21 feb 2016

5.3.5.1 Götterdämmerung: Atto II – Scena V: camera di consiglio


Abbiamo lasciato Siegfried, tronfio e sicuro di sè, avviarsi alla festa di nozze, mentre Hagen, Gunther e Brünnhilde sono rimasti davanti al palazzo, in un’atmosfera da funerale (ovviamente un funerale... piacevole per lo sbifido Hagen). Brünnhilde ha seguito con lo sguardo e con dolore la principessa ghibicunga andarsene abbracciata al suo Siegfried e il tema di Gutrune è risuonato ancora dolcemente in orchestra, ma subito zittito da due motivi che testimoniano dello sfacelo che si è prodotto nella mente della ex-Valchiria: quello, protervo e minaccioso, quanto appropriato (perchè conseguenza del possesso cosciente dell’Anello!) della maledizione; e quello della rinunzia a ciò che più amava. Su rabbrividenti figurazioni sincopate degli archi, due ritorni della schiavitù anticipano, nei clarinetti, una reminiscenza (quanto lontana, ormai!) dell’amore eroico, prima che si oda, due volte in corni e fagotti, il protervo tema dell’espiazione, originariamente introdotto a stabilire la pena per la rottura del patto Siegfried-Gunther, ma qui assolutamente applicabile a Brünnhilde, colpevole dell’atto di superbia compiuto al momento di tenersi l’Anello.  

Intanto siamo entrati praticamente in una specie di camera di consiglio di un tribunale, dove tre giudici – Hagen, Gunther e Brünnhilde - sono riuniti per decidere la sorte di Siegfried, imputato del reato di tradimento: nei confronti di se stessa (agli occhi di Brünnhilde) e nei confronti di Gunther e Gutrune(1) (agli occhi dei due ghibicunghi).

Dal punto di vista strettamente musicale questa scena conclusiva dell’atto secondo presenta una fittissima rete tematica, in cui spiccano motivi prevalentemente cupi, minacciosi, carichi di valenze negative: la schiavitù, l’annientamento, l’assassinio, la follia della vendetta, l’inganno, l’espiazione, la rinunzia. Soltanto qua e là vi compaiono, come raggi di luce che squarciano le tenebre, motivi che ricordano momenti felici, ma di un tempo ormai irrimediabilmente perduto.

Mentre Gunther se ne sta tutto solo in disparte, immerso in cupi pensieri, si affaccia il motivo dell’annientamento che fa da sfondo a due ritorni di quello della schiavitù e poi introduce, nei fiati, quello dell’assassinio, che compare due volte, ad incastonare le prime parole di Brünnhilde: in realtà la sua più che una requisitoria è un’amara imprecazione contro la sorte che le è stata riservata, cui lei non sa proprio dare spiegazione. Ma già il suo canto “Welches Unholds List liegt hier verhohlen?“ (L'astuzia di qual demone sta qui nascosta?) e poi “Welches Zaubers Rat regte dies auf?” (La potenza di quale incantesimo s'è qui esercitata?) la dice lunga su ciò che alberga ormai nel suo animo: la follia della vendetta!

Gli archi, e poi la voce di Brünnhilde, ricordano a noi la schiavitù e l’enigma del destino. Ma come! lei aveva trasmesso a Siegfried tutta la sua sapienza (nell’oboe udiamo l’eredità del mondo, che però si ferma un semitono sotto la dominante, poichè ormai sta inesorabilmente sfumando) ed ora si ritrova da lui tradita (su Schmach, vergogna, va a toccare il SIb acuto) e usata come merce: qui il tema dell’amore eroico assume davvero i caratteri di un’atroce disillusione.

