Eccoci
arrivati alla scena-madre dell’opera, giacchè vi matura il destino di morte di
Siegfried. Scena di altissima drammaticità, purtroppo pari alla sua
inconsistenza, sotto l’aspetto del realismo e della logica, che qui vanno
proprio del tutto a farsi benedire. Va ricordato per l’ennesima volta che Götterdämmerung
(Siegfrieds Tod) era nata come grand-opéra, e come tale è perfettamente
comprensibile che potesse avere una trama improbabile (compresi, come vedremo
più avanti, anche morti che si muovono!) Il realismo era l’ultima cosa di cui
doversi preoccupare, proprio come per Holländer, Tannhäuser e Lohengrin, tutti soggetti
infarciti di eventi gratuiti e miracolistici(1).
Fra
poco ne seguiremo tutti i dettagli, perchè quella che ci apprestiamo a vivere è
precisamente una farsa(2). Farsa
intesa come genere teatrale (a sfondo giocoso o tragico), un pezzo di durata
contenuta e basato prevalentemente su equivoci, qui-pro-quo, scambi di persona
e malintesi finti o autentici. E infatti anche in questa specie di farsa
wagneriana abbiamo un susseguirsi di “parlar fra sordi”, di “prender fischi per
fiaschi” e “roma per toma”, una serie di stupide incomprensioni e di incapacità
a “fare 2+2” che sarebbero solo ridicole, se non portassero ad un cataclisma
cosmico.
Vediamo
quindi cosa accade, cominciando con il riesaminare la situazione dal momento in
cui Brünnhilde, ancora ignara di essere stata vittima di un imbroglio, scopre
la presenza di Siegfried a Gibichheim. Lei nulla sa del filtro di Hagen, e pensa
ovviamente ad un tradimento di
Siegfried, che si sarebbe presto dimenticato di lei, per farsela con la prima
femmina capitatagli a tiro(3). Ma la sorpresa più spaventosa Brünnhilde la vive
subito dopo, alla vista dell’Anello al dito di Siegfried(4). Lei, che stava
quasi svenendo, si riprende, come percorsa da una scossa elettrica. E il tema
dell’anello precipita per ben tre
ottave, in legni e corni, seguito nella tromba bassa – mentre lei pronuncia il
nome dell’amato - da quello della maledizione!
Prevedendo
ciò che sta per accadere, è Hagen a farsi subito avanti, accompagnato nei tromboni
dal tema della rinunzia: sul suo
immancabile tritono (qui SIb-MI) invita tutti ad ascoltare con attenzione ciò
che Brünnhilde andrà dicendo. E il motivo dell’annientamento si fa largo in clarinetti e violoncelli, per
accompagnare l’esternazione della donna che accusa esplicitamente (quanto
gratuitamente, date le circostanze materiali) Siegfried di... furto! Tu hai al
dito un anello che non ti appartiene, poichè mi fu strappato da costui (accenna
a Gunther): come puoi averlo ricevuto da lui(5)?
Siegfried
osserva pensieroso l’anello, quasi si accorgesse solo ora di averlo al dito, e
sul suono della tromba che ricorda il tema dell’oro (ma esposto in modo minore!) e con i tromboni a ricordarci che
sotto c’è un inganno, nega (cosa
vera) di averlo avuto da Gunther. E quindi è Brünnhilde ad incalzare colui che
crede essere il suo (secondo) conquistatore: mentre persiste il tema dell’annientamento, ora sovrapposto al grido di dominazione, lei chiede a
Gunther di reclamare indietro da Siegfried l’anello strappatole la sera
precedente.
Mentre
il tema dell’inganno torna a farsi
vivo, Gunther cade dalle nuvole, balbettando di non saper nulla di anelli e
affini; ma Brünnhilde insiste, chiedendogli dove allora aveva nascosto l’anello;
Gunther non può far altro che rimanere lì come un povero fesso, mentre in
orchestra ascoltiamo precisamente: il motivo dell’inganno, il ritmo dell’annientamento,
il tema dell’oro (sempre in minore) e
infine, come ad aprire finalmente gli occhi a Brünnhilde, quello del Tarnhelm!
E
finalmente Brünnhilde ha capito tutta la manfrina(6): fu Siegfried a
raggiungerla la sera precedente e a strapparle l’anello! Su un’esplosione
forsennata di semicrome degli archi chiusa da un tremendo accordo di tutta
l’orchestra, lo accusa quindi di furto e tradimento: Siegfried, ladro
ingannatore(7)! E ancora l’orchestra ribolle in figurazioni agitatissime,
chiuse dalla ricomparsa del tema della follia
della vendetta.
