5 gen 2015

5.2.1.2 Götterdämmerung: Atto I – Scena I: Hagen comincia a tessere la sua tela

Il figlio di Alberich propone a Gunther di prendere in moglie una certa Brünnhilde, donna di qualità eccezionali, della quale dà notizia impiegando quasi le stesse parole con le quali l’Uccellino – nel second’atto del Siegfried - aveva notificato al giovane eroe, fresco vincitore del drago e sbarazzatosi dello sbifido Mime, l’esistenza della ragazza addormentata in mezzo al fuoco: 

Uccellino
Jetzt wüsst' ich ihm noch
das herrlichste Weib:
auf hohem Felsen sie schläft,
Feuer umbrennt ihren Saal:
durchschritt' er die Brunst,
weckt' er die Braut,
Brünnhilde wäre dann sein!
Hagen
Ein Weib weiss ich,
das herrlichste der Welt: -
auf Felsen hoch ihr Sitz;
ein Feuer umbrennt ihren Saal;
nur wer durch das Feuer bricht,

darf Brünnhildes Freier sein.
Ora gli farei ancora conoscere
la donna più splendida:
su un’alta roccia ella dorme,
fuoco arde attorno alla sua sala:
attraversasse l’incendio ,
svegliasse la sposa,
Brünnhilde allora sarebbe sua!
Io so di una donna,
la più splendida del mondo:
su rocce alta la sua dimora;
un fuoco arde attorno alla sua sala:
solo chi si apre un passaggio nel fuoco,

potrà essere il pretendente a Brünnhilde.

Osserviamo ora le differenze, sottili ma significative, che intercorrono fra i due testi: l’Uccellino parla della donna che dorme, mentre Hagen della donna che abita; l’Uccellino accenna alla condizione necessaria per impalmare la donna: svegliarla, mentre Hagen trascura di netto questo particolare. Insomma, siamo portati a pensare che Hagen conosca già (quasi) tutto ciò che riguarda il legame e i trascorsi fra Siegfried e Brünnhilde!(1) Ed è questa una condizione assolutamente necessaria per rendere plausibile – anche se sommamente complicata – l’intera sua macchinazione volta a recuperare l’Anello.(2) 

Quanto alla musica, che si tratti di Brünnhilde ce lo racconta subito il clarinetto basso, seguito a ruota dal quarto corno, i quali intonano l’incipit della cavalcata, mentre poi flauto e clarinetto mescolano spezzoni dell’incantesimo del fuoco e del tema dell’Uccellino, ripreso esplicitamente da corno e tromba, e basculante continuamente fra il FA# e il SI (nel Siegfried si muoveva un tono sotto, fra MI e LA). Gunther, mentre la cavalcata si riode cupa nei fagotti, domanda se lui potrebbe farcela a conquistare Brünnhilde. Hagen, preceduto da una delle sezioni del suo tema - qui un eloquente tritono discendente (SIb-MI) – subito lo disillude, spiegandogli che solo uno più forte di lui può riuscire nell’impresa.

In risposta all’ovvia domanda di Gunther, Hagen comincia a raccontare di Siegfried, il rampollo dei Wälsi: immancabilmente riudiamo qui il tema dell’eroismo della nobile schiatta, nelle viole accompagnate da celli e contrabbassi, mentre viene ricordato il tragico amore fra Siegmund e Sieglinde. Poi il tema ampliato della Spada, in FA maggiore, con la sua appendice di quello del giovane Siegfried (il Grido del fanciullo) sottolinea la selvaggia vita del ragazzo nella foresta: è lui che Hagen (salendo al SOLb maggiore) desidera come marito per Gutrune.

Il tema dei Ghibicunghi, che qui ricorda ancor più da vicino quello dell’elemento primordiale, suggella il suo augurio alla sorellastra, della quale introduce il canto, che udiamo per la prima volta: Gutrune chiede quale impresa così rimarchevole abbia compiuto Siegfried per essersi guadagnato tutta quella fama. E lo fa cantando un motivo tanto pretenzioso quanto banalotto - che ci dà immediatamente l’idea del livello di mediocrità della personalità della “principessa” – chiuso però, ora sul MIb maggiore, da corni e clarinetto con il ritorno del tema dei Ghibicunghi, che reca tracce di un’antica nobiltà.

