3 apr 2015

5.2.2.3 Götterdämmerung: Atto I – Scena II: Siegfried sigla il patto scellerato


Mentre ancora tiene lo sguardo fisso verso la camera in cui Gutrune si è ritirata, Siegfried, di punto in bianco, chiede a Gunther se sia maritato(1).

Non ancora, risponde asciutto il Ghibicungo, e per la verità non credo lo sarò mai, anche perché l’unica donna che davvero farebbe per me (attenzione: qui il corno, con suono bloccato, fa udire il tema della cavalcata!) mi risulta proprio irraggiungibile. Il tema di Hagen suggella la sua risposta, al che Siegfried, come si addice alla sua natura di eroe un po’ guascone (e vedremo che in questo caso non sarà neanche disinteressato) subito si offre di aiutarlo, accompagnandosi nientemeno che con il tema dell’Estasi d’amore!

Ormai l’infernale meccanismo ordito da Hagen si è messo in moto, e nulla più lo potrà arrestare. Assistiamo subito, in sole nove battute musicali, ad un incredibile duetto fra Gunther e Siegfried, dove il primo racconta pochi particolari della donna cui ambirebbe, e il secondo ripete pappagallescamente tra sé ogni verso del primo, mostrando segni di sbalordimento, una sensazione di “già visto” e infine chiari sintomi di amnesia.    

Proprio imitando alla lettera (anche nella tonalità di SI maggiore) il racconto che il fratellastro aveva fatto a lui e sorella nella prima scena, Gunther, accompagnato negli archi dall’Incantesimo del fuoco, spiega (! a Siegfried!) in una sola battuta che la donna in questione vive su un’alta roccia (“Auf Felsen hoch ihr Sitz”). Siegfried trasalisce e, nella seconda battuta, ripete meccanicamente quelle parole. Nella terza battuta Gunther spiega che il fuoco circonda la dimora della donna (“ein Feuer umbrennt den Saal”) parole ripetute nella quarta battuta da Siegfried. Ancora Gunther (battute 5-6) afferma che solo chi irrompe attraverso quel fuoco… (“Nur wer durch das Feuer bricht”) e sempre Siegfried (battute 6-7) ripete le parole, mentre nei legni e poi nei corni si ode il tema dell’Uccellino. Conclude Gunther (battute 7-9): …potrà far sua Brünnhilde (“darf Brünnhildes Freier sein”) accompagnandosi ancora al motivo dell’Uccellino.

Qui Siegfried, al sentir pronunciare il nome di Brünnhilde, smette di ripetere fra sé le parole di Gunther e il suo atteggiamento mostra che lui si è completamente (così la didascalia) dimenticato della sua donna!(2) Il tema dell’Inganno magico è lì a certificare l’effetto della droga, anticipando la sconfortata quanto maligna conclusione di Gunther: non ce la farò mai ad attraversare quel fuoco.

Ma del fuoco di Loge gli archi riprendono, virando a SIb, il tema variato, che risveglia Siegfried dal suo torpore; dopo una caduta SOL-SOLb (la schiavitù) il nostro intona, dal FA e imitando il tema di Loge, la sua offerta: io non temo il fuoco, libererò la donna, sono tuo servitore e ti regalo il mio coraggio, così in cambio mi conquisterò per sposa Gutrune! Sul cui motivo canta l’ultimo verso, ormai completamente plagiato dalla droga.

E sul motivo di Gutrune Gunther lo rassicura: ma certo che te la concederò! Il tema della cavalcata si sovrappone per due volte a quello del fuoco, mentre Siegfried conferma: ti porterò Brünnhilde, e ne canta il nome sulla chiusura del tema di Gutrune! Come farai, chiede Gunther? Semplice: usando il Tarnhelm (il cui tema fa capolino nei legni) per assumere le tue sembianze(3). Bene, allora impegnati con un giuramento!

Fratellanza di sangue giuri un giuramento! Così Siegfried risponde enfatico, scendendo dalla dominante FA alla tonica SIb, poi salendo alla sopratonica DO e da qui alla sottostante dominante FA, per poi chiudere sul SOLb. Che enarmonicamente è il FA# da cui partono le tube per scolpire, tremendo, il tema della maledizione, subito seguito nei tromboni da quello, altrettanto protervo, del Patto: eccolo qua, dipinto in suoni, il patto maledetto!
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Note:
1. Domanda piuttosto bizzarra, in un simile frangente: ci si aspetterebbe che Siegfried chieda se è Gutrune ad essere per caso già accasata, avendo ormai lui tutte le intenzioni di farla sua. Ma ciò vanificherebbe sul nascere il disegno di Hagen, e con lui quello di… Wagner! E così deve essere proprio Siegfried a porre la domanda con la quale comincia a scavarsi la fossa.  
2. Qui abbiamo ulteriore conferma dell’effetto selettivo del filtro. E del resto, solo così si potrebbe riconoscere che tutte le successive azioni di Siegfried siano fatte, ancora e sempre, in perfetta buona fede, e senza infrangere la logica (salvo in un punto capitale, come vedremo) anche se potranno risultare del tutto incomprensibili ed inspiegabili (o spiegabili con motivazioni sbagliate, comportando altrettanto sbagliate reazioni) a chi aveva già consuetudine con lui (leggi Brünnhilde): e ciò è esattamente quello che Hagen vuole che accada, per trarne profitto per sè. Peraltro, lo stesso Wagner sarà successivamente indotto in piccole o grandi contraddizioni nella gestione dei ricordi di Siegfried, per necessità legate allo sviluppo del dramma. E ciò faremo notare di volta in volta. Resta però aperto un punto di capitale importanza: il tradimento di Siegfried verso Brünnhilde è davvero un atto inconsapevole, perché commesso “fuori dal possesso delle proprie facoltà mentali”? Se sì, non si vede allora perché Brünnhilde, alla fine dell’opera, quando ogni cosa è stata chiarita, ne faccia addebito all’eroe… se no, allora Siegfried non si meriterebbe più le onoranze che gli verranno tributate, e tutto il significato dell’opera rischierebbe di venirne pericolosamente stravolto. Torneremo a suo tempo a discuterne.
3. Anche qui la plausibilità della trama viene messa a dura prova: se il Tarnhelm di Alberich è utilizzabile da Siegfried (come lo era stato a suo tempo da parte di Fafner) perché mai non dovrebbe esserlo ugualmente da parte di Gunther? Ciò consentirebbe a quest’ultimo di neutralizzare le fiamme che proteggono Brünnhilde ed evitare tutta la pericolosa manfrina della sua sostituzione con Siegfried: quindi di prendersi la ex-Valchiria agendo in prima persona, senza bisogno di un intermediario. Certo, la povera Gutrune non se ne sentirebbe troppo gratificata! Ma soprattutto Wagner non avrebbe più un Ring da portare avanti!

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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