La
cerimonia del giuramento di sangue fra Siegfried e Gunther è stata probabilmente
ispirata a Wagner da una qualche saga nordica(1). Poi lui ci ha messo del suo,
per renderla il più teatrale possibile.
Anche
qui possiamo distinguere due diversi piani di lettura di questa scena: da un
lato la presentazione – piena di teatralità a buon mercato - di una pratica
piuttosto barbara e primitiva (due individui che si auto-feriscono al braccio,
versano il proprio sangue nel vino, e con quel vino così… adulterato brindano
al loro sodalizio); dall’altro la volontà di Wagner di stigmatizzare musicalmente
gli stereotipi e gli eccessi del melodramma del suo tempo (Parigi, al solito)
che lui considerava, appunto, sintomi di imbarbarimento culturale. Abbiamo già
incontrato e ancora incontreremo, soprattutto nei primi due atti del dramma,
esempi di quest’ultima intenzione di Wagner, dove ai profondi contenuti dei
suoi testi e ai temi della sua nuova musica si affiancano scene francamente pacchiane
accompagnate da motivi esteticamente (e volutamente) dozzinali.
Il
tema del fuoco, che sale nelle crome
degli archi (dai bassi agli alti) fa da sfondo ad un crescendo orchestrale che
accompagna i gesti dei tre personaggi in scena: Hagen che regge la coppa sotto
le braccia di Siegfried e Gunther che si… svenano. L’irrompere del tema della Spada seguito da quello ghibicungo evoca
le armi con le quali i due si scalfiscono le braccia e fanno cadere il loro
sangue nella coppa. Il protervo tema del Patto suggella questo orripilante
cerimoniale, mentre i due giuranti appoggiano due dita della mano sul bordo
della coppa.
In
REb Siegfried, ormai pienamente ghibicunghizzato,
proclama di aver stillato nella bevanda il suo sangue vivicatore, ma i fiati ci
ricordano Gutrune, che ormai occupa la cervice del nostro eroe! A sua volta,
Gunther, tornato al SIb, e sul suo motivo ghibicungo, conferma l’avvenuta
miscela di sangue, che ancora il Patto
prontamente certifica.
Adesso
siamo proprio al colmo della parodia: i due, cantando per terze(2), brindano (Treue trink’ ich dem Freund) all’amicizia,
seguiti dal motivo di Gutrune! Poi due versi (prima “Froh und frei”, felice e
libera, indi “entblühe dem Bund”, fiorisca all’alleanza) pronunciati da Gunther
e ripetuti da Siegfried un tono più in alto, ma come sotto detattura, preludono
alla nuova perorazione per terze, in
REb: Blut-brüderschaft heut’ (fratellanza di sangue, oggi) con l’immancabile Patto a scolpire su pietra questa santa alleanza!
E come tutti i patti che si
rispettino, anche questo prevede una salata penale per chi lo dovesse violare: a
identificarla è un nuovo tema, detto dell’Espiazione,
che scende per terze (una forma invertita della maledizione) prima in Gunther, dal RE al RE# sottostante (“Bricht
ein Bruder den Bund”, se il fratello spezza il patto) poi in Siegfried, dal FA#
al sottostante SOL (“Trügt den Treuen der Freund”, se il fedele froda l’amico) e
infine è chiuso ancora – in DO maggiore! - dalle due voci riunite (“ Was in Tropfen heut' hold wir tranken”, quel che oggi a stille beviam da amici) che
concludono all’unisono (“fromme Sühne dem Freund”, espiazione arrechi all’amico)
su un FA# dal quale prende inizio una (francamente) stucchevole ripetizone
della coppia Maledizione-Patto.
Un ultimo botta-e-risposta dei due contraenti: Gunther (“So biet ich den Bund!”, così ti offro alleanza) beve e porge la coppa a Siegfried (“So - trink' ich dir Treu'!”, così a te fedele io bevo) il cui canto sfocia nella caratteristica ottava discendente di Hagen (tema detto anche della Fedeltà), cui il nostro porge la coppa vuota. Su cui lo sbifido mezzo-nibelungo – mentre ancora il tema del Patto risuona in trombe e tromboni - vibra un gran fendente che la spacca in due!
Insomma,
una scena proprio degna di Meyerbeer! Che però Wagner si premura di chiudere
con il nobile motivo in SIb dei ghibicunghi.
___
Note:
1.
Ad esempio la Fóstbrœðra saga (Saga dei fratelli di sangue) narra di tali
Þorgeir e Þormóður che giurano fratellanza. Tipicamente il giuramento
comportava di scambiarsi il sangue mettendo a contatto due dita su cui i
giuranti avevano operato piccole incisioni.
2.
Beh, anche Siegfried e
Brünnhilde hanno cantato in questo modo, ma in circostanze e con accenti assai
diversi!
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