Ed allora a Brünnhilde non resta che una scelta estrema: è l’orchestra che ce ne anticipa la natura, con tre reiterazioni del tema dell’assassinio, la terza delle quali pesante e definitiva, precipitando come una frana che tutto seppellisce. La povera ex-Valchiria chiude la sua esternazione chiedendosi come potrà uscire da un simile incubo: chi mi darà la spada vendicatrice? E lo canta, raddoppiata nei fiati ed accompagnata negli archi bassi dalla follia della vendetta, sulla seconda minore discendente di Hagen(2). Il quale non perde certo tempo nel candidarsi a solutore del problema: sul tema del giuramento le assicura che lui la vendicherà.

Brünnhilde lo smerluzza alla grande: tu? guarda che Siegfried ti potrebbe incenerire con un sol sguardo, quello che mi colpì anche quando lui mi si presentò sotto mentite spoglie(3). Qui due temi chiariscono il concetto: l’incipit di Siegfried erede della potenza del mondo che sfuma nell’inganno! Ancora uno spezzone del tema del grido del fanciullo della foresta (nel corno) accompagna la minaccia di Brünnhilde: il tuo coraggio si muterebbe in angoscia!

Sempre sul tema del giuramento Hagen ribatte: ma la mia lancia ha raccolto il suo spergiuro, quindi lo devo punire. Allora vedi di trovare qualcuno meno pavido di te, se vuoi sfidarlo! E il tema di Siegfried sale nel corno, subito seguito però dall’incalzare, nei violoncelli, dell’annientamento.

Hagen mostra di saper incassare tranquillamente anche le offese, e torna alla carica, impiegando invece le blandizie: mia cara Brünnhilde, allora perchè non me lo suggerisci tu il sistema più appropriato con il quale io ti possa vendicare? Anche qui due motivi sintetizzano mirabilmente il concetto: l’assassinio e (nelle viole) una variante dell’astuzia di Loge!

Brünnhilde si dispera per aver ricevuto da Siegfried un simile trattamento, e si rammarica per averlo immunizzato(4): in orchestra si ode il motivo dell’estasi d’amore, che ricorda i bei tempi felici passati con l’amato (di cui la tromba fa sentire il tema) che ora non può essere ferito in battaglia. Hagen, accompagnato dal ritmo sincopato del tema dell’annientamento e poi da quello dell’assassinio, chiede ancora se proprio nulla possa nuocere a Siegfried.

Lei, sempre incalzata, ora negli archi bassi, dalle quartine ascendenti di biscrome dell’annientamento, rivela che Siegfried (il cui tema risuona nei corni e poi nella tromba) non può essere ferito in alcun modo, a meno di non colpirlo alle spalle, dove lei non ha pensato a proteggerlo, sicura che mai e poi mai lui avrebbe voltato le terga ad un nemico (e qui è il motivo della spada, nel suo DO naturale, a farsi largo nella tromba, seguito da una ricomparsa di quello dell’estasi d’amore).

Ecco, ora Hagen sa come far secco Siegfried (?!)(5) Va quindi a scuotere dal suo torpore Gunther, invitandolo ad avvicinarsi alla sua nobile sposa, e i motivi della follia della vendetta e della schiavitù, ancora sovrapposti, accompagnano il suo sbrigativo richiamo, cantato sulle note dell’espiazione, più proterve che mai. Ma il fratellastro è sempre in preda allo sconforto (“O Schmach”, che vergogna, sul tema della schiavitù) sentendosi screditato agli occhi del suo popolo. Ancora sotto l’agitarsi dell’espiazione, il poveretto si autodefinisce (sul tema della rinunzia!) il più sventurato fra gli uomini. Il motivo della follia della vendetta torna per accompagnare le parole di pelosa comprensione di Hagen, ma soprattutto la successsiva, sprezzante liquidazione di Brünnhilde, che rincara la dose: tu sei un pusillanime, ti sei servito di un eroe per conquistarmi; e ancora, dopo un’ennesima comparsa dell’assassinio: tutti voi ghibicunghi siete una miserabile schiatta di rammolliti!

