Dopo
averci magistralmente raccontato dell’autentica paura(1) che un selvaggio ed
ingenuo adolescente prova nel trovarsi di botto e per la prima volta di fronte
al diverso da sè, quel
Freud-ante-litteram che risponde al nome di Richard Wagner passa ora a
spiegarci lo stato d’animo - che non è tanto di paura, quanto di profonda
tristezza (per non dire di angoscia) – che caratterizza la donna di fronte alla
prospettiva della perdita della verginità.(2)
Però
la diversa reazione di Brünnhilde è anche determinata dal suo essere sapiente, legato alla
traumatizzante esperienza da lei vissuta dapprima nel venir messa a parte di
tutti i segreti, i problemi e le ansie cosmiche del padre, e poi nello scoprire
– in Siegmund e Sieglinde - il potere supremo dell’amore umano e allo stesso
tempo la pericolosità che ad esso è strettamente legata.(3)
Ah,
com’era bello e facile – perché non gravato da alcuna responsabilità – il tempo
in cui lei scorrazzava sul suo destriero volante sopra i campi di battaglia per
scegliervi i migliori eroi caduti, da trasportare su al Walhall! Ed è proprio la
vista di soggetti e di oggetti che ne avevano popolato la vita da adolescente –
anteriore cioè a quella sua “presa di coscienza” di fronte a Wotan e poi a Siegmund
- che innesca la crisi di Brünnhilde, di cui ora assisteremo al precipitare,
mentre Siegfried non farà che accendersi sempre di più di desiderio carnale per
la donna, fino a “metterle le mani addosso” e a provocarne una reazione tanto
inaspettata quanto violenta.
C’è
un continuo “crescendo” nella mutazione dello stato d’animo di Brünnhilde, che passa dalla gioia
incontenibile provata dopo il risveglio all’angoscia per il futuro che lei – un
tempo semi-divina - dovrebbe ora vivere da semplice “donna”. Ed è un crescendo
che passa inizialmente da tre tappe ben precise.
Dapprima
lei, incurante dell’agitazione che ha invaso l’animo di Siegfried (che le sta
dinanzi quasi con la bava alla bocca) volge lentamente e dolcemente lo sguardo
verso Grane, che si è anche lui risvegliato, evidentemente per simpatia con la padroncina(4). Qui il suo atteggiamento
sembrerebbe ancora orientato alla gioia, come testimoniano il motivo
dell’Estasi d’amore che accompagna le sue parole “wie
weidet er munter, der mit mir schlief!” (come pascola allegramente, colui che
con me dormì) e quello della cavalcata. Ma l’orchestra, con il suo potere di
“anticipazione” ci ha fatto ascoltare appena prima e per due volte (in violini
secondi e viole, appoggiatoo su DOb e DO) nientemeno che l’incipit del tema del
Malcontento di Wotan e (nel corno inglese) quello, per di più storpiato, della
Fatalità ineluttabile. E la frase di Brünnhilde si chiude con i
violoncelli che espongono un Saluto d’amore che vira
decisamente verso il triste. Insomma, chiari indizi di una qualche ombra che
sta invadendo la psiche della ragazza.
Siegfried
sembra quasi non darle retta, e raccogliendo il motivo dell’Estasi d’amore continua
a proclamare apertamente la sua “sete di baci”, seguito da violini primi e
violoncelli che ci fanno udire una variante del motivo della Gioia d’amore.
Ma
ora eccoci al secondo gradino del progressivo intristirsi di Brünnhilde: lei guarda
mestamente elmo e scudo, che più non la proteggono, e rimpiange il tempo in cui
li indossava e impiegava durante le sue scorribande sui campi di battaglia. E
lo canta su una doppia ripetizione dell’accompagnamento orchestrale della sua
precedente esternazione: motivo del Malcontento (REb-RE e poi MIb-MI) e motivo
della Fatalità (stavolta nell’oboe). Ancora il Malcontento suggella il suo
lamento.
Siegfried
insiste (da qui la dinamica del suo canto è prescritta come feurig, ardente) su un’ennesima variante
della Gioia d’amore: tu mi hai ferito il cuore e il cervello, sono io ad essere
arrivato fin quassù senza scudo, né elmo (“…ich kam ohne Schild und Helm!”)(5)
Brünnhilde
(“con crescente malinconia” ci avverte una nota del libretto) ora giunge al
culmine della sua desolazione, sempre accompagnata dagli incisi del Malcontento:
ecco là la mia corazza, che una spada
affilata ha tagliato, lasciandomi in… sottoveste, del tutto indifesa, una
povera donna inerme!
Ma
Siegfried sente di avere ragioni più solide: sempre sullo scatenarsi della
Gioia d’amore, proclama: sono io che ho attraversato il fuoco che ti circonda
senza alcuna difesa; e adesso quel fuoco (Loge qui fa capolino) mi è entrato in
corpo, e sei tu che lo devi spegnere! E su queste parole le salta letteralmente
addosso cercando di abbracciarla appassionatamente.
Ella dà un balzo, respingendolo con tutte le forze dell'angoscia(6)
(!) Nessuno, nemmeno un dio, ha mai osato toccarmi e gli eroi si inchinavano di
fonte a me: immacolata (“heilig”, un’ottava discendente, dal MIb) ho lasciato
il Walhall! E su queste ultime parole sette corni, con parti divise, intonano
ora in LAb la chiusa del motivo della rocca, coronata da un arpeggio ascendente
del clarinetto che sosta sulla mediante DO.
