24 feb 2016

5.3.5.2 Götterdämmerung: Atto II – Scena V: Siegfried, condannato a morte, si... sposa


La sentenza di morte per l’imputato Siegfried viene così ratificata da tutti: è nientemeno che un terzetto quello che suggella la conclusione del processo, con Gunther e Brünnhilde che invocano Wotan per avere giustizia per i tradimenti subiti, mentre Hagen – per suo conto – già pregusta e annuncia ad Alberich la conquista dell’Anello! Questo terzetto ricorda nella struttura il singolare duetto finale del primo atto del Siegfried, dove il ragazzo e Mime cantano separatamente ma contemporaneamente le rispettive aspirazioni e speranze. Schematicamente si sviluppa come indicato nella sottostante tabella: 

Gunther
Brünnhilde
Hagen
Così dev'essere!
Siegfried cada!


L'onta sconti
che m'ha recato!




La fede al giuramento
egli ha tradito:
col suo sangue
sconti la colpa!

Onnisciente! 
vendicatore iddio!
Dei giuri sapiente,
tesor del giuramento!

Wotan!
Verso di noi volgiti!
Wotan!
Comanda alla tremenda

sacrosanta schiera,
che qui ascolti
il giuro di vendetta!


Così dev'essere!
Siegfried cada!


L'onta sconti
che m'ha recato!


La fede al giuramento
egli ha tradito:
col suo sangue
sconti la colpa!

Onnisciente!
vendicatore iddio!
Dei giuri sapiente,
tesor del giuramento!



Wotan!
Verso di noi volgiti!
Comanda alla tremenda
sacrosanta schiera,
che qui ascolti
il giuro di vendetta!





Che se ne muoia
l'eroe raggiante!

Mio è il tesoro,
mi deve appartenere:

mi deve appartenere:

e perciò sia l'anello
a lui strappato.
Padre degli elfi,
principe caduto!
Della notte custode!

Signor dei Nibelunghi,
Alberich!

Conta su di me!

Comanda ancora
alla schiera nibelunga,
che a te obbedisca,
signore dell'anello!

Come si può notare, Gunther e Brünnhilde cantano lo stesso identico testo, e in gran parte insieme (anche se non proprio all’unisono) mentre Hagen contrappunta le invocazioni dei due alla giustizia divina esternando le sue turpi ambizioni – mutuate dal padre - di dominio attraverso l’anello.

Le prime esclamazioni di Gunther e Brünnhilde (Così dev’essere) sono cantate sulla seconda discendente di Hagen, doppiata dai fiati ed accompagnata dalla follia della vendetta in fagotti e archi bassi.

Le successive esternazioni di Gunther e Brünnhilde (L’onta sconti) fra le quali si inserisce quella di Hagen (Che se ne muoia) sono cantate sul motivo dell’espiazione, mentre violini secondi e viole attaccano il ritmo sincopato dell’annientamento.

Ancora, mentre Gunther e Brünnhilde accusano Siegfried di tradimento, Hagen reclama per sè il possesso dell’anello e sentiamo in tutti e tre la sua tipica caduta di un’ottava. Sempre l’espiazione accompagna le parole di Gunther e Brünnhilde (Onniscente, vendicatore iddio, poi: dei giuri sapiente) sovrapposte a quelle con cui Hagen apostrofa il padre (Padre degli elfi, principe caduto, poi: della notte custode).

Ora Gunther e subito dopo Brünnhilde invocano Wotan, e Hagen Alberich: lo fanno sul tema del giuramento; i primi due implorano il dio di inviare le sue sante schiere e lo fanno, accompagnati da trombe e tromboni, su uno spezzone ascendente del tema del Walhall e cantando nientemeno che sull’incipit della giustificazione di Brünnhilde! Allo stesso tempo Hagen – accompagnato dalla sua secca quinta discendente nei violoncelli - invoca le orde nibelungiche a rimettersi agli ordini del padre.

A questo punto la musica che ha accompagnato l’emissione della sentenza capitale per Siegfried trascolora impercettibilmente nel grido di nozze! In quel preciso momento infatti il corteo nuziale di Siegfried-Gutrune esce dal palazzo. Lo stesso Siegfried e gli uomini suonano con i loro corni il grido di nozze, seguito in orchestra dalla sezione finale del tema di Gutrune (di cui il grido è stretto parente). Tuttavia la festa è inquinata da quanto ora si ode in orchestra: il ritorno dell’accoppiata malefica fra la seconda discendente di Hagen e la follia della vendetta! Su queste note Hagen spinge una recalcitrante Brünnhilde al fianco di Gunther e tutti si aggiungono alla processione che – ancora sul tema del grido di nozze - si dirige verso l’altura per omaggiare le are degli dèi.

Ma che il tripudio sia falso e bugiardo lo certificano le ultime quattro battute, con l’ennesimo ritorno, stavolta davvero brutale, della seconda minore discendente di Hagen (nei tromboni) e della follia della vendetta (fagotti, archi bassi e contrabbasso-tuba) che chiudono l’atto, su un ipocrita accordo generale di DO maggiore!

1 commento:

Alessandro Palazzani ha detto...

complimenti per il lavoro svolto su questo interessantissimo blog, mi ha fatto scoprire particolari del ring a cui non avevo fatto caso. l'ho letto tutto d'un fiato e aspetto la conclusione della gotterdammerung.
sarebbe un'idea di mettere anche gli esempi musicali dei leitmotive quando vengono citati.
grazie per il tuo lavoro!

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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