È
il caso di ripeterci questa domanda alla fine della favola, ora che siamo finalmente
tornati “…a riveder le stelle”?(1) Adesso abbiamo davvero la conferma che essa,
raffigurandolo poeticamente e musicalmente, racchiude proprio l’intero
Universo, l’alfa e l’omega della nostra esperienza umana, allo
stesso tempo intrinsecamente legati all’allegoria dello sviluppo della Musica… Si può anche provare ad interpretarla,
per decifrarne un possibile messaggio, o magari – ammesso che esista - la
cosiddetta morale della favola?
Per
evitare di dare risposte affrettate a questa domanda, sarà utile ripercorrere
il cammino che l’opera ha compiuto nella mente (e persino nel corpo) del suo
ideatore e compositore: ebbene, si è già ripetutamente accennato alle sommarie
fasi della gestazione di questa immensa allegoria, nata con prospettive,
diciamo così (e sempre relativamente alle manie di grandezza di Wagner)
modeste, e poi letteralmente esplosa nelle stesse mani del suo Autore.
Si
può qui parlare, almeno esteriormente, di un fenomeno analogo a quanto accade
nei moderni processi di produzione di un film o di un libro giallo: come ben sappiamo, ogni buon
regista cinematografico e abile scrittore predispongono alcune possibili
varianti e soluzioni per il finale:
ad esempio portando avanti l’azione in modo tale che i sospetti sul colpevole
di un assassinio si possano indirizzare su almeno un paio, se non di più, dei
personaggi principali. Sarà soltanto l’ultima scena (o l’ultima pagina del
testo) a rivelare al pubblico la soluzione della vicenda. E non è raro che il
regista o lo scrittore girino o scrivano più di una variante del finale
medesimo, per poi scegliere quella da proporre al pubblico solo al momento di
mettere la pellicola, o il libro, in circolazione.
Ecco,
Wagner ha fatto una cosa simile, certo senza programmarla fin dall’inizio a
tavolino, ma semplicemente perchè spintovi di volta in volta dalle circostanze
e da stimoli di natura endogena o esogena: innanzitutto da genuini cambiamenti d’idea maturati nel lungo
tempo di gestazione dell’opera, a fronte di letture o incontri con persone o
filosofie (leggi Feuerbach e Schopenhauer). Ma forse anche dal desiderio di
accontentare qualche amico (ad esempio il re Ludwig, suo protettore) o la
moglie Cosima? O semplicemente per vedere
come vengono e quindi scegliere per il meglio?
Ebbene,
la cosa certa è che il buon Wagner predispose (nel giro di diversi anni)
perlomeno tre diversi finali del suo film! Per poi decidere – al
momento della definitiva pubblicazione - di chiuderlo con una quarta soluzione! Sarà quindi il caso di
passare in rassegna queste quattro successive versioni.
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Note:
1. A proposito, non esagera di certo
chi annovera il Ring fra le più alte vette dell’arte umana, affiancandolo alla
dantesca Commedia!
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