Ci
eravamo soffermati poco fa (nel Prologo) sul rapporto di Brünnhilde con
l’Anello, sottolineando il fatto che lei ne conosce alla perfezione tutti i
retroscena ed è anche informata della serietà della maledizione che grava su di
esso: che due precedenti proprietari, i Giganti, ne siano già stati vittime
glielo hanno riferito Wotan (nella Walküre, per Fasolt) e Siegfried medesimo
nel citato Prologo (per Fafner). Ma allora, perchè mai Brünnhilde non decide di
liberarsene in tempo, ma compirà il nobile gesto solo alla fine del Ring, e per
di più “in ritardo” rispetto al fuoco di Loge che avvolgerà Wotan e tutti gli
dèi?
La
sua spiegazione a Waltraute è convincente solo fino ad un certo punto: vero è
che a lei l’anello è stato donato come pegno d’amore, quindi in modo sicuramente
disinteressato, da parte di un uomo che ne ignora oltretutto le drammatiche
proprietà; ma è pur vero che a lei tali proprietà sono perfettamente
conosciute. Vero altresì è che lei non ha la minima intenzione di impiegare alcuna
delle prerogative dell’Anello: non ha mire di potenza economica, né di dominio
politico, e nemmeno si limita a godere del puro piacere estetico, tutto
personale, di portare al dito un gioiello prezioso. No, per lei quell’anello ha
esclusivamente un significato affettivo: rappresenta il suo Amore, l’amore che
lei nutre per Siegfried e l’amore che Siegfried le ricambia.
Allora
potremmo domandarci se il suo rifiuto a cederlo al Reno - col che verrebbe neutralizzato
tutto il male cosmico che quell’Anello
trascina con sé - sia di natura viscerale o razionale. Se cioè Brünnhilde
agisca emotivamente, sotto l’irresistibile impulso dei sentimenti, o se invece
lei non stia commettendo razionalmente un atto
di presunzione, come Wotan prima,
Fasolt e Fafner poi: pensare cioè di poter “controllare” le proprietà
dell’anello, di poterlo trattenere con sè, per così dire, “a fin di bene”.
Ma
in fondo si tratterebbe di una domanda stucchevole, poiché la maledizione di
Aberich non può certo fare sconti di alcun tipo, per definizione, e tanto meno
ne può fare proprio nel caso di Brünnhilde, dove l’Anello è strettamente
connessso all’Amore. E ciò per una semplicissima ed evidentissima ragione: l’intima
natura di quell’Anello, la sua stessa
causa di esistenza, si potrebbe dire, risiede precisamente nella negazione dell’Amore. E così anche la
povera (ingenua o presuntuosa fa lo stesso) Brünnhilde sperimenterà prestissimo
le conseguenze del suo rifiuto a liberarsi di quello spregevole oggetto.
Manco
a dirlo, è la musica che si incarica di chiarirci ogni dubbio: ci basta ascoltare
la frase che Brünnhilde canta per sancire in modo definitivo il suo rifiuto a
liberarsi dell’Anello in nome dell’Amore, subito prima di cacciare la sorella
(“die Liebe liesse ich nie, mir nähmen nie sie die
Liebe”, l'amore mai io non potrei lasciare, l'amore mai non mi potrebbero
levare). Noteremo come il tema della Rinunzia
(sempre in DO minore) sfoci imprevedibilmente in un’imperiosa e ottimistica
impennata, dal LAb fino al FA sovrastante. Ma quell’impennata è purtroppo anche
sommamente velleitaria, se è vero che è seguita immediatamente, proprio
sull’ultimo Liebe, dalla settima
discendente (FA-SOL) che ricorda sì l’Amore, ma anche e soprattutto l’Amore maledetto, causa diretta e unica
della fabbricazione dell’Anello da parte di Alberich!
Parafrasando
il proclama che Sachs lancia alla fine dei Meistersinger, Brünnhilde sbotta: ma
che se ne vada pure in rovina il Walhall con tutta la sua pompa! e il tema del Walhall sembra proprio cadere a pezzi, reiterando
la sezione discendente, incapace di percorrere quella ascendente. Waltraute non
crede alle proprie orecchie, e il tema della Maledizione accompagna le sue rimostranze alla sorella, che le
risponde – sullo stesso tema! come a respingere la maledizione al mittente – per
cacciarla in modo brutale, e definitivo. E per sopramercato le tira dietro pure
due secche repliche del tema della Collera!
A
Waltraute non resta che gridare: guai! a tutti! E poi, su colossali apparizioni
del motivo della Frustrazione, corre
ad inforcare il suo ippogrifo per tornarsene, accompagnata da spezzoni di Cavalcata e Grido di guerra, a mani vuote al Walhall. Ma anche per Brünnhilde,
l’inizio della fine è ormai questone di… pochi secondi.
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