La brutalità dello scenario in cui
veniamo introdotti è testimoniata dalla continua e persino eccessiva presenza
di tritoni, fin dalle battute
musicali che seguono Hagen nel suo arrampicarsi su uno spuntone di roccia, dal
quale richiamerà i vassalli. Nelle prime tre, archi bassi e fagotti percorrono
intervalli ascendenti su un ritmo inizialmente regolare, poi puntato (sono i balzelloni del bieco
mezzosangue che si inerpica). Qui il
tappeto sottostante è costituito da un accordo di tre terze minori (dall’alto: SOL, in archi e trombe; MI, DO# e SIb in
oboi, clarinetti e corni) nel quale spicca il tritono SOL-DO#. Poi, mentre Hagen suona il suo Stierhorn (corno di toro) in DO, il sottofondo cambia:
gli archi scendono dal SOL a FA# e gli altri strumenti a MI-DO-LA, quindi è il tritono FA#-DO a farla da padrone,
mentre archi bassi e fagotti citano uno spezzone della gaiezza di Hagen,
ma qui sinistramente incupito, in quanto la caduta di quarta (DO-SOL) è sostituita
da quella di quarta aumentata (DO-FA#): ancora lo sbifido tritono!
Tritono che persiste in
archi e tuba (DO-FA#) mentre Hagen lancia il suo truce appello: Hoi-ho! Hoi-ho--ho-ho!
E lo fa sulla livida seconda minore - REb-DO - della schiavitù! Quella
sua psicologica nei confronti dell’anello, ma anche quella materiale dei
vassalli che devono servirlo ciecamente. Ancora: Wehe! Wehe! (sciagura!) questa
volta su una caduta di seconda maggiore (RE-DO). Sempre il tritono incombe (FA# di tuba e archi bassi, DO di archi alti e
voce) sulle parole: Waffen! Waffen! (armi!)
Adesso ecco irrompere un improvviso DO
maggiore (ma sporcato dal FA# dei bassi) con la fanfara dei corni ad introdurre
il grido di nozze, reiterato sul successivo ordine di Hagen di preparare
le armi più forti e taglienti, poiché vi è grande pericolo. Dopo che il tema
dei ghibicunghi si è prodotto in una vertiginosa scalata, sulle
esclamazioni Not ist da! Wehe! Wehe! (pericolo! sciagura!) ciò che si ode in
orchestra per due volte (salendo di un semitono, da REb a RE) è nientemeno che
il tema del crepuscolo, la cui calda melodia discendente contrasta in
modo lancinante, ma solo per pochi attimi, con l’atmosfera truce che si respira.
Contemporaneamente si sono uditi due corni di toro dietro le quinte, il primo a
sinistra in REb e il secondo a destra in RE (quindi coerenti con le due
crescenti apparizioni del tema del crepuscolo…)
Ma ecco che Hagen riprende i suoi
richiami Hoi-ho! Hoi-ho--ho-ho! e qui Wagner ci sciorina un’altra trovata delle
sue: a quello dello Stierhorn del figlio di Alberich, in DO, si sovrappone per
due battute il suono del corno di toro in REb e poi, sempre per due battute,
quello del corno di toro in RE, a creare quindi una barbarica atmosfera di
dissonanze progressive, che porta all’ingresso del tema dei vassalli.
Ecco, questa che segue è proprio una
scena da grand-opéra in piena regola,
con il progressivo arrivo sul palcoscenico di uomini, dapprima in ordine sparso
e da direzioni diverse, poi sempre più numerosi e chiassosi(1): sul loro tema,
pesantemente marziale - che ricorda vagamente nell’attacco e nel ritmo quello
che accompagnava Siegfried che forgia la spada (Hoho! Hoho! Hohei!) - sostenuto
principalmente dagli archi, cantano, in un contrappunto davvero bestiale, le
loro rozze esclamazioni di stupore e la loro preoccupazione per questa
improvvisa e imprevista chiamata alle armi. Anche i timpani concorrono con
scariche violente ad alzare la tensione sulla scena. A più riprese i vassalli
invocano il nome di Hagen, spesso sul malefico tritono, poi si informano su Gunther: è per caso in pericolo? (qui è
il tema dei ghibicunghi a farsi udire in legni e trombe).
Questo primo parapiglia degli uomini
si chiude su un urlo selvaggio: Hagen!
Al quale subito fa seguito, aizzato da uno smaccato accordo di DO maggiore di
tutta l’orchestra, perennemente inquinato dai FA# dei bassi, il tema del grido
di nozze: per le quali Hagen comincia a preparare il terreno, rispondendo
alle preoccupate inchieste dei vassalli in modo sempre più incongruente
rispetto allo scenario di catastrofi che lui medesimo aveva ad arte paventato
al momento di convocarli (insomma, sta pian piano rivoltando la frittata!)