É
invece il tema dell’anello ad
accompagnare la difesa di Siegfried, che nega con decisione, dichiarando (falsamente!)
che da nessuna donna ha avuto l’anello, né ad alcuna donna lo ha strappato (8):
lui se l’è conquistato a Neidhöhle dopo aver ucciso il drago(9). E diversi
motivi accompagnano la sua spiegazione: il drago
(archi bassi) poi i giganti (timpani)
e ancora l’oro del Reno, il canto delle figlie del Reno (clarinetti
e corni) e l’oro (tromba)! Insomma,
un affastellarsi di ricordi che riemergono dal subconscio del povero Siegfried.
Adesso
è Hagen che riprende l’iniziativa, mirando dritto al suo unico obiettivo: chiede
perentoriamente a Brünnhilde di confermare di aver ceduto l’anello a Gunther,
il che proverebbe il furto - non si sa come, quando e dove! - e il tradimento
di Siegfried, e ne reclamerebbe la conseguente condanna(10). Il suo intervento
è costellato dalla presenza dei temi dell’annientamento,
dell’oro, di Hagen e di Siegfried, e
si chiude con quello dell’inganno.
Al
che Brünnhilde si imbarca in un autentico comizio, in realtà una specie di arioso che è una chiara anticipazione di
quella che sarà la sua perorazione finale: su autentiche ondate orchestrali che
strapazzano il tema dell’anello, la
donna grida alla frode e al tradimento (Betrug! Verrat!); e sui semitoni
discendenti di Hagen esclama: come mai furono vendicati! Dopo le esclamazioni
stupefatte della folla, sul motivo della follia
della vendetta, esplode tutta la sua ira verso gli dèi: dato che mi avete
inflitto dolore e vergogna, bene, adesso aiutatemi a perpetrare la più cruda
vendetta contro chi mi ha tradito! Ed è immancabilmente lo stesso motivo della follia della vendetta ad accompagnare
principalmente questa violenta esternazione.
Gunther,
spalleggiato dal tema dei vassalli, balbetta qualcosa per cercar di
calmare la donna, che lo scaccia con disprezzo (traditore e tradito!) Ma ecco
che qui inizia precisamente il cuore della farsa: poichè Brünnhilde, aizzata ancora
dal tema della follia della vendetta,
dopo un accordo sul SOL dell’intera orchestra, proclama dinanzi a Gunther e a
tutti – staccando un SIb acuto - di essere sposata non a lui ma a Siegfried!
È
di tutta evidenza (per noi che sappiamo come sono andate le cose) che lei si stia
riferendo non alla sera precedente, ma al loro primo incontro: peccato che Brünnhilde
si guardi bene dal precisarlo con chiarezza di fronte alla folla dei Ghibicunghi,
che ignorano tutto (Hagen escluso) di quella passata relazione...
Sul
motivo della follia della vendetta i Ghibicunghi
esternano tutta la loro sorpresa e il loro sconcerto all’udire quell’annuncio,
ma Brünnhilde conferma: fu Siegfried ad estorcermi piacere ed amore. Attenzione
qui ad una straordinaria finezza di Wagner: Brünnhilde pronuncia questa frase
sul tema della rinunzia (poi seguito
in orchestra da quello della follia della
vendetta); certo è un tema appropriato ad evocare la perdita della
verginità della donna, ma è precisamente su quello stesso tema che – nella
scena finale dell’omonimo dramma – Siegfried aveva pronunciato una frase sinistramente
anticipatrice: mi costi pure la vita, ma devo svegliare questa donna!
Per
tutta risposta, Siegfried le dà della bugiarda: e qui a ragione, dato che lui
si riferisce alla sera precedente - l’unica che lui ricordi dei loro rapporti -
e non al loro primo incontro, del quale lui non sa proprio nulla, per via del
filtro. Però ammette di essere stato lui a conquistarla la sera precedente(11),
ma di aver rispettato scrupolosamente il patto d’onore con Gunther: ripete
infatti la parola (e la musica) Blut-Brüderschaft,
che aveva cantato con Gunther in occasione del loro patto di fedeltà. La
caratteristica ottava discendente (qui sul MIb) tipica di Hagen che fu testimone di quel giuramento, accompagna la
dichiarazione di rispetto del patto, subito seguita dalla chiamata in causa di Nothung (il cui tema si ode, in FA minore
nella tromba) e del Patto (negli
archi) seguito ancora dalla spada
(adesso in DO maggiore nella tromba e poi in DO minore nell’oboe): Brünnhilde
non fu nemmeno sfiorata, essendo i loro corpi rimasti separati dalla Nothung(12).
