4 set 2015

5.2.3.1 Götterdämmerung: Atto I – Scena III: Brünnhilde riceve visite


L’Anello arriva subito al centro della nostra attenzione, non tanto musicalmente, quanto scenicamente: è Brünnhilde (che attende a sua volta l’arrivo della notte) che lo sta contemplando con esaltazione e – mentre clarinetti, corno inglese e fagotti espongono sommessamente, in LAb, il motivo di Siegfried erede della potenza del mondo - lo bacia ripetutamente, il che non fa che confermarci che il potere irresistibile del manufatto di Alberich ha ormai contagiato, anzi soggiogato,  anche lei.

Ma ecco che un sordo tuono si fa udire, e con esso un rumore di aerea cavalcata (con relativo tema inconfondibile nei corni) su dense nubi; ancora un’apparizione, ora in SOLb, del motivo di Siegfried erede della potenza del mondo, poi i temi della Cavalcata e del Grido di guerra si fanno largo, mentre Brünnhilde si chiede chi stia arrivando da lei: le risponde da lontano la voce della sorella Waltraute, mentre fa capolino anche il tema della Fuga di Siegmund e Sieglinde (udito all’inizio del second’atto di Walküre) a testimoniare che la Valchiria sopraggiungente non è proprio lì in viaggio di piacere!(1) Finalmente lei “atterra” nell’abetaia circostante, e in modo piuttosto... rovinoso, almeno a giudicare dagli otto secchi colpi di timpano che ne accompagnano la manovra.

L’incontro fra le due Valchirie (o ex-) serve a Wagner per ragguagliare Brünnhilde, ma soprattutto noi spettatori, sulle più recenti vicende relative a Wotan, che avevamo lasciato, scornato e con la lancia a brandelli, nel terz’atto del Siegfried. Qualcosa per la verità ci era già stato profetizzato al proposito dalle Norne nella loro notturna apparizione, proprio all’inizio del dramma, ma ora Waltraute reca notizie assai più aggiornate e dettagliate. In più lancerà un accorato quanto inascoltato appello alla sorella, che sperimenterà subito dopo le prime, drammatiche conseguenze del suo categorico rifiuto ad accoglierlo. Naturalmente Wagner approfitta anche di questa occasione per riproporci, sempre trasformati o variati, diversi temi che ci sono perfettamente noti.

Subito Brünnhilde chiede alla sorella cosa l’abbia condotta da lei, ricevendone una laconica risposta, accompagnata però dal concitato tema del Pianto delle Valchirie (che nel terz’atto di Walküre aveva caratterizzato il terrore delle guerriere di fronte all’ira di Wotan) che non lascia presagire nulla di buono. Dunque, Wotan: Brünnhilde – illusa - domanda alla sorella se per caso sia stato il padre ad inviarla da lei, magari per notificarle l’intenzione di offrirle una completa riconciliazione. Lui infatti, dopo averla punita, si era già in parte pentito – ricorda la ex-Valchiria – e dietro la sua ansiosa preghiera (qui il primo clarinetto ricorda sommessamente per due volte il tema della Giustificazione!) aveva acconsentito a proteggerne il sonno con l’impenetrabile fuoco, creando quindi indirettamente le condizioni per il suo incontro con il più grande e nobile degli eroi: Siegfried. E il tema del Saluto al mondo sottolinea il ricordo della felicità che quella punizione le ha arrecato.

Al ricordo dell’incontro con Siegfried, ecco il relativo tema dell’eroe innalzarsi (in SI maggiore) sulle parole “der herrlichste Held”, prima accompagnato, poi subito seguito (su “gewann mich zum Weib!”) da una variante del tema del Saluto d’amore, che pare sprizzare felicità da ogni nota in staccato degli archi. E ancora, sulle parole “In seiner Liebe leucht' und lach' ich heut' auf“ (Nell'amor suo oggi io risplendo e rido) ecco ribaditi i motivi del Saluto al mondo e poi dell’esaltato Saluto d’amore.

Brünnhilde abbraccia Waltraute con grande calore, ma ai suoi gioiosi motivi si mescolano quelli, concitati e cupi, della sorella, che purtroppo per lei non è venuta lì per farle complimenti e auguri, tantomeno per condividerne la scelta esistenziale! Fra le due si instaura un botta-e-risposta caratterizzato dall’apparizione (cosa che si protrarrà nel seguito) del tema del Malcontento di Wotan (o spesso del solo suo incipit) poiché è lo stato di depressione del dio che terrà banco nell’accorato racconto di Waltraute. Brünnhilde intanto comincia a cambiar d’umore: ha intuito che la sorella non reca buone nuove, e che il perdono definitivo di Wotan era solo una sua pia illusione. Perciò si prepara con preoccupazione ad ascoltare ciò che Waltraute è venuta a notificarle.

Come detto, si tratta in buona parte di notizie relative a fatti a noi già conosciuti, ma non a Brünnhilde che, mentre quei fatti si materializzavano, ancora stava… sognando, lassù su quella rupe dove il padre l’aveva addormentata, circondata dal fuoco. Mentre il motivo del Malcontento di Wotan imperversa, ecco che Waltraute racconta del dio che non si cura più delle Valchirie, che vagano cavalcando nell’angoscia (motivo della Cavalcata); che poi si mette a girare il mondo sul suo cavallo (motivo del suo vagare); che infine – notizia proprio fresca fresca – fa ritorno al Walhall con la lancia a brandelli (ah, come è ridotto male il suo tema, preceduto e seguito da uno spezzone di quello del Tarnhelm, perché solo un misterioso eroe può aver infranto quell’asta); che ordina ai suoi eroi di abbattere il mitico Yggdrasil (anche qui, poche note ce ne ricordano l’antica maestosità) e poi di ridurlo in ceppi, accatastati nella sala del trono (e saranno quei ceppi ad ardere alla fine del quadripartito dramma, come ci anticipa inequivocabilmente la seconda sezione del motivo della Potenza degli dei che, cosa preannunciata già dalle Norne, sarà anche quello della loro Catastrofe!); Wotan che riunisce tutti nella grande sala, mentre il tema della Catastrofe si intreccia con quello del Walhall, che qui ancora chiude nobilmente sul SOLb, ma il cui destino è evidentemente segnato.

Insomma, tutti fatti a noi noti, perché vissuti in diretta o anche ascoltati dal racconto profetico delle Norne. Ora ecco però le ultime novità: Wotan, immobile, muto e cupo, siede sul trono stringendo i resti della lancia distrutta da Siegfried e nemmeno tocca più le mele d’oro di Freia! (Mamma mia, ascoltare qui il tema deperito dell’Eterna giovinezza fa un’impressione a dir poco disturbante.) L’ansia gravante sulla sala del trono si potrebbe davvero tagliare col coltello, e non a caso il tema del Walhall vaga ora storpiato, irriconoscibile (o peggio ancora, sempre più rassomigliante al tema da cui deriva, l’Anello!) come una livida luce che illumina sinistramente i volti di dèi, eroi e Valchirie stretti in cerchio intorno a Wotan.

Ma il capoccia degli dèi, ancora e nonostante tutto, non sembrerebbe rassegnato ad una fine inevitabile. Il primo indizio ci viene da una nuova notizia fornitaci da Waltraute: si tratta precisamente dell’accenno ai due corvi, inviati da Wotan nel mondo terreno in cerca di notizie (possibilmente) “positive” per gli dei; dopo averli già fugacemente incontrati nel Siegfried, in occasione dello scontro del ragazzo con il nonno, ritroveremo i corvi anche nel terzo atto, come osservatori dell’uccisione dello stesso Siegfried e – più tardi – dell’olocausto di Brünnhilde, che li inviterà a portare a Wotan la notizia della restituzione dell’anello al Reno, ma anche il fuoco che distruggerà il Walhall, con tutti i suoi inquilini… Wagner associa ai neri volatili(2), in due occasioni (qui nel ricordo di Waltraute e poi nell’accorato messaggio di Brünnhilde al padre, poco prima dell’olocausto) una sorta di Leitmotiv, formato dal tema della schiavitù (dilatato nel tempo) seguito da un’ascesa, nei violini (SOL-SOL#-LA-DO-SI-DO) diversamente armonizzata nei due episodi. Anche la melodia delle frasi delle due Valchirie è quasi la stessa nei due casi: ma mentre qui, nelle parole di Waltraute, ancora “c’è speranza” (che il dio possa tornare  almeno per una volta a sorridere, come auspicano anche il motivo dell’Oro del Reno - come altre volte qui riferito a… Brünnhilde - e gli arpeggi di flauto e oboe) là Brünnhilde non lascerà scampo alcuno agli dèi, e la musica ancor meno, intonando nei tromboni il tema della Maledizione!(3)    

Subito dopo, Waltraute racconta che Wotan, in un momento di particolare commozione, stringendola al petto, ha ricordato lei, Brünnhilde, e il tema del suo addio alla figlia prediletta (Zum letztenmal…) ne accompagna il sovvenire. Ancora sul tema dell’Oro del Reno (=Brünnhilde) Wotan esprime la speranza che lei possa restituire l’anello alle Ninfe: musicalmente il concetto viene espresso dal tema dell’Anello che si fa udire nei clarinetti, subito seguito da quello della Rinunzia e poi nei corni da quello della Maledizione, che in quel caso cadrebbe all’istante, così che il dio e l’universo intero verrebbero redenti(4).  Manco a dirlo, sono i temi dell’Oro del Reno e del Walhall (in REb!) che chiudono suggestivamente questa parte del racconto di Waltraute.    

La quale lo conclude – sempre accompagnata dal Malcontento o da suoi spezzoni - ricordando come lei sgattaiolò furtivamente fuori dal Walhall per precipitarsi dalla sorella, in modo da convincerla a compiere il bel gesto auspicato dal padre. È ancora una variante del Malcontento che apre la risposta di Brünnhilde: lei ha ormai abbandonato il mondo divino (come ci testimoniano vaghi e remoti accenni al tema del Walhall) e nemmeno riesce più a capire i problemi che lo agitano. Chiede quindi alla sorella cosa di preciso lei le stia chiedendo di fare.