Armatevi a dovere, ordina il
malignazzo (tema del grido di nozze, in DO ma con l’immancabile FA#
sullo sfondo) perchè Gunther ha conquistato una donna. Sul loro tema agitato
negli archi, i vassalli chiedono se il sovrano sia per caso in pericolo.
Sta conducendo a casa una donna terribile, ammonisce Hagen. Ancora il tema dei vassalli,
sempre più concitato, ad accompagnare la nuova domanda: è per caso inseguito da
nemici, dai parenti della donna? No, arriva da solo, nessuno lo insegue, ed è
il tema della rinunzia a sottolineare questo annuncio (? forse perchè a
Brünnhilde Gunther ci dovrà rinunciare assai presto?) Quattro diversi gruppi di
vassalli sembrano esultare: allora ha sconfitto i nemici, ha vinto la
battaglia?! Qui Hagen spiega che fu l’eroe uccisore del drago a proteggere il
loro Re da ogni pericolo. E gli otto corni, sempre nel DO maggiore avvelenato
dal FA# dei bassi, accennano al tema del Siegfried adulto (il grido) con
armonizzazione e ritmo che lo apparentano significativamente al grido di
nozze (con Gutrune!)
Come possiamo allora aiutarlo?
riprendono i vassalli, a canone, sul loro tema. Sacrificate dei forti
tori a Wotan, risponde Hagen, con gli archi a scimmiottare il tema del Walhall.
La successiva domanda dei vassalli (sempre accompagnati dal loro tema) è
preceduta dall’esposizione, nei soli fagotti, quindi per ora appena
percettibile, di un motivo che fra poco prenderà il centro dell’attenzione: ha
vaghe attinenze con la gaiezza di Hagen e sembra proprio preso da
un’opera di belcanto (!) Sale per gradi dalla dominante alla sensibile, poi
alla sopratonica, dalla quale scende alla tonica (REb) ancora alla sesta per
tornare sulla dominante, da dove ricomincia il giro... Non essendo fra i temi
normalmente catalogati dagli esegeti (forse perchè ritenuto indegno di Wagner,
chissà...) lo chiamerò il motivo dell’ipocrisia di Hagen, tanta è la
distanza che lo separa dall’autentica, spregevole personalità del
pipistrellone. Ma di ipocrisia si può legittimamente parlare nel senso di
accusa che Wagner, parodiandone gli stilemi, muove alla moda (parigina?) del
suo tempo.
Abbattete un cinghiale per Froh e un
caprone per Donner, risponde Hagen intercalato dal tema dei vassalli.
Invece sacrificate delle buone pecore per Fricka, affinchè sia benigna alle
nozze. Quest’ultimo comando è cantato da Hagen sul motivo che ho chiamato dell’ipocrisia
(qui sul SIb) poichè è del tutto chiaro che Hagen non sta proprio pensando alle
nozze, ma a ciò che dovrà garantirgli la conquista dell’anello!
E dopo che abbiamo abbattuto le
bestie, che facciamo? Qui Hagen, accompagnato negli archi dal tema della sua gaiezza,
canta su quello dell’ipocrisia (ora salito al SI) invitando i suoi a
farsi mescere vino e idromele dalle donne. E dopo che abbiamo le coppe in mano?
insistono pedanti i vassalli. Bevete fino ad ubriacarvi, e che gli dèi
siano propizi alle nozze, ancora sul tema dell’ipocrisia, salito adesso
al DO. Ed è su questo DO che l’intera orchestra si scatena, sullo spezzone del
tema della gaiezza (ma sempre con il tritono
DO-FA#) con un crescendo di terzine degno di miglior causa, che porta al più
sguaiato dei cori da melodramma che sia dato di ascoltare! (e l’unico modo per
ascoltarlo senza provare ribrezzo è prenderlo appunto per una feroce e
dissacrante parodia.)
