28 lug 2016

5.4.1.2 Götterdämmerung: Atto III – Scena I – Siegfried cade sotto la maledizione.


Inizia qui la terza e conclusiva (e più importante, rispetto agli sviluppi successivi del dramma) sezione della scena prima. Il confronto-scontro fra le Rheintöchter e Siegfried si sviluppa in modo abbastanza bizzarro, anche se è sostenuto da una certa qual logica: analizziamone in dettaglio i tratti musicali, riassumendone il contenuto.

Le tre sorelle riemergono tosto dall’acqua, accompagnate dalle folate ascendenti seguite dalle increspature cromatiche dell’orchestra (si passa, al solito, dalla sopratonica alla sottostante sesta). Dopo una battuta di pausa, ecco una repentina modulazione a LAb maggiore, sulla quale tonalità le tre ninfe interrogano Siegfried riguardo al suo manifesto disappunto: le loro domande vengono sostenute in orchestra dalla riesposizione dell’intera Sezione 1 del tema del Grido di allegria, ma con le seguenti varianti: una battuta aggiunta all’inizio con la salita da tonica a sesta (sul richiamo “Siegfried!”) e la chiusa che invece di salire alla sesta (FA) scende alla quinta abbassata, un RE che con il LAb produce un bel tritono. Che introduce la risposta del nostro eroe, pronto a dissimulare il suo disappunto con una battuta salace: se avete sedotto voi l’orso che ho perso, bene, ve lo lascio volentieri... La tonalità è ancora subitaneamente mutata a RE maggiore e l’orchestra, sul tema dello sguazzare, accompagna le ninfe che ridono di gusto alla risposta di Siegfried.

Ora le sorelle, accompagnate dal chiacchiericcio del loro Motteggio, gli domandano cosa lui sia disposto ad offrire se loro gli procurano la preda. Siegfried ribatte di essere al verde e le invita ad avanzargli una richiesta. L’orchestra, che aveva quasi taciuto, esplode nei fiati il Canto delle Figlie del Reno (LA-SOL) mentre la tromba bassa fa udire in DO l’inconfondibile tema dell’Oro. Però attenzione: il LA (dei primi flauti, oboi e clarinetti) è accompagnato dal RE# (ancora un tritono!) dei secondi strumenti, oltre che dal SI naturale dei terzi e dal SOL dei corni. Insomma, un’atmosfera assai poco rassicurante (che si potrebbe facilmente scambiare per quella della schiavitù...) che prelude alla comparsa, sempre negli strumentini, del tema dell’anello, che si spegne significativamente su quello della rinunzia. È infatti all’anello che gli brilla al dito che le ninfe chiedono a Siegfried di rinunciare! Siegfried ribatte che esso è per lui troppo prezioso (gli è costato una lotta con un pericoloso drago(1), di cui si avverte il tema negli strumenti gravi) e che non lo scambierebbe di sicuro con una zampa d’orso. 

Allora le ninfe lo canzonano, accusandolo di avarizia, spilorceria e scarso galateo verso il gentil sesso. I loro sbeffeggi sono accompagnati da spezzoni del tema del Grido di allegria, qui modulante a LA maggiore, e del Motteggio. Siegfried ribatte – sempre sulle increspature dell’inciso cromatico del tema conduttore della scena - che se lui facesse loro un simile regalo, la sua donna non la prenderebbe bene. Loro – sul cicaleccio del Motteggio, chiuso dallo sguazzare - lo canzonano ancor più, ridendo quasi sguaiatamente mentre insinuano che la sua donna lo tratti come uno zerbino e che lui ne abbia una paura fottuta. Al che lui pensa di chiudere il discorso, con un secco rifiuto ad accogliere la loro richiesta.

Ma non sa quanto loro siano esperte nella tecnica dell’adescamento, per non dire della pura carogneria(2). E infatti - la tonalità è tornata a FA maggiore – lui deve incassare i loro sberleffi: su spezzoni della Sezione 2b e 2c del tema principale (si notino le seste reiterate) le ninfe lo adulano e allo stesso tempo lo offendono senza ritegno (così bello e amabile... e così avaro!) Ancora i motivi dello sguazzare e del Motteggio accompagnano le ninfe che se ne tornano sott’acqua.

Siegfried si sente toccato nel vivo – il Motteggio delle tre creature acquatiche sembra ancora perseguitarlo - e per mostrare la sua superiorità pensa nientemeno che di liberarsi dell’anello(3): così, sulla Sezione 1a e 1b del tema principale, ora virato a LA maggiore, chiama le ninfe e glielo offre. La sua frase si chiude (sulla parola “Ring”) con un FA naturale, seguito in violini e viole da una scalata in tremolo che sbocca in un LA (sesta di DO, momentaneamente subentrato) sinistramente armonizzato. Il quale degrada cromaticamente al FA# (sesta del LA che ritornerà presto) mentre Flosshilde rifiuta l’offerta di Siegfried, almeno fino a quando lui non sarà informato di ciò che l’anello nasconde; ed è la tromba bassa a chiarire di che si tratta, esponendo il motivo dell’Oro sinistramente storpiato: SOL-SI-RE#-SOL. È il tema dell’anello adesso ad entrare con prepotenza, mentre le tre sorelle promettono a Siegfried la serenità conseguente alla liberazione dalla maledizione che grava sull’oggetto che lui porta al dito: e la chiusa del loro avvertimento è cantata significativamente sul tema della rinunzia

