18 feb 2013

4.3.3.7 Siegfried, Atto III, Scena III – Lucente amore, ridente morte!


Anche il cammino di ritorno di Brünnhilde dalla più profonda angoscia al suo definitivo abbandono tra le robuste braccia di Siegfried è caratterizzato da una lenta evoluzione, che si può schematicamente suddividere in due stadi principali.

Dapprima l’accettazione di un amore, per così dire, platonico, tutto intellettuale, in uno scenario che vedrebbe la ex-valchiria nel ruolo di semplice “musa ispiratrice” di Siegfried, ma che escluderebbe ogni e qualsivolglia contaminazione e contatto carnale: insomma, una Brünnhilde che non sarebbe più divina, ma nemmeno diventerebbe pienamente umana. 

Ma poi, dietro le montanti, poderose e precisamente carnali insistenze di Siegfried, il crollo di ogni resistenza e la decisione di abbandonarsi totalmente all’amore pieno (quindi innanzitutto carnale!) e di essere donna fino in fondo, accettando anche tutti i rischi che a questa decisione sono strettamente connessi.  

La voce grave, isolata, del clarinetto basso riprende il FA# su cui Brünnhilde aveva chiuso la frase (“Sieh' meine Angst!”) e canta un breve recitativo, chiudendolo sul SI; la qual nota diviene dominante del MI maggiore sul quale udiamo un tema dall’andamento dolce e sognante, un tema che è nuovissimo per il Ring, ma che Wagner aveva in serbo da parecchio, avendolo impiegato anni addietro per farci un tempo del suo quartetto – detto “di Starnberg” poichè colà ideato, anche se mai compiuto - dedicato a Cosima, ai tempi dell’inizio della loro relazione, ancora extraconiugale(1).

È il tema cosiddetto della Pace(2), il sentimento che ora, quasi improvvisamente, sta subentrando in Brünnhilde all’angoscia che l’aveva poco prima attanagliata. I primi violini, contrappuntati dai violoncelli con un vago ma significativo richiamo al motivo del Sonno sulla sottodominante, lo presentano in tonalità di MI maggiore (quella che in musica rappresenta convenzionalmente proprio la pace e la serenità) con la sua caratteristica di muoversi dalla dominante (SI) alla tonica per tornare continuamente alla dominante, attraverso terzine ascendenti ed evocando uno scenario di tranquillità, di equilibrio, di pace per l’appunto. Notiamo però un particolare inquietante, fra la quarta e la quinta battuta: quella caduta di settima (MI-FA#) che abbiamo già più volte associato al concetto di amore, ma anche a quello di amore maledetto: insomma, un’ombra che comincia ad allungarsi su quello scenario apparentemente idilliaco?

Brünnhilde – al colmo della commozione , ci dice Wagner - riprende il motivo in tonalità minore, sulle parole “Ewig war ich, ewig bin ich…”, io fui eterna, ed eterna sono(3), e lo sono per te, per il tuo bene (“zu deinem Heil!”): una specie di sguardo non triste, ma languido, protettivo, verso quel ragazzo da lei tanto amato quando ancora era un micoscopico embrione, e poi sognato quasi come un messìa.

E non a caso proprio ad una specie di messìa lei si rivolge subito dopo, con quel “O Siegfried! Herrlicher! Hort der Welt! Leben der Erde! Lachender Held!“(4) e lo fa sul nuovo motivo detto di Siegfried erede della potenza del mondo(5), un motivo in LAb che si impenna, a partire dalla mediante abbassata (SI) fino su alla tonica, passando per mediante (DO) e dominante (MIb): e da lì torna, attraversando i gradi della triade, sul LAb sottostante, da cui risale alla dominante MIb per degradare alla sopratonica SIb. Ma il prodigio di questa sua prima apparizione sta nel violento stacco modulante, chè a quel LAb maggiore si arriva repentinamente dal precedente MI minore (relativa di SOL) la cui dominante SI, raggiunta sulla parola “Heil”,  diventa la mediante abbassata da cui il nuovo motivo si diparte.

Lasciami, lasciami, continua Brünnhilde, non avvicinarti con quella bruciante intimità, non stritolare colei che ti ama (siamo tornati a MI minore). E chiude questa esortazione imitando il motivo della Collera di Fricka, una specie di spauracchio, di inconscio timore di un qualche castigo incombente. Poi si passa al SOL maggiore, dove il tema di Siegfried erede della potenza del mondo (nei violini) introduce quello della Pace, appena variato, sul quale la ragazza domanda a Siegfried se mai egli si sia specchiato nelle acque calme di un ruscello, contemplando la sua immagine. Bada bene, gli dice, se tu smuovessi le acque, la tua chiara immagine ne verrebbe distrutta! E i fiati storpiano il tema di Siegfried erede della potenza del mondo, proponendocelo in un DO maggiore che vira sinistramente al minore, sulla reminiscenza – ancora – della Collera di Fricka!  

