8 set 2015

5.2.3.3 Götterdämmerung: Atto I – Scena III: Siegfried ladro di donne e anelli


La sera sta avanzando e il calar della luce diurna rende sempre più visibili le lingue di fuoco che sfiorano la sommità della rupe di Brünnhilde, immancabilmente accompagnate dal relativo tema dell’Incantesimo del fuoco, in forma allargata (proprio come lo avevamo udito in occasione della prima scalata di Siegfried). Brünnhilde commenta il fenomeno (“Abendlich Dämmern deckt den Himmel“, Crepuscolo di sera ricopre il cielo) con incantata serenità, in un sognante LAb maggiore, salito dal SOLb del tema dell’Incantesimo.

Ma ecco che le fiamme si fanno più vive e alte del solito, ormai superano la sommità del monte; l’orchestra ribolle delle quartine di crome dei legni e di quelle in semicroma degli archi; adesso le semicrome in staccato degli archi alti sono sempre più frenetiche e su esse si erge, improvviso, solenne, grandioso(1), sfociante in SIb, il tema di Siegfried! Brünnhilde, quasi sconvolta, ne urla il nome, mentre anche il tema del Grido del fanciullo della foresta, in FA maggiore, sempre nel corno dietro la scena, esplode in maniera davvero colossale. 

Sotto il profilo della logica e del realismo, la cosa sembrerebbe a prima vista avere pochissimo senso: perchè mai Siegfried dovrebbe “farsi annunciare” in musica così platealmente, visto che sta arrivando lì sotto le mentite spoglie di Gunther?(2) Un senso preciso invece lo ha, e come: basta spostarsi, da quella materiale, verso la prospettiva psicologica. In effetti qui la musica di Wagner non ci sta evocando la realtà esteriore (Siegfried in carne ed ossa che sopraggiunge, fatto cui già avevamo assistito, anche musicalmente, nella giornata precedente, in occasione della sua prima scalata alla rupe fiammeggiante) bensì le sensazioni provate da Brünnhilde. Il cui subconscio evidentemente, nel momento in cui lei percepisce l’avvicinarsi di qualcuno alla sua dimora, identifica questo qualcuno – per definizione, e in modo del tutto automatico – con Siegfried, nessun altro che lui! E quindi lei si prepara - emozionatissima - a festeggiare il ritorno, forse ancora inatteso, certo imprevisto(3), dell’amato.

Perciò corre col cuore in gola verso l’orlo della rupe per abbracciare il suo dio (sic!) mentre ancora risuona il tema di Siegfried nel corno, subito spalleggiato dalla tromba che ripete quello del Grido, poderoso quanto mai. Ma il FA che lo chiude si schianta drammaticamente su un terrificante accordo a piena orchestra: l’individuo che in quel preciso momento si è affacciato sull’altura non è per nulla (o quanto meno non appare essere…) Siegfried!(4) 

Brünnhilde può solo gridare: tradimento! E non a caso le strappate sonore che si odono in orchestra , chiuse da enormi intervalli discendenti, tutti superiori all’ottava o a due ottave (DOb-FA, MIb-FA e LAb-FA) degli archi bassi e dei fagotti ci immergono in atmosfere chiaramente… ghibicunghe, anzi ci ricordano precisamente l’ideatore del vile tradimento: Hagen.

Alla domanda della donna costernata (chi è arrivato presso di me?) prima di Gunther rispondono  i corni, esponendo in sequenza i temi del Tarnhelm e dell’Inganno, quanto mai fra loro parenti(5): e l’inganno di Siegfried è stato reso possibile da un altro inganno, quello di Hagen, perpetrato tramite la magica pozione. Inganno che ha portato Siegfried a prendere le sembianze di un ghibicungo, e non a caso è il caratteristico tema puntato dei ghibicunghi (negli ottoni, ma qui in tono minore e quasi dimesso, come Siegfried ancora non fosse ben calato nella parte…) che introduce la sua risposta alla domanda della donna.