Hagen risponde alla sorellastra citando l’impresa che ha reso famoso Siegfried: l’uccisione del drago che custodiva a Neidhöhle il tesoro dei Nibelunghi. Violoncelli, contrabbassi e fagotti non mancano di citare in sottofondo il martellante ritmo del tema dei Giganti, seguiti poi in trombe, corni, clarinetti ed oboi, in SIb maggiore, dalla trionfale riesposizione del tema ampliato della Spada che sfocia in quello del giovane Siegfried.

Gunther, mentre nei clarinetti si fa largo il tema dell’Anello, ammette di aver avuto sentore di quel tesoro e Hagen aggiunge, sul tema dell’Anello passato alle trombe, che con esso ci si può conquistare il mondo: quest’ultima esternazione è accompagnata dalla chiusa del tema della Rinunzia che qui, oltre il suo originario significato di ripudio dell’amore, evidentemente rappresenta anche la condizione in cui si trova ora come ora Hagen! E a quel tema ne segue immancabilmente un altro, quello dell’Oro, nel quarto corno (in MIb) e poi nel secondo, un semitono più in alto, mentre Gunther domanda se Siegfried si sia appropriato del tesoro.

Appoggiandosi al tema della Schiavitù, Hagen risponde: “Knecht sind die Niblungen ihm” (gli sono schiavi i Nibelunghi)(3). Gunther incalza: ma allora soltanto lui potrebbe conquistare Brünnhilde? Sul concitato riapparire del tema della cavalcata, in corni, clarinetti e oboi, Hagen conferma che nessun altro potrebbe superare la prova del fuoco.(4) Gunther si alza stizzito, accompagnato da veloci sestine discendenti di semicrome, e accusa il fratellastro: ma che razza di consigli mi dai, sapendo che io non potrò mai metterli in pratica? Il tema dei Ghibicunghi, storpiato e nervoso, lo segue mentre lui si aggira corrucciato su e giù per la sala, finchè Hagen non lo trattiene (con un gesto misterioso, recita la didascalia). 

E che qualcosa di oscuro, di segreto stia bollendo in pentola (meglio: nella testa di Hagen) ci lascia subito intuire l’arcano motivo del Tarnhelm esposto da clarinetto, fagotti e corno inglese, mentre il bieco personaggio, cantando con le sue caratteristiche cadute (DO-MI, SI-RE) fa capire a Gunther che Brünnhilde potrebbe essere sua se… gliela recasse Siegfried! Gunther torna a spazientirsi, rincorso dal suo tema agitato: e perché mai l’eroe più grande dovrebbe farmi un simile favore? Beh, ribatte Hagen, potrebbe convincersi a farlo se prima venisse accalappiato da Gutrune, per meritarsela in moglie!    

E così ora è la donna(5) che si mostra risentita – ma anche conscia della propria mediocrità, il che tutto sommato le fa onore(6) - sbottando acida: non prendermi in giro, se quello è il più splendido eroe del mondo, chissà quante donne (anche migliori di me?...) avrà già avuto. Questa sua seconda esternazione si apre con un frammento variato di quello che sarà il suo Leitmotiv caratteristico, qui una caduta di sesta (MIb-FA#) seguita da una risalita di un semitono: in lei c’è qualcosa della personalità di Hagen, sia pure annacquato e molliccio… Nel nominare Siegfried come il più nobile degli eroi lei ne cita in modo parziale ed impacciato il tema, salendo velleitariamente dal MIb al FA. Hagen sembra risponderle per le rime, attaccando sullo stesso frammento (qui una settima discendente, RE-MI) ricordandole che lui ha preparato un filtro portentoso: se Siegfried ne gustasse, verrebbe irresistibilmente attratto da lei(7).