Siegfried allora chiede di esserne reso edotto. I violini rispondono dapprima con il tema dell’anello, poi ribadiscono quello della rinunzia, mentre le tre ninfe raccontano succintamente a Siegfried tutta la storia dell’anello e della relativa maledizione che porta immancabilmente la morte al suo possessore. Iniziano con un triplice richiamo (“Siegfried!”) su altrettante comparse del tema della schiavitù (FA-MI, FA-MI, SOL-FA#) accompagnato dalle biscrome, poi semicrome ascendenti dell’annientamento. “Schlimmes wissen wir dir” (ti notifichiamo sciagure) proseguono, su un sinistro tritono (FA#-DO). Ancora il tema dell’anello imperversa in orchestra, con una comparsa di quello dell’Oro nel corno, sul ricordo di come esso venne strappato al Reno per farci l’anello, poi perduto da chi lo aveva forgiato. Adesso si fa strada, protervo, nelle voci e in oboe e trombe, il tema della maledizione, poichè le ninfe ricordano come l’anello fu, appunto, maledetto e con lui tutti i suoi possessori o aspiranti tali. Quindi le ninfe ammoniscono Siegfried: anche tu verrai abbattuto, come tu abbattesti il drago; e oggi stesso (ancora la maledizione, nelle trombe).

Adesso torna il tema della schiavitù, contrappuntato in violoncelli e viole da quello inconfondibile dei Nibelunghi, mentre le ninfe aggiungono: se vuoi salvarti, rendici l’anello, perchè venga restituito alle acque del Reno. E i corni ci ricordano mirabilmente quella variante del Canto delle ninfe che avevamo udito alla fine del Rheingold proprio sulle parole “Gebt uns das Gold” (restituiscici l’oro) con le quali le tre sorelle sconsolate avevano implorato Wotan! Poi concludono: “Nur seine Flut sühnet den Fluch!” (Il suo flutto soltanto estinguerà la maledizione!) e qui torna quello straordinario arco melodico costituito dall’ascesa dell’Elemento primordiale seguita dalla discessa del Crepuscolo. I tromboni si incaricano di suggellare il tutto con un ultimo, misterioso, perchè? (l’Enigma del destino).

Siegfried non crede una parola di ciò che ha udito: sulla sezione cromatica del Canto di allegria risponde di essersi convinto che le tre sorelle, dopo le lusinghe e le canzonature, siano passate a inventarsi assurde minacce pur di ottenere da lui ciò che desiderano. Loro, su due nuove ricorrenze della schiavitù (“Siegfried! Siegfried!”, FA-MI e SOL-FA#, inframmezzate dall’annientamento) rincarano la dose, tirando in ballo anche le Norne (tema del Crepuscolo) e il loro filo del destino. Un intervento perentorio del Patto negli archi bassi anticipa la presuntuosa esternazione di Siegfried, mentre in orchestra si agita ancora l’anello: la mia Nothung ha saputo spezzare una lancia, così saprà recidere d’un sol colpo – e qui la tromba bassa fa udire il tema originale di Siegfried - anche la fune del destino. E la prima tromba esplode allora (in SI) il tema (ampliato) della Spada!

Quanto alla maledizione, già un drago me ne avvertì (timpani e contrabbassi ricordano il tema dei Giganti) ma senza riuscire ad insegnarmi la paura(4) (tema della rinunzia, nei legni). Ecco ora i fiati esporre due ricorrenze (in MIb) del Canto delle Figlie del Reno: perchè mai? Qui il riferimento immediato è all’oro e all’anello, che Siegfried sta ora contemplando, ma forse c’è dietro anche un richiamo criptico e subliminale: avevamo (nel Siegfried) udito quel tema in riferimento a Brünnhilde; orbene, fu proprio la fanciulla ad insegnare a Siegfried la paura!

Dopo uno schianto orchestrale sul MIb armonizzato in sesta minore, Siegfried espone la sua discutibile filosofia riguardo all’anello e alla vita in generale: su un cupo ritorno del tema del Walhall afferma che, gli potesse pure procurare l’intera eredità del mondo, quell’anello lui lo cederebbe volentieri in cambio di... amoroso favore (!) Se mi darete piacere (“Lust”!) lo avrete, canta su spezzoni del tema del Grido di allegria(5)... Viceversa, se vengono minacciati il suo corpo e la sua vita, allora mai lo cederà. Ed è una reminiscenza nientemeno che del tema del Grido di dominazione a suggellare il proclama! Perchè lui, della sua vita è il solo e unico signore, e la può gettare in qualunque momento, come fa con una zolla raccolta lì per lì da terra (gli archi percorrono una salita e una discesa di semicrome che ben rappresentano quel gesto)!