Con voce camuffata(6) in modo da sembrare proprio Gunther, Siegfried le annuncia: un eroe ti ha raggiunto (ancora Tarnhelm e Inganno, nei corni). Poi, nuovamente sul motivo lento e dolente dei ghibicunghi: ora tu mi dovrai seguire, per essere mia moglie. Preceduto dal semitono discendente della schiavitù, che accompagna la nuova domanda di Brünnhilde (chi è l’uomo che ha potuto compiere ciò che è riservato solo al più forte?) è ancora il motivo del Tarnhelm che introduce la nuova risposta di Siegfried, sul tema dell’Inganno: un eroe, che ti sottometterà, se tu cercassi (qui ancora il tema dei ghibicunghi) di resistergli.

Brünnhilde si dispera: sul motivo della schiavitù si domanda se quell’essere non sia per caso uno spirito maligno, un’aquila arrivata lì per dilaniarla. E chiede all’intruso, sul tema del Tarnhelm: ma tu sei davvero un uomo o vieni dall’inferno? Ed è ancora l’Inganno che anticipa significativamente la risposta di Siegfried: sono un ghibicungo, a nome Gunther, e due intrusioni, nei violoncelli, del tema dell’annientamento, precedono la sua intimazione (sorretta dal tema dei ghibicunghi): donna, tu mi devi seguire!

Brünnhilde a questo punto sbotta come una disperata, con un’undicesima discendente (LA-MIb): se la prende con Wotan, insinuando che tutto ciò sia opera del padre, che deve aver evidentemente deciso di punirla ancora, ed in modo davvero atroce. Sulle parole “Nun erseh' ich der Strafe Sinn“ (Ora io scorgo il senso della punizione) ecco comparire nel suo canto un nuovo tema: quello della Follia della vendetta, che rende proprio l’idea di una mente disturbata, incapace di raziocinio (tema che tornerà nel second’atto, quando la vendetta si materializzerà contro Siegfried). E mentre i legni fanno udire il tema della schiavitù, lei impreca contro la vergogna in cui il padre l’ha di nuovo cacciata.

Un secco tritono, tipicamente ghibicungo, la zittisce, mentre l’annientamento introduce Siegfried, che reclama – accompagnato dal motivo del Tarnhelm - il suo diritto di preda, che intende subito esercitare, ordinando (tema dell’Inganno) alla donna di condurlo nella sua grotta per essere lì sua moglie.

Brünnhilde, in un disperato tentativo di difesa, gli oppone l’anello, il cui tema cerca di imporsi, ma senza mai trovare la risalita, quindi per definizione risultando inefficace. A nulla vale una fugace apparizione della chiusa del Grido di dominazione. Siegfried vanta il suo diritto di maschio: l’anello deve andare necessariamente a Gunther. Lei tenta ancora di opporsi, fidando nel potere dell’anello e sfidando quell’uomo che lei considera un prepotente e un ladro(7).

Siegfried(Gunther) si vede allora costretto ad agire con la forza: ed è il tema della Maledizione che sostiene le sue ragioni! Quello della schiavitù invece sottolinea l’inizio di un vero quanto brutale corpo-a-corpo fra i due, con lei che cerca di sfuggirgli e lui che finalmente la immobilizza. Udiamo qui quasi affastellati, proprio in lotta fra loro, i motivi della Cavalcata, persino quello dell’Amore eroico (!) ancora della Maledizione, dell’annientamento, della schiavitù e ovviamente dell'Anello, che Siegfried strappa(8) alla donna e si infila al dito(9), come pegno di nozze.

Sembra uno sberleffo atroce, ma mentre gli sguardi dei due si incontrano fugacemente, i clarinetti hanno il coraggio di esalare il tema di Siegfried erede della potenza del mondo! Tocca subito dopo al corno inglese accennare mestamente, in minore, al tema adulto di Brünnhilde; poi ancora il Tarnhelm chiude la disgraziata vicenda.

Il tema dell’Inganno è a questo punto il più appropriato per accompagnare le parole di Siegfried: ora sei mia, concedimi la tua alcova. Ma è l’annientamento che tiene banco, nei violoncelli! Poi il clarinetto basso ancora emette flebilmente il tema adulto di Brünnhilde, ormai sconsolata e rassegnata al peggio; e mentre lei entra nella sua stanza, lo strumento reitera il tema della Follia di vendetta, quasi una premonizione per ciò che accadrà fra non molto, in quel di Gibichheim.

