Il
figlio di Alberich propone a Gunther di prendere in moglie una certa Brünnhilde, donna di qualità eccezionali, della quale dà
notizia impiegando quasi le stesse
parole con le quali l’Uccellino – nel second’atto del Siegfried - aveva
notificato al giovane eroe, fresco vincitore del drago e sbarazzatosi dello
sbifido Mime, l’esistenza della ragazza addormentata in mezzo al fuoco:
Uccellino
Jetzt wüsst' ich ihm noch
das herrlichste Weib: auf hohem Felsen sie schläft, Feuer umbrennt ihren Saal: durchschritt' er die Brunst, weckt' er die Braut, Brünnhilde wäre dann sein! |
Hagen
Ein Weib weiss ich,
das herrlichste der Welt: - auf Felsen hoch ihr Sitz; ein Feuer umbrennt ihren Saal; nur wer durch das Feuer bricht,
darf Brünnhildes Freier sein.
|
Ora gli farei ancora conoscere
la donna più splendida:
su un’alta roccia ella dorme,
fuoco arde attorno alla sua sala:
attraversasse l’incendio ,
svegliasse la sposa,
Brünnhilde allora sarebbe sua!
|
Io so di una donna,
la più splendida del mondo:
su rocce alta la sua dimora;
un fuoco arde attorno alla sua sala:
solo chi si apre un passaggio nel fuoco,
potrà essere il pretendente a Brünnhilde.
|
Osserviamo ora le differenze, sottili ma significative, che
intercorrono fra i due testi: l’Uccellino parla della donna che dorme, mentre Hagen della donna che abita; l’Uccellino accenna alla
condizione necessaria per impalmare la donna: svegliarla, mentre Hagen trascura di netto questo particolare.
Insomma, siamo portati a pensare che Hagen conosca già (quasi) tutto ciò che
riguarda il legame e i trascorsi fra Siegfried e Brünnhilde!(1) Ed è questa una
condizione assolutamente necessaria per rendere plausibile – anche se
sommamente complicata – l’intera sua macchinazione volta a recuperare
l’Anello.(2)
Quanto
alla musica, che si tratti di Brünnhilde ce lo
racconta subito il clarinetto basso, seguito a ruota dal quarto corno, i quali
intonano l’incipit della cavalcata, mentre
poi flauto e clarinetto mescolano spezzoni dell’incantesimo del fuoco e del tema dell’Uccellino, ripreso esplicitamente da corno e tromba, e basculante
continuamente fra il FA# e il SI (nel Siegfried si muoveva un tono sotto, fra
MI e LA). Gunther, mentre la cavalcata si riode cupa nei fagotti, domanda se
lui potrebbe farcela a conquistare Brünnhilde. Hagen, preceduto da una delle
sezioni del suo tema - qui un eloquente tritono
discendente (SIb-MI) – subito lo disillude, spiegandogli che solo uno
più forte di lui può riuscire nell’impresa.
In
risposta all’ovvia domanda di Gunther, Hagen comincia a raccontare di
Siegfried, il rampollo dei Wälsi: immancabilmente riudiamo qui il tema dell’eroismo della nobile schiatta, nelle
viole accompagnate da celli e contrabbassi, mentre viene ricordato il tragico
amore fra Siegmund e Sieglinde. Poi il tema ampliato della Spada, in FA maggiore, con la sua appendice di quello del giovane
Siegfried (il Grido del fanciullo)
sottolinea la selvaggia vita del ragazzo nella foresta: è lui che Hagen
(salendo al SOLb maggiore) desidera come marito per Gutrune.
Il
tema dei Ghibicunghi, che qui ricorda ancor più da vicino quello dell’elemento
primordiale, suggella il suo augurio alla sorellastra, della quale introduce il
canto, che udiamo per la prima volta: Gutrune chiede quale impresa così
rimarchevole abbia compiuto Siegfried per essersi guadagnato tutta quella fama.
E lo fa cantando un motivo tanto pretenzioso quanto banalotto - che ci dà
immediatamente l’idea del livello di mediocrità della personalità della
“principessa” – chiuso però, ora sul MIb maggiore, da corni e clarinetto con il
ritorno del tema dei Ghibicunghi, che reca tracce di un’antica nobiltà.
