27 dic 2017

8.1 Appendice - I tempi del Ring.


Consideriamo le quattro parti in cui si articola l’immenso dramma cosmico, allo scopo di ipotizzarne le singole durate per poi – facendo altre ipotesi più o meno credibili sugli intervalli che le separano – cercare di stabilire il lasso di tempo totale del Ring.

Rheingold si apre con un Preludio che ci evoca in musica nientemeno che la nascita e lo sviluppo dell’Universo, fino alla comparsa della vita, e che pertanto sarebbe più stupido che inutile cercare di quantificare in termini di tempo materiale. D’ora in poi ce ne dimenticheremo.  Prima di occuparci di ciò che vediamo e ascoltiamo in questa Vigilia, val la pena considerarne gli ipotetici antefatti, cioè accadimenti avvenuti in tempi antecedenti, avvenimenti dei quali veniamo peraltro a conoscenza. Essi riguardano innanzitutto Alberich e i Nibelunghi: nella terza scena è Mime a notificarci della vita quasi idilliaca (!?) che si viveva a Nibelheim prima della presa del potere da parte di Alberich; il quale pose bruscamente fine a quella specie di Eden sotterraneo portandovi la schiavitù e il terrore. Ma anche gli dèi, lassù sulle amene alture, vivevano il loro Eden etereo, godendosi l’immortalità garantita dall’Amore. Tuttavia, in tempi di sicuro antecedenti all’appropriazione dell’oro da parte di Alberich, il capintesta Wotan aveva commesso il suo bel peccatone originale, concludendo con i Giganti il patto truffaldino che prevedeva lo scambio dell’Amore con il Walhall! Altri antefatti riguardano i rapporti pregressi fra Loge e Alberich (di cui veniamo a sapere nella terza scena) e quelli fra Alberich e i Giganti, che è Loge a notificarci nella seconda scena, così come i ricordi che Fricka ha dei comportamenti lascivi delle Figlie del Reno. Anche la durata di questi antecedenti al dramma sarebbe stucchevole cercare di quantificare, perciò finiamo di occuparcene qui. 

È invece abbastanza chiaro, come abbiamo notato a suo tempo, stabilire nell’arco di (massimo) una giornata la durata della prima delle quattro scene: essa ci mostra il fondo del Reno, dapprima in cupa penombra, poi illuminato via via dal sole e dai riflessi della sua luce, prodotti dall’oro che giace sul fondale, e infine tornato nel buio più tetro, dopo che l’oro è stato trafugato da Alberich e il sole è evidentemente tramontato.

Parimenti sicura è la determinazione della durata delle tre rimanenti scene: si va da un buon mattino alla sera del medesimo giorno. Ce ne danno conferma tutte le didascalie e infine l’esternazione dello stesso Wotan al momento di prendere possesso del Walhall: “von Morgen bis Abend”.

Mentre risulta chiaro e sicuro dal contesto che la seconda scena sia temporalmente successiva alla prima (e non, magari, ad essa contemporanea) ciò che è arduo stabilire ed anche ipotizzare è il tempo che trascorre fra le due. Qui gli indizi che abbiamo sono assai difficili da interpretare perchè in buona misura contraddittori: proviamo ad esaminare i più importanti per trarne conseguenze a livello di logica o di... illogicità.

Innnzitutto consideriamo il racconto di Loge (seconda scena): il dio del fuoco dice di aver girato il mondo in lungo e in largo e di non aver trovato traccia di alcuno che disprezzi la donna e l’Amore, tranne uno: Alberich, che ha rinunciato all’amore per aver l’oro e la conseguente potenza che quello garantisce. Dal che si dovrebbe dedurre che dalla prima scena sia passato del tempo (certo non secoli, ma almeno mesi se non anni): un tempo minimo necessario ad Alberich almeno per forgiarsi l’Anello e poi impiegarlo per cominciare a costituire il suo tesoro, che ha già dimensioni consistenti, a giudicare da tutto ciò che verrà da Loge e Wotan requisito di lì a poco per essere poi girato ai Giganti. Ciò sarebbe confermato dallo scenario che ci si presenta nella terza scena, giù a Nibelheim, dove Alberich mostra di governare una vera e propria filiera della produzione del tesoro: con l’Anello lui individua le vene d’oro nel sottosuolo e costringe i suoi simili ad estrarlo e poi (nella fucina) a trasformarlo in oggetti preziosi. Pare evidente che una simile organizzazione abbia richiesto parecchio tempo per essere messa a punto.

Qui però abbiamo un’evidente contraddizione con ciò di cui siamo stati testimoni proprio all’inizio della terza scena: quando scopriamo Alberich venire in possesso - solo in quel momento e non prima - del Tarnhelm, un oggetto assolutamente indispensabile al nano per garantirsi un altro possesso, quello dell’Anello, il quale potrà certamente funzionare da strumento di imperio sui poveri Nibelunghi, ma che non possiede di sicuro i requisiti che consentano ad Alberich di trasformare all’istante i suoi connotati, di rendersi invisibile o farsi teletrasportare. Ma allora domandiamoci: è possibile che Alberich abbia passato giorni e giorni (o mesi o addirittura anni) sfruttando e schiavizzando i Nibelunghi senza disporre dell’aiuto di quel fondamentale strumento, e senza che alcuno abbia potuto approfittare (come insinua Loge) del suo sonno per sottrargli l’Anello o, ancor più sbrigativamente, per farlo proprio secco?