Perciò non mi toccare, non turbarmi, prosegue Brünnhilde, mentre l’atmosfera si fa più tranquilla e dal MI minore si passa al maggiore. Qui abbiamo il mirabile connubio fra i due temi della Pace e di Siegfried erede della potenza del mondo: il secondo nel flauto, il primo nei violini e nel canto di Brünnhilde, che invita Siegfried ad essere felice e beato semplicemente specchiandosi in lei. E lo fa con un’ardita modulazione a DO maggiore, sulle parole “ein Held! O Siegfried! Leuchtender Spross!” cantate sul secondo tema (con salita al DO acuto, su “Leuchtender”) che sfocia nel primo, mentre l’orchestra li contrappunta con il tema del Sonno, quasi a significare che Brünnhilde vorrebbe tornare in letargo, sognando il suo eroe, invece di goderselo completamente e materialmente.

Àmati, conclude (sul tema dell’Enigma!) e lasciami, con l’armonizzazione che torna a MI maggiore, mentre il flauto ancora esala il tema del Sonno.

Ora tocca al sempre più arrapato Siegfried rispondere, mentre l’atmosfera si surriscalda e cangia a LA minore, quindi fugacemente a FA maggiore (sulla sottodominante SIb) e infine a LAb maggiore: ma è te che io amo! ah, se tu mi amassi! io non sono più padrone di me, potessi possederti! E il tema della Gioia d’amore si scatena trasfigurando fin quasi a dilaniarlo quello del Sonno. Sì, perché ora Siegfried riprende e ribalta la poetica immagine del ruscello-specchio richiamata poco prima da Brünnhilde: in te vedo acque che scorrono impetuose, ed io ardo dal desiderio di buttarmi in quelle acque per ristorare la vampa che mi divora!

Siegfried ha cantato qui, in LAb, una melodia che sale ripetutamente alla dominante per chiudere splendidamente sulla tonica acuta. Da cui – sul verso “oh, dass seine Wogen…”, o se le sue onde… - scende cromaticamente (SOL-FA#-MI) per modulare a LA maggiore, tonalità dove Siegfried canta il tema della Pace (con quello del Sonno, negli strumentini, a far da contrappunto) ma con piglio fiero e baldanzoso (evitando la tonica…) e pronunciando le parole “mich selig verschlängen, mein Sehnen schwänd' in der Fluth!”, me beato inghiottissero, e sparisse nel flutto il mio bramare!

Insomma, per Siegfried la pace e il sonno si trovano solo nella totale immersione nel rapporto amoroso con la donna. Ed ecco che sull’ultima parola di Siegfried (Fluth) il LA diviene mediante di FA e proprio in FA maggiore si dispiega il maestoso tema dell’Eredità del mondo, che sorge in legni e violini e sfocia in quello del Saluto d’amore, con le due arpe ad impreziosirli, mentre Siegfried implora: risvegliati, Brünnhilde, veglia, o fanciulla!

Modulando a SIb, è il tema dell’Estasi d’amore ad accompagnare le parole di Siegfried: “Lache und lebe, süsseste Lust!”, ridi e vivi, gioia dolcissima! E poi, la triplice, drammatica invocazione “Sei mein! Sei mein! Sei mein!” che tocca dapprima il MI, poi il SOL e infine il LAb, sul quale ancora si dispiega in oboi e clarinetto il tema del Saluto d’amore!

Brünnhilde è ormai vicina alla definitiva capitolazione. Cerca ancora con dolcezza, ma con sempre minor convinzione (sembrerebbe) di indurre Siegfried ad accettarla solo spiritualmente e lo scambio di battute fra i due è emblematicamente sottolineato dall’orchestra in modo diverso: tempo calmo per la ex-valchiria, accompagnata dalle arpe; tempo affrettato per Siegfried, sostenuto da veloci terzine dei violini. Brünnhilde: ma tua sono stata da sempre (su uno spezzone del Saluto d’amore); e allora sìilo proprio adesso! la incalza Siegfried. Io sarò tua per sempre, replica lei, richiamando il dolcissimo tema dell’Amore!

E allora devi esserlo oggi! reclama Siegfried, modulando a SOL maggiore, sempre accompagnato dalle spasmodiche terzine dei violini. E porta il suo affondo conclusivo: abbracciandola appassionatamente canta: senti come ti stringo, come i nostri petti palpitano e i nostri respiri si incontrano, occhi negli occhi, bocca su bocca… Virando a DO maggiore, è il tema dell’Eredità del mondo ad accompagnare l’ultima parte dell’esternazione di Siegfried: ecco ciò che tu sei per me; e poi l’Estasi d’amore:  ecco ciò che sei stata e sarai!

