27 lug 2012

4.2.2.1 Siegfried, Atto II, Scena II – Mime e Siegfried a Neidhöhle.


Chi arriva ora davanti alla tana di Fafner? È il primo corno ad annunciarlo, esponendo uno dei temi della fusione della spada, precisamente quello della terza strofa, nella sua originale tonalità di RE minore: ne udiamo la prima sezione, che Siegfried aveva cantato sulle parole ”Des Baumes Kohle, wie brennt sie kühn”, seguita da un inciso del tema dell’Esuberanza di Siegfried, qui trasposto in minore (come affaticato…) e poi dalla seconda sezione del tema della fusione, quella che aveva supportato il verso “In springenden Funken sprühet sie auf”. In sottofondo, crome puntate dei violoncelli sembrano evocare il passo trotterellante di qualcuno: insomma, sono Siegfried – spada al fianco - e Mime che hanno camminato tutta la notte e finalmente hanno raggiunto la loro meta.

Anche qui Wagner introduce un episodio apparentemente dilatorio dell’azione (che porterà all’uccisione di Fafner) facendoci assistere ad un’appendice dei battibecchi fra Siegfried e Mime di cui eravamo stati diretti spettatori all’inizio del dramma. Ma la cosa ha più senso di quanto non appaia. Intanto serve a dare un tocco di realismo (che sempre deve essere alla base di ogni allegoria) alla scena: i due hanno girovagato per l’intera notte per raggiungere Neidhöhle e non sarebbe naturale se Siegfried – così, sui due piedi – andasse a sfidare Fafner a duello. Un po’ di riposo non guasta (e vedremo quante straordinarie novità porterà con sé quello di Siegfried, tra non molto) e poi ci sono le ultime, interessate e pelose raccomandazioni di Mime al ragazzo e le ultime domande di questi, prima di prepararsi ad imparare la paura… E così anche la musica di questa prima parte della scena ricorda quella della scena iniziale del dramma.

Siamo arrivati, dice Mime. Siegfried, stendendosi sotto un gran tiglio(1), chiede: È qui che dovrei imparare la paura? Prima delle parole di Mime e poi di quelle di Siegfried cosa udiamo in orchestra? Il motivo del Sonno, armonizzato sinistramente, per ricordare la paura, come accaduto nel primo atto. Ancora due volte lo udiamo, sfigurato, dopo le parole di Siegfried, ma poi si quieta su un dolce MI maggiore, appoggiandosi sulla sensibile(2).

Il ragazzo vorrebbe dare il ben-servito a Mime: ora il tutore non gli serve più, e se lì imparerà la paura, bene, altrimenti se ne andrà comunque da solo a cercare un posto dove impararla.

Mime, adulante, gli assicura che la paura non potrà impararla che lì, davanti a quella caverna dove giace un orribile drago, di cui ora descriverà le terrificanti doti. Ed ecco puntuale il tema dei Giganti, suddiviso fra i rintocchi dei timpani (prime tre note, sul FA) e il pizzicato dei contrabbassi (ultime due note, SI-FA, il tritono). Il tema è sempre preceduto dalla salita di biscrome (l’annientamento): poiché Alberich è lì nascosto nei paraggi ad osservare e maledire, e soprattutto perchè ormai è chiaro che per Fafner sta arrivando il redde-rationem, il momento di pagare dazio alla maledizione. Prosegue Mime: attento che il drago ti potrebbe ingoiare in un sol boccone! E su queste spaventevoli parole il tema dei Giganti sale al DO-FA#, reiterato cinque volte.

Siegfried: ma io gli chiuderò la gola, e non mi offrirò di certo alle sue zanne.

Mime allora prova ad impaurirlo descrivendogli la bava velenosa del drago, che può letteralmente sciogliergli carne ed ossa.

Siegfried ha sempre il rimedio pronto: vuol dire che mi sposterò di fianco al drago, per evitarne lo sputo.

Mime ancora ha da raccontare dell’enorme coda del drago, capace di stritolare come vetro le ossa del malcapitato che ne venga avvolto; e il tema dei Giganti è qui esposto dai timpani, SI-FA, con una reiterazione delle ultime due note, ad evocare il cuore animalesco della bestia, ma anche quello della vittima, che batte all’impazzata, per la paura.

Siegfried promette che si terrà lontano dalla coda. Poi, mentre i legni intonano il tema dell’Eroismo dei Wälsi (chè lui si sta apprestando ad un’impresa degna di suo padre Siegmund) chiede a Mime se il drago abbia un cuore.

Il tema dei Giganti (tritono LAb-RE) è ora esposto dai fagotti, che ne reiterano la coda innumerevoli volte, sulla risposta di Mime (“un cuore duro e feroce”) e sulla successiva domanda di Siefried (“si trova dove l’hanno anche uomini ed animali?”)