Il motivo della follia della vendetta ha ormai contagiato anche Gunther, sempre più disperato: si sente tradito (da Siegfried) ma sa di essere anche lui traditore (nei confronti di Brünnhilde). Sul tema dell’espiazione (clarinetti, corni e violoncelli) chiede aiuto a Hagen, perchè difenda il suo onore e quello della loro madre (tema della rinunzia). Il fratellastro per tutta risposta lo incalza brutalmente, con la follia della vendetta che letteralmente imperversa, passando dalla voce ad una sezione e poi all’altra dell’orchestra: basta vittimismi, una sola cosa adesso ti è utile, la morte di Siegfried! E qui ancora si aggiunge il tema della schiavitù, nei tromboni, poi nei corni. Gunther, dopo che i corni ci hanno pesantemente ricordato il tema dell’amicizia, lamenta che lui e Siegfried si giurarono fratellanza di sangue. Ma è ancora il motivo dell’espiazione, reiterato, a sostenere la pronta ribattuta di Hagen: sì, però lui è venuto meno al patto di fedeltà e ti ha tradito!

Brünnilde ha ora una prima esplosione di collera: su feroci e secchi incisi di tromboni e contrabbassi esclama: Siegfried ti ha tradito, ma voi tutti avete tradito me! E non basterebbe il sangue del mondo intero per espiare le vostre colpe. Gli archi bassi reiterano la follia della vendetta, mentre Brünnhilde prosegue: per questo mi basterà la morte di uno soltanto! Lo grida sul tema dell’assassinio, e subito le rispondono, atrocemente, i primi violini, esponendo il suo tema adulto! Perciò: che muoia Siegfried (ancora l’assassinio) ad espiazione delle colpe sue e insieme delle vostre(6)!

Per convincerlo ad approvare l’idea di togliere di mezzo Siegfried, Hagen – sostenuto dal suo inciso discendente e dall’annientamento - sussurra a Gunther: tu ti conquisterai l’anello – il cui tema compare in clarinetti e fagotti - che ti darà potere illimitato!(7) Ma prima che si oda uno spezzone del grido di dominazione, è il tema della rinunzia che chiude l’argomentazione di Hagen (che di certo saprebbe come fare a strappare poi l’anello al fratellastro!)

Gunther è ancora dubbioso: dovrà quindi Siegfried morire? Sì, replica Hagen, la sua morte giova a noi tutti, e lo ribadisce sulla combinazione dei due motivi della schiavitù e della follia della vendetta. Ma Gunther ha una nuova esitazione: si preoccupa della sorella (udiamo infatti il tema di Gutrune) che verrebbe privata del tanto agognato marito. Con quale faccia potremo ancora presentarci a Gutrune (di cui l’oboe chiude il tema) dopo che proprio io le avevo concesso Siegfried in sposo?

Brünnhilde qui ha una nuova folgorazione, tanto che fa un balzo selvaggio, domandandosi perchè non fosse arrivata prima a capire che era Gutrune l’incantesimo che le aveva rapito lo sposo (!?)(8) E non a caso è la sezione finale del tema di Gutrune – prima stravolto selvaggiamente, poi quasi implorante, sul ricordo di Siegfried – che pervade tutto il suo canto, chiuso dall’imprecazione: che angoscia la colga!