Preceduta
e supportata dal tema della follia della
vendetta, Brünnhilde insiste - sempre riferendosi al primo incontro, ma ancora
senza chiarire esplicitamente e a tutti i presenti questo particolare di
importanza capitale - sul rapporto avuto con Siegfried e torna a dargli del
traditore (traditore nei suoi confronti!) Lei dice: ben ricordo il filo della spada
(tema nella tromba, in DO maggiore, seguito da quello dell’amore eroico!) ma ricordo ancor meglio come essa rimase nel fodero (tema
nella tromba, in DO minore) appesa alla parete della camera dove il suo padrone
(ancora il tema dell’amore eroico) faceva
di me la sua fedele sposa!
Il
che ingenera nel popolo dei Ghibicunghi ed in special modo in Gunther e Gutrune
(non Hagen!) - che ignorano tutto del primo incontro, e pensano quindi sempre e
solo al secondo – il sospetto che Siegfried la sera precedente abbia fatto il furbo, possedendo Brünnhilde, e
concludono quindi che lui abbia tradito non già lei, ma Gunther (patto di
fratellanza) e Gutrune (promessa di fedeltà).
Insomma,
il battibecco fra Brünnhilde e Siegfried è il classico “dialogo fra sordi”,
dove tutti e due hanno ragione: lei, poiché ricorda tutta la vita precedente; lui, poiché ricorda solo le ultime 24 ore(13). Peccato che le conseguenze siano di
portata capitale: se la ex-Valchiria spiegasse subito e chiaramente a tutti gli
astanti che lei e Siegfried erano già stati uniti in passato, e che l’anello
lei lo aveva avuto da lui durante quella precedente relazione – cosa che lei
farà solo molto più tardi, a Siegfried ormai cadavere, ma che sarebbe il minimo
del realismo da reclamare, in una simile circostanza – ecco allora che Gunther
e Gutrune (che sono in fin dei conti persone oneste, oltre che insignificanti) sospetterebbero
subito, e non solo alla fine, a frittata irrimediabilmente fatta, di essere
anche loro strumenti e vittime della macchinazione di Hagen, che si fonda
proprio sul tenerli – insieme a Siegfried, via-filtro - all’oscuro di quella passata
relazione.
Senza
questi stupidi e ridicoli malintesi tutto il corso degli eventi prenderebbe una
piega radicalmente diversa, anzi diciamo pure che Götterdämmerung (insieme all’intero
Ring) andrebbe proprio in vacca! Però è francamente un po’ triste dover
constatare come tutto il finale di un dramma cosmico si regga su una
sceneggiata tipica delle farse...(14)
___
Note:
1. Senta e Olandese che salgono in
cielo, il monte di Venere a due passi dalla Wartburg, un bastone secco che
rinverdisce, un cigno che arriva trascinando una barchetta per migliaia di
kilometri e poi si trasforma in principino...
2. Proprio del tipo di quelle composte
da Rossini a Venezia, nei primi anni di carriera.
3. Effettivamente Brünnhilde, fin qui,
potrebbe solo accusare (ma senza prove!) Siegfried di averla tradita per
Gutrune; in più, non avrebbe (ancora) alcun motivo di dubitare che fosse il
vero Gunther colui che l’aveva conquistata la sera precedente. Resterebbe
aperta solo la questione della loro passata vita coniugale, dove saremmo alla
sua parola contro quella di Siegfried. E dove, ammesso che Gunther e Gutrune
dovessero credere a lei, l’unica conseguenza che ne deriverebbe sarebbe lo
smascheramento del piano di Hagen, con tanti saluti al Ring!
4. Questo
momento davvero topico, da cui scaturisce tutto quanto l’amba-aradam successivo, e su cui – parliamoci chiaro – si regge
l’intero disegno criminoso di Hagen (e quindi l’intero disegno drammatico di
Wagner) è reso possibile dall’incongruenza - invero gratuita, e che abbiamo già
fatto rilevare - del comportamento di Siegfried alla fine del primo atto,
laddove il nostro eroe rispetta in pieno il patto con Gunther, ma poi si tiene
(al dito, o in tasca, o dove vi pare) l’anello, invece di consegnarlo al
sodale. È chiaro che Wagner non poteva accontentarsi della scialba vicenda
descritta nelle saghe, dove Gudrun conosce da sempre la verità e la racconta
quasi per caso, facendo il bagno, a Brynhild, suscitandone l’ira mortale verso
Sigurd. E così, pur di conservare profondità artistica alla sua opera, Wagner
ha dovuto fare “uno strappo alla logica” e al realismo, e contraddire in modo
patente la sua stessa rivoluzionaria concezione del dramma musicale.