L’oboe bruscamente interviene
abbassando la tonalità al modo minore (DOb) poiché Brünnhilde esplode in un lacerante
lamento: ahimè, ahimè (due seste discendenti, dal MIb e poi dal MI naturale);
ah, vergogna e pena! Chi mi svegliò mi ha anche ferita, ha spezzato le mie
difese. Clarinetto basso, fagotti e violoncelli espongono una figurazione
discendente mutuata dal tema del Crepuscolo, quello che la ragazza sente calare
su di sè: io non sono più Brünnhilde!
Siegfried
è proprio sbigottito e incredulo; forse, le dice, stai ancora sognando, ancora
ti devo svegliare del tutto: destati, e diventa donna per me!
Ma
Brünnhilde ormai è caduta in una specie di depressione psichica e fisica: mi
gira la testa, sto per caso perdendo il mio senno?
Siegfried
cerca di rianimarla, ricordandole che lei poco prima gli aveva detto che la sua
sapienza era fondata proprio sull’amore per lui. E non a caso lo canta sul tema
dell’Eredità del mondo, che aveva accompagnato quell’esternazione di Brünnhilde.
Ma
ormai la ragazza è preda dei più cupi presentimenti, e a sottolineare la sua
autentica angoscia sono (nientemeno!) che tre motivi a dir poco spaventevoli: (a.) quello della Disperazione di Wotan, (b.) quello della Maledizione di Alberich
e (c.) quello della Collera di Fricka
(più un fugace accenno alla Schiavitù…) E come sempre non sono buttati qui da Wagner
per puro caso e senza ragione: essi erano comparsi insieme, come ora,
precisamente all’inizio del drammatico faccia-a-faccia di Brünnhilde con Wotan
(Walküre, seconda scena del second’atto); là a marcare la totale disperazione del
dio, che aveva appena visto crollare miseramente il suo grande disegno, concepito
alla fine del Rheingold.
Ancora
una volta: è il subconscio di Brünnhilde (alimentato dalla sua sapienza) che le
fa e ci fa presagire che la sua unione con Siefgried può compromettere tutto: sì,
perché il ragazzo – il quale è il frutto, sia pure incolpevole, del colpevole
rapporto fra Siegmund e Sieglinde, che aveva scatenato la (c.) Collera di Fricka - reca al dito l’anello su cui pesa la (b.) Maledizione di Alberich! E sarà
precisamente la “contaminazione” di Brünnhilde con l’Anello ad avviare il processo
di materializzazione finale della (a.)
Disperazione di Wotan! Non per nulla la chiusa di questa esternazione di Brünnhilde
– che si copre gli occhi con le mani - ci ricorda da vicino quella del padre,
nella suddetta scena della Walküre (sull’imprecazione “Götternoth!”)
Siegfried
(che pare improvvisamente diventato uno psicologo!) cerca di convincere Brünnhilde
che il suo è semplicemente un brutto sogno: le toglie le mani dagli occhi e la
invita a godere della luce del giorno. E lo fa facendosi aiutare dal tema dell’Eredità
del mondo e poi dalla chiusa di quello del Saluto al mondo, sul verso “sonnenhell
leuchtet der Tag!”, il giorno risplende della luce solare, che chiude in SOL, su
un accordo di nona sulla dominante di SIb. Per Brünnhilde quello è invece il
giorno della sua vergogna: impressionante, sul “Sonnenhell”, la salita della
voce al SOL# e successiva caduta al DO.
Ma
dopo la parola “Schmach”, vergogna, ecco apparire - mentre la fanciulla implora
Siegfried: “Vedi la mia angoscia!” - il tema della sua Giustificazione. Cosa ci
può rappresentare qui? Forse comincia nell’animo della ex-valchiria a riaffiorare,
appunto, la motivazione originaria delle sue azioni: la compassione per Siegmund,
la decisione di disobbedire al padre, la sollecitudine mostrata verso Sieglinde
e la creatura che si portava in grembo, e che ora le sta davanti? Forse si sta
convincendo che la sua unione con Siegfried possa espiare la grave colpa del
padre nei confronti dei due gemelli-amanti?
___
Note:
1. La “paura della vagina” ha
origini millenarie, e come al solito sarà studiata e indicata da Freud – molti
anni dopo Wagner! - come uno dei tanti sintomi della cosiddetta “angoscia da
castrazione”.
2. L’intero scenario è carico di
simboli che rimandano al sesso e all’atto sessuale: dalla montagna di Brünnhilde
circondata dal fuoco (un Venusberg
post-litteram…) fino alla spada di Siegfried che vìola la corazza della
donna.
3. Anche qui possiamo individuare una chiara allegoria: la sapienza della femmina, e il suo "maturare" prima del maschio, le derivano dalla naturale quanto traumatizzante esperienza del manifestarsi del ciclo mestruale.
3. Anche qui possiamo individuare una chiara allegoria: la sapienza della femmina, e il suo "maturare" prima del maschio, le derivano dalla naturale quanto traumatizzante esperienza del manifestarsi del ciclo mestruale.
4. Nella Walküre Wagner si era
giustamente astenuto dal fornirci particolari sull’addormentamento dell’equino
in contemporanea a quello della padroncina: in quel mirabile scenario sarebbe
stata davvero una pagliacciata. Nel finale di Götterdämmerung invece anche
Grane avrà la sua bella evidenza, portandosi in groppa dentro alla pira
infuocata la sua Brünnhilde, e condividendone l’olocausto.
5. È chiaro qui il senso figurato
dell’affermazione di Siegfried: egli era indifeso psicologicamente, del tutto
impreparato ad affrontare la situazione. Nella realtà, lui è sì senza scudo, ma
ha sicuramente il Tarnhelm…
6.
Così Guido Manacorda
traduce la didascalìa di Wagner.
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