Non
fosse altro che per essere stato l’idea originaria del Ring (la Siegfrieds Tod)
il personaggio di Siegfried riveste un ruolo di importanza capitale nella
Tetralogia, e di conseguenza i motivi che lo accompagnano lungo le tre giornate
della commedia non possono non
rivestire altrettanta importanza.
Anche
se ancora manca parecchio alla conclusione del gigantesco affresco, e se li
riascolteremo più volte nel corso di quest’ultima giornata, possiamo però
cominciare ad avanzare qualche considerazione ed ipotesi sui principali temi
che fanno un qualche riferimento a Siegfried.
Escluderemo
però in partenza tutti quei temi che evocano sue specifiche azioni o
comportamenti, o esternazioni - ad esempio quello del lavoro, dell’esuberanza giovanile,
della bramosia dell’amore materno, della decisione d’amare, del desiderio di
viaggio, della gioia d‘amore, della gioia di vincere, della libertà - per
focalizzare invece l’attenzione su quelli (e sono in pratica soltanto due…) che
caratterizzano in modo diretto la persona e la personalità di Siegfried e sull’impiego
che Wagner ne fa nel corso delle tre giornate del ciclo.
Quali
sono questi motivi? Il primo, tradizionalmente denominato col nome stesso del
personaggio, è quello che ci viene per la prima volta presentato nella Walküre,
Atto III, scena I, al momento che abbiamo indicato come l’“annunciazione” di Brünnhilde
a Sieglinde della sua prossima maternità. Il secondo, detto “Il grido del
fanciullo della foresta” (o anche del “corno di Siegfried”) viene esposto già
all’inizio della seconda giornata, ad evocare in realtà il ragazzo giovane e un
poco scavezzacollo; esso è trasmutato poi, come abbiamo appena constatato, in
quello dell’”Eroismo di Siegfried”. Ce n’è per la verità anche un terzo (“Siegfried
erede della potenza del mondo”) che accompagna la dichiarazione d’amore di Brünnhilde,
prima del finale della seconda giornata.(1)
Ora,
tralasciando anche questo terzo tema, di cui abbiamo a suo tempo chiarito
l’origine particolare (perchè “privata”) e la dubbia, o quanto meno labile, coerenza
con l’impianto del Ring, fissiamo l’attenzione sui primi due, nella loro
struttura e nelle diverse circostanze in cui appaiono, e l’impiego che Wagner
ne ha fatto finora (e ne farà ancora da qui alla fine...)
Intanto
notiamo come una prima differenza che li distingue sia di natura prettamente
musicale: il tema di Siegfried è dotato di una linea melodica piuttosto
complessa che lo caratterizza univocamente; un tema che non si presta ad essere
esposto a più voci, e che quindi ritorna sempre sostanzialmente “uguale a se
stesso”, con variazioni quasi esclusivamente nel tempo, più o meno contratto o dilatato
(come nel finale di Walküre e - vedremo fra poco - in quello di
Götterdämmerung).
Invece
il motivo del “Grido/Eroismo” – lo abbiamo or ora constatato – ha una struttura,
basata sulla triade maggiore e sul percorso sopratonica-sottodominante, che si
presta naturalmente ad arricchimenti armonici (ad esempio, ad essere esposto a
due voci, per terze) oltre che a trasformazioni radicali (nel tempo). Anche la
sua conformazione ritmica ne ha fatto scaturire altri temi, come quello del lavoro (Siegfried, Atto I, Scena III).
Nel
Siegfried i due temi compaiono in diverse occasioni e val la pena di analizzare
queste ricorrenze per capire con quale logica essi vengano da Wagner impiegati
(tutto si può ipotizzare, tranne che il compositore abbia di volta in volta
gettato in aria una monetina per scegliere quale dei due temi richiamare).
Come
sappiamo, il tema del Grido appare subito al primo entrare di Siegfried in
scena: nessun dubbio che evochi la figura esteriore e il carattere esuberante
del ragazzo. Poco dopo però, al momento di collaudare (con esito disastroso!)
la spada preparatagli da Mime, udiamo il giovane ironizzare sull’inconsistenza
dell’arma mentre la tromba bassa e il corno esplodono, due volte, il tema di
Siegfried: perché questo e non il Grido? Probabilmente perché il contesto, con
l’indiretto riferimento alla Nothung, prefigura in qualche modo la missione che il ragazzo ha sulle spalle,
pur essendone ancora inconsapevole: insomma, qui si tratta di problemi che
trascendono la circostanza materiale…
Poco
dopo, all’inizio del battibecco con Mime a proposito dell’identità dei suoi
genitori, il ragazzo spiega di aver visto, riflessa dalle acque del ruscello,
la sua propria immagine; bene, anch qui è il tema di Siegfried, nella sua prima
sezione completa (seguito a ruota da quello dei Wälsi) a sottolineare il
racconto. Come si spiega? Perché qui si tratta non tanto dell’identità fisica,
esteriore e transeunte del giovane, ma di quella che gli deriva dal lignaggio,
dalla stirpe che lo ha generato; e Wagner intende sottolineare la differenza
fra la nobiltà delle origini di Siegfried e l’umiltà di quelle di Mime.