Hagen
risponde alla sorellastra citando l’impresa che ha reso famoso Siegfried:
l’uccisione del drago che custodiva a Neidhöhle il tesoro dei Nibelunghi.
Violoncelli, contrabbassi e fagotti non mancano di citare in sottofondo il
martellante ritmo del tema dei Giganti, seguiti poi in trombe, corni,
clarinetti ed oboi, in SIb maggiore, dalla trionfale riesposizione del tema
ampliato della Spada che sfocia in quello del giovane Siegfried.
Gunther,
mentre nei clarinetti si fa largo il tema dell’Anello, ammette di aver avuto
sentore di quel tesoro e Hagen aggiunge, sul tema dell’Anello passato alle
trombe, che con esso ci si può conquistare il mondo: quest’ultima esternazione
è accompagnata dalla chiusa del tema della Rinunzia
che qui, oltre il suo originario significato di ripudio dell’amore,
evidentemente rappresenta anche la condizione in cui si trova ora come ora
Hagen! E a quel tema ne segue immancabilmente un altro, quello dell’Oro, nel quarto corno (in MIb) e poi nel
secondo, un semitono più in alto, mentre Gunther domanda se Siegfried si sia
appropriato del tesoro.
Appoggiandosi
al tema della Schiavitù, Hagen
risponde: “Knecht sind die Niblungen ihm” (gli sono schiavi i Nibelunghi)(3).
Gunther incalza: ma allora soltanto lui potrebbe conquistare Brünnhilde? Sul
concitato riapparire del tema della cavalcata, in corni, clarinetti e oboi,
Hagen conferma che nessun altro potrebbe superare la prova del fuoco.(4) Gunther
si alza stizzito, accompagnato da veloci sestine
discendenti di semicrome, e accusa il fratellastro: ma che razza di consigli mi
dai, sapendo che io non potrò mai metterli in pratica? Il tema dei Ghibicunghi,
storpiato e nervoso, lo segue mentre lui si aggira corrucciato su e giù per la
sala, finchè Hagen non lo trattiene (con un gesto misterioso, recita la
didascalia).
E
che qualcosa di oscuro, di segreto stia bollendo in pentola (meglio: nella
testa di Hagen) ci lascia subito intuire l’arcano motivo del Tarnhelm esposto da clarinetto, fagotti
e corno inglese, mentre il bieco personaggio, cantando con le sue
caratteristiche cadute (DO-MI, SI-RE) fa capire a Gunther che Brünnhilde
potrebbe essere sua se… gliela recasse Siegfried! Gunther torna a spazientirsi,
rincorso dal suo tema agitato: e perché mai l’eroe più grande dovrebbe farmi un
simile favore? Beh, ribatte Hagen, potrebbe convincersi a farlo se prima
venisse accalappiato da Gutrune, per meritarsela in moglie!
E
così ora è la donna(5) che si mostra risentita – ma anche conscia della propria
mediocrità, il che tutto sommato le fa onore(6) - sbottando acida: non
prendermi in giro, se quello è il più splendido eroe del mondo, chissà quante
donne (anche migliori di me?...) avrà già avuto. Questa sua seconda
esternazione si apre con un frammento variato di quello che sarà il suo
Leitmotiv caratteristico, qui una caduta di sesta (MIb-FA#) seguita da una
risalita di un semitono: in lei c’è qualcosa della personalità di Hagen, sia
pure annacquato e molliccio… Nel nominare Siegfried come il più nobile degli eroi
lei ne cita in modo parziale ed impacciato il tema, salendo velleitariamente
dal MIb al FA. Hagen sembra risponderle per le rime, attaccando sullo stesso
frammento (qui una settima discendente, RE-MI) ricordandole che lui ha
preparato un filtro portentoso: se Siegfried ne gustasse, verrebbe
irresistibilmente attratto da lei(7).
