Per
mostrare ad Alberich che lui non lo sta prendendo in giro (ma in realtà è
proprio ciò che sta facendo fin da quando è comparso all’improvviso!) Wotan gli
offre il suo aiuto per convincere Fafner ad addivenire ad un onorevole
compromesso (in effetti è una specie di ultimatum!)
nell’interesse di tutti. In sostanza suggerisce ad Alberich di proporre a
Fafner uno scambio ring-for-peace:
tu, Fafner, mi cedi l’anello ed io, Alberich, ti evito una brutta fine per mano
di un ragazzo che sta arrivando qui da un momento all’altro per farti la pelle.
Questo
è effettivamente un colpo di teatro, ma come molti colpi di teatro è in buona
parte gratuito, diciamolo pure, o quanto meno non così determinante ai fini
dello sviluppo del dramma(1). Quindi, ecco un simpatico siparietto che serve a
Wagner per divertirsi (e divertire noi) interrompendo la (noiosa?)
menata-di-torrone di Wotan, che riprenderà a fine-scena con una ennesima
lezione di cinica filosofia.
Tuttavia
il siparietto, per quanto irrilevante, è studiato e gestito da Wagner in modo
mirabile. Intanto gli serve per dare voce
a Fafner, che mai più avevamo udito dopo la sua trasformazione, mostrandoci
come la musica sappia evocare persino i mutamenti della sua personalità (il
tritono) e poi per creare le premesse per il successivo, struggente suo
addio-al-mondo, dopo che Siegfried lo avrà trafitto con la Nothung. Val la pena
seguirlo quasi battuta per battuta.
Dunque,
Wotan si volge verso la caverna, e già udiamo in corni, fagotti e contrabbassi
levarsi il tema del drago, che culmina nei soliti rintocchi del timpano (tema
dei Giganti, qui il tritono SIb-MI). Adesso te lo sveglio, dice ad Alberich, ed
ancora il tema del drago si ode in clarinetto basso, fagotti e contrabbassi,
con un’accelerazione che porta nuovamente ai cupi rintocchi dei timpani, ma qui con
una sottilissima, quasi maniacale (chè l’orecchio fatica a coglierla) variazione
timbrica: i timpani suonano le prime tre note e la quinta e ultima del motivo
dei Giganti (sul SOL) mentre la quarta è emessa da un DO# pizzicato dei contrabbassi!
Altra
perfida trovata di Wagner: il doppio richiamo di Wotan (Fafner!... Fafner!) è
cantato pure sul tritono (DO#-SOL, discendente) e in effetti sono qui convenuti
tre individui che hanno la coscienza piuttosto sporchina (vedremo tra poco anche
Alberich esprimersi per tritoni). Timpani e contrabbassi ancora si
distribuiscono il motivo dei Giganti (qui il tritono LA-MIb, per quattro volte)
mentre Alberich, più sbalordito che incredulo (due volte udiamo nei violoncelli
il suo motivo dell’annientamento) si chiede se a Wotan abbia dato di volta il
cervello…
E
Fafner finalmente si sveglia. La sua voce deve arrivare dal fondo della scena, attraverso
un potente megafono(2). Chi mi disturba
il sonno? si domanda il bestione, di cui udiamo per la prima volta la voce, e
che sempre si esprime in tritoni (qui SOL-DO#, quasi a concatenarsi al richiamo
di Wotan). Il quale sponsorizza (!) Alberich, presentandolo al drago come uno
che gli annuncia sventure, ma può anche evitargliele, in cambio del tesoro…
Wotan tende l’orecchio verso la caverna, ma è Alberich il più interessato alla
risposta di Fafner, come ci testimoniano tre ricorrenze, in contrabbassi e
violoncelli, del suo motivo dell’annientamento!
I
timpani (tritono DO-FA#) fanno udire per due volte il motivo dei Giganti,
mentre Fafner chiede (FA#-DO) cosa voglia l’intruso.
Ed
allora è Alberich, ringalluzzito e speranzoso, che prende in mano le redini
della trattativa, accelerando
improvvisamente il ritmo: attento, Fafner, un forte eroe si avvicina per farti
secco!
Ancora
i timpani (DO-FA#) per due volte, a sottolineare la risposta greve e proprio
animalesca, del drago: ho fame di lui!
Ora
è Wotan – quale antenato di Siegfried e quindi il più titolato per vantarne le
qualità – ad ammonire Fafner: guarda che il ragazzo è audace ed ha una spada
assai affilata! (manco a dirlo, il tema della spada balena, proprio in DO
maggiore, nel secondo corno.) Alberich subito gli dà il cambio (adesso sembrano
davvero una coppia di amiconi con un unico obiettivo, i due nemici cosmici!) e avanza
la sua sconcia proposta, col tema dell’anello che vaga, per terze, nei due clarinetti: il ragazzo ha solo in mente l’anello;
lascialo in custodia a me, ed io ti evito grane, così potrai viver tranquillo
quanto vorrai, badando al tuo tesoro (notare come le parole “tranquillo tu a
lungo vivrai” siano a loro volta cantate da Alberich su un tritono, DO-FA#, a
testimoniare dell’inaffidabilità delle assicurazioni del nano).
