Anche
il cammino di ritorno di Brünnhilde dalla più profonda angoscia al suo
definitivo abbandono tra le robuste braccia di Siegfried è caratterizzato da
una lenta evoluzione, che si può schematicamente suddividere in due stadi
principali.
Dapprima
l’accettazione di un amore, per così dire, platonico,
tutto intellettuale, in uno scenario che vedrebbe la ex-valchiria nel ruolo di
semplice “musa ispiratrice” di Siegfried, ma che escluderebbe ogni e qualsivolglia
contaminazione e contatto carnale: insomma, una Brünnhilde che non sarebbe più
divina, ma nemmeno diventerebbe pienamente umana.
Ma
poi, dietro le montanti, poderose e precisamente carnali insistenze di
Siegfried, il crollo di ogni resistenza e la decisione di abbandonarsi
totalmente all’amore pieno (quindi innanzitutto carnale!) e di essere donna
fino in fondo, accettando anche tutti i rischi che a questa decisione sono
strettamente connessi.
La
voce grave, isolata, del clarinetto basso riprende il FA# su cui Brünnhilde
aveva chiuso la frase (“Sieh' meine Angst!”) e
canta un breve recitativo, chiudendolo sul SI; la qual nota diviene dominante
del MI maggiore sul quale udiamo un tema dall’andamento dolce e sognante, un
tema che è nuovissimo per il Ring, ma che Wagner aveva in serbo da parecchio,
avendolo impiegato anni addietro per farci un tempo del suo quartetto – detto “di
Starnberg” poichè colà ideato, anche se mai compiuto - dedicato a Cosima, ai
tempi dell’inizio della loro relazione, ancora extraconiugale(1).
È
il tema cosiddetto della Pace(2), il
sentimento che ora, quasi improvvisamente, sta subentrando in Brünnhilde
all’angoscia che l’aveva poco prima attanagliata. I primi violini,
contrappuntati dai violoncelli con un vago ma significativo richiamo al motivo
del Sonno sulla sottodominante, lo presentano in tonalità di MI maggiore
(quella che in musica rappresenta convenzionalmente proprio la pace e la
serenità) con la sua caratteristica di muoversi dalla dominante (SI) alla
tonica per tornare continuamente alla dominante, attraverso terzine ascendenti
ed evocando uno scenario di tranquillità, di equilibrio, di pace per l’appunto.
Notiamo però un particolare inquietante, fra la quarta e la quinta battuta:
quella caduta di settima (MI-FA#) che abbiamo già più volte associato al
concetto di amore, ma anche a quello di amore maledetto: insomma, un’ombra che
comincia ad allungarsi su quello scenario apparentemente idilliaco?
Brünnhilde
– al colmo della commozione , ci dice Wagner - riprende il motivo in tonalità
minore, sulle parole “Ewig war ich, ewig bin ich…”,
io fui eterna, ed eterna sono(3), e lo sono per te, per il tuo bene (“zu deinem
Heil!”): una specie di sguardo non triste, ma languido, protettivo, verso quel
ragazzo da lei tanto amato quando ancora era un micoscopico embrione, e poi
sognato quasi come un messìa.
E non a caso proprio ad una specie di messìa lei si rivolge subito
dopo, con quel “O Siegfried! Herrlicher! Hort der Welt! Leben der Erde!
Lachender Held!“(4) e lo fa sul nuovo motivo detto di Siegfried erede della potenza del mondo(5), un motivo in LAb che si
impenna, a partire dalla mediante abbassata (SI) fino su alla tonica, passando
per mediante (DO) e dominante (MIb): e da lì torna, attraversando i gradi della
triade, sul LAb sottostante, da cui risale alla dominante MIb per degradare
alla sopratonica SIb. Ma il prodigio di questa sua prima apparizione sta nel
violento stacco modulante, chè a quel LAb maggiore si arriva repentinamente dal
precedente MI minore (relativa di SOL) la cui dominante SI, raggiunta sulla
parola “Heil”, diventa la mediante
abbassata da cui il nuovo motivo si diparte.
