9 feb 2016

5.3.4.2 Götterdämmerung: Atto II – Scena IV: una farsa wagneriana


Eccoci arrivati alla scena-madre dell’opera, giacchè vi matura il destino di morte di Siegfried. Scena di altissima drammaticità, purtroppo pari alla sua inconsistenza, sotto l’aspetto del realismo e della logica, che qui vanno proprio del tutto a farsi benedire. Va ricordato per l’ennesima volta che Götterdämmerung (Siegfrieds Tod) era nata come grand-opéra, e come tale è perfettamente comprensibile che potesse avere una trama improbabile (compresi, come vedremo più avanti, anche morti che si muovono!) Il realismo era l’ultima cosa di cui doversi preoccupare, proprio come per Holländer, Tannhäuser e Lohengrin, tutti soggetti infarciti di eventi gratuiti e miracolistici(1).  

Fra poco ne seguiremo tutti i dettagli, perchè quella che ci apprestiamo a vivere è precisamente una farsa(2). Farsa intesa come genere teatrale (a sfondo giocoso o tragico), un pezzo di durata contenuta e basato prevalentemente su equivoci, qui-pro-quo, scambi di persona e malintesi finti o autentici. E infatti anche in questa specie di farsa wagneriana abbiamo un susseguirsi di “parlar fra sordi”, di “prender fischi per fiaschi” e “roma per toma”, una serie di stupide incomprensioni e di incapacità a “fare 2+2” che sarebbero solo ridicole, se non portassero ad un cataclisma cosmico.

Vediamo quindi cosa accade, cominciando con il riesaminare la situazione dal momento in cui Brünnhilde, ancora ignara di essere stata vittima di un imbroglio, scopre la presenza di Siegfried a Gibichheim. Lei nulla sa del filtro di Hagen, e pensa ovviamente ad un tradimento di Siegfried, che si sarebbe presto dimenticato di lei, per farsela con la prima femmina capitatagli a tiro(3). Ma la sorpresa più spaventosa Brünnhilde la vive subito dopo, alla vista dell’Anello al dito di Siegfried(4). Lei, che stava quasi svenendo, si riprende, come percorsa da una scossa elettrica. E il tema dell’anello precipita per ben tre ottave, in legni e corni, seguito nella tromba bassa – mentre lei pronuncia il nome dell’amato - da quello della maledizione!

Prevedendo ciò che sta per accadere, è Hagen a farsi subito avanti, accompagnato nei tromboni dal tema della rinunzia: sul suo immancabile tritono (qui SIb-MI) invita tutti ad ascoltare con attenzione ciò che Brünnhilde andrà dicendo. E il motivo dell’annientamento si fa largo in clarinetti e violoncelli, per accompagnare l’esternazione della donna che accusa esplicitamente (quanto gratuitamente, date le circostanze materiali) Siegfried di... furto! Tu hai al dito un anello che non ti appartiene, poichè mi fu strappato da costui (accenna a Gunther): come puoi averlo ricevuto da lui(5)?

Siegfried osserva pensieroso l’anello, quasi si accorgesse solo ora di averlo al dito, e sul suono della tromba che ricorda il tema dell’oro (ma esposto in modo minore!) e con i tromboni a ricordarci che sotto c’è un inganno, nega (cosa vera) di averlo avuto da Gunther. E quindi è Brünnhilde ad incalzare colui che crede essere il suo (secondo) conquistatore: mentre persiste il tema dell’annientamento, ora sovrapposto al grido di dominazione, lei chiede a Gunther di reclamare indietro da Siegfried l’anello strappatole la sera precedente.

Mentre il tema dell’inganno torna a farsi vivo, Gunther cade dalle nuvole, balbettando di non saper nulla di anelli e affini; ma Brünnhilde insiste, chiedendogli dove allora aveva nascosto l’anello; Gunther non può far altro che rimanere lì come un povero fesso, mentre in orchestra ascoltiamo precisamente: il motivo dell’inganno, il ritmo dell’annientamento, il tema dell’oro (sempre in minore) e infine, come ad aprire finalmente gli occhi a Brünnhilde, quello del Tarnhelm!

E finalmente Brünnhilde ha capito tutta la manfrina(6): fu Siegfried a raggiungerla la sera precedente e a strapparle l’anello! Su un’esplosione forsennata di semicrome degli archi chiusa da un tremendo accordo di tutta l’orchestra, lo accusa quindi di furto e tradimento: Siegfried, ladro ingannatore(7)! E ancora l’orchestra ribolle in figurazioni agitatissime, chiuse dalla ricomparsa del tema della follia della vendetta.