Hagen ha la risposta pronta per Gunther: accompagnato da spezzoni storpiati del tema di Gutrune, propone ipocritamente al fratello: visto che la cosa la può turbare, non diciamo nulla del nostro piano alla sorella; domani faremo una normale battuta di caccia e Siegfried – del quale i corni, poi gli archi richiamano insistentemente il grido - cadrà ufficialmente vittima dell’incornata di un cinghiale. La follia della vendetta suggella questa diabolica richiesta di morte per l’imputato, accompagnata dalla verità di stato che verrà propinata a Gutrune.  
___
Note:
1. Va ricordato per l’ennesima volta che, a differenza di Hagen, i due fratelli sono tuttora all’oscuro del preesistente rapporto fra Siegfried e Brünnhilde e si sono convinti, dopo la precedente sceneggiata (credendo a Brünnhilde assai più che a Siegfried) di essere stati entrambi vittime del tradimento dell’eroe, da lui perpetrato la sera precedente.
2. Va tenuto presente che questa e le successive esternazioni di Brünnhilde, che presuppongono l’esistenza del suo legame passato con Siegfried, vengono udite dal solo Hagen (che già conosce – via Alberich -  l’esistenza di quel legame) e non da Gunther, che deve rimanerne invece all’oscuro per continuare a convincersi del tradimento di Siegfried (e non della macchinazione del fratellastro). 
3. Si deve dedurre che Brünnhilde avesse quasi riconosciuto Siegfried nel sedicente Gunther che l’aveva soggiogata: strano che non abbia fatto proprio nulla per smascherarlo subito. 
4. Oltre che ritrovarsi in Omero (il famoso “tallone d’Achille”) la tradizione della vulnerabilità parziale e locale di un eroe viene direttamente dalle saghe nordiche. Che ci raccontano di Balder, figlio prediletto di Odin, ucciso da una freccia di legno di vischio (l’unica cosa al mondo da cui la madre Frigg non aveva pensato a proteggerlo) fabbricata dal malvagio e vendicativo Loki.
5. Per capire che Siegfried potesse essere ammazzato a tradimento – con un colpo di lancia alla schiena, nella fattispecie – bastava ampiamente la perspicacia del vigliacco Hagen! Quella dell’immunizzazione di Siegfried da parte di Brünnhilde è un’idea tanto accattivante quanto gratuita di Wagner: non si spiega infatti come la ex-Valchiria, ormai ridotta allo stato umano al momento di congiungersi a Siegfried, mantenesse ancora intatti alcuni poteri soprannaturali, come quello di rendere invulnerabile un individuo.
6. É singolare che Brünnhilde si auguri la morte di Siegfried e risparmi dalla sua vendetta proprio i principali responsabili del misfatto.
7. Francamente questo argomento di persuasione appare assai debole, e Wagner avrebbe potuto risparmiarsi la relativa frase di Hagen: per Gunther il possesso dell’Anello non è assolutamente un motivo sufficiente per decidere la morte di Siegfried, come lui stesso ci confermerà subito dopo: è il supposto tradimento (e relativo sputtanamento suo di fronte al mondo intero) che convinceranno Gunther a concordare con gli altri due sulla sentenza capitale per Siegfried.
8. Ecco un’altra delle stranezze (chiamiamole così) del testo wagneriano. Che Gutrune fosse la causa immediata del tradimento di Siegfried nei suoi confronti, Brünnhilde doveva già averlo capito fin dal suo arrivo a Ghibichheim, al momento in cui Gunther le aveva presentato la coppia. Perchè scandalizzarsene solo adesso, a ore e ore di distanza? Invece la spiegazione più logica sarebbe che in realtà Brünnhilde cominci (comprensibilmente) proprio ora a sospettare della macchinazione dei ghibicunghi, che hanno strumentalizzato Gutrune, usandola come esca per... rubarle lo sposo (le brame di Hagen sull’anello le sono ancora del tutto sconosciute). Ma allora perchè insistere, come farà tra poco, sulla punizione capitale di Siegfried, invece di concedergli delle attenuanti, e prendersela con Hagen&C? Non solo, ma Gunther – che non può non averla udita, se si deve prestar fede alla didascalia - dovrebbe dedurre logicamente che fra la donna e Siegfried ci fosse stato un precedente legame (ciò che invece lui scoprirà con raccapriccio solo nel terz’atto, al momento di apprenderlo dalla viva voce di Siegfried). Conseguentemente Gunther dovrebbe da subito prendersela con il fratellastro imbroglione e “perdonare” l’incolpevole Siegfried, invece di mandarlo a morte. Col che però tutto il seguito del dramma andrebbe a farsi friggere. (Per la verità avevamo già notato nella scena precedente la scarsa rapidità di comprendonio del sovrano ghibicungo...)

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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