Poi,
al momento della descrizione che Mime fa del parto di Sieglinde, sulle parole “doch Siegfried, der genas” (ma Siefgried, lui nacque) è
ancora l’incipit del tema di Siegfried a farsi udire. Ed è perfettamente
logico, dato che si tratta ancora di un neonato, del quale si conosceranno
assai più tardi le caratteristiche fisiche: per ora ciò che lo descrive è la sua origine,
la sua ascendenza. Stesso dicasi subito dopo in relazione alla domanda del
ragazzo: perché mi chiamo Siegfried? A sottolinearla è la prima sezione
completa del suo tema: per la semplice ragione che è soltanto quello che sua
madre conosceva: il motivo cantatole da Brünnhilde al momento di annunciarle la
sua gravidanza!
Durante
la tenzone di sapienza con il Viandante, Mime risponde alla prima domanda
citando i Wälsi, Siegmund e Sieglinde e il frutto del loro amore. Ed alla
seconda, nominando la spada Nothung che Siegfried impiegherà per uccidere
Fafner. In entrambi i casi è sempre il tema di Siegfried (l’intera prima frase)
a farsi udire nei corni. Ancora il tema di Siegfried accompagna la terza
domanda di Wotan: chi saprà forgiare la Nothung? E da ultimo esso torna sul minaccioso
avvertimento del Viandante: chi non conosce la paura saprà compiere l’impresa.
All’inizio
della terza scena ancora ascoltiamo un paio di volte il tema di Siegfried:
dapprima a sottolineare il lamento di Mime, che sta rimuginando sconfortato la
profezia del Viandante; poi quando Siegfried ribatte ai goffi tentativi del
nano di spiegargli cosa sia la paura: il mio cuore è saldo e non vacilla,
risponde, mentre la tromba espone la prima parte del suo tema.
Durante
l’intero processo di riforgiatura della spada invece noi udiamo spesso e
volentieri (e soprattutto nella colossale conclusione dell’atto) il tema del
Grido. Esso sottolinea la frenetica e incessante attività manuale del ragazzo
intento a costruirsi l’arma che gli deve permettere di affrontare senza
pericoli il suo prossimo “viaggio nel mondo”. In una sola circostanza riudiamo
il tema di Siegfried: ed è quando Mime, osservando il ragazzo lavorare e
rendendosi conto che riuscirà nell’impresa, si domanda come poter evitare di
dovergli cedere la testa, come ha profetizzato il Viandante.
Orbene,
già qui possiamo avanzare un’ipotesi sull’impiego dei due temi di Siegfried,
ipotesi che proveremo a verificare nel seguito. Abbiamo constatato come il
primo motivo (Siegfried) appaia regolarmente ogniqualvolta si parla o si tratta
del personaggio in termini, per così dire, immateriali, se non proprio ideali:
la sua schiatta, le sue prerogative, o ciò che ci si attende – o si teme! - da
lui e dalle sue imprese. Il secondo (quello del Grido) si presenta invece ogniqualvolta
ci troviamo in presenza del ragazzo in carne ed ossa, che agisce, corre, grida,
scherza o lavora.
Siamo
perciò autorizzati ad immaginare che con il tema di Siegfried - più che la persona fisica, naturalmente mutevole ed
anche deperibile – Wagner intenda rappresentare qualcosa di astratto, quindi di
(quasi) immutabile: un concetto, un’idea, un’utopia forse, o un programma,
magari una speranza. Del resto, si tratta di un tema che nasce assai prima
della materiale venuta al mondo del personaggio, ergo non può in alcun modo
rappresentarne le caratteristiche esteriori e i comportamenti spiccioli, che
diverranno osservabili (e giudicabili) solo dopo la nascita e lo sviluppo della
persona medesima.
È
invece più che plausibile che rappresenti la personificazione - dopo il
fallimento di Siegmund - del “programma politico” di Wotan, il quale (per
interposta Brünnhilde) continua a contare su un “altro da sè” che compia
l’impresa di recuperare l’anello e - restituendo questo al Reno - possa anche
salvare lui e gli dèi dalla altrimenti inevitabile fine: l’enfasi con cui Wotan
ha cantato quel tema alla fine della Walküre ne è chiara testimonianza. E però
proprio il fallimento di tale programma farà sì che - non a caso - il tema in
questione venga presentato, alla fine del Ring, legato a filo doppio a quello
del Crepuscolo... subito prima delle (enigmatiche(2)) sette battute della
chiusa.
Viceversa
il tema del Grido, appiccicato da subito al giovanotto che irrompe per la prima
volta sulla scena, lo segue e lo seguirà per il resto delle sue vicende
materiali, vivendo e trasformandosi in modo assolutamente fantastico, proprio
come la persona fisica che incarna.