Brünnhilde è ormai, e finalmente, vinta! Se ora son tua? si chiede, accompagnata dal corno inglese sul tema dell’Enigma del destino; quel destino che lei per prima aveva evocato al padre di Siegfried nell’ormai remoto passato della Walküre; e che era calato su di lei con il bacio narcotizzante di Wotan e il fuoco protettivo di Loge, al momento del suo sprofondare in quel sonno da cui ora lei avverte doversi risvegliare del tutto, fino alle estreme conseguenze. Quel destino, insomma, che adesso comincia a compiersi ineluttabilmente – nel bene e nel male! - anche per lei e per Siegfried.   

Quanto lei si era sottratta, persino violentemente, al primo assalto di Siegfried, tanto più ora lei lo asseconda, stringendolo a sé quasi con furia (heftig)!(6) Anche il suo canto ora si agita, tacciono le arpe e invece imperversano i violini, mentre lei esterna senza più reticenze il tumulto che scoppia nel suo animo.

Ancora ripete, sul tema dell’Enigma, la domanda retorica: se ora son tua? L’orchestra quasi ammutolisce, si odono solo un clarinetto e un flauto intercalare con cupi richiami del Saluto d’amore le domande di Brünnhilde, che chiede a Siegfried se lui non sia accecato dal suo sguardo, stritolato dal suo abbraccio, arso dal suo fuoco (violoncelli e contrabbassi mormorano qui addirittura il tema del Drago, quasi a mettere paura al ragazzo!) E mentre i corni esplodono il tema della Cavalcata, chiude la sua esternazione quasi con una… minaccia: “Non temi tu, Siegfried, non temi tu la donna che selvaggiamente infuria?” e lo canta sul tema del Grido di guerra delle Valchirie, mentre i corni ancora contrappuntano con quello della Cavalcata.

L’ultimo verso di Brünnhilde (“das wild wütende Weib?”) è cantato però sul tema di Siegfried, ripreso da corni e violoncelli, mentre il ragazzo non crede alle proprie orecchie, resta per un attimo quasi sgomento e poi non sa più trattenere la gioia per l’agognata conquista. Sempre sul suo tema (ripreso due volte a distanza di un tono intero, prima SI poi LA) ripete concetti già espressi in precedenza: l’accendersi di torrenti di sangue, lo struggersi di sguardi, lo stringersi di braccia… Infine, lasciando momentaneamente la stretta, ammette di aver di nuovo dimenticato la paura, che Brünnhilde gli aveva appena insegnato. E lo canta accompagnato dall’insistito MI dell’oboe, che gli ricorda il tema dell’Uccellino (la cui profezia ora si sta compiutamente avverando!) sulla cadenza del quale (salita da dominante a tonica, a mediante e discesa alla sopratonica, in MI maggiore) Siegfried esterna la sua incontenibile gioia.

Brünnhilde riprende il FA# di Siegfried e reitera il suo Grido di guerra, inneggiando “O kindischer Held! O herrlicher Knabe!“, mentre fagotti e violoncelli ancora “cavalcano” il suo tema di Valchiria.  Poi su “Du hehrster Taten töriger Hort!“ si slancia in un balzo che la porta al SI acuto. Adesso, modulando a DO maggiore, per quattro volte ripete il termine “Lachend”, ridendo, per esprimere quattro proponimenti, caratterizzati quasi da schizofrenia da ubriacatura d’amore: i primi due cantati sul tema dell’Estasi d’amore (“ti debbo amare”, “mi voglio accecare”) e poi “lasciamoci rovinare” e “andiamo a perdizione”.   

Qui inizia propriamente la stretta finale, ed è un ultimo, vero e proprio duetto all’italiana! È un nuovo motivo ad introdurlo e a sostenerlo continuamente: il tema cosiddetto della Decisione d’amare. Sempre in DO maggiore, sono coppie di corni a proporcelo, con suoni ben decisi e tenuti, senza legato (come prescrive la dinamica): otto semiminime che scendono come a balzi i gradi della scala diatonica, dal sesto al terzo, su al quinto, giù al secondo, su al quarto, giù al sesto; e poi due crome (secondo-terzo) seguite da tre semiminime (quarto, terzo, secondo); ancora due crome (terzo-quarto) e la semiminima sul quinto.
   