Lasciami,
lasciami, continua Brünnhilde, non avvicinarti con quella bruciante intimità,
non stritolare colei che ti ama (siamo tornati a MI minore). E chiude questa
esortazione imitando il motivo della Collera di Fricka, una specie di
spauracchio, di inconscio timore di un qualche castigo incombente. Poi si passa
al SOL maggiore, dove il tema di Siegfried erede della potenza del mondo (nei
violini) introduce quello della Pace, appena variato, sul quale la ragazza
domanda a Siegfried se mai egli si sia specchiato nelle acque calme di un
ruscello, contemplando la sua immagine. Bada bene, gli dice, se tu smuovessi le
acque, la tua chiara immagine ne verrebbe distrutta! E i fiati storpiano il
tema di Siegfried erede della potenza del mondo, proponendocelo in un DO
maggiore che vira sinistramente al minore, sulla reminiscenza – ancora – della
Collera di Fricka!
Perciò
non mi toccare, non turbarmi, prosegue Brünnhilde, mentre l’atmosfera si fa più
tranquilla e dal MI minore si passa al maggiore. Qui abbiamo il mirabile
connubio fra i due temi della Pace e di Siegfried erede della potenza del
mondo: il secondo nel flauto, il primo nei violini e nel canto di Brünnhilde,
che invita Siegfried ad essere felice e beato semplicemente specchiandosi in
lei. E lo fa con un’ardita modulazione a DO maggiore, sulle parole “ein Held! O
Siegfried! Leuchtender Spross!” cantate sul secondo tema (con salita al DO acuto,
su “Leuchtender”) che sfocia nel primo, mentre l’orchestra li contrappunta con
il tema del Sonno, quasi a significare che Brünnhilde vorrebbe tornare in
letargo, sognando il suo eroe, invece di goderselo completamente e
materialmente.
Àmati,
conclude (sul tema dell’Enigma!) e lasciami, con l’armonizzazione che torna a
MI maggiore, mentre il flauto ancora esala il tema del Sonno.
Ora
tocca al sempre più arrapato Siegfried rispondere, mentre l’atmosfera si
surriscalda e cangia a LA minore, quindi fugacemente a FA maggiore (sulla
sottodominante SIb) e infine a LAb maggiore: ma è te che io amo! ah, se tu mi
amassi! io non sono più padrone di me, potessi possederti! E il tema della
Gioia d’amore si scatena trasfigurando fin quasi a dilaniarlo quello del Sonno.
Sì, perché ora Siegfried riprende e ribalta la poetica immagine del
ruscello-specchio richiamata poco prima da Brünnhilde: in te vedo acque che
scorrono impetuose, ed io ardo dal desiderio di buttarmi in quelle acque per
ristorare la vampa che mi divora!
Siegfried
ha cantato qui, in LAb, una melodia che sale ripetutamente alla dominante per
chiudere splendidamente sulla tonica acuta. Da cui – sul verso “oh, dass seine
Wogen…”, o se le sue onde… - scende cromaticamente (SOL-FA#-MI) per modulare a
LA maggiore, tonalità dove Siegfried canta il tema della Pace (con quello del Sonno, negli strumentini, a far da contrappunto) ma
con piglio fiero e baldanzoso (evitando la tonica…) e pronunciando le parole “mich selig verschlängen, mein Sehnen schwänd' in der Fluth!”,
me beato inghiottissero, e sparisse nel flutto il mio bramare!
Insomma, per Siegfried la pace e il sonno si trovano solo nella
totale immersione nel rapporto amoroso con la donna. Ed ecco che sull’ultima
parola di Siegfried (Fluth) il LA diviene mediante di FA e proprio in FA
maggiore si dispiega il maestoso tema dell’Eredità del mondo, che sorge in
legni e violini e sfocia in quello del Saluto d’amore, con le due arpe ad
impreziosirli, mentre Siegfried implora: risvegliati, Brünnhilde, veglia, o fanciulla!