Mime annuisce e domanda a Siegfried se per caso stia cominciando a provare un po’ di paura.

La risposta gliela dà l’accordo FA-DO#-LA, che già avevamo udito durante il processo di ricostruzione della spada, e che ora accompagna la baldanzosa promessa di Siegfried: Nothung (ottava discendente, FA-FA) gli pianterò nel cuore! E sarebbe questa la paura? Sul tema della sua esuberanza, irride il nano e lo invita ad allontanarsi, di lui non sa che farsene, e ormai è convinto che lì la paura non l'imparerà di certo!

Mime le prova tutte: aspetta a parlare dopo che avrai fatto l’esperienza; e magari ti sentirai mancare il fiato, il terreno ti oscillerà sotto i piedi e il cuore comincerà a tremarti nel petto. Il motivo dei Giganti (il tritono qui è MI-SIb) si ode martellante, proprio di un cuore in preda al panico, nei timpani. I temi di Loge (fuoco) a folate negli archi, e del Sonno nei fiati accompagnano (come nel primo atto) questi patetici tentativi di Mime di metter paura al ragazzo(3).  Ecco, allora mi ringrazierai per averti portato fin qui, e lo canta, il nano, sulla sua esasperante cantilena, sentita mille volte nel primo atto…

Non voglio il tuo amore, sbotta Siegfried; sono nauseato dai tuoi modi petulanti e untuosi… e queste sue parole (Das ek’lige Nicken und Augenzwicken) sono cantate proprio sullo stesso inciso, tonalità inclusa, che avevamo udito nel primo atto su parole analoghe (…und nicken, mit den Augenzwicken) mentre, come là, il motivo accorciato dei Nibelunghi sottolinea le qualità negative del nano.

Il quale ancora è prodigo di (inutili?) consigli: ora io mi stendo a riposare vicino alla fonte, tu resta pure qui, ragazzo, ma bada che quando il sole sarà alto, il drago uscirà dalla tana e passerà di lì per scendere ad abbeverarsi. Wagner sottolinea queste ultime parole di Mime – che descrivono uno scenario naturale (il sole, la fonte) - con una sottilissima quanto mirabile transizione: dallo sbifido tema accorciato e puntato dei Nibelunghi ad un dolce motivo ondeggiante di crome, che si muove per seconde e terze minori, anticipando chiaramente il celebre tema del Waldweben (il mormorio della foresta) che la farà da padrone fra poco, avvolgendo Siegfried e penetrandogli fino al midollo…

Per ora è solo un anticipo, quasi un messaggio subliminale per il nostro cervello, e infatti è subito interrotto dalla beffarda quanto rude risposta di Siegfried: ma bravo furbo, Mime, mettiti proprio lì dove verrà il drago, così lascerò volentieri che ti sbrani (nei fiati, atroce sberleffo, ecco il motivo completo dei Nibelunghi!) prima di farlo secco. Quindi ti consiglio di startene lontano, anzi di andartene proprio via del tutto, fuori dalla mia vita!

Ma Mime è disposto a sopportare qualunque maltrattamento, talmente importante e vitale per lui è la prospettiva che gli sta di fronte. Così, accompagnato ancora dal dolce movimento degli archi, si offre a Siegfried di ristorarlo dopo la dura lotta che avrà sostenuto col drago: rapidissime semicrome puntate discendenti (in violini e viole) e ascendenti (nei violoncelli) ci mostrano un primo gesto di repulsione di Siegfried; il nano insiste: chiamami pure, se hai bisogno di aiuto (!) ancora respinto bruscamente dall’inciso di violini, viole e violoncelli; e infine: e se ti prendesse la paura? Qui Siegfried si alza da terra e sbotta proprio alla grande, come ci testimoniano le semicrome puntate dei violini, che intonano una versione davvero truce del tema della sua esuberanza.

Tema che sfocia in quello, accorciato, dei Nibelunghi, che udiamo per due battute, poi trascolorando ancora in quello ondeggiante delle viole, mentre il nano vanesio sogna la conclusione più straordinaria – per lui – dell’imminente lotta fra Siegfried e Fafner: che si ammazzino a vicenda!
___
Note:
1. Questo albero è carissimo a tutta la tradizione musicale (ma in generale alla cultura) tedesca.   
2. In effetti, dopo una notte passata camminando, Siegfried ha anche diritto ad avere un po’ di sonno…
3. Come vedremo, Siegfried non avrà alcun timore del fuoco (che circonda la rupe di Brünnhilde) e in compenso imparerà cosa sia la paura solo dopo aver risvegliato la Valchiria dal suo sonno.  

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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