Accompagnate da una variante sinistra del loro sguazzare, le tre Figlie del Reno, allibite, abbandonano Siegfried, deprecandone vanagloria e stupidità(6). Lungo cinque folate ascendenti di violini e viole mutuate dalla Sezione 1a del tema principale della scena, le tre sorelle cantano (“Eide schwur er”) - scendendo da sopratonica SOL a sesta RE (sempre questi due gradi...) e da qui alla sottodominante SIb - la loro accusa: Sigfried ha fatto giuramenti che poi non ha mantenuto. Altre cinque folate degli archi, un tono più in alto (SOL) come a rincarare la dose, ed ecco la nuova accusa: Siegfried conosce le leggi ma non le rispetta!   

Qui una nuova modulazione (da SOL a REb, un tritono... che fa pensare proprio a uno scenario agli antipodi(7)) ci conduce al tema di Brünhhilde donna (poi ripreso nella sottodominante SOLb). Sì, perchè le ninfe rammentano che un bene preziosissimo era stato affidato a quel disgraziato di Siegfried che manco sa, poveraccio, di averlo buttato alle ortiche! E per cosa poi? Per curarsi di un oggetto che lo porterà alla perdizione: inutile dire che qui il tema dell’anello imperversa a lungo nei legni, mentre le sorelle salutano lo stolto Siegfried, sicure che fra poche ore una superba donna ne raccoglierà la disprezzata eredità e soddisferà il loro desiderio.

La tonalità vira dapprima a LAb e da qui torna al FA maggiore con la ripresa del tema del Grido di allegria: a parte alcune varianti di orchestrazione, vengono qui esposte precisamente le stesse 20 battute (2 strumentali + 18 di canto) che avevano accompagnato il precedente “Weiala leia” delle ninfe, che si sono rituffate in acqua. Ma ora, a partire dalla battuta 9 del canto delle sorelle, ecco intervenire in contrappunto Siegfried, che si compiace narcisisticamente della sua capacità di resistenza a lusinghe e minacce provenienti dal sesso debole! Rimarchevole anche qui l’intuizione di Wagner: Siegfried canta sempre nel canonico FA maggiore, ma in quasi continua asincronia rispetto alle armonie (dettate dalla sesta e sopratonica) del tema conduttore: è un modo esteticamente splendido (e musicalmente economico: una sorta di politonalità ottenuta con l’impiego di una tonalità sola!) di sancire l’ambiguo rapporto di vicinanza-lontananza che lega l’eroe alle ninfe.

Il canto di Siegfried procede per 14 misure oltre quello delle acquatiche sorelle, delle quali si continua ad udire lo sguazzare, oltre a un ultimo “Lala!”, a cavallo del quale il nostro (davvero corrotto) eroe si lascia andare ad una nuova esternazione (sulla Sezione 2b del tema principale) degna di un qualsiasi dongiovanni da strapazzo: non fosse che sono legato a Gutrune, una di queste zoccole me la sarei fatta volentieri!  Lo sguazzare prosegue ancora un po’, mentre le ninfe scompaiono nei flutti. Due ricorrenze dell’inciso cromatico del tema principale ed altrettante varianti dello sguazzare paiono evocare i piccoli vortici che si chiudono sui tre corpi ormai inabissati. Ecco, la missione è compiuta: Siegfried porta ora al dito, oltre all’anello, anche la tremenda maledizione che ad esso si accompagna: è il primo trombone ad esporne l’inconfondibile quanto spaventevole motivo.    
___
Note:
1. Per come la racconta Siegfried, sembrerebbe che lui, nel combattere il drago, avesse come obiettivo la conquista dell’anello. Sappiamo che le cose andarono assai diversamente: Siegfried affrontò il drago per scoprire (invano) la paura e solo a drago ucciso, e su invito dell’Uccellino, si impadronì dell’anello, di cui prima di uccidere Fafner manco conosceva l’esistenza.
2. Abbiamo conosciuto nel Rheingold queste qualità... non proprio edificanti delle tre ondine.
3. Altra dimostrazione di instabilità psicologica del nostro.
4. Come abbiamo fatto notare a suo tempo nel Siegfried, Fafner (che parla genericamente di oro maledetto) mette in guardia il ragazzo dalla macchinazione di Mime, non già dalla maledizione di Alberich.  
5. Ancora un Siegfried irriconoscibile! E contraddittorio: ha appena affermato (e la ribadirà fra poco) fedeltà alla sua donna, e adesso sarebbe disposto a tradirla per una sveltina con una donna di... fiume!?
6. Una sezione del loro canto, in canone stretto, anticipa qualcosa delle future, parsifaliane, Fanciulle-fiore.
7. Sulle implicazioni di questo tritono (SOL-REb) si dovrà tornare proprio alla fine della Tetralogia.

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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