7 feb 2014

5.1.2.4 Götterdämmerung – Prologo (II): vita di coppia - III.

Ripercorriamo ora, osservandola più da vicino, la scena della partenza di Siegfried, che inizia con uno scambio di battute e successivamente di doni fra i due innamorati. Come si può facilmente immaginare, Wagner non perderà qui l’occasione per riproporre temi e motivi legati alla loro recente unione, quindi provenienti dal Siegfried. Ma non solo da lì, e non solo temi già a noi noti…

E infatti per intanto di temi ne nasce uno nuovissimo, cosiddetto dell’Amore eroico, dall’incipit che punta decisamente verso l’alto, per poi ricadere, risalire e scendere ancora; dopo un labile accenno nell’oboe, fa la sua prima piena comparsa nello stesso strumento raddoppiando la voce di Brünnhilde, che ha appena invitato Siegfried a nuove imprese, ma con un vago fondo di rimpianto: “Ein einzig' Sorgen lässt mich säumen: dass dir zu wenig mein Wert gewann!“ (Un solo affanno mi fa esitante che a te troppo poco è valso il mio valore!) Qui il tema è in SIb maggiore, sale con due crome dalla sopratonica aumentata (DO#-RE) alla sesta (SOL), poi dal FA cade con una terzina (RE-SIb-LA) alla sesta sottostante (SOL); da qui risale alla sottodominante superiore (FA) quindi torna alla tonica passando per sopratonica e sensibile (DO-LA-SIb). È un tema dall’andamento spavaldo, ma allo stesso tempo appassionato, proprio come si addice ad un eroe innamorato! 

Brünnhilde prosegue: ti ho dato tutta la mia sapienza – qui l’atmosfera assume la sacralità e l’arcano delle armonie di Wotan - mentre tu mi hai estirpato il femmineo ceppo della mia forza, e lo canta mentre oboe e corno inglese ricordano appropriatamente il meraviglioso Saluto d’amore che Siegfried le aveva rivolto appena dopo averla risvegliata con un bacio. 

Ora io posso solo assecondarti (gönnen) non darti (geben): Wagner qui usa l’allitterazione che ben rappresenta lo stato di Brünnhilde, che ha recato in dote a Siegfried la sua sapienza ed ora può soltanto assistere con trepida partecipazione alle sue nuove gesta eroiche. E non a caso sono i temi di Brünnhilde donna e dell’Amore eroico (qui in MIb) a sottolineare la sua esternazione.

Le risponde Siegfried, introdotto dal suo vecchio-nuovo tema dell’Eroismo, ancora in MIb: credo di non essere stato buon allievo alla tua scuola, e per sottolineare questa sua, diciamo così, deficienza, canta i versi “wenn dein Lehren mich unbelehret ließ!“ (se la tua dottrina mal dotto m'ha lasciato!) ripetendo due volte, un po’ cacofonicamente (sulle parole Lehren e unbelehret) lo stesso inciso discendente in LAb maggiore (FA-MIb-DO-SIb-LAb).

Ma una cosa ho imparato, a pensare a Brünnhilde. E non a caso i due temi che la fanno da padroni in questa frase sono gli stessi uditi poco prima sulle parole della donna. In particolare quello dell’Amore eroico passa sul LAb e infine sfocia nel luminoso DO maggiore, dove ancora la piena orchestra lo ripete, variato ed arricchito, a preparare la nuova esternazione di Brünnhilde.

La quale si produce ora in una specie di pro-memoria (di cose da ricordare, cioè) per l’amato in partenza, che si articola in tre riprese, con due interlocuzioni di Siegfried quasi identiche alla chiusa della precedente frase. Dapprima gli chiede di ricordare le sue imprese (e il tema variato e marziale del Grido ne sottolinea il canto) ultima delle quali l’attraversamento del fuoco: qui ancora il Grido, passando repentinamente la tonalità da DO a LA maggiore, ricorda proprio gli attimi della salita attraverso le fiamme, con la seconda discendente del Canto delle Figlie del Reno ad evocare Brünnhilde, finchè il tema di Siegfried esplode in tutta la sua potenza, mentre lui, sempre sul tema dell’Amore eroico, e salendo al SIb, chiosa: per conquistare Brünnhilde!

Al che lei apre il secondo passo dei suoi inviti: ricordati della vergine protetta dallo scudo che tu scopristi uscendo dalle fiamme. Manco a dirlo sono i temi della Cavalcata e dell’Enigma a rievocare quei momenti, poi il tema di Siegfried, ancora trionfante, sottolinea l’attimo in cui l’eroe strappò l’elmo alla dormiente; e lui, ancora e sempre sull’Amore eroico: per risvegliare Brünnhilde!

Ora la donna ricorda all’amato il patto di fedeltà e di amore che li unisce: è il suo tema, quello di Brünnhilde donna, che sottolinea l’accorato appello che si chiude con il ritorno del motivo dell’Amore eroico, sulle parole “Brünnhilde brennt dann ewig heilig dir in der Brust!” (Brünnhilde allora eterna brucerà a te santamente nel petto!)