5. Brünnhilde evidentemente fatica a
connettere: per quanto lei ne sa, Siegfried non avrebbe avuto materialmente
l’occasione per rubare l’anello a Gunther, nè per riceverlo da lui.
6. Diamo pure atto alla donna di
essere in condizioni psicologiche precarie, ma chiunque al suo posto, alla
vista dell’anello al dito di Siegfried, avrebbe compreso la cruda verità...
Comunque, meglio tardi che mai.
7. L’accusa di Brünnhilde a Siegfried rischia
ovviamente di mettere in pessima luce, di fronte ai suoi sudditi, il povero Gunther,
di cui tutti scoprirebbero la pusillanimità.
8. Qui abbiamo un’altra clamorosa
sorpresa: Siegfried è (diventato) un mentitore! Sì, perché non può non
ricordare, ed infatti lo ricorderà perfettamente fra poco, ciò che è accaduto
la sera precedente presso la roccia infuocata di Brünnhilde. Invece qui dice
solo la mezza verità che gli conviene.
9. Se osserviamo il comportamento di
Gunther non possiamo non rimanerne sorpresi: una persona dotata anche solo di
un minimo di perspicacia ricorderebbe di aver sentito dalla viva voce di
Siegfried (prima che costui bevesse il filtro) del prezioso anello preso dal
tesoro del Nibelungo e consegnato ad una nobile (non nominata) donna. Adesso,
sentendo Brünnhilde accusare Siegfried di avere al dito un anello rubatole la
sera precedente, e Siegfried ammettere che l’anello è proprio quello da lui
preso dal tesoro di Fafner, Gunther dovrebbe realizzare che fra Brünnhilde e
Siegfried c’era già stata una precedente relazione, quindi rendersi conto (o
cominciare seriamente a sospettare) della macchinazione di Hagen, di cui lui
stesso e la sorella sono vittime. Come vedremo nella scena successiva, Gunther
confermerà questa sua scarsezza di comprendonio.
10. Hagen sta qui maldestramente cercando
di riaccreditare l’ipotesi che fosse effettivamente Gunther il conquistatore di
Brünnhilde: non lo fa certo per difendere l’onorabilità del fratellastro, ma
per evitare che la sua sordida macchinazione venga rivelata all’intera opinione
pubblica ghibicunga.
11. Ecco, questa ammissione di
Siegfried getta definitivamente e pubblicamente il più alto discredito su
Gunther, che si rivela per essere un sovrano imbelle e un uomo privo di
coraggio, se si è fatto sostituire da Siegfried per compiere l’impresa! Ma nessuno
dei sudditi sembra preoccuparsene più di tanto, così come non si pone domande
sul perchè, il percome e l’autore dell’intera complicata vicenda...
12. Purtroppo,
ad ulteriore riprova della “perdita di controllo” su alcuni importanti
particolari, di cui Wagner mostra di soffrire (nell’intricatissimo ginepraio di
tutti questi accadimenti) notiamo ancora una volta come Siegfried – che ha or
ora negato di aver recuperato l’anello la sera prima - ricordi però benissimo
la notte appena trascorsa. Il che – ahilui e ahinoi – lo trasforma
immeritatamente da eroe puro e incontaminato (per quanto drogato da Hagen) in
volgare mentecatto! Ma Wagner farà finta di nulla, fino alla fine…
13. Qualcuno ha provato a calcolare
esattamente il lasso di tempo che intercorre fra l’assunzione della droga da
parte di Siegfried e lo scoppio dello scandalo, di cui Hagen – ora non abbiamo
davvero più dubbi – è ideatore e regista tanto ingegnoso, quanto diabolico!
14. Alcuni dei rilievi sulla scarsa plausibilità dell’intreccio di questa scena furono avanzati da George Bernard Shaw nel suo simpatico libercolo The Perfect Wagnerite. Uno di questi è tuttavia ridicolo e getta addirittura dubbi sull’attenzione dedicata dallo scrittore albionico al testo wagneriