L’Anello
arriva subito al centro della nostra attenzione, non tanto musicalmente, quanto
scenicamente: è Brünnhilde (che attende a sua volta l’arrivo della notte) che
lo sta contemplando con esaltazione e – mentre clarinetti, corno inglese e
fagotti espongono sommessamente, in LAb, il motivo di Siegfried erede della potenza del mondo - lo bacia ripetutamente,
il che non fa che confermarci che il potere irresistibile del manufatto di
Alberich ha ormai contagiato, anzi soggiogato,
anche lei.
Ma
ecco che un sordo tuono si fa udire, e con esso un rumore di aerea cavalcata
(con relativo tema inconfondibile nei corni) su dense nubi; ancora
un’apparizione, ora in SOLb, del motivo di Siegfried
erede della potenza del mondo, poi i temi della Cavalcata e del Grido di
guerra si fanno largo, mentre Brünnhilde si chiede chi stia arrivando da
lei: le risponde da lontano la voce della sorella Waltraute, mentre fa capolino
anche il tema della Fuga di Siegmund e Sieglinde (udito all’inizio del
second’atto di Walküre) a testimoniare che la Valchiria sopraggiungente non è
proprio lì in viaggio di piacere!(1) Finalmente lei “atterra” nell’abetaia
circostante, e in modo piuttosto... rovinoso, almeno a giudicare dagli otto
secchi colpi di timpano che ne accompagnano la manovra.
L’incontro
fra le due Valchirie (o ex-) serve a Wagner per ragguagliare Brünnhilde, ma
soprattutto noi spettatori, sulle più recenti vicende relative a Wotan, che
avevamo lasciato, scornato e con la lancia a brandelli, nel terz’atto del
Siegfried. Qualcosa per la verità ci era già stato profetizzato al proposito
dalle Norne nella loro notturna apparizione, proprio all’inizio del dramma, ma
ora Waltraute reca notizie assai più aggiornate e dettagliate. In più lancerà
un accorato quanto inascoltato appello alla sorella, che sperimenterà subito
dopo le prime, drammatiche conseguenze del suo categorico rifiuto ad
accoglierlo. Naturalmente Wagner approfitta anche di questa occasione per
riproporci, sempre trasformati o variati, diversi temi che ci sono
perfettamente noti.
Subito
Brünnhilde chiede alla sorella cosa l’abbia condotta da lei, ricevendone una
laconica risposta, accompagnata però dal concitato tema del Pianto delle Valchirie (che nel
terz’atto di Walküre aveva caratterizzato il terrore delle guerriere di fronte
all’ira di Wotan) che non lascia presagire nulla di buono. Dunque, Wotan: Brünnhilde
– illusa - domanda alla sorella se per caso sia stato il padre ad inviarla da
lei, magari per notificarle l’intenzione di offrirle una completa
riconciliazione. Lui infatti, dopo averla punita, si era già in parte pentito –
ricorda la ex-Valchiria – e dietro la sua ansiosa preghiera (qui il primo
clarinetto ricorda sommessamente per due volte il tema della Giustificazione!) aveva acconsentito a
proteggerne il sonno con l’impenetrabile fuoco, creando quindi indirettamente
le condizioni per il suo incontro con il più grande e nobile degli eroi:
Siegfried. E il tema del Saluto al mondo
sottolinea il ricordo della felicità che quella punizione le ha arrecato.
Al
ricordo dell’incontro con Siegfried, ecco il relativo tema dell’eroe innalzarsi
(in SI maggiore) sulle parole “der herrlichste Held”,
prima accompagnato, poi subito seguito (su “gewann mich zum Weib!”) da
una variante del tema del Saluto d’amore,
che pare sprizzare felicità da ogni nota in staccato
degli archi. E ancora, sulle parole “In seiner Liebe
leucht' und lach' ich heut' auf“ (Nell'amor suo oggi io risplendo e rido) ecco
ribaditi i motivi del Saluto al mondo
e poi dell’esaltato Saluto d’amore.