Ancora
su questa affermazione risuona il tema della Rinunzia, che anticipa il significato della successiva spiegazione
di Hagen: se Siegfried arrivasse qui (si ode nel quarto corno il tema storpiato
della Spada) e bevesse quella
pozione, dimenticherebbe (ecco qua, la Rinunzia!)
qualsivoglia donna avesse prima conosciuto(8). E due temi si intersecano
mirabilmente a chiarire il concetto: quello arcano dell'Inganno magico, chiara derivazione dal Tarnhelm (qui rappresentando la magia del filtro) e quello, davvero
deforme e deturpato, nel violoncello, di Freia!
Hei,
cari fratelli, adesso che ne dite del consiglio di Hagen? Il tema della Dominazione serpeggia nei corni, seguito
da quello di Hagen, che a scatti discendenti ora si inalbera in un trionfale RE
maggiore, insistendo in ritmo sincopato sulla dominante LA, mentre Gunther
tesse le lodi della madre, per aver dato a lui e soreta un simile genio come
fratello! Il tema dei Ghibicungi corona degnamente (in SIb) questa
esternazione, seguita da quella, sempre patetica, di Gutrune, in SOL maggiore,
che ora smania dalla voglia di incontrarlo, il suo eroe. E quindi Gunther si chiede
come si possa finalmente rintracciarlo, ‘sto benedetto Siegfried.
Proprio
in questo preciso momento si alza nella tromba bassa il tremendo tema della Maledizione! Un corno si ode in
lontananza, accompagnando il tema del Grido,
storpiato, nei violini: ecco, ora sappiamo bene chi stia per cadere in
trappola!
___
Note:
1. Ciò si spiega col fatto che suo
padre, Alberich, è stato testimone oculare di tutto ciò che è avvenuto nel
Siegfried: l’uccisione del drago, quella di Mime e poi – lo ripeterà
esplicitamente nella prima scena del second’atto – lo scontro fra Wotan e Siegfried
con il prevalere del ragazzo, che lui deve aver seguito (in realtà per seguire
l’Anello!) almeno fino a vederlo scomparire nelle fiamme, verso Brünnhilde,
immaginando quindi ciò che può essere accaduto successivamente. Di tutto ha poi
evidentemente informato il figlio. Di sicuro però c’è un particolare che lui
non può aver scoperto (ne avremo conferma nella citata prima scena del second’atto):
il dono dell’Anello fatto da Siegfried a Brünnhilde, e ciò spiega la reazione
che fra poco Hagen avrà allorquando sarà proprio Siegfried a raccontargli quel
particolare.
2.
Come vedremo, Wagner si inventa una trama assai più complessa di quella,
piuttosto gratuita e banale, raccontata nelle saghe da cui trasse ispirazione.
3. Nel
Nibelungenlied (avventura 8) si racconta di Alberich, potente capo degli elfi
scuri, dotato di elmo, di maglia metallica e di frusta d’oro, che soccombe in
combattimento a Siegfried (che lo immobilizza con una curiosa mossa di wrestling, afferrandolo cioè per la
barba!) e diviene suo schiavo, con tutti i sudditi: quest’ultimo particolare viene
qui da Wagner citato, coerentemente con la saga, ma del tutto a sproposito
rispetto alle vicende del Ring. Evidentemente Wagner lo inserì nella stesura
iniziale della Siegfrieds Tod (dalla cui idea nacque in seguito la Tetralogia)
che era molto aderente alla saga, dimenticandosi poi di espungerlo quando mutò
radicalmente la trama del “suo mito”, dove Siegfried ed Alberich nemmeno hanno
occasione di incontrarsi di persona. E del resto, sarebbe inspiegabile come i
Nibelunghi possano essere tuttora schiavi di Siegfried, mentre il loro capo
Alberich se la spassa tranquillamente in libertà presso il figlio Hagen, alla
corte dei Ghibicunghi. Per dare un minimo di plausibilità all’affermazione
potremo immaginare che essa riguardi la schiavitù virtuale cui Hagen e Alberich (e quindi non tutti i Nibelunghi) sono sottoposti finquando non sono in possesso
dell’Anello: ciò è suffragato dall’analoga espressione usata da Alberich nel
suo incontro con il figlio all’inizio dell’atto secondo.