Modulando
a SIb, è il tema dell’Estasi d’amore ad accompagnare le parole di Siegfried: “Lache und lebe, süsseste Lust!”, ridi e vivi, gioia
dolcissima! E poi, la triplice, drammatica invocazione “Sei mein! Sei mein! Sei
mein!” che tocca dapprima il MI, poi il SOL e infine il LAb, sul quale ancora
si dispiega in oboi e clarinetto il tema del Saluto d’amore!
Brünnhilde è ormai vicina alla definitiva capitolazione. Cerca ancora
con dolcezza, ma con sempre minor convinzione (sembrerebbe) di indurre
Siegfried ad accettarla solo spiritualmente e lo scambio di battute fra i due è
emblematicamente sottolineato dall’orchestra in modo diverso: tempo calmo per
la ex-valchiria, accompagnata dalle arpe; tempo affrettato per Siegfried,
sostenuto da veloci terzine dei violini. Brünnhilde: ma tua sono stata
da sempre (su uno spezzone del Saluto d’amore); e allora sìilo proprio adesso!
la incalza Siegfried. Io sarò tua per sempre, replica lei, richiamando il
dolcissimo tema dell’Amore!
E
allora devi esserlo oggi! reclama Siegfried, modulando a SOL maggiore, sempre
accompagnato dalle spasmodiche terzine dei violini. E porta il suo affondo
conclusivo: abbracciandola appassionatamente canta: senti come ti stringo, come
i nostri petti palpitano e i nostri respiri si incontrano, occhi negli occhi,
bocca su bocca… Virando a DO maggiore, è il tema dell’Eredità del mondo ad
accompagnare l’ultima parte dell’esternazione di Siegfried: ecco ciò che tu sei
per me; e poi l’Estasi d’amore: ecco ciò
che sei stata e sarai!
Brünnhilde
è ormai, e finalmente, vinta! Se ora son tua? si chiede, accompagnata dal corno
inglese sul tema dell’Enigma del destino; quel destino che lei per prima aveva
evocato al padre di Siegfried nell’ormai remoto passato della Walküre; e che era
calato su di lei con il bacio narcotizzante di Wotan e il fuoco protettivo di
Loge, al momento del suo sprofondare in quel sonno da cui ora lei avverte
doversi risvegliare del tutto, fino alle estreme conseguenze. Quel destino,
insomma, che adesso comincia a compiersi ineluttabilmente – nel bene e nel
male! - anche per lei e per Siegfried.
Quanto lei si era sottratta, persino violentemente, al primo
assalto di Siegfried, tanto più ora lei lo asseconda, stringendolo a sé quasi
con furia (heftig)!(6) Anche il suo
canto ora si agita, tacciono le arpe e invece imperversano i violini, mentre
lei esterna senza più reticenze il tumulto che scoppia nel suo animo.
Ancora ripete, sul tema dell’Enigma, la domanda retorica: se ora son tua? L’orchestra quasi
ammutolisce, si odono solo un clarinetto e un flauto intercalare con cupi
richiami del Saluto d’amore le domande di Brünnhilde, che chiede a Siegfried se
lui non sia accecato dal suo sguardo, stritolato dal suo abbraccio, arso dal
suo fuoco (violoncelli e contrabbassi mormorano qui addirittura il tema del
Drago, quasi a mettere paura al ragazzo!) E mentre i corni esplodono il tema
della Cavalcata, chiude la sua esternazione quasi con una… minaccia: “Non temi tu, Siegfried, non temi tu la donna che
selvaggiamente infuria?” e lo canta sul tema del Grido di guerra delle
Valchirie, mentre i corni ancora contrappuntano con quello della Cavalcata.