Sei
ritorni del motivo dell’annientamento servono ad evocare lo stato d’animo di
Alberich, mentre ascolta ansioso la risposta di Fafner. Il quale, accompagnato
a sua volta da cinque ripetizioni del motivo dei giganti (timpani, SI-FA per
tre volte, poi su al DO-SOLb, due volte) rompe definitivamente la trattativa
sullo scambio anello-sicurezza con il celebre “Ich lieg’ und besitz’: lasst
mich schlafen!”(3) (me ne giaccio qui a possedere, lasciatemi dormire, tritoni FA-SI
e poi DO-SOLb) cantato proprio su un colossale sbadiglio!
Wotan,
che fin dall’inizio ben sapeva come sarebbe finita la pagliacciata, sghignazzando
su uno spezzone del tema dell’anello (che resta a metà, perdendosi nel nulla
profondo) finge di rammaricarsi con Alberich: amico, il colpo è fallito,
peccato… ma almeno non mi darai più del furfante! Poi, a mo’ di commiato, ammonisce Alberich proprio come Erda, nel Rheingold,
aveva ammonito lui! Ecco infatti nei violoncelli alzarsi, in MIb, il nobile,
arcano tema delle Norne, mentre Wotan, avvicinandosi amichevolmente al nano,
gli regala una pillola di filosofia (ma è proprio come se stesse scaricando sul
mortale nemico il proprio cruccio!): “Tutto è secondo sua maniera, e per nulla
tu la puoi mutare”. Poi si appresta ad andarsene, lasciando Alberich a
vedersela con Mime (con lui forse ti andrà meglio… lo irride). Quindi un ultimo
ammonimento, sibillino, mentre i fiati ricordano il tema della Libertà: “quanto
al resto, imparalo da te!”
Rapidamente,
Wotan si volge e si allontana nel bosco, accompagnato dal tema della Spada, qui
armonizzato in minore e sfociante su una settima diminuita, quasi come all’inizio
del second’atto di Walküre (quando erano i gemelli-amanti Siegmund e Sieglinde
a fuggire all’impazzata). E poi dai suoi arcani accordi e dallo scalpitìo del
cavallo, mentre Alberich rimane lì, quasi inebetito, ad ascoltare… il corno
inglese e la tromba che esalano un motivo qui apparentemente fuori luogo:
quello con cui Wotan, durante lo struggente addio
a Brünnhilde nel finale della Walküre, aveva cantato le sue parole Zum letzten mal, letz'
es mich heut' (per l'ultima volta mi
rallegri oggi…) L’incoerenza è però solo apparente, chè quell’accorato motivo
introduceva, nella Walküre, la disperante presa d’atto di Wotan dell’inevitabile
sua fine (All'uomo più felice splenda la sua stella: all'Eterno
infelice che se ne parte, deve chiudersi) ma anche la preveggenza del trionfo
di Siegfried, cui il frustrato Alberich dovrà qui assistere fra poco!
E al quale Alberich non resta che… maledire, per l’ennesima volta,
la stirpe di Wotan (“frivola genìa, avida di piacere”). Per tre volte il tema
della sua maledizione si erge negli ottoni, a sottolineare la sua incrollabile
ostinazione: veglierò finchè l’oro rivedrà la luce, e ve la farò pagar cara! Così
sbotta Alberich, su un’ennesima apparizione del motivo dell’annientamento. E corre
a nascondersi in un crepaccio, mentre l’atmosfera è tornata ad essere quella
del Preludio, come là caratterizzata da tre motivi: i giganti (timpani, DO-FA#),
il drago (nel contrabbasso-tuba) e l’annientamento (le quartine dei
contrabbassi).
Ma ora un nuovo giorno, fatale per davvero e per qualcuno, si sta preparando.
___
Note:
1.
Risibile è la plausibilità dell’iniziativa, ed infatti lo stesso Alberich non
può non guardarla con sospetto; scontato il suo esito, non vedendosi come un
gigante con le fattezze di drago ma con un cervello di gallina possa temere
alcunchè da chicchessia e venire a patti cedendo una parte importante del suo
patrimonio; e infine perchè, fosse positivo, l’esito farebbe prendere
all’intero Ring una piega a dir poco farsesca.
2.
Toh… scopriamo che Wagner ha anche inventato l’amplificazione in teatro!
3. Manco a dirlo, anche Fafner, come
già Alberich, poi Wotan e Fasolt, non vuol nemmeno sentir parlare di rinuncia
all’Anello. Abbastanza sorprendentemente, vedremo in Götterdämmerung che la
stessa reazione caratterizzerà l’atteggiamento di Brünnhilde!
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