Su questa prima esposizione Brünnhilde aveva concluso il suo ultimo Lachend, che Siegfried ha ora ripreso (“Lachend erwachst du Wonnige mir”, sorridente tu ti sei svegliata  per la mia gioia). I corni ripetono la Decisione d’amare, questa volta sviluppandola ulteriormente, mentre i due giovani cantano in contrappunto le rispettive pulsioni: lei che manda a quel paese addirittura il Walhall (e in modo assai più sprezzante di quanto non avesse fatto Siegmund, al momento di rifiutare proprio le sue profferte) augurandosi che cada in polvere; lui che si bea di lei che vive e sorride… Sul Saluto d’amore, che nei fiati e nei violoncelli contrappunta la Decisione d’amare, adesso lui saluta il giorno che li illumina, mentre lei rincara la dose contro gli dei, cui dà un definitivo addio. Lui inneggia al sole che risplende per loro, lei augura una fine gioiosa alla schiatta degli dei. Ancora lui che saluta la luce che ha sconfitto le tenebre, lei che invita le Norne a spezzare il filo della storia. Lui che saluta il mondo dove lei vive, veglia e gli sorride, e lei che si augura il crepuscolo degli dei e le tenebre in cui verranno annientati!

Ma adesso arriva il momento della pienezza dell’unione fra due corpi, prima ancora che fra le anime. Brünnhilde canta “Mir strahlt zur Stunde Siegfrieds Stern“, mi raggia in quest'ora la stella di Siegfried, sul motivo dell’Eredità del mondo, doppiato dall’oboe, mentre Siegfried, sull’Estasi d’amore, canta “Prangend strahlt mir Brünnhildes Stern!”, mi raggia e splende di Brünnhilde la stella! Sul SOL di “Stern” tenuto da Brünnhilde per cinque battute, Siegfried ora intona il motivo della Decisione d’amare, cantando “Sie ist mir ewig, ist mir immer, Erb' und Eigen, ein' und all'”, per me eterna, sempre per me, retaggio e possesso, uno e tutto; Brünnhilde lo imita immediatamente, ripetendo lo stesso motivo e le medesime parole, ovviamente al maschile.

Ora non resta davvero che l’apoteosi, sostenuta da un’autentica orgia orchestrale. “Leuchtende Liebe, lachender Tod”, lucente amore, ridente morte!, cantano per terze i due innamorati; fiati e violini rispondono con l’Estasi d’amore, mentre quattro corni, con l’appoggio del clarinetto basso e dei fagotti, esplodono l’Eredità del mondo; ancora il “Leuchtende Liebe” a canone largo nelle voci, sul motivo dell’estasi contrappuntato dall’Eeredità del mondo e, in fagotti ed archi bassi, dal tema di Siegfried! Poi il “Lachender Tod” insieme nelle due voci, quindi ancora “Leuchtende Liebe” con l’Estasi d’amore contrappuntata dal tema di Siegfried e da quello dell’Eredità del mondo, il quale sale ora a raccogliere l’ultimo, strepitoso, “Lachender Tod” cantato in unisono dalle due voci, con quella del soprano che stacca un grandioso DO acuto.

Da qui è solo suono, anzi, putiferio di suoni! Frammenti dell’Estasi d’amore e dell’Eredità del mondo si mescolano in ondate successive, poi anche la Decisione d’amare si fa sentire in fagotti, tromba, tromboni e archi bassi, ora assai enfatica, con tempi raddoppiati (minime anziché semiminime) prima che l’Eredità del mondo chiuda, dopo una corona puntata sul SOL, con uno schianto generale di DO maggiore. 

E in effetti è il mondo intero che sembra proprio appartenere (così come avvertono regolarmente tutti i giovani innamorati!) ai due eredi di… Wotan. Ma non è a sproposito che, accanto al “Lucente amore”, il mago Wagner – che doveva saperla davvero lunga sui casi umani – metta in bocca ai due, proprio come suggello alla loro sconfinata quanto irresponsabile felicità, la ”ridente morte!”
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Note:
1. Tema poi inserito, con altri, anche nel Siegfried-Idyll, pezzo cameristico composto in occasione del 33° compleanno di Cosima e in omaggio al loro figlio maschio, nato 18 mesi prima. 
2. Teodoro Celli fa notare la notevole rassomiglianza – del tutto casuale peraltro - con il motivo (là in MIb) che regge la (pelosa, ad esser sinceri) dichiarazione d’amore di Marina a Dimitri (“O Zarevich, te ne scongiuro, non condannarmi per le mie parole crudeli”) alla fine dell’atto “polacco” del Boris, composto da Musorgski più o meno nello stesso periodo in cui Wagner completava Siegfried.
3. Vogliamo qui perdonare a Brünnhilde questa forse inconsapevole piccola bugia? Lei in realtà sa benissimo di non essere (più) immortale.
4. O Siegfried! Splendido! Tesoro del mondo! Vita della terra! Eroe ridente!
5. Anche questo viene dal frammento del quartetto di Starnberg.
6. Bisognerà pur ammettere che Brünnhilde cede a Siegfried puramente a fronte delle di lui insistenze di natura carnale, non certo perché convinta da chissà quali ragionamenti metafisici! 

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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