Brünnhilde
abbraccia Waltraute con grande calore, ma ai suoi gioiosi motivi si mescolano
quelli, concitati e cupi, della sorella, che purtroppo per lei non è venuta lì
per farle complimenti e auguri, tantomeno per condividerne la scelta
esistenziale! Fra le due si instaura un botta-e-risposta caratterizzato
dall’apparizione (cosa che si protrarrà nel seguito) del tema del Malcontento di Wotan (o spesso del solo
suo incipit) poiché è lo stato di depressione del dio che terrà banco
nell’accorato racconto di Waltraute. Brünnhilde intanto comincia a cambiar
d’umore: ha intuito che la sorella non reca buone nuove, e che il perdono
definitivo di Wotan era solo una sua pia illusione. Perciò si prepara con
preoccupazione ad ascoltare ciò che Waltraute è venuta a notificarle.
Come
detto, si tratta in buona parte di notizie relative a fatti a noi già
conosciuti, ma non a Brünnhilde che, mentre quei fatti si materializzavano,
ancora stava… sognando, lassù su quella rupe dove il padre l’aveva
addormentata, circondata dal fuoco. Mentre il motivo del Malcontento di Wotan imperversa, ecco che Waltraute racconta del
dio che non si cura più delle Valchirie, che vagano cavalcando nell’angoscia
(motivo della Cavalcata); che poi si
mette a girare il mondo sul suo cavallo (motivo del suo vagare); che infine –
notizia proprio fresca fresca – fa ritorno al Walhall con la lancia a brandelli
(ah, come è ridotto male il suo tema, preceduto e seguito da uno spezzone di
quello del Tarnhelm, perché solo un
misterioso eroe può aver infranto quell’asta); che ordina ai suoi eroi di
abbattere il mitico Yggdrasil (anche
qui, poche note ce ne ricordano l’antica maestosità) e poi di ridurlo in ceppi,
accatastati nella sala del trono (e saranno quei ceppi ad ardere alla fine del
quadripartito dramma, come ci anticipa inequivocabilmente la seconda sezione
del motivo della Potenza degli dei
che, cosa preannunciata già dalle Norne, sarà anche quello della loro Catastrofe!); Wotan che riunisce tutti
nella grande sala, mentre il tema della Catastrofe
si intreccia con quello del Walhall, che qui ancora chiude nobilmente sul SOLb,
ma il cui destino è evidentemente segnato.
Insomma,
tutti fatti a noi noti, perché vissuti in diretta o anche ascoltati dal
racconto profetico delle Norne. Ora ecco però le ultime novità: Wotan,
immobile, muto e cupo, siede sul trono stringendo i resti della lancia
distrutta da Siegfried e nemmeno tocca più le mele d’oro di Freia! (Mamma mia,
ascoltare qui il tema deperito dell’Eterna
giovinezza fa un’impressione a dir poco disturbante.) L’ansia gravante
sulla sala del trono si potrebbe davvero tagliare col coltello, e non a caso il
tema del Walhall vaga ora storpiato, irriconoscibile (o peggio ancora, sempre
più rassomigliante al tema da cui deriva, l’Anello!)
come una livida luce che illumina sinistramente i volti di dèi, eroi e
Valchirie stretti in cerchio intorno a Wotan.