A questo punto, improvviso, esplode in tutta l’orchestra il tema della Fedeltà, subito seguito da quello del Patto: Siegfried e Brünnhilde si preparano infatti a passare la notte insieme ma – a differenza del primo incontro, alla fine della seconda giornata del Ring - qui Siegfried, rimanendo perfettamente fedele al patto con Gunther, di cui ha solo temporaneamente assunto le sembianze, pone fra sé e la ex-Valchiria la propria Nothung, a far da “custode della castità” della donna che dovrà andare in moglie al sodale, del quale lui potrà così impalmare la sorella.

Ecco perciò i due  motivi che evocano il patto scellerato di Siegfried con i ghibicunghi: quello di Gutrune, che incastona con due repliche quello della fratellanza di sangue, sul quale Siegfried e Gunther avevano brindato con vino mescolato al loro sangue. La tromba interviene nell’atmosfera di SI maggiore esponendo, nel suo canonico DO maggiore, il tema della Spada, che Siegfried deporrà fra il suo corpo e quello di Brünnhilde.

È il motivo del Tarnhelm, lo strumento che ha materialmente reso possibile tutta la squallida sceneggiata, che si incarica di aprire la cadenza conclusiva di tutta l’orchestra. Lo segue, brutalmente reiterato, quello dell’Inganno, poi ecco per due volte farsi largo, prima negli archi, poi nei legni, quello di Brünnhilde adulta. Un ultimo schianto del motivo della Fedeltà, e poi è ancora il Tarnhelm a dire l’ultima parola. Ecco, la frittata è fatta!
___
Note:
1. Se un solo corno (posto in lontananza, sulla scena) non basta a fornire un suono sufficientemente imponente, dovrebbe essere rinforzato da una tromba! (nota di Wagner in partitura).
2. Così ci informa la didascalia, ma non è ben chiaro peraltro in cosa consista di preciso il camuffamento, come noteremo fra poco.
3. Se analizziamo i tempi tecnici della vicenda, dobbiamo constatare che questo incontro fra (il mascherato) Siegfried e Brünnhilde avviene la sera stessa del giorno che si era aperto con la seconda scena del Prologo. Ammesso – come abbiamo già più volte ipotizzato - che questa segua immediatamente il finale del Siegfried, potremmo quindi concludere che questo nuovo incontro avvenga a 36 ore di distanza dal primo: da un mattino inoltrato alla sera del giorno successivo!
4. Siegfried, ci dice Wagner, ha in testa il Tarnhelm, che gli lascia scoperti solo gli occhi, quasi fosse un passamontagna. Naturale che Brünnhilde deduca a prima vista trattarsi di un estraneo: soltanto in una farsa, o in uno scenario goliardico (lontano le mille miglia da quello presente) e per farle una sorpresa scherzosa, l’amato le si potrebbe presentare davanti conciato a quel modo!
5. E la faranno proprio da padroni, nel seguito della scena.
6. Il tenore che impersona Siegfried si deve qui adattare (per simulare Gunther) alla tessitura di basso-baritono.
7. Questa è una comprensibile reazione della donna ad un fatto per lei funesto: ma per il momento lei non avrebbe alcun elemento di prova – al di là di un generico sospetto - per giudicare truffaldina l’azione di quell’uomo che la sta conquistando.
8. Siegfried si (re-)impossessa dell’anello con maniere non meno brusche di quelle impiegate a suo tempo da “nonno Wotan” per sfilarlo dal dito di Alberich e poi da Fafner per strapparlo a Fasolt! Anche questo è un chiaro effetto della “nuova” personalità di Siegfried: adesso è diventato addirittura prepotente e ladro, mentre a Neidhöhle aveva raccolto l’Anello con bambinesca ingenuità e assoluto disinteresse. E fra poco lo troveremo addirittura nelle vesti del bugiardo! 
9. Wagner in effetti non ci dice che Siegfried si mette l’anello al dito proprio in questo momento (glielo vedremo, con gli occhi di Brünnhilde, nell’atto successivo).  

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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