Qui, mentre i due si abbracciano, sorge in orchestra, ancora una volta stupendo ed emozionante, il tema dell’Eredità del mondo, quasi a suggellare un’unione che sembrerebbe proprio riservare ai due un radioso futuro e la conquista dei più nobili fra i traguardi. Ma attenzione ad un particolare, che si cela come sempre nel profondo significato dei suoni: la tonalità, proprio come era accaduto alle prime note di questo prologo, non è più il luminoso DO maggiore, ma un abbrunato DOb (!)

Ed ora, come accade per tradizione in vista di un commiato, arriviamo allo scambio di regali. Il primo è di Siegfried, che si sfila l’anello dal dito per consegnarlo alla donna come pegno d’amore, oltre che testimonianza delle di lui passate gesta. È sempre una variante del tema del Grido a sottolineare il suo canto: su di essa gli strumentini innestano il tema dell’Anello, poi è quello di Siegfried che si erge imperioso, al ricordo del valore delle sue imprese. Ancora il tema del Grido (nel corno) e quello del Drago (questo in fagotti, clarinetto basso e archi bassi) si contrappuntano al ricordo della lotta con Fafner. Poi Siegfried conclude: “Ora serba tu la sua forza qual pegno sacro della mia fedeltà!” E un frammento del tema del Canto delle Figlie del Reno, a ricordarci l'Oro, suggella il suo invito.   

Sul ritorno del relativo tema, Brünnhilde infila al dito l’anello, poi accompagnata dal tema dell’Amore eroico promette di custodirlo gelosamente(1). In cambio offre a Siegfried il suo cavallo Grane, pur degradato ormai a normale quadrupede e privato delle sue prerogative di macchina volante, ma pur sempre obbediente e fedele. Il motivo della Cavalcata accompagna il suo gesto; ad esso si aggiunge quello del Grido, poiché ora sarà Siegfried a guidare il destriero a nuove imprese(2). Non solo, ma Grane porterà sempre a Siegfried il saluto di Brünnhilde e il segno del suo amore: e non a caso è proprio il motivo dell’Amore tout-court a intrecciarsi con quello dell’Amore eroico!

Su quest’ultimo tema Siegfried si lancia in un’autentica iperbole androgina: se per te soltanto dovrò compiere altre imprese eroiche, cavalcando il tuo destriero e proteggendomi con il tuo scudo, allora io non son più Siegfried, ma il braccio di Brünnhilde! E quali temi sottolineano questa esternazione? Quello dell’Amore eroico, che contrappunta quello della Cavalcata e quello del Grido, prima dell’irrompere, straordinario quanto inaspettato, del tema della Libertà (anch’esso viene dal Siegfried) proprio sulle parole “nicht Siegfried acht' ich mich mehr” (non più io mi tengo per Siegfried). E la dichiarazione “solo son io il braccio di Brünnhilde” è suggellata dal tema dell’Amore eroico, sul quale inizia uno scambio di effusioni reciproche:

B: Così tu saresti in uno Siegfried e Brünnhilde?

S: Dove io sono, s'accolgan ambedue.

B: Deserta, dunque, la mia sala di roccia?

S: Congiunti ambedue ci accoglierà.

Sono i temi dell’Amore eroico e della Libertà a sottolineare questa specie di delirio dei due. Il tema del Grido adesso prepara la stretta finale del duetto (Wagner faceva uso a piene mani delle forme italiane del melodramma, quando ciò gli serviva!)

O santi dèi(3), esplode Brünnhilde, salendo dalla sesta (DO) al MIb e da qui alla sottodominante FA, accompagnata dal suo tema adulto; benedicete questa coppia eletta, e i temi della Libertà e dell’Amore eroico suggellano la sua esternazione.

Adesso i due cantano insieme, come nel finale del Siegfried: Heil dir, Brünnhilde, prangender Stern! Heil dir, Siegfried, siegendes Licht! Heil, strahlende Liebe/Leben! È un’orgia sonora, in MIb, che sull’ultimo Heil! va a toccare (sul DO acuto per lei e il LAb per lui) l’accordo di sottodominante, mentre i due si preparano a… perdersi!
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Note:
1. Abbiamo già osservato come per Brünnhilde si tratti di “possesso cosciente” – e quindi sommamente e ineluttabilmente pernicioso – del prezioso quanto funesto manufatto.
2. Per la verità il povero Grane non ci farà una gran figura in questa finale tornata del Ring: dapprima si farà trasportare in barca da Siegfried, poi resterà a poltrire (in una qualche stalla ghibicunga?) per tutto il tempo. Solo alla fine si riscatterà gettandosi a corpo morto - e con in groppa nuovamente Brünnhilde, non Siegfried - nel fuoco purificatore.   
3. Brünnhilde qui loda apertamente la schiatta degli dèi, che alla fine del Siegfried aveva mandato a quel paese! E che tornerà a rimandare a quel paese fra poco, incontrando Waltraute, per poi mandare direttamente… all’inferno al termine del Ring. Preoccupanti e sinistri sintomi di schizofrenia per la nostra Valchiria? O sbadataggine di Wagner, che si dimenticò di espungere da qui dei versi consoni con la visione della Siegfrieds Tod, ma incoerenti con quella del Crepuscolo? 

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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