11 nov 2012

4.3.3.1 Siegfried, Atto III, Scena III – Beata solitudine!


Intanto l'orchestra continua da sola per altre 33 misure (e mezza…) per evocare mirabilmente il nuovo, silenzioso e terso panorama che si è aperto agli occhi di Siegfried e al nostro occhio… uditivo. È il clarinetto basso ad esalare ancora il motivo del Sonno, una prima volta, poi una seconda, intercalati dall'arpa (una sola, qui!) con arpeggi sulla dominante di RE, mentre l'Enigma del destino nei tromboni sembra ora dipingere proprio la curiosità che si agita in Siegfried.

Un'ulteriore reiterazione del Sonno, nei contrabbassi, fa da trampolino di lancio per i violini primi, che da un insistito SOL grave si incamminano in un lungo recitativo, che sale percorrendo il tema di Freia (come dire: l'Amore!) per ben tre ottave, per poi ulteriormente salire, dapprima al SI e poi al DO e quindi ancora – sul tema dell'Enigma nei tromboni - al DO# sovracuto. Dal quale iniziano la dolcissima discesa, ora modulando a MI maggiore, sul motivo del Sonno. Arrivati al LA sotto il rigo, ecco una nuova risalita su Freia per due ottave esatte, dove udiamo le prime parole pronunciate da uno stupefatto Siegfried.

"Selige Öde auf sonniger Höh'! Beata solitudine su un'altura assolata! Siegfried lo canta sul tema dell'Enigma, poiché ancora si sta domandando dove mai sia capitato, ma al suo SI naturale tutti gli strumentini sovrappongono un RE#, sesta di FA# maggiore, che scende alla dominante DO#, rispondendo esplicitamente alla domanda di Siegfried con il tema del 
Canto delle Figlie del Reno, che abbiamo visto qui rappresentare Brünnhilde!

E se ancora vi fosse bisogno – per noi – di conferme, ecco una modulazione plagale a SI maggiore, con un ultimo intervento dell'inciso dell'Uccellino, dove il clarinetto e poi l'oboe ci fanno risentire (con quanta emozione!) il tema del Vincolo d'amore, sì proprio quello che per la prima volta era comparso nel Rheingold, sulle parole di Fricka "herrliche Wohnung, wonniger Hausrat": ecco, qui siamo a casa di Brünnhilde, sembra volerci sussurrare, prima di trascolorare ancora nella variante del tema di Freia, che accompagna Siegfried ad esplorare poco a poco quella dimora. 

Siamo ora passati a MI minore e il tema della Cavalcata, sommesso nei corni, ci preannuncia ciò che Siegfried sta scoprendo: un destriero addormentato sotto un abete. Ma subito, poco più in là, un'altra figura attira irresistibilmente l'attenzione del ragazzo!

Corno, violini primi e violoncelli anticipano a noi – Siegfried lo scoprirà più tardi – di chi si tratta: perché cantano, in modo davvero sbudellante, l'Addio di Wotan! Il tema viene mirabilmente sviluppato, facendo da sfondo alle domande che Siegfried si pone (chi giace laggiu? un uomo in armi!) e ai suoi primi gesti: togliere lo scudo che ricopre quel corpo, e poi l'elmo che nasconde viso e capigliatura. 

Il tema dell'Addio è ancora trasmutato (attraverso due dolci gruppetti) in quello del Vincolo d'amore, proprio mentre Siegfried rimuove l'elmo e scopre il lunghi riccioli biondi di quello che continua a prendere per un uomo armato di tutto punto. Il tema di Freia si sovrappone a quello del Vincolo, mentre Siegfried contempla ammirato lo scenario paradisiaco che lo circonda, prima di chinarsi sul corpo del dormiente, accompagnato dal LA tenuto (sottodominante della tonica MI) di fiati e violini, a creare una sospensione, un'attesa carica di curiosità e di mistero.

Gli sciolgo la corazza? si domanda ansioso. E per far prima, afferra la sua Nothung per recidere di netto i lacci che la stringono attorno a quel seno che si gonfia con la regolarità del respiro, che assume il ritmo della… Cavalcata, nelle due trombe, in LA minore. Vieni, mia fedele spada, e taglia quel ferro! In FA maggiore subito il corno chiama a rapporto la Nothung, poi due corni fanno eco al suo tema, quindi ancora i clarinetti, che sfumano dolcemente sulla sezione finale del tema della Rinunzia (quella su cui Loge aveva cantato del "valore della donna") mentre Siegfried rimuove con cautela la corazza da quel corpo, per fare la scoperta più spaventevole della sua vita.

Nessun commento:

Powered By Blogger
Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
*****
fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
*****
orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
*****
Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
*****
L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
*****
La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
*****
…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

Mani-avanti / Disclaimer

Questo blog non è, nè vuol essere, nè intende diventare, una testata giornalistica. Viene aggiornato senza alcuna periodicità, a mera discrezione dell’autore.
Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. Con l'atto della pubblicazione, l'autore di ciascun commento dichiara la propria esclusiva responsabilità per i contenuti dello stesso, sollevando questo blog ed il suo autore da ogni e qualsivoglia responsabilità.
Tutti i contenuti del blog sono prodotti ai soli fini divulgativi e di analisi critica; nel caso di violazione del diritto di copyright saranno immediatamente rimossi previa comunicazione da parte del titolare.

Any copyrighted material on these pages is included as "fair use", for the purpose of study, review or critical analysis only, and will be removed at the request of copyright owner(s).