É invece il tema dell’anello ad accompagnare la difesa di Siegfried, che nega con decisione, dichiarando (falsamente!) che da nessuna donna ha avuto l’anello, né ad alcuna donna lo ha strappato (8): lui se l’è conquistato a Neidhöhle dopo aver ucciso il drago(9). E diversi motivi accompagnano la sua spiegazione: il drago (archi bassi) poi i giganti (timpani) e ancora l’oro del Reno, il canto delle figlie del Reno (clarinetti e corni) e l’oro (tromba)! Insomma, un affastellarsi di ricordi che riemergono dal subconscio del povero Siegfried.

Adesso è Hagen che riprende l’iniziativa, mirando dritto al suo unico obiettivo: chiede perentoriamente a Brünnhilde di confermare di aver ceduto l’anello a Gunther, il che proverebbe il furto - non si sa come, quando e dove! - e il tradimento di Siegfried, e ne reclamerebbe la conseguente condanna(10). Il suo intervento è costellato dalla presenza dei temi dell’annientamento, dell’oro, di Hagen e di Siegfried, e si chiude con quello dell’inganno.      

Al che Brünnhilde si imbarca in un autentico comizio, in realtà una specie di arioso che è una chiara anticipazione di quella che sarà la sua perorazione finale: su autentiche ondate orchestrali che strapazzano il tema dell’anello, la donna grida alla frode e al tradimento (Betrug! Verrat!); e sui semitoni discendenti di Hagen esclama: come mai furono vendicati! Dopo le esclamazioni stupefatte della folla, sul motivo della follia della vendetta, esplode tutta la sua ira verso gli dèi: dato che mi avete inflitto dolore e vergogna, bene, adesso aiutatemi a perpetrare la più cruda vendetta contro chi mi ha tradito! Ed è immancabilmente lo stesso motivo della follia della vendetta ad accompagnare principalmente questa violenta esternazione.      

Gunther, spalleggiato dal tema dei vassalli, balbetta qualcosa per cercar di calmare la donna, che lo scaccia con disprezzo (traditore e tradito!) Ma ecco che qui inizia precisamente il cuore della farsa: poichè Brünnhilde, aizzata ancora dal tema della follia della vendetta, dopo un accordo sul SOL dell’intera orchestra, proclama dinanzi a Gunther e a tutti – staccando un SIb acuto - di essere sposata non a lui ma a Siegfried!  

È di tutta evidenza (per noi che sappiamo come sono andate le cose) che lei si stia riferendo non alla sera precedente, ma al loro primo incontro: peccato che Brünnhilde si guardi bene dal precisarlo con chiarezza di fronte alla folla dei Ghibicunghi, che ignorano tutto (Hagen escluso) di quella passata relazione...

Sul motivo della follia della vendetta i Ghibicunghi esternano tutta la loro sorpresa e il loro sconcerto all’udire quell’annuncio, ma Brünnhilde conferma: fu Siegfried ad estorcermi piacere ed amore. Attenzione qui ad una straordinaria finezza di Wagner: Brünnhilde pronuncia questa frase sul tema della rinunzia (poi seguito in orchestra da quello della follia della vendetta); certo è un tema appropriato ad evocare la perdita della verginità della donna, ma è precisamente su quello stesso tema che – nella scena finale dell’omonimo dramma – Siegfried aveva pronunciato una frase sinistramente anticipatrice: mi costi pure la vita, ma devo svegliare questa donna!

Per tutta risposta, Siegfried le dà della bugiarda: e qui a ragione, dato che lui si riferisce alla sera precedente - l’unica che lui ricordi dei loro rapporti - e non al loro primo incontro, del quale lui non sa proprio nulla, per via del filtro. Però ammette di essere stato lui a conquistarla la sera precedente(11), ma di aver rispettato scrupolosamente il patto d’onore con Gunther: ripete infatti la parola (e la musica) Blut-Brüderschaft, che aveva cantato con Gunther in occasione del loro patto di fedeltà. La caratteristica ottava discendente (qui sul MIb) tipica di Hagen che fu testimone di quel giuramento, accompagna la dichiarazione di rispetto del patto, subito seguita dalla chiamata in causa di Nothung (il cui tema si ode, in FA minore nella tromba) e del Patto (negli archi) seguito ancora dalla spada (adesso in DO maggiore nella tromba e poi in DO minore nell’oboe): Brünnhilde non fu nemmeno sfiorata, essendo i loro corpi rimasti separati dalla Nothung(12).