Ma
il capoccia degli dèi, ancora e nonostante tutto, non sembrerebbe rassegnato ad
una fine inevitabile. Il primo indizio ci viene da una nuova notizia fornitaci
da Waltraute: si tratta precisamente dell’accenno ai due corvi, inviati da
Wotan nel mondo terreno in cerca di notizie (possibilmente) “positive” per gli
dei; dopo averli già fugacemente incontrati nel Siegfried, in occasione dello
scontro del ragazzo con il nonno, ritroveremo i corvi anche nel terzo atto,
come osservatori dell’uccisione dello stesso Siegfried e – più tardi –
dell’olocausto di Brünnhilde, che li inviterà a portare a Wotan la notizia
della restituzione dell’anello al Reno, ma anche il fuoco che distruggerà il
Walhall, con tutti i suoi inquilini… Wagner associa ai neri volatili(2), in due
occasioni (qui nel ricordo di Waltraute e poi nell’accorato messaggio di Brünnhilde
al padre, poco prima dell’olocausto) una sorta di Leitmotiv, formato dal tema
della schiavitù (dilatato nel tempo) seguito da un’ascesa, nei violini (SOL-SOL#-LA-DO-SI-DO)
diversamente armonizzata nei due episodi. Anche la melodia delle frasi delle
due Valchirie è quasi la stessa nei due casi: ma mentre qui, nelle parole di
Waltraute, ancora “c’è speranza” (che il dio possa tornare almeno per una volta a sorridere, come
auspicano anche il motivo dell’Oro del
Reno - come altre volte qui riferito a… Brünnhilde - e gli arpeggi di
flauto e oboe) là Brünnhilde non lascerà scampo alcuno agli dèi, e la musica
ancor meno, intonando nei tromboni il tema della Maledizione!(3)
Subito
dopo, Waltraute racconta che Wotan, in un momento di particolare commozione,
stringendola al petto, ha ricordato lei, Brünnhilde, e il tema del suo addio
alla figlia prediletta (Zum letztenmal…) ne accompagna il sovvenire. Ancora sul
tema dell’Oro del Reno (=Brünnhilde)
Wotan esprime la speranza che lei possa restituire l’anello alle Ninfe:
musicalmente il concetto viene espresso dal tema dell’Anello che si fa udire nei clarinetti, subito seguito da quello
della Rinunzia e poi nei corni da
quello della Maledizione, che in quel
caso cadrebbe all’istante, così che il dio e l’universo intero verrebbero
redenti(4). Manco a dirlo, sono i temi
dell’Oro del Reno e del Walhall (in REb!) che chiudono
suggestivamente questa parte del racconto di Waltraute.
La
quale lo conclude – sempre accompagnata dal Malcontento
o da suoi spezzoni - ricordando come lei sgattaiolò furtivamente fuori dal
Walhall per precipitarsi dalla sorella, in modo da convincerla a compiere il
bel gesto auspicato dal padre. È ancora una variante del Malcontento che apre la risposta di Brünnhilde: lei ha ormai
abbandonato il mondo divino (come ci testimoniano vaghi e remoti accenni al
tema del Walhall) e nemmeno riesce
più a capire i problemi che lo agitano. Chiede quindi alla sorella cosa di
preciso lei le stia chiedendo di fare.
Mentre
i tromboni espongono il tema dell’Enigma
del destino, i primi violini esplodono quello dell’Anello, assai mosso e variato (la prima parte, discendente, tornerà
quasi subito, poi verrà pari-pari replicata e reiterata nella quarta scena del
second’atto, al momento per Brünnhilde di scorgere l’anello al dito di
Siegfried): Waltraute lo indica precisamente alla sorella, chiedendole senza
mezzi termini di liberarsene, per il bene di Wotan. Brünnhilde è letteralmente
scandalizzata: io buttare l’anello? Sì, alle Figlie del Reno! Cosa, il pegno d’amore di Siegfried? (la chiusa del Saluto
al mondo si ode in oboi e clarinetti.) Sorella: ti ha per caso dato di
volta il cervello?
Waltraute
insiste per l’ultima volta, in un turbinio di note che strapazzano l’Anello da
ogni lato: buttalo nei flutti, per salvare il Walhall dalla rovina!(5) Brünnhilde
quasi la irride: ma sai tu cos’è per me? Esso vale più di tutti i Walhall
dell’universo, per me il solo gettargli uno sguardo conta più di tutta la
fortuna degli dèi (e il tema del Saluto
al mondo certifica queste esternazioni). Ma il colpo di grazia, per così
dire, alle implorazioni della sorella, lo dà ancora una volta la musica: “Denn selig aus ihm leuchtet mir Siegfrieds Liebe” (Poiché
da lui beato l'amore di Siegfried a me riluce) canta Brünnhilde, e in
orchestra sale, stupendo e inconfondibile, in un luminoso LA maggiore, il tema
dell’Eredità del mondo!