4. Hagen
racconta ai fratellastri solo una parte della storia; è di fondamentale
importanza sottolineare qui che Gunther e Gutrune non vengono in alcun modo a
conoscenza della relazione già in atto fra Siegfried e Brünnhilde. Ciò sarà
confermato nel seguito, dalle loro reazioni al comportamento di Brünnhilde (al
momento di rivedere Siegfried accasato con un’altra); che sono quelle di chi non sa nè sospetta di precedenti convivenze.
E molto più tardi, ascoltando il ricordo di Siegfried, Gunther mostrerà
altissimo stupore nell’apprendere del suo precedente rapporto con la
ex-Valchiria. Ancor più stupita sarà Gutrune, apprendendo da Brünnhilde la
verità sui fatti trascorsi. Come detto, per Hagen il discorso è diverso: come
risulterà via via sempre più chiaro, lui ha saputo tutto dal padre ed ora sta
iniziando a mettere in atto la sua infernale, quanto improbabile macchinazione.
Essa comporta che Gunther e Gutrune ignorino dell’avvenuto “matrimonio” fra
Siegfried e Brünnhilde, in modo da giudicare perfettamente lecito l’uso del
filtro magico che farà innamorare di Gutrune “lo scapolo Siegfried”, rendendolo
così disponibile a conquistare per Gunther “la vergine Brünnhilde”, come contropartita
per la mano di Gutrune. Hagen invece sa perfettamente che ciò porterà – tramite
la reazione dell’ignara ex-Valchiria al momento di rivedere Siegfried accasato
con Gutrune – allo scoppio di uno scandalo planetario da cui lui, e nessun
altro, potrà trarre profitto, recuperando l’Anello! Al proposito duole invece
registrare come Teodoro Celli, nella
sua peraltro somma esegesi, accrediti la teoria secondo cui Gunther e Gutrune
vengono subito messi a conoscenza, da Hagen, del ménage che intercorre fra Siegfried
e Brünnhilde, rendendosi quindi complici anche della rottura fraudolenta di
quel nobilissimo legame (per supportare questa tesi, Celli mette addirittura in
bocca a Gunther parole che non vengono dal testo wagneriano!) Vedremo invece
come il comportamento dei due fratelli dimostrerà oltre ogni dubbio la loro
totale ignoranza dell’esistenza di quel legame.
5.
Il nome deriva dalla Gudrun della Völsunga Saga (e dell’Edda moderna) figlia di
Gjuki e Grimhild. Nel Nibelungenlied invece è Kriemhild (figlia di Dankrat e
Ute) a sposare Sigurd-Siegfried e a confrontarsi aspramente con Brunhild. I
personaggi delle saghe (Gudrun e in specie Kriemhild) sono femmine di spiccata
personalità, che sovrastano le Brynhild e Brunhild rispettivamente. Wagner
invece ribalta del tutto le posizioni e fa della sua Gutrune una povera
donnetta indifesa e meschinella, che cade nella trappola tesa (a lei e al
fratello) da Hagen. Nel terzo Atto verrà letteralmente annichilita e
ridicolizzata dalla straripante personalità di Brünnhilde.
6.
Gutrune e Gunther sono sì individui insignificanti, imbelli e creduloni, ma non
congenitamente disonesti.
7.
Parliamoci chiaro: tutta la macchinazione che Hagen sta per mettere in atto è
tanto subdola, sottile e ingegnosa, quanto improbabile. Perché presuppone il
verificarsi di circostanze del tutto incredibili e massimamente irrealistiche,
come avremo modo di sottolineare ampiamente. Purtroppo qui pesano le tare
originarie dell’opera, nata (Siegfrieds
Tod) come grand-opéra, non come dramma cosmico.
8. Le
parole di Hagen lasciano intendere che il filtro abbia poteri selettivi: in questo caso farebbe
dimenticare a Siegfried soltanto la sua donna, non il resto. Cosa piuttosto in
contrasto con il realismo (ancora oggi il progresso farmacologico ed il potere
delle droghe non arrivano a tanto!) e quindi poco confacente ad un’opera
altamente allegorica, dove proprio il realismo dovrebbe essere possibilmente
rispettato. Nulla ci lascia intendere piuttosto che Siegfried perda anche
memoria dell’Anello, ma purtroppo ciò comporterà altre pesanti conseguenze
sulla plausibilità delle successive vicende.
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