L’ultimo verso di
Brünnhilde (“das wild wütende Weib?”) è cantato però sul
tema di Siegfried, ripreso da corni e violoncelli, mentre il ragazzo non crede
alle proprie orecchie, resta per un attimo quasi sgomento e poi non sa più
trattenere la gioia per l’agognata conquista. Sempre sul suo tema (ripreso due
volte a distanza di un tono intero, prima SI poi LA) ripete concetti già
espressi in precedenza: l’accendersi di torrenti di sangue, lo struggersi di
sguardi, lo stringersi di braccia… Infine, lasciando momentaneamente la
stretta, ammette di aver di nuovo dimenticato la paura, che Brünnhilde
gli aveva appena insegnato. E lo canta accompagnato dall’insistito MI
dell’oboe, che gli ricorda il tema dell’Uccellino (la cui profezia ora si sta
compiutamente avverando!) sulla cadenza del quale (salita da dominante a
tonica, a mediante e discesa alla sopratonica, in MI maggiore) Siegfried
esterna la sua incontenibile gioia.
Brünnhilde
riprende il FA# di Siegfried e reitera il suo Grido di guerra, inneggiando “O kindischer Held! O herrlicher Knabe!“, mentre fagotti e
violoncelli ancora “cavalcano” il suo tema di Valchiria. Poi su “Du hehrster Taten töriger Hort!“ si
slancia in un balzo che la porta al SI acuto. Adesso, modulando a DO maggiore,
per quattro volte ripete il termine “Lachend”, ridendo, per esprimere quattro
proponimenti, caratterizzati quasi da schizofrenia da ubriacatura d’amore: i
primi due cantati sul tema dell’Estasi d’amore (“ti debbo amare”, “mi voglio
accecare”) e poi “lasciamoci rovinare” e “andiamo a perdizione”.
Qui inizia propriamente la stretta finale, ed è un ultimo, vero e
proprio duetto all’italiana! È un
nuovo motivo ad introdurlo e a sostenerlo continuamente: il tema cosiddetto
della Decisione d’amare. Sempre in DO
maggiore, sono coppie di corni a proporcelo, con suoni ben decisi e tenuti,
senza legato (come prescrive la dinamica): otto semiminime che scendono come a
balzi i gradi della scala diatonica, dal sesto al terzo, su al quinto, giù al secondo,
su al quarto, giù al sesto; e poi due crome (secondo-terzo) seguite da tre
semiminime (quarto, terzo, secondo); ancora due crome (terzo-quarto) e la
semiminima sul quinto.
Su
questa prima esposizione Brünnhilde aveva concluso il suo ultimo Lachend, che
Siegfried ha ora ripreso (“Lachend erwachst du
Wonnige mir”, sorridente tu ti sei svegliata per la mia gioia). I corni ripetono la
Decisione d’amare, questa volta sviluppandola ulteriormente, mentre i due
giovani cantano in contrappunto le rispettive pulsioni: lei che manda a quel
paese addirittura il Walhall (e in modo assai più sprezzante di quanto non
avesse fatto Siegmund, al momento di rifiutare proprio le sue profferte)
augurandosi che cada in polvere; lui che si bea di lei che vive e sorride… Sul
Saluto d’amore, che nei fiati e nei violoncelli contrappunta la Decisione
d’amare, adesso lui saluta il giorno che li illumina, mentre lei rincara la
dose contro gli dei, cui dà un definitivo addio. Lui inneggia al sole che
risplende per loro, lei augura una fine gioiosa alla schiatta degli dei. Ancora
lui che saluta la luce che ha sconfitto le tenebre, lei che invita le Norne a
spezzare il filo della storia. Lui che saluta il mondo dove lei vive, veglia e
gli sorride, e lei che si augura il crepuscolo degli dei e le tenebre in cui
verranno annientati!