Mentre i tromboni espongono il tema dell’Enigma del destino, i primi violini esplodono quello dell’Anello, assai mosso e variato (la prima parte, discendente, tornerà quasi subito, poi verrà pari-pari replicata e reiterata nella quarta scena del second’atto, al momento per Brünnhilde di scorgere l’anello al dito di Siegfried): Waltraute lo indica precisamente alla sorella, chiedendole senza mezzi termini di liberarsene, per il bene di Wotan. Brünnhilde è letteralmente scandalizzata: io buttare l’anello? Sì, alle Figlie del Reno! Cosa, il pegno d’amore di Siegfried? (la chiusa del Saluto al mondo si ode in oboi e clarinetti.) Sorella: ti ha per caso dato di volta il cervello?

Waltraute insiste per l’ultima volta, in un turbinio di note che strapazzano l’Anello da ogni lato: buttalo nei flutti, per salvare il Walhall dalla rovina!(5) Brünnhilde quasi la irride: ma sai tu cos’è per me? Esso vale più di tutti i Walhall dell’universo, per me il solo gettargli uno sguardo conta più di tutta la fortuna degli dèi (e il tema del Saluto al mondo certifica queste esternazioni). Ma il colpo di grazia, per così dire, alle implorazioni della sorella, lo dà ancora una volta la musica: “Denn selig aus ihm leuchtet mir Siegfrieds Liebe” (Poiché da lui beato l'amore di Siegfried a me riluce) canta Brünnhilde, e in orchestra sale, stupendo e inconfondibile, in un luminoso LA maggiore, il tema dell’Eredità del mondo!

Il clarinetto basso intona ora il tema di Brünnhilde adulta, ad esprimere significativamente il di lei desiderio di convincere la sorella della gioia dell’Amore… E subito dopo è ancora il clarinetto ad esporre, dolcissimo, il tema del Saluto d’amore, amore che quell’anello custodisce e garantisce. Poi, su una convulsa riapparizone del tema del Malcontento, Brünnhilde invita seccamente la sorella a tornarsene da dove è venuta: lei l’anello non lo abbandonerà mai! Ed è questo uno snodo fondamentale nello sviluppo del Ring.
___ 
Note:
1. Nella Siegfrieds Tod era l’intero stormo delle otto sorelle a far visita a Brünnhilde. Ma si trattava in pratica soltanto di una breve visita di cortesia, durante la quale Brünnhilde spiegava loro la ragione della sua punizione da parte del padre, dopodichè loro se ne andavano a… timbrare il cartellino: raccogliere gli eroi caduti in battaglia per portarli al Walhall. Tutti fatti che Wagner deciderà in seguito di presentarci in grande dettaglio – e mirabilmente in musica! - nella Walküre. La presente scena si arricchirà invece di tutti i drammatici risvolti legati al conflitto Siegfried-Wotan, alla imminente fine di quest’ultimo e al problema dell’Anello, tutti aspetti che l’opera originaria non contemplava in alcun modo.
2. Nell’Edda i corvi (Huginn e Muninn) rappresentano pensiero e memoria, potremmo dire “il libero arbitrio” e la “conoscenza universale”: Huginn in particolare è prezioso per Odin, in quanto lo ragguaglia sulle “tendenze in atto” nel mondo degli umani: se essi cioè stiano operando – con l’impiego della libertà - la loro evoluzione secondo la volontà, le direttive e gli auspici divini o se invece – sempre in forza di quella medesima libertà – non stiano per caso prendendo strade pericolose, rischiando di compromettere l’esistenza stessa degli dei. Wagner non si addentra in tali particolari (il problema del “libero arbitrio” lo ha già trattato da par suo…): si direbbe che faccia dei corvi un uso poco più che didascalico ed effettistico; del resto, per lui Wotan ha già capito da tempo – fin dal secondo atto della Walküre – di non aver altro destino che la fine…
3. Sulle possibili interpretazioni del finale del Ring torneremo peraltro nel “commiato”.
4. Come si evince dal racconto di Waltraute, Wotan è tuttora prigioniero della sua schizofrenia, la stessa che era emersa chiaramente nel terz’atto di Siegfried, dapprima durante l’incontro con Erda (dove il dio aveva annunciato di aspettare la sua fine, ma in piena serenità, essendo le sorti del mondo sul punto di passare nella mani fidate di Siegfried e Brünnhilde); poi durante lo scontro con il nipote, che Wotan (incoerentemente con il suo ottimismo di poco prima) aveva cercato di fermare per impedirne l’unione con la ex-Valchiria). Inoltre, qui non è chiaro se la redenzione auspicata da Wotan comporterebbe anche la sua permanenza nella posizione di capo degli dei, o semplicemente una… serena dipartita.
5. Un invito che, se accolto, come logica vorrebbe, chiuderebbe lì l’intera Tetralogia!

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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