Preceduta e supportata dal tema della follia della vendetta, Brünnhilde insiste - sempre riferendosi al primo incontro, ma ancora senza chiarire esplicitamente e a tutti i presenti questo particolare di importanza capitale - sul rapporto avuto con Siegfried e torna a dargli del traditore (traditore nei suoi confronti!) Lei dice: ben ricordo il filo della spada (tema nella tromba, in DO maggiore, seguito da quello dell’amore eroico!) ma ricordo ancor meglio come essa rimase nel fodero (tema nella tromba, in DO minore) appesa alla parete della camera dove il suo padrone (ancora il tema dell’amore eroico) faceva di me la sua fedele sposa!

Il che ingenera nel popolo dei Ghibicunghi ed in special modo in Gunther e Gutrune (non Hagen!) - che ignorano tutto del primo incontro, e pensano quindi sempre e solo al secondo – il sospetto che Siegfried la sera precedente abbia fatto il furbo, possedendo Brünnhilde, e concludono quindi che lui abbia tradito non già lei, ma Gunther (patto di fratellanza) e Gutrune (promessa di fedeltà).  

Insomma, il battibecco fra Brünnhilde e Siegfried è il classico “dialogo fra sordi”, dove tutti e due hanno ragione: lei, poiché ricorda tutta la vita precedente; lui, poiché ricorda solo le ultime 24 ore(13). Peccato che le conseguenze siano di portata capitale: se la ex-Valchiria spiegasse subito e chiaramente a tutti gli astanti che lei e Siegfried erano già stati uniti in passato, e che l’anello lei lo aveva avuto da lui durante quella precedente relazione – cosa che lei farà solo molto più tardi, a Siegfried ormai cadavere, ma che sarebbe il minimo del realismo da reclamare, in una simile circostanza – ecco allora che Gunther e Gutrune (che sono in fin dei conti persone oneste, oltre che insignificanti) sospetterebbero subito, e non solo alla fine, a frittata irrimediabilmente fatta, di essere anche loro strumenti e vittime della macchinazione di Hagen, che si fonda proprio sul tenerli – insieme a Siegfried, via-filtro - all’oscuro di quella passata relazione.

