3 set 2012

4.2.3.3 Siegfried. Atto II – Scena III – Mime fa la fine che si merita.


Fin qui tutto è filato (quasi) alla perfezione per quel nano presuntuoso e rancoroso che si è messo in testa di diventare l’essere più potente del mondo: ha in qualche modo allevato l’unico individuo potenzialmente in grado di neutralizzare Fafner, lo ha convinto ad affrontare il drago, lo ha guidato fino alla caverna di costui, ha assistito al positivo compiersi dell’impresa, ed ora non gli resta da mettere in atto che l’ultima fase del suo fantastico piano: far bere a Siegfried la pozione narcotizzante, ucciderlo con la sua stessa spada e… voilà, ecco presi tre (neanche due) piccioni con una fava: Siegfried, Alberich e Wotan!

Benvenuto, Siegfried! Ma com’è adulatorio l’approccio del nano, tutto fatto di settime discendenti (ricordate il preludio? nulla è casuale in Wagner!) Però il flauto, ripetendone un inciso del canto, sembra ricordare l’ammonimento dell’Uccellino al ragazzo, a diffidare del tutore… E questi incisi verranno successivamente riproposti da corno inglese, oboe e clarinetto, proprio a sollecitare Siegfried a comprendere la verità che si cela dietro le ingannevoli moine del nano. Sì, perché ora, oltre che il canto dell’Uccellino, Siegfried è in grado di decifrare anche i pensieri di Mime(1). Ecco quindi che la musica dolciastra ci propone le ipocrite menzogne del nano; mentre il testo, contemporaneamente,  trasmette (a Siegfried e a noi) le sue autentiche e criminose intenzioni!

L’hai finalmente imparata, la paura? chiede servilmente Mime. No, non ho ancora trovato un maestro all’altezza, replica Siegfried, mentre dai tromboni esce uno spezzone del tema della sua Gioia di vincere, comparso al momento di forgiare la spada. Però t’è riuscito di far secco il lucertolone, vero? - adula Mime, col flauto a ricordare a Siegfried l’ammonimento dell’Uccellino - e immagino non sia stato uno scherzo… Sì, replica il ragazzo (mentre il motivo della gioia torna sommessamente nei clarinetti) ma quel drago lo odio meno di colui che mi ha spinto ad ammazzarlo!

Calmati, caro, vedrai che ti toglierò presto il disturbo, chiudentoti gli occhi: ciò per cui ti ho allevato amorevolmente, adesso tu lo hai compiuto, e a me non resta che recuperare il bottino (lo canta su un inciso del motivo con cui, alla fine del primo atto, aveva pregustato il successo, mentre i fiati intonano proprio il tema cosidddetto del Bottino) e non mi sarà difficile abbindolarti!

Così pensi di farmi del male? La risposta di Siegfried è supportata dall’inciso dell’Uccellino, nel corno inglese, che certifica che il ragazzo ha ben compreso quali siano le vere intenzioni del nano. 

Ma io non ho proprio detto questo! Mime sembra per ora più stupirsi che preoccuparsi del fatto che Siegfried gli legga nel pensiero; ma la spiegazione che poi fornisce non fa che peggiorare le cose: il tono accattivante del suo canto (che si muove quasi cullandosi tra dominante e tonica di RE maggiore, e non per nulla viene catalogato come il tema dell’Ipocrisia di Mime) contrasta ferocemente con le sue parole (o meglio: con le sue intenzioni, che Siegfried però comprende perfettamente!) Guarda, caro, io ho sempre odiato te e la tua schiatta; se ti ho allevato, mica è stato per amore, certo che no, ma per poter arraffare il tesoro di Fafner; e ora che tu hai tolto di mezzo il drago, dovrai lasciarmi volentieri il bottino, oppure – caro figlio mio! (strepitosa qui la cadenza che sale FA#-SOL-LA per poi scendere al SI, sulle parole Siegfried, mein Sohn, pronunciate come se Mime fosse pronto a dar la vita per il ragazzo, come reca la didascalia) – mi dovrai lasciare la vita!

