Intanto facciamo
un’osservazione non secondaria: fra il tema del Crepuscolo e le ultime sette
misure, occupate dalla conclusiva cadenza sul tema della Redenzione (e dove la
didascalìa ci avverte che gli dei sono ormai completamente avvolti dalle
fiamme) c’è una impercettibile cesura rappresentata, sulla partitura,
dall’assenza di qualunque “legato” a cavallo della barretta verticale. Però
attenzione: non è certamente una “corona puntata”, e nemmeno un “apostrofo” (di
respiro) quindi non è in alcun modo una “pausa” (come molti direttori tendono
invece ad interpretare).
Quindi non ci dice
che un mondo è finito, punto, e adesso ne comincia un altro nuovo di zecca, con
tanto di redenzione dai peccati del vecchio: ci dice invece che il mondo che
viene è la diretta continuazione di quello che è appena andato in rovina. E,
manco a dirlo, è ancora e sempre la musica
a darcene inequivocabile conferma.
Analizziamo
allora queste ultime sette misure della sterminata partitura: esse sono
occupate dal tema della Redenzione(1)
in violini e flauto (4 misure) che porta all’accordo finale (3 misure) di REb.
Apparentemente sembra la pura e semplice riesposizione di una melodia ottimistica e beneaugurante, ma in
realtà la partitura d’orchestra contiene mille riferimenti e reminiscenze,
quasi a condensarvi l’intero Ring!
Innanzitutto
c’è l’accompagnamento dei bassi, con una discesa, nella prima misura, che ci
ricorda la chiusa del Walhall, che
sta appunto bruciando. Tornando al tema: dopo l’equivoca caduta di settima(2),
dal REb sul MIb abbiamo una risalita (da qui, solo nei violini) sull’intera
scala di REb, fino alla tonica, da cui si ricade giù sul MIb. Questa risalita è
in realtà un frammento di due terzine – ciascuna scritta per i violini in
ottavi, ma su un quarto del tempo dell’orchestra - che si trova
nell’esposizione originale del tema nella Walküre,
ma che qui richiama scopertamente il Grido
di allegria delle Figlie del Reno dell’inizio atto, là risalendo, in
tonalità SOL, da tonica a sesta, qui da sopratonica a sensibile. Risalita che
si ripete una seconda volta, fino al REb e ancora seguita da una terza ricaduta
all’ingiù, quasi che la reminiscenza della “maledizione dell’amore” di Alberich
volesse impedire il compimento dell’impresa… Sulle prime due cadute, ottoni e legni suonano però la
seconda maggiore discendente (il tema del Canto
delle Figlie del Reno) già associata (nel racconto di Waltraute del primo
atto, e poco fa nell’esortazione di Brünnhilde) al Wotan che sogna la
restituzione dell’Anello al Reno, come strumento di salvezza per lui e per i
suoi. Infine, tornando ai violini: dalla sopratonica, un salto di ottava
ascendente, quasi fosse un disperato colpo
di reni, ci innalza al MIb superiore, con un’armonizzazione (si badi bene:
ottenuta facendo scendere tutti i
fiati, flauti esclusi, di una “seconda minore”, SIb-SIbb… la Schiavitù!!!) di SOLb minore, a creare
così un accordo di sesta minore, che
ci ricorda chiaramente l’Anello (!)
essendo costituito con le note di quel tema, ma che è, allo stesso tempo,
caratteristico di altri consolanti epiloghi
wagneriani(3).
In
sostanza, in sole quattro misure Wagner ci ricapitola: la speranza (mal)
riposta in Siegfried, il Walhall, l’amore maledetto da Alberich, le Figlie del
Reno, la speranza di salvezza di Wotan, la schiavitù e l’Anello!
Di
fatto: il mondo che nasce si porta dietro tutti
i cromosomi di quello che muore.
Poi
da qui, con l’ulteriore salita dei violini alla dominante LAb, il Ring si
chiude con tre misure in cui l’intera orchestra canta, dapprima fortissimo, e poi diminuendo, l’accordo di REb maggiore, a rappresentarci un cosmo
straordinariamente arricchitosi di contenuti (i suoni di tutti gli strumenti - esclusi solo triangolo, piatti e tamtam) ma degradato (di un tono pieno!) rispetto
al primordiale Ginnungagap…
___
Note:
1.
Fra poco, nel Commiato, torneremo su
questo controverso tema e sui significati della chiusa del Ring.
2.
Abbiamo già a suo tempo rilevato come questo intervallo compaia nella
“maledizione dell’Amore” di Alberich (Rheingold,
Scena I).
3.
Precisamente: Tristan e poi Holländer (versione 1860-64) ma anche Eine
Faust-Ouverture.
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