10 giu 2013

5.1.1.5 Götterdämmerung – Prologo (I): le Norne raccontano – III.

Come si è potuto constatare, dopo che il primo turno di esternazioni era stato sufficientemente lungo e ricco di dettagli, il secondo è invece stato assai più scarno di particolari, e caratterizzato da un crescente stato di agitazione delle tre Norne.

Ebbene:  questo andamento si acuisce vieppiù nel terzo giro di filatura e di canto(1). Perché le cose, nella storia dell’Universo, sono andate di male in peggio! Alla presunzione e vanagloria che avevano spinto Wotan a farsi supremo regolatore delle vicende umane, adesso si è aggiunta la disperata sete di potere materiale – in cambio del negato amore naturale - da parte di Alberich.(2)

Sta avvicinandosi l’alba, e sarà l’alba del giorno che farà precipitare gli eventi in una spirale inarrestabile di sciagure. La Norna, che ha occhi allenati all’oscurità, adesso che la notte sfuma comincia a non veder più chiaro neanche nel passato: il filo del destino si sta terribilmente ingarbugliando nelle sue mani.

Mentre lei si dibatte in questa condizione di disagio, sottolineata da sonorità cangianti e arcane dell’orchestra, improvvisamente ecco i clarinetti esporre, per due volte, il circolare tema dell’Anello, seguito immediatamente dalla chiusa di quello della Rinunzia e ancora da quello dell’Oro del Reno, nel primo corno! E il tema del Canto delle Figlie del Reno subito sottolinea il vago ricordo della Norna: Alberich che si impossessa dell’Oro (qui Wagner trova davvero una sublime sintesi musicale di tanti concetti!) Ma altro lei non sa raccontare, e così, sul tema dell’Enigma, chiama in causa la seconda, lanciandole il filo del destino.

Mentre i clarinetti, poi il corno inglese e gli oboi continuano impietosamente a reiterare – per cinque volte - il tema dell’Anello, la seconda Norna lamenta che il filo, annodato allo spuntone di roccia, ne è stato irrimediabilmente intaccato: e il relativo tema sembra quasi contorcersi negli archi.

Dal bisogno e dall’invidia(3) mi compare dinanzi l’Anello del Nibelungo, lamenta la Norna. E il tema della Dominazione esplode ora, protervo davvero, a sottolineare il danno provocato da questo peccato originale: il filo del destino si sta spezzando sotto la tremenda maledizione che grava sull’Anello e che da esso deriva!  

Sai tu che ne sarà, chiede alla terza Norna, quella addetta al futuro… e mentre lo canta si ode, nella tromba bassa, il tema della Spada, nella sua originale tonalità (DO maggiore) e con il suo energico cipiglio. È forse il segno che la Spada (di Siegfried) porrà fine al dominio dell’Anello? Ma la chiusa, che invece che sulla dominante SOL, sale alla sesta LA, trucemente armonizzata dai secondi violini (MIb e FA#) non ci lascia troppe speranze…

La terza Norna sembra colta di sorpresa dal filo lanciatole così in fretta; non riesce a fissarlo, poiché è sempre più ingarbugliato e non si dipana più a sufficienza. I corni esplodono (in FA) il tema del Grido del fanciullo della foresta, poi la tromba lo riprende (in SOL). Contemporaneamente la Norna tira con forza il filo verso di sé, ed ecco il… patatrac! Il filo si è spezzato.

Domandiamoci ora: perché mai il filo del destino si rompe al suono del tema del giovane Siegfried(4)? Qual è qui il nesso causa-effetto? Dobbiamo pensare che Siegfried sia semplicemente la vittima incolpevole di tutti i peccati che altri hanno commesso in passato? O che invece sia lui, con la sua beata e scapestrata ignoranza del mondo e della Storia, e con le sue precedenti(5) e prossime(6) deprecabili azioni, a portare il mondo alla definitiva rovina?  

Tocca alla tromba bassa suggellare il disastro e spiegarcene la (o la più verosimile) ragione: intonando il cupo tema della Maledizione! Seguito subito dopo da quello del Crepuscolo degli dèi, che non fa che confermare le due precedenti profezie della terza Norna.

Ora alle Norne non resta che raggrupparsi al centro della scena, legarsi l’una all’altra con le gugliate del filo spezzato e - ancora inseguite dalla Maledizione - sprofondare giù, e questa volta per sempre, nel ventre della terra, a raggiungere la madre-Erda!

Le accompagna il tema del Sonno(7), seguito per due volte (corno inglese e primo trombone) da quello – inesorabile quanto ormai abusato(8) - dell’Enigma del destino.
___
Note:
1. Nella Siegfrieds Tod era questo il primo argomento trattato dalle Norne, cui seguiva il ricordo dei Giganti, quello di Fafner ucciso da Siegfried, poi dal di lui tradimento di Brünnhilde, indi dal perdono di lei e infine da un fugacissimo riferimento a Wotan, con fausti presentimenti. 
2. La sequenza dei ricordi delle Norne e il livello di dettaglio degli stessi ci conferma che il peccato originale di Wotan (volto ad acquisire autorità e potere di influenza sul mondo, più che ad ammassare ricchezze sfruttando la schiavitù) maturò in tempi remotissimi, e molto antecedenti a quello di Alberich, evidentemente un peccato più “moderno”, caratteristico precisamente della civiltà e della società contemporanea a Wagner. Va poi aggiunto che leggende e Saghe ci raccontano con gran dettaglio (e dandogli grande importanza) le lotte di potere (fra dèi, nani, giganti, o etnìe diverse) lasciando invece a livello di vicende marginali gli aspetti legati alla sete di ricchezza di singoli individui come il bizzarro Andvari (ispiratore dell’Alberich wagneriano) o i fratelli Fafnir e Regin. A Wagner invece interessava di più mettere in luce proprio questi aspetti tipici della sua (e nostra) società.
3. Il bisogno è lo stato di necessità che spinse Alberich – cui fu negato il diritto all’amore - al gesto peccaminoso; l’invidia attanaglia e rode chiunque altro venga a conoscenza dell’Anello e dei suoi poteri.
4. Come chiariremo in seguito, questo tema rappresenta il Siegfried in carne ed ossa, mentre il Siegfried come ideale è impersonato dal tema emerso nella Walküre, al momento del suo concepimento.
5. In fin dei conti: fu lui a spezzare la lancia di Wotan, distruggendo i Patti che reggevano l’ordine cosmico.
6. Ne saremo testimoni fra poco, in casa ghibicunga.
7. La fine delle Norne è in fondo la conseguenza inevitabile di quella della madre, che nel Siegfried, dopo lo scontro con Wotan, aveva di fatto cessato la sua attività divinatrice. E le figlie, che da lei ricevevano sapienza, ormai devono a loro volta essere messe…  a riposo. Anche questa è una novità della Götterdämmerung rispetto alla Siegfrieds Tod, che finiva con... tout va très bien, Madame la Marquise!
8. Claude Debussy, che aveva seguito le orme di Nietzsche nel passare disinvoltamente dall’adorazione ascetica alla condanna senza appello di Wagner, lamentava l’insopportabile ripetitività di temi come questo, o come quello del Patto. Detto ciò, basterà osservare come il suo capolavoro assoluto (Pelléas) faccia propri tutti – ma proprio tutti – i princìpi di Wagner a proposito del dramma musicale, Leitmotive in testa!     


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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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