Ancora su questa affermazione risuona il tema della Rinunzia, che anticipa il significato della successiva spiegazione di Hagen: se Siegfried arrivasse qui (si ode nel quarto corno il tema storpiato della Spada) e bevesse quella pozione, dimenticherebbe (ecco qua, la Rinunzia!) qualsivoglia donna avesse prima conosciuto(8). E due temi si intersecano mirabilmente a chiarire il concetto: quello arcano dell'Inganno magico, chiara derivazione dal Tarnhelm (qui rappresentando la magia del filtro) e quello, davvero deforme e deturpato, nel violoncello, di Freia!

Hei, cari fratelli, adesso che ne dite del consiglio di Hagen? Il tema della Dominazione serpeggia nei corni, seguito da quello di Hagen, che a scatti discendenti ora si inalbera in un trionfale RE maggiore, insistendo in ritmo sincopato sulla dominante LA, mentre Gunther tesse le lodi della madre, per aver dato a lui e soreta un simile genio come fratello! Il tema dei Ghibicungi corona degnamente (in SIb) questa esternazione, seguita da quella, sempre patetica, di Gutrune, in SOL maggiore, che ora smania dalla voglia di incontrarlo, il suo eroe. E quindi Gunther si chiede come si possa finalmente rintracciarlo, ‘sto benedetto Siegfried.

