8 apr 2015

5.2.2.5 Götterdämmerung: Atto I – Scena II: Siegfried parte alla conquista di Brünnhilde


Siegfried ha la mente sempre più occupata da Gutrune, il cui tema vaga in corni e fagotti, mentre lui chiede a Hagen perché non abbia condiviso con loro il giuramento.

Il losco individuo ammette di avere nelle vene sangue impuro, che avrebbe infettato quello dei due giuranti. E lo fa con parole accompagnate da alcuni motivi che ne scolpiscono significativamente la perversità. Ecco dapprima comparire il tema dell’Espiazione, qui certamente da leggersi per esclusione, come a dire: non avendo prestato alcun giuramento, io non sarò tenuto a rispondere di eventuali tradimenti nei confronti di voi due (eh sì, e vedremo che si tratterà nientemeno che di due omicidi!) Poi, sulla citazione del sangue nobile dei due, fa capolino in forma dimessa e parodistica addirittura il tema delle mele d’oro di Freia (!) Quindi, sul riferimento al suo sangue malsano, ecco comparire nei violoncelli il motivo dei Nibelunghi e in corni e tromboni (eccolo là!) uno spezzone dell’Anello. Chiude il tutto il tema della Rinunzia: insomma, una montagna di ipocrisie, degnamente completata dall’ottava discendente della Fedeltà!

Gunther invita Siegfried a disinteressarsi del fratellastro e subito si scatena in orchestra un’agitazione frenetica, con crome in staccato di violini e viole e un accenno alla cavalcata nella tromba bassa, mentre il sempre più smanioso Siegfried si precipita verso la barca e si prepara a salpare! Ancora la cavalcata, poi il fuoco accompagnano le parole con cui indica la meta da raggiungere.

Sul tema dell’Inganno magico (il Tarnhelm, che verrà impiegato per portare a termine l’impresa) Siegfried avverte Gunther: tu aspetterai una notte in barca, e l’indomani ti porterai la sposa a casa! Il ghibicungo gli chiede se non voglia prima riposarsi un po’(1), ma Siegfried è irremovibile: ha una gran fretta di tornare… e possiamo ben immaginare perché, anzi per… chi. Non a caso il tema di Gutrune compare in una variante a dir poco euforica e reiterata in tutta l’orchestra, dopo che Gunther ha affidato a Hagen la custodia della reggia. Cavalcata e fuoco ancora si contrappuntano mentre Siegfried ha spinto in acqua la barca con a bordo il sodale e si prepara a veleggiare verso Brünnhilde.

Riascoltiamo ora il tema del fuoco come era arrivato alle nostre orecchie al momento del Rheinfahrt, mentre Gutrune, affacciatasi dalla sua camera, osserva tremante il suo idolo che si allontana e chiede a Hagen dove stia andando col fratello. Ad impalmare Brünnhilde, risponde il fratellastro, e la cavalcata ancora fa capolino nei corni. Come vedi, è ansioso di conquistarti in moglie! Accompagnata dal suo timido tema e poi nientemeno che da una reminiscenza sdolcinata di quello dell’Amore, sospirando “Siegfried, mio…” la poveretta si ritira di nuovo, “vivamente agitata”(2), in camera sua.

Ormai la barca che Siegfried, remando contro la corrente, ha spinto in mezzo al fiume è scomparsa alla vista (ne rimane solo un lontano sentore del motivo del Grido di Siegfried, che vaga in fagotti e clarinetto basso) e Hagen comincia la sua veglia, accucciato vicino ad una colonna, proprio come un ragno che – tessuta per bene la sua tela - attende pazientemente in un angolo che la preda vi caschi dentro, rimanendovi imprigionata.
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Note:
1. Abbiamo già osservato che il ragazzo verosimilmente non dorme da giorni e giorni: si riposerà (la prossima notte) nel letto di… Brünnhilde!
2. Altra chiara dimostrazione della sua perfetta buona fede: una sgualdrinella, o una “civetta”, non avrebbe certo di queste reazioni.

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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