Il
clarinetto basso intona ora il tema di Brünnhilde
adulta, ad esprimere significativamente il di lei desiderio di convincere
la sorella della gioia dell’Amore… E subito dopo è ancora il clarinetto ad
esporre, dolcissimo, il tema del Saluto
d’amore, amore che quell’anello custodisce e garantisce. Poi, su una
convulsa riapparizone del tema del Malcontento,
Brünnhilde invita seccamente la sorella a tornarsene da dove è venuta: lei
l’anello non lo abbandonerà mai! Ed è questo uno snodo fondamentale nello
sviluppo del Ring.
___
Note:
1. Nella Siegfrieds Tod era l’intero stormo delle
otto sorelle a far visita a Brünnhilde. Ma si trattava in pratica soltanto di
una breve visita di cortesia, durante la quale Brünnhilde spiegava loro la
ragione della sua punizione da parte del padre, dopodichè loro se ne andavano a…
timbrare il cartellino: raccogliere gli eroi caduti in battaglia per portarli
al Walhall. Tutti fatti che Wagner deciderà in seguito di presentarci in grande
dettaglio – e mirabilmente in musica! - nella Walküre. La presente scena si
arricchirà invece di tutti i drammatici risvolti legati al conflitto
Siegfried-Wotan, alla imminente fine di quest’ultimo e al problema dell’Anello,
tutti aspetti che l’opera originaria non contemplava in alcun modo.
2. Nell’Edda i corvi (Huginn e Muninn) rappresentano pensiero e memoria, potremmo dire “il libero arbitrio” e la “conoscenza universale”: Huginn in particolare è prezioso per Odin, in quanto lo ragguaglia sulle “tendenze in atto” nel mondo degli umani: se essi cioè stiano operando – con l’impiego della libertà - la loro evoluzione secondo la volontà, le direttive e gli auspici divini o se invece – sempre in forza di quella medesima libertà – non stiano per caso prendendo strade pericolose, rischiando di compromettere l’esistenza stessa degli dei. Wagner non si addentra in tali particolari (il problema del “libero arbitrio” lo ha già trattato da par suo…): si direbbe che faccia dei corvi un uso poco più che didascalico ed effettistico; del resto, per lui Wotan ha già capito da tempo – fin dal secondo atto della Walküre – di non aver altro destino che la fine…
2. Nell’Edda i corvi (Huginn e Muninn) rappresentano pensiero e memoria, potremmo dire “il libero arbitrio” e la “conoscenza universale”: Huginn in particolare è prezioso per Odin, in quanto lo ragguaglia sulle “tendenze in atto” nel mondo degli umani: se essi cioè stiano operando – con l’impiego della libertà - la loro evoluzione secondo la volontà, le direttive e gli auspici divini o se invece – sempre in forza di quella medesima libertà – non stiano per caso prendendo strade pericolose, rischiando di compromettere l’esistenza stessa degli dei. Wagner non si addentra in tali particolari (il problema del “libero arbitrio” lo ha già trattato da par suo…): si direbbe che faccia dei corvi un uso poco più che didascalico ed effettistico; del resto, per lui Wotan ha già capito da tempo – fin dal secondo atto della Walküre – di non aver altro destino che la fine…
3. Sulle possibili
interpretazioni del finale del Ring torneremo peraltro nel “commiato”.
4. Come
si evince dal racconto di Waltraute, Wotan è tuttora prigioniero della sua
schizofrenia, la stessa che era emersa chiaramente nel terz’atto di Siegfried,
dapprima durante l’incontro con Erda (dove il dio aveva annunciato di aspettare
la sua fine, ma in piena serenità, essendo le sorti del mondo sul punto di passare
nella mani fidate di Siegfried e Brünnhilde); poi durante lo scontro con il
nipote, che Wotan (incoerentemente con il suo ottimismo di poco prima) aveva
cercato di fermare per impedirne l’unione con la ex-Valchiria). Inoltre, qui
non è chiaro se la redenzione auspicata da Wotan comporterebbe anche la sua
permanenza nella posizione di capo degli dei, o semplicemente una… serena
dipartita.
5.
Un invito che, se accolto, come logica vorrebbe, chiuderebbe lì l’intera
Tetralogia!
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