhilde, trasformandosi in principe azzurro, allora la finestra temporale si ridurrebbe al brevissimo intervallo intercorso fra l’inizio e la metà della terza scena della Vigilia!)

Quindi, nell’ipotesi del plagio (e non dello strupro) avremmo che Hagen, quando Wotan si confessa con la figlia, dovrebbe essere già nato da almeno 15-16 anni (che abbiamo accertato essere il tempo minimo-minimo intercorso fra Rheingold e Walküre) altro che essere ancora nella pancia di Grimhilde (oppure, accipicchia, forse che Grimhilde aveva avuto una gestazione durata lustri?) Il che avrebbe poi come conseguenza diretta che Gunther e Gutrune (oltre che Hagen stesso) siano più anziani di Siegfried di almeno 15-20 anni, cosa altrettanto inverosimile. In più, ciò sarebbe in contrasto con un’altra affermazione fatta da Wotan poco prima: di aver saputo da Erda, quindi sempre dopo il Rheingold, del pericolo che Alberich mettesse al mondo un figlio, che quindi non potrebbe essere già stato concepito durante il Rheingold medesimo.

Insomma, qui il nodo è veramente inestricabile, da qualunque parte si rigiri la frittata si incappa regolarmente in colossali contraddizioni: evidentemente Wotan non ce la racconta giusta e Wagner, pur di costruirsi una delle travi portanti della sua immane opera, si deve esser visto costretto ad accettare tali contraddizioni (o vi sia incappato senza rendersene conto?)

E così ecco che ci conviene credere ad una cosa francamente incredibile: l’ipotesi di un Alberich il quale, dopo essere stato spogliato (dal duo Wotan-Loge) di ogni sua ricchezza e dei due strumenti atti a procurarsela, sia comunque riuscito (e da solo, non potendo più dare ordini ai Nibelunghi) a ricostituirsi un gruzzoletto sufficiente a lui - che nemmeno le leggere Figlie del Reno avevano degnato della minima considerazione - per corteggiare una consenziente regina fino a portarsela a letto!    

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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