7 feb 2016

5.3.4.1 Götterdämmerung: Atto II – Scena IV: arriva la seconda coppia


Dunque Gunther e Brünnhilde sbarcano a Gibichheim, accolti festosamente dalla folla, sempre con un enfatico SIb maggiore che supporta un Inno di saluto, un motivo marziale puntato (come quello dei ghibicunghi) assai retorico e pesante, che scende dalla tonica alla sesta (SOL) per poi tornare al SIb e da qui salire per gradi alla dominante FA: come si vede, anche questa è musica tipica delle pompose scene dei melodrammoni da grand-opéra (basta ascoltare il becero accompagnamento dominante-tonica in timpani e trombone basso per convincersene). Ma a dispetto della generale allegrezza, la didascalia ci dice che Brünnhilde è palesemente alterata, sguardo basso e atteggiamento da cane bastonato, altro che emozione per essere la promessa sposa del Re e la futura Regina! Ma ancor di più è esplicita la musica che si ode: sullo sfumare dell’Inno, con i suoi dozzinali rintocchi di timpano (FA-SIb) ecco violini secondi e viole emettere una veloce terzina attorno al DOb, sulla quale il timbro dolente del clarinetto basso esala l’attacco del tema - quanto mai intristito - della cavalcata!

Gunther pare non farci caso e, modulando a REb per poi tornare al SIb, mostra ai suoi sudditi - con orgoglio pari alla faccia tosta, testimoniata dalla chiusa del motivo dei ghibicunghi - la conquistata sposa. E i sudditi ripiombano subito nella loro volgare perorazione dell’Inno di saluto. Adesso Gunther conduce verso il palazzo, per incontrarvi l’altra coppia di sposi, una Brünnhilde sempre più mogia e ritrosa, come ci conferma nuovamente lo spezzone di cavalcata che la segue (in clarinetti e corni). Ma ora ad esso si aggiunge sinistramente il tema della follia della vendetta (che avevamo ascoltato alla fine del primo atto, quando Brünnhilde aveva imprecato contro Wotan) poichè è questo il sentimento che ormai ha invaso la mente della donna e che fra poco diventerà proprio ossessivo.

Intanto i violini, modulando a SOL maggiore, ci hanno annunciato, attraverso il grido di nozze, Gutrune e Siegfried che escono dalla reggia per salutare i... cognati. E qui Gunther, con grande enfasi ed ufficialità, dopo aver omaggiato l’eroe (che gli ha gentilmente e gratuitamente procurato la superba sposa...) presenta a tutti, accompagnato dal grido di nozze, le due coppie che si uniscono in matrimonio: Brünnhilde e Gunther (qui ha modulato al MIb), Gutrune e… Siegfried! E pronunciando il nome dell’eroe modula ulteriormente a SI (=DOb) maggiore sul quale udiamo la tromba esplodere il tema ampliato della spada, come si vede un semitono più basso del naturale (la corruzione!) Tema che sfocia poi in una tremenda settima diminuita chiusa dal precipitante motivo di Hagen : e non a caso, poichè quel nome pronunciato da Gunther ha letteralmente schiantato la povera Brünnhilde.

Solo ora lei, non credendo alle sue orecchie, alza gli occhi su Siegfried, quasi per sincerarsi di non avere un’allucinazione: gli archi bassi intanto l’accompagnano con il tema della follia della vendetta, che ormai occuperà la sua mente fino a convincerla a condividere la decisione – lo vedremo nella prossima scena - di sopprimere l’amato, mutatosi in traditore. La costernazione degli astanti è sottolineata dai tromboni che, pianissimo su sordi rintocchi di timpano, citano due motivi in sequenza: dapprima quello dell’enigma del destino e subito dopo quello del Tarnhelm, a rappresentare precisamente effetto e causa di ciò che sta avvenendo.  

Mentre Siegfried si avvicina a Brünnhilde udiamo in corno inglese e viole il motivo dell’inganno, subito seguito, nei corni, da quello di Hagen: ancora una volta un chiaro nesso effetto-causa! Siegfried chiede a Brünnhilde che cosa la preoccupi, e in orchestra si ode il motivo di Gutrune: perchè è la scoperta del rapporto fra Siegfried e la principessa ghibicunga che ha sconvolto la mente di Brünnhilde, incapace di comprendere ciò che sta davanti ai suoi occhi. Dopo che Siegfried le ha spiegato, da perfetto ebete e sempre accompagnato dal motivo di Gutrune, che lui impalma la sorella di Gunther, il quale sposa lei, Brünnhilde sbotta in un’accusa tremenda: io sposa di Gunther? Tu menti! E tutta l’orchestra esplode in un sinistro accordo seguito ancora dall’enigma del destino

Ora Brünnhilde, sopraffatta dallo sconforto, sta proprio perdendo i sensi, e crollerebbe al suolo svenuta se Siegfried, che è il più vicino a lei in quel momento, non la sorreggesse, mentre nel clarinetto risuona il tema di Brünnhilde donna, con lei, fra le sue braccia, che si chiede come possa Siegfried non riconoscerla. Il suo tema è poi ripreso dai violoncelli e addirittura cantato da Siegfried per invocare l’intervento di Gunther a soccorrere la sposa.

In quel preciso momento Brünnhilde scorge al dito di Siegfried l’Anello! E qui assisteremo a qualcosa di (letteralmente) incredibile.

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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