Ma adesso arriva il momento della pienezza dell’unione fra due
corpi, prima ancora che fra le anime. Brünnhilde
canta “Mir strahlt zur Stunde Siegfrieds Stern“, mi
raggia in quest'ora la stella di Siegfried, sul motivo dell’Eredità del mondo,
doppiato dall’oboe, mentre Siegfried, sull’Estasi d’amore, canta “Prangend
strahlt mir Brünnhildes Stern!”, mi raggia e splende di Brünnhilde la stella!
Sul SOL di “Stern” tenuto da Brünnhilde per cinque battute, Siegfried
ora intona il motivo della Decisione d’amare, cantando “Sie ist mir ewig, ist mir immer, Erb' und Eigen, ein' und all'”, per me
eterna, sempre per me, retaggio e possesso, uno e tutto; Brünnhilde lo
imita immediatamente, ripetendo lo stesso motivo e le medesime parole, ovviamente
al maschile.
Ora
non resta davvero che l’apoteosi, sostenuta da un’autentica orgia orchestrale.
“Leuchtende Liebe, lachender Tod”, lucente amore, ridente morte!, cantano per terze i due innamorati; fiati e violini
rispondono con l’Estasi d’amore, mentre quattro corni, con l’appoggio del
clarinetto basso e dei fagotti, esplodono l’Eredità del mondo; ancora il
“Leuchtende Liebe” a canone largo nelle voci, sul motivo dell’estasi
contrappuntato dall’Eeredità del mondo e, in fagotti ed archi bassi, dal tema
di Siegfried! Poi il “Lachender Tod” insieme nelle due voci, quindi ancora
“Leuchtende Liebe” con l’Estasi d’amore contrappuntata dal tema di Siegfried e
da quello dell’Eredità del mondo, il quale sale ora a raccogliere l’ultimo,
strepitoso, “Lachender Tod” cantato in unisono dalle due voci, con quella del
soprano che stacca un grandioso DO acuto.
Da
qui è solo suono, anzi, putiferio di suoni! Frammenti dell’Estasi d’amore e
dell’Eredità del mondo si mescolano in ondate successive, poi anche la
Decisione d’amare si fa sentire in fagotti, tromba, tromboni e archi bassi, ora
assai enfatica, con tempi raddoppiati (minime anziché semiminime) prima che l’Eredità
del mondo chiuda, dopo una corona puntata sul SOL, con uno schianto generale di
DO maggiore.
E
in effetti è il mondo intero che sembra proprio appartenere (così come
avvertono regolarmente tutti i giovani innamorati!) ai due eredi di… Wotan. Ma
non è a sproposito che, accanto al “Lucente amore”, il mago Wagner – che doveva
saperla davvero lunga sui casi umani – metta in bocca ai due, proprio come
suggello alla loro sconfinata quanto irresponsabile felicità, la ”ridente morte!”
___
Note:
1. Tema poi inserito, con altri,
anche nel Siegfried-Idyll, pezzo
cameristico composto in occasione del 33° compleanno di Cosima e in omaggio al loro figlio maschio, nato 18 mesi prima.
2. Teodoro Celli fa notare la
notevole rassomiglianza – del tutto casuale peraltro - con il motivo (là in
MIb) che regge la (pelosa, ad esser sinceri) dichiarazione d’amore di Marina a
Dimitri (“O Zarevich, te ne scongiuro, non
condannarmi per le mie parole crudeli”) alla fine dell’atto “polacco”
del Boris, composto da Musorgski più
o meno nello stesso periodo in cui Wagner completava Siegfried.
3. Vogliamo qui perdonare a Brünnhilde
questa forse inconsapevole piccola bugia? Lei in realtà sa benissimo di non
essere (più) immortale.
4. O Siegfried!
Splendido! Tesoro del mondo! Vita della terra! Eroe ridente!
5. Anche
questo viene dal frammento del quartetto di Starnberg.
6.
Bisognerà pur ammettere che Brünnhilde cede a Siegfried puramente a fronte
delle di lui insistenze di natura carnale, non certo perché convinta da chissà
quali ragionamenti metafisici!
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