Senza questi stupidi e ridicoli malintesi tutto il corso degli eventi prenderebbe una piega radicalmente diversa, anzi diciamo pure che Götterdämmerung (insieme all’intero Ring) andrebbe proprio in vacca! Però è francamente un po’ triste dover constatare come tutto il finale di un dramma cosmico si regga su una sceneggiata tipica delle farse...(14)
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Note:
1. Senta e Olandese che salgono in cielo, il monte di Venere a due passi dalla Wartburg, un bastone secco che rinverdisce, un cigno che arriva trascinando una barchetta per migliaia di kilometri e poi si trasforma in principino...
2. Proprio del tipo di quelle composte da Rossini a Venezia, nei primi anni di carriera.
3. Effettivamente Brünnhilde, fin qui, potrebbe solo accusare (ma senza prove!) Siegfried di averla tradita per Gutrune; in più, non avrebbe (ancora) alcun motivo di dubitare che fosse il vero Gunther colui che l’aveva conquistata la sera precedente. Resterebbe aperta solo la questione della loro passata vita coniugale, dove saremmo alla sua parola contro quella di Siegfried. E dove, ammesso che Gunther e Gutrune dovessero credere a lei, l’unica conseguenza che ne deriverebbe sarebbe lo smascheramento del piano di Hagen, con tanti saluti al Ring!    
4. Questo momento davvero topico, da cui scaturisce tutto quanto l’amba-aradam successivo, e su cui – parliamoci chiaro – si regge l’intero disegno criminoso di Hagen (e quindi l’intero disegno drammatico di Wagner) è reso possibile dall’incongruenza - invero gratuita, e che abbiamo già fatto rilevare - del comportamento di Siegfried alla fine del primo atto, laddove il nostro eroe rispetta in pieno il patto con Gunther, ma poi si tiene (al dito, o in tasca, o dove vi pare) l’anello, invece di consegnarlo al sodale. È chiaro che Wagner non poteva accontentarsi della scialba vicenda descritta nelle saghe, dove Gudrun conosce da sempre la verità e la racconta quasi per caso, facendo il bagno, a Brynhild, suscitandone l’ira mortale verso Sigurd. E così, pur di conservare profondità artistica alla sua opera, Wagner ha dovuto fare “uno strappo alla logica” e al realismo, e contraddire in modo patente la sua stessa rivoluzionaria concezione del dramma musicale.
5. Brünnhilde evidentemente fatica a connettere: per quanto lei ne sa, Siegfried non avrebbe avuto materialmente l’occasione per rubare l’anello a Gunther, nè per riceverlo da lui. 
6. Diamo pure atto alla donna di essere in condizioni psicologiche precarie, ma chiunque al suo posto, alla vista dell’anello al dito di Siegfried, avrebbe compreso la cruda verità... Comunque, meglio tardi che mai.
7. L’accusa di Brünnhilde a Siegfried rischia ovviamente di mettere in pessima luce, di fronte ai suoi sudditi, il povero Gunther, di cui tutti scoprirebbero la pusillanimità.   
8. Qui abbiamo un’altra clamorosa sorpresa: Siegfried è (diventato) un mentitore! Sì, perché non può non ricordare, ed infatti lo ricorderà perfettamente fra poco, ciò che è accaduto la sera precedente presso la roccia infuocata di Brünnhilde. Invece qui dice solo la mezza verità che gli conviene.
9. Se osserviamo il comportamento di Gunther non possiamo non rimanerne sorpresi: una persona dotata anche solo di un minimo di perspicacia ricorderebbe di aver sentito dalla viva voce di Siegfried (prima che costui bevesse il filtro) del prezioso anello preso dal tesoro del Nibelungo e consegnato ad una nobile (non nominata) donna. Adesso, sentendo Brünnhilde accusare Siegfried di avere al dito un anello rubatole la sera precedente, e Siegfried ammettere che l’anello è proprio quello da lui preso dal tesoro di Fafner, Gunther dovrebbe realizzare che fra Brünnhilde e Siegfried c’era già stata una precedente relazione, quindi rendersi conto (o cominciare seriamente a sospettare) della macchinazione di Hagen, di cui lui stesso e la sorella sono vittime. Come vedremo nella scena successiva, Gunther confermerà questa sua scarsezza di comprendonio.
10. Hagen sta qui maldestramente cercando di riaccreditare l’ipotesi che fosse effettivamente Gunther il conquistatore di Brünnhilde: non lo fa certo per difendere l’onorabilità del fratellastro, ma per evitare che la sua sordida macchinazione venga rivelata all’intera opinione pubblica ghibicunga. 
11. Ecco, questa ammissione di Siegfried getta definitivamente e pubblicamente il più alto discredito su Gunther, che si rivela per essere un sovrano imbelle e un uomo privo di coraggio, se si è fatto sostituire da Siegfried per compiere l’impresa! Ma nessuno dei sudditi sembra preoccuparsene più di tanto, così come non si pone domande sul perchè, il percome e l’autore dell’intera complicata vicenda...     
12. Purtroppo, ad ulteriore riprova della “perdita di controllo” su alcuni importanti particolari, di cui Wagner mostra di soffrire (nell’intricatissimo ginepraio di tutti questi accadimenti) notiamo ancora una volta come Siegfried – che ha or ora negato di aver recuperato l’anello la sera prima - ricordi però benissimo la notte appena trascorsa. Il che – ahilui e ahinoi – lo trasforma immeritatamente da eroe puro e incontaminato (per quanto drogato da Hagen) in volgare mentecatto! Ma Wagner farà finta di nulla, fino alla fine…
13. Qualcuno ha provato a calcolare esattamente il lasso di tempo che intercorre fra l’assunzione della droga da parte di Siegfried e lo scoppio dello scandalo, di cui Hagen – ora non abbiamo davvero più dubbi – è ideatore e regista tanto ingegnoso, quanto diabolico!
14. Alcuni dei rilievi sulla scarsa plausibilità dell’intreccio di questa scena furono avanzati da George Bernard Shaw nel suo simpatico libercolo The Perfect Wagnerite. Uno di questi è tuttavia ridicolo e getta addirittura dubbi sull’attenzione dedicata dallo scrittore albionico al testo wagneriano. Ed è la convinzione di Shaw che Brünnhilde, proclamando di essere sposa di Siegfried, affermi il falso! Legittimi invece tutti i dubbi che Shaw esprime sulla coerenza estetica della terza giornata del Ring con il suo impianto generale, e l’individuazione della causa principale di tale incoerenza nella natura dell’originaria Siegfrieds Tod.

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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