28 mag 2013

5.1.1.2 Götterdämmerung – Prologo (I): riassunto delle puntate precedenti.

Tutto il canto delle Norne non è che l’ennesimo (ma il primo, nella cronologia della stesura dei poemi del Ring) “bigino di storia cosmica” che Wagner ci propone. Quando l’artista scrisse la Siegfrieds Tod, doveva necessariamente premettere all’azione del dramma la descrizione degli avvenimenti storici (o mitologici o leggendari) che l’avevano preceduto, primi fra tutti i peccati originali di cui l’umanità si era macchiata: quello di Alberich che strappa l’oro dal fondo del Reno per farci l'Anello; che gli viene rubato dagli dèi per pagarci i Giganti per la costruzione del Walhall (1). E poi presentarci i due protagonisti principali del dramma medesimo: Siegfried e Brünnhilde. E così pensò al Prologo in cui collocare tali doverose premesse.

Però, una volta completata – più o meno a ritroso – la stesura dei poemi dell’intero ciclo in cui la Siegfrieds Tod si era evoluta, tale riassunto sarebbe risultato quasi del tutto superfluo(1), almeno sul puro piano della comprensione della trama da parte del pubblico. Del gesto compiuto da Wotan per procurarsi lo strumento del Potere avevamo avuto notizia dalla stessa voce del colpevole, durante il dialogo con Mime (nel Siegfried) e quello di Alberich era stato oggetto addirittura di cronaca diretta, all’inizio del Rheingold. Ma Wagner, come non ci stanchiamo di ripetere, aveva nel frattempo maturato la sua concezione del Wort-Ton-Drama e la tecnica della variazione dei Leitmotive: e ad esse, particolarmente alla seconda, il ricordo di fatti e personaggi e la ricapitolazione di eventi del passato – prossimo e remoto - risultavano perfettamente funzionali, quindi assolutamente meritevoli di rimanere al loro posto. E già ne abbiamo avuto pratica conferma nelle due precedenti giornate: ad esempio con il racconto di Wotan a Brünnhilde e con i botta-e-risposta fra il Viandante e Mime.

E proprio poco fa abbiamo sperimentato con grande emozione il ritorno di un motivo dal Siegfried! E con analoghe motivazioni si spiega anche la nutrita serie di riprese (mai però stucchevoli ripetizioni degli originali ascoltati in precedenza!) che compaiono nella successive scene del canto delle Norne e del risveglio dei due giovani.    

Ecco, le tre Norne: le loro voci sono di contralto, mezzosoprano e soprano, in precisa e meticolosa corrispondenza con le età (in ordine decrescente) delle profetesse(2). Stando alle Saghe, la prima è la più anziana ed è depositaria del passato; la seconda si occupa del presente e la terza, la più giovane, del futuro.

La scena è strutturata in modo assai regolare: un primo breve intervento delle tre Norne (nell’ordine: prima, seconda, terza, seconda) come per presentarsi allo spettatore e identificarsi con il tono della propria voce; poi tre turni di esternazioni, ciascuno su un diverso soggetto ma sempre con la stessa rigorosa sequenza di interventi: prima, seconda, terza Norna nell’ordine, cioè riferimenti al passato, presente, futuro; infine la chiusa drammatica (seconda, prima, poi le tre Norne insieme).

Le scarne battute introduttive sono dedicate dalle tre Norne alla constatazione di come sia ancora notte fonda e che i bagliori che si scorgono non siano quelli aurorali, ma provengano dal fuoco di Loge che avvolge l’altura. Quest’atmosfera è dipinta dai clarinetti (compreso il basso) che espongono dapprima una variante del tema delle Norne, in minore e poi in maggiore, quindi richiamano uno dei temi di Loge, mentre in contrappunto i violini ripetono quello del Filo del destino. Il corno inglese emette due seconde minori (che non promettono nulla di buono…) mentre la seconda Norna invita la prima a tessere e cantare.
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Note:
1. In Götterdämmerung Wagner aggiungerà - citandolo per primo! - il peccato di Wotan che ferisce a morte l'Albero del mondo. Inoltre rivedrà la conclusione delle profezie, che originariamente erano sempre rivolte al... bello.
2. In effetti – se si esclude l’accenno al finale incendio del Walhall - nel racconto delle Norne non ci sono fatti e notizie che già non ci siano noti da dirette precedenti esperienze all’interno del Ring, o come minimo da altri racconti già uditi prima (come quelli dell’incontro Mime-Viandante nella seconda scena del Siegfried).
3. Wagner non cita i nomi delle Norne: Urdr, Verdandi, Skuld che provengono dalla zona dove si trovano il frassino Yggdrasil e la fonte che vi sgorga e ne bagna le radici.

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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