Proprio in questo preciso momento si alza nella tromba bassa il tremendo tema della Maledizione! Un corno si ode in lontananza, accompagnando il tema del Grido, storpiato, nei violini: ecco, ora sappiamo bene chi stia per cadere in trappola!    
___
Note:
1. Ciò si spiega col fatto che suo padre, Alberich, è stato testimone oculare di tutto ciò che è avvenuto nel Siegfried: l’uccisione del drago, quella di Mime e poi – lo ripeterà esplicitamente nella prima scena del second’atto – lo scontro fra Wotan e Siegfried con il prevalere del ragazzo, che lui deve aver seguito (in realtà per seguire l’Anello!) almeno fino a vederlo scomparire nelle fiamme, verso Brünnhilde, immaginando quindi ciò che può essere accaduto successivamente. Di tutto ha poi evidentemente informato il figlio. Di sicuro però c’è un particolare che lui non può aver scoperto (ne avremo conferma nella citata prima scena del second’atto): il dono dell’Anello fatto da Siegfried a Brünnhilde, e ciò spiega la reazione che fra poco Hagen avrà allorquando sarà proprio Siegfried a raccontargli quel particolare.
2. Come vedremo, Wagner si inventa una trama assai più complessa di quella, piuttosto gratuita e banale, raccontata nelle saghe da cui trasse ispirazione.
3. Nel Nibelungenlied (avventura 8) si racconta di Alberich, potente capo degli elfi scuri, dotato di elmo, di maglia metallica e di frusta d’oro, che soccombe in combattimento a Siegfried (che lo immobilizza con una curiosa mossa di wrestling, afferrandolo cioè per la barba!) e diviene suo schiavo, con tutti i sudditi: quest’ultimo particolare viene qui da Wagner citato, coerentemente con la saga, ma del tutto a sproposito rispetto alle vicende del Ring. Evidentemente Wagner lo inserì nella stesura iniziale della Siegfrieds Tod (dalla cui idea nacque in seguito la Tetralogia) che era molto aderente alla saga, dimenticandosi poi di espungerlo quando mutò radicalmente la trama del “suo mito”, dove Siegfried ed Alberich nemmeno hanno occasione di incontrarsi di persona. E del resto, sarebbe inspiegabile come i Nibelunghi possano essere tuttora schiavi di Siegfried, mentre il loro capo Alberich se la spassa tranquillamente in libertà presso il figlio Hagen, alla corte dei Ghibicunghi. Per dare un minimo di plausibilità all’affermazione potremo immaginare che essa riguardi la schiavitù virtuale cui Hagen e Alberich (e quindi non tutti i Nibelunghi) sono sottoposti finquando non sono in possesso dell’Anello: ciò è suffragato dall’analoga espressione usata da Alberich nel suo incontro con il figlio all’inizio dell’atto secondo.
4. Hagen racconta ai fratellastri solo una parte della storia; è di fondamentale importanza sottolineare qui che Gunther e Gutrune non vengono in alcun modo a conoscenza della relazione già in atto fra Siegfried e Brünnhilde. Ciò sarà confermato nel seguito, dalle loro reazioni al comportamento di Brünnhilde (al momento di rivedere Siegfried accasato con un’altra); che sono quelle di chi non sa nè sospetta di precedenti convivenze. E molto più tardi, ascoltando il ricordo di Siegfried, Gunther mostrerà altissimo stupore nell’apprendere del suo precedente rapporto con la ex-Valchiria. Ancor più stupita sarà Gutrune, apprendendo da Brünnhilde la verità sui fatti trascorsi. Come detto, per Hagen il discorso è diverso: come risulterà via via sempre più chiaro, lui ha saputo tutto dal padre ed ora sta iniziando a mettere in atto la sua infernale, quanto improbabile macchinazione. Essa comporta che Gunther e Gutrune ignorino dell’avvenuto “matrimonio” fra Siegfried e Brünnhilde, in modo da giudicare perfettamente lecito l’uso del filtro magico che farà innamorare di Gutrune “lo scapolo Siegfried”, rendendolo così disponibile a conquistare per Gunther “la vergine Brünnhilde”, come contropartita per la mano di Gutrune. Hagen invece sa perfettamente che ciò porterà – tramite la reazione dell’ignara ex-Valchiria al momento di rivedere Siegfried accasato con Gutrune – allo scoppio di uno scandalo planetario da cui lui, e nessun altro, potrà trarre profitto, recuperando l’Anello! Al proposito duole invece registrare come Teodoro Celli, nella sua peraltro somma esegesi, accrediti la teoria secondo cui Gunther e Gutrune vengono subito messi a conoscenza, da Hagen, del ménage che intercorre fra Siegfried e Brünnhilde, rendendosi quindi complici anche della rottura fraudolenta di quel nobilissimo legame (per supportare questa tesi, Celli mette addirittura in bocca a Gunther parole che non vengono dal testo wagneriano!) Vedremo invece come il comportamento dei due fratelli dimostrerà oltre ogni dubbio la loro totale ignoranza dell’esistenza di quel legame.
5. Il nome deriva dalla Gudrun della Völsunga Saga (e dell’Edda moderna) figlia di Gjuki e Grimhild. Nel Nibelungenlied invece è Kriemhild (figlia di Dankrat e Ute) a sposare Sigurd-Siegfried e a confrontarsi aspramente con Brunhild. I personaggi delle saghe (Gudrun e in specie Kriemhild) sono femmine di spiccata personalità, che sovrastano le Brynhild e Brunhild rispettivamente. Wagner invece ribalta del tutto le posizioni e fa della sua Gutrune una povera donnetta indifesa e meschinella, che cade nella trappola tesa (a lei e al fratello) da Hagen. Nel terzo Atto verrà letteralmente annichilita e ridicolizzata dalla straripante personalità di Brünnhilde.
6. Gutrune e Gunther sono sì individui insignificanti, imbelli e creduloni, ma non congenitamente disonesti.
7. Parliamoci chiaro: tutta la macchinazione che Hagen sta per mettere in atto è tanto subdola, sottile e ingegnosa, quanto improbabile. Perché presuppone il verificarsi di circostanze del tutto incredibili e massimamente irrealistiche, come avremo modo di sottolineare ampiamente. Purtroppo qui pesano le tare originarie dell’opera, nata (Siegfrieds Tod) come grand-opéra, non come dramma cosmico.
8. Le parole di Hagen lasciano intendere che il filtro abbia poteri selettivi: in questo caso farebbe dimenticare a Siegfried soltanto la sua donna, non il resto. Cosa piuttosto in contrasto con il realismo (ancora oggi il progresso farmacologico ed il potere delle droghe non arrivano a tanto!) e quindi poco confacente ad un’opera altamente allegorica, dove proprio il realismo dovrebbe essere possibilmente rispettato. Nulla ci lascia intendere piuttosto che Siegfried perda anche memoria dell’Anello, ma purtroppo ciò comporterà altre pesanti conseguenze sulla plausibilità delle successive vicende.

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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