Dunque,
i vassalli ora han capito che non vanno in guerra, ma... a nozze e così
inneggiano alla buona sorte con una prima strofa (Gross
Glück und Heil / lacht nun dem Rhein, / da Hagen, der Grimme, / so lustig mag
sein!(2)) cantata all’unisono su un arpeggio di DO maggiore invero
volgare: dopo aver scalato un’ottava, si muove pedestremente - quanta povertà estetica c’è in questo tema, se lo
confrontiamo con tanti altri che abbiamo incontrato, pure costruiti sulla
medesima triade maggiore! - attorno alla tonica (dalla dominante sotto
alla mediante sopra). Quindi ecco lo spezzone del tema della gaiezza di
Hagen (MI-DO-LAb) reiterato fino a poggiare sulla sopratonica RE. La
seconda strofa (Der Hagedorn / sticht nun nicht mehr;
/ zum Hochzeitsrufer / ward er bestellt.(3)) è esposta in due parti: la
prima metà sale alla sottodominante FA, poi raggiunge la sesta LA per scendere
di un’ottava (toccando subito dopo il LAb sottostante). Qui entra il tema del grido
di nozze che supporta (con concitate variazioni nei legni) ben tre
ripetizioni sempre più agitate della seconda metà della strofa, che chiude salendo
ancora alla sesta LA, dove i legni intonano l’ipocrisia di Hagen, mentre
i vassalli ripetono la prima strofa, sullo spezzone (MI-DO-LAb) della gaiezza
di Hagen. Sul “lustig” tenuto per più di due battute, il SOL si trasforma
in sopratonica di FA, a cui modula un’ennesima (puramente orchestrale)
esposizione, enfatica e pesante, del motivo dell’ipocrisia,
contrappuntato in archi e strumentini da quello dei vassalli.
Adesso
Hagen torna a fare il serio: smettetela di ridere e preparatevi a ricevere Brünnhilde,
che sta arrivando con Gunther! La tonalità ha nel frattempo modulato a DOb
maggiore, ed è su questa che si riode il grido di nozze, subito seguito
dal tema dell’ipocrisia contrappuntato da quello dei vassalli: un
miscuglio davvero pacchiano. Hagen sta però gestendo la situazione a suo
piacimento, così istruisce i suoi guerrieri: “...traf
sie ein Leid, rasch seid zur Rache!”, se Brünnhilde subisce dei torti,
siate pronti a vendicarla.“(4) Mentre i vassalli, a gruppetti, si affollano con
evviva! verso la sponda del Reno per ricevere gli sposi regali, il motivo del grido
di nozze modula due volte (attraverso l’aumento
della quinta, da SIb a RE maggiore e da qui a FA#(=SOLb) maggiore, una
trovata piuttosto di cattivo gusto, dal punto di vita estetico (ma siamo sempre
lì: è una parodia di volgari consuetudini da additare al pubblico ludibrio?) e
sfocia in un’ennesima, davvero stomachevole riproposizione del tema dell’ipocrisia
contrappuntato da quello (suo parente) della gaiezza di Hagen. Ancora l’ipocrisia
che modula provvisoriamente a LA maggiore (sempre tirandosi appresso la gaiezza)
e da lì sfocia sul SOL (sesta di SIb) dove udiamo l’ultimo protervo Heil! dei
vassalli, seguito da terzine discendenti in staccato di violini e corni che
conducono ad un colossale accordo di dominante di SIb, tenuto dall’intera
orchestra e chiuso dal FA degli ottoni, dove fa capolino persino un tamburo(5)!
Ecco,
è così che gli incivili ghibicunghi hanno preparato l’accoglienza da riservare
ai loro sovrani...
___
Note:
1. In modo
un po’ meno caotico ma altrettanto rumoroso si svolge l’arrivo sulla Schelde,
dai quattro punti cardinali, dei drappelli di tedeschi e brabantini, nell’atto
conclusivo del Lohengrin.
2. Gran sorte e ventura /sorride ora al Reno /poiché Hagen il
truce / può esser sì gaio! (Manacorda.)
3. La spina-di-siepe / ormai più non punge; / a banditor di nozze
/ è stato comandato. (Manacorda.)
4. Anche
questo apparentemente gratuito “mettere in guardia” - perchè mai Brünnhilde,
che va sposa ad un Re, dovrebbe subire torti? - si inserisce perfettamente
nello scenario della macchinazione di Hagen, che è matematicamente certo dello
scandalo che scoppierà di lì a poco, e ne prepara così l’atmosfera ai suoi
armigeri, mettendoli sul “chi vive”. Va da sé – e occorre ripeterlo fino alla
nausea - che tutto il disegno di Hagen poggia su un’ipotesi come minimo azzardata,
se non del tutto inverosimile: che Siegfried abbia strappato l’anello a Brünnhilde
e poi se lo sia tenuto al dito, condizione necessaria perché la donna faccia
scoppiare lo scandalo.
5. Par proprio di essere tornati al Lohengrin, alla citata scena finale sulla Schelde, dove è pure previsto un tamburo sul palcoscenico, ad accompagnare cavalli in carne ed ossa!
5. Par proprio di essere tornati al Lohengrin, alla citata scena finale sulla Schelde, dove è pure previsto un tamburo sul palcoscenico, ad accompagnare cavalli in carne ed ossa!
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