Se viceversa si ipotizza che la fabbricazione del Tarnhelm sia avvenuta a brevissimo termine dal momento in cui Alberich ha potuto disporre dell’Anello, allora si dovrebbe concludere che tra la prima e la seconda scena del Rheingold passi un tempo assai limitato, tale da permettere ad Alberich – ancora privo dell’elmo magico - di rimanere sempre sveglio e presente a se stesso. Ma ciò, oltre a rendere poco verosimile la situazione a Nibelheim (che sembrerebbe a regime da tempo) e a contraddire in buona sostanza la storia raccontata da Loge, è a sua volta in contrasto con la massa notevole del tesoro già da Alberich accumulato al momento di disporre del Tarnhelm. Vedremo successivamente come tempi e vicende del Rheingold influenzino anche lo sviluppo della vicenda che riguarda la relazione di Alberich con Grimhilde.    

Fra Rheingold e Walküre quanto tempo trascorre? Qui possiamo con certezza assoluta stabilirne il minimo: che è rappresentato dall’età dei gemelli Siegmund e Sieglinde. Essi sono stati infatti messi al mondo (da una femmina umana) sicuramente dopo la chiusura di Rheingold, quando cioè Wotan si deve essere messo all’opera per realizzare il suo disegno di recupero dell’Anello, disegno che implica appunto la creazione della stirpe dei Wälsi. Ora: i due gemelli, quando li incontriamo in Walküre, possono avere un’età non inferiore a 15-16 anni, per ragioni... biologiche (la possibilità di procreare). Quanto tempo sia passato dopo il Rheingold e prima del concepimento dei gemelli è cosa ardua da stabilire, anche perchè (come vedremo) esistono al proposito indizi assai contrastanti, che riguardano, ancora una volta, il rapporto Alberich-Grimhilde.  

Invece la durata della prima giornata è calcolabile con precisione: si va da una sera - quella dove Siegmund capita in casa di Hunding-Sieglinde e dove nasce l’amore fra i gemelli che porta al concepimento di Siegfried - alla sera-notte successiva, quando Wotan addormenta Brünnhilde. Durante il giorno accadono tutte le altre vicende: fuga dei gemelli, incontro-scontro Wotan-Fricka, rivelazioni di Wotan a Brünnhilde, annuncio di quest’ultima a Siegmund, morte di questi e di Hunding, cavalcata delle Valchirie e punizione di Brünnhilde.

Quanto tempo trascorre fra Walküre e Siegfried? Qui abbiamo proprio una certezza praticamente matematica: precisamente l’età che ha Siegfried all’inizio della seconda giornata! Egli è stato infatti concepito nella prima giornata e lo incontriamo nella seconda quando ha a sua volta 15-16 anni.

La durata del Siegfried è di tre giorni: si apre di buon mattino, al pomeriggio Siegfried forgia la spada e di notte lui e Mime marciano verso Neidhöhle, dove già stazionano Alberich e Wotan. Durante la giornata successiva Siegfried ammazza Fafner (poi Mime) e quindi si incammina verso la roccia di Brünnhilde. La sera Wotan incontra prima Erda e poi lo stesso Siegfried, il quale di notte scala la roccia infuocata, raggiungendone la sommità di primo mattino. Dopo il risveglio di Brünnhilde e il dispiegarsi del rapporto amoroso fra i due, la seconda giornata del Ring si chiude verso sera.

Fra Siegfried e Götterdämmerung trascorre un tempo imprecisato. Possiamo perciò fare un paio di ipotesi: la prima è di natura, come dire, filosofica (ed anche estetica...) e consiste nell’immaginare che il Prologo della terza giornata si apra proprio durante la notte che ha concluso la seconda. I due amanti vivrebbero quindi insieme una sola notte, prima che Siegfried se ne vada per nuove avventure nel vasto mondo. In una seconda ipotesi, più prosaica, si potrebbe immaginare che Siegfried e Brünnhilde passino qualche tempo insieme, prima di separarsi magari a fronte della classica crisi del settimo anno! Cosa che sarebbe però in contrasto stridente con le effusioni amorose che i due ancora si scambiano prima di separarsi. Ed è a maggior ragione inconcepibile un periodo di convivenza più lungo ancora.

Götterdämmerung dura tre giorni pieni, uno per ciascun atto: dopo la notte delle Norne abbiamo la partenza di Siegfried che giunge a Gibichheim, fa la disgraziata conoscenza di Hagen&C e la sera stessa riparte con Gunther per tornare da Brünnhilde e rapirla. Il giorno successivo vede il ritorno a Gibichheim di Siegfried, poi quello della coppia Gunther-Brünnhilde, la scena-madre dello scandalo, la sentenza di morte contro Siegfried e il di lui matrimonio con Gutrune. Al mattino del terzo giorno Siegfried incontra le ninfe, poi viene ammazzato e la sera stessa il Ring si conclude.

Ecco quindi che in totale – ecludendo il Preludio di Rheingold e ipotizzando continuità temporale fra la prima e le successive scene della Vigilia e fra la seconda e la terza Giornata - il Ring dura (ma come minimo-minimo) attorno ai 35 anni... poco più di quanto Wagner abbia impiegato a completarlo!

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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