Quasi imbeccato dall’oboe, che canta la melodia dell’Uccellino, Siegfried replica: caspita, che tu mi odiassi – qui violoncelli e poi il primo corno citano l’incipit dei Wälsi - l’avevo capito da sempre, ma non che volessi anche la mia vita!

Il povero Mime non sa più che pesci pigliare: ma che ti sei messo in testa? perché mi capisci a rovescio? E adesso porta il suo affondo, estraendo la fiasca con il narcotico e attaccando la dolciastra melodia-ninnananna in tempo ternario (il cosiddetto tema dell’Educazione)  tante volte udita nel primo atto: caro Siegfried, sarai stanco morto per la fatica, bevi un poco di questa corroborante pozione che io ho preparato mentre tu forgiavi la spada. Basterà un sorso e…  io mi potrò prendere spada, elmo e tesoro, hihihi!

Ora è il clarinetto ad accompagnare con il motivo dell’Uccellino la risposta di Siegfried: ma bravo, così adesso vorresti rubarmi spada, anello e tutto il resto?

Mime sta per uscire di sé: ma come, io mi faccio in quattro per dissimulare le mie vere intenzioni, e tu capisci tutto alla rovescia! Ancora sulla sua ipocrita ninnananna esclama: ascolta attentamente le mie parole (in inglese si direbbe: read my lips!) Su, bevi questa bevanda ristoratrice, in fin dei conti l’hai fatto anche altre volte! 

Sì, effettivamente berrei volentieri qualcosa di buono, ma tu come l’hai preparata codesta broda? Ah, tu soltanto pensa a berla, e vedrai che bell’effetto ti farà! (lo dice come scherzasse, il fetentone, ma Siegfried ormai ne comprende perfettamente le intenzioni). I tuoi sensi se n’andranno in un baleno, resterai lì come stecchito! Io potrei allora limitarmi a prendere il bottino ma certo, al tuo risveglio, non mi sentirei troppo al sicuro… e allora, per godermi l’Anello in santa pace (e qui udiamo il motivo a terzine discendenti, cosiddetto del suo Sotterfugio!) con la tua tagliente spada ti mozzerò la testolina, hihihi!

Così mi vorresti uccidere nel sonno? Ma che diavolo, ho detto proprio così? No, guarda (e intona la sua melliflua cantilena) io voglio solo tagliarti la testa! E senza indugio, perché non solo ti odio con tutto il cuore (ancora uno spezzone dei Wälsi) ma soprattutto poiché c’è in agguato Alberich(2) che potrebbe mandare in fumo il mio piano. Attenzione ancora al clarinetto, che intona il richiamo dell’Uccellino! Ecco, caro ragazzo, figlio di lupo (tema della Meditazione): tracanna l’intruglio e… (tema dei Nibelunghi nei fiati) schiatta!   

A questo punto Siegfried, letteralmente nauseato, stecchisce Mime con un sol fendente della sua Nothung(3): ecco, assaggia tu la mia spada, lurido cialtrone!

Alberich ha osservato tutto da un anfratto nella roccia, ed esplode in un’impressionante - e straordinaria per concezione musicale - sghignazzata sul tema completo dei Nibelunghi: Ha-haha/hahaha/ha-haha/hahaha/ha!(4)  
___
Note:
1. Questa è una geniale invenzione di Wagner: nelle saghe, Sigurd viene semplicemente avvertito dagli uccelli delle cattive intenzioni di Regin.  
2. È questa la prima, e anche l’ultima volta che Siegfried ha un (sia pur labilissimo) contatto con Alberich: i due mai si incontreranno, né mai più Siegfried sentirà parlare del forgiatore dell’Anello. 
3. Nelle saghe la scena è assai più macabra e raccapricciante e a ruoli quasi capovolti: Sigurd mozza di netto il capo al tutore, senza tanti complimenti, né premesse, mentre costui è sprofondato nel sonno. (E poi, già che c’è, si mangia il cuore di lui e di Fafnir e ne beve il sangue!)
4. Capita a volte di sentire il baritono che interpreta Alberich uscirsene con una risata… personalizzata, il che le toglie tutto il mirabile effetto. 
 

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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