Insomma:
i due temi come lo spirito e il corpo di uno stesso individuo? O la personalità e la persona? Una cosa del genere abbiamo visto applicarsi anche a
Wotan, del quale il tema del Patto evoca il potere ideologico e quello del
Walhall il potere temporale.
Nel
second’atto del Siegfried i due temi compaiono ancora, una prima volta al
momento in cui il ragazzo, avendo rinunciato a suonare con il rudimentale
zufolo di canna, porta alla bocca il suo argenteo corno. Qui udiamo ripetersi
più volte il tema del Grido, ma ad incastonare quello di Siegfried: il nostro,
per presentarsi agli uccellini del bosco, ci mette proprio anima-e-corpo!
Poi
ancora i temi sono protagonisti della lotta con il drago, anche qui con ruoli
ben precisi: il tema del Grido compare più volte durante le fasi della tenzone,
a rappresentarci la destrezza e l’abilità materiale con cui il ragazzo elude i
colpi portati da Fafner, fino a quando lo infilza di giustezza nel cuore; invece
il tema di Siegfried sale maestoso, quasi a consacrare la grande impresa testè
compiuta, allorquando il giovane, rispondendo a Fafner che gli chiede la sua
identità, afferma di non conoscerla nemmeno.
E
poco dopo, al termine del racconto del drago morente, sarà ancora il tema di
Siegfried ad accompagnare il nome finalmente comunicato dal ragazzo al gigante
(“Siegfried bin ich genannt!”)
Dopo
che Siegfried ha sistemato Mime, qual’è il tema che udiamo ad accompagnare le
operazioni di sepoltura del nano e del drago? Ovviamente quello del Grido (qui
addirittura “affaticato”) poiché trattasi di atti puramente materiali.
Invece,
la domanda che il ragazzo fa all’Uccellino (e a se stesso) “Riuscirò ad
attraversare il fuoco, verso Brünnhilde?” non può essere sostenuta se non dal
tema di Siegfried, poiché quella che si prefigura è un’impresa di natura
“politica”, ideale (anche se vedremo poi che verrà evocata anche nei suoi
risvolti materiali).
Nella
prima scena del terz’atto è ancora il tema di Siegfried ad accompagnare le esternazioni di Wotan ad Erda: poiché il
dio vi esalta il suo “sogno” che si sta realizzando, attraverso la grande
impresa che il nipote ha già compiuto: recuperare l’Anello. E anche nel
confronto-scontro con Wotan, è sempre il tema di Siegfried a farsi udire,
quando il ragazzo intima allo (sconosciuto) nonno di farsi da parte: perché
evidentemente, prima che materiale, lo scontro è di natura prettamente
ideologica e politica.
Attenzione
invece a quanto si ascolta durante l’impegnativa salita del ragazzo verso Brünnhilde,
al momento di attraversare il mare di fuoco che la circonda: qui udiamo il tema
del Grido, ma mutato nel tempo e nell’enfasi (si tratta in effetti di
un’impresa sportiva della massima difficoltà, che mette a dura prova il fisico
del ragazzo…) e insieme quello – sempre uguale a se stesso – di Siegfried. In
effetti i due temi sembrano spalleggiarsi l’un l’altro nell’atto di compiere l’impresa:
è il Siegfried “ideologico” che, dopo il passaggio-di-consegne da Wotan, si
serve delle prerogative di quello ”in carne ed ossa” per raggiungere
l’obiettivo più alto e nobile, rappresentato dalla conquista di Brünnhilde.
Nella
scena conclusiva della seconda giornata ascolteremo uno solo dei due temi –
quello di Siegfried, manco a dirlo - e soltanto verso la fine, allo scoppiare
definitivo della passione fra i due giovani, poco prima della finale apoteosi: e
sarà Brünnhilde la prima a cantarlo, seguita da Siegfried, a simboleggiare il
coronamento di un sogno iniziato nel terz’atto di Walküre.
In
quest’ultima giornata abbiamo ascoltato il tema del Grido proprio alla fine
della scena delle Norne, al momento in cui il filo del destino si è spezzato, e
ce ne siamo chiesti la ragione. Ebbene, la presenza di questo tema, e non di
quello di Siegfried, pare proprio una conferma dell’imminente fallimento dell’impresa
del ragazzo, nel quale tante speranze erano state idealmente riposte prima
ancora che venise al mondo, ma che il Siegfried in carne ed ossa non saprà far
diventare realtà…
In
seguito riascolteremo entrambi i temi: quello del Grido-Eroismo (il Siegfried “corporale”)
comparirà a supportare le vicende materiali in cui il giovane sarà coinvolto,
mentre l’originario tema “spirituale” verrà udito nei momenti determinanti del
dramma, e non a caso proprio all’epilogo.
___
Note:
1. Alla
conclusione del Ring scopriremo come in realtà esista – sotto mentite spoglie -
un quarto e fondamentale tema legato a Siegfried.
2. Torneremo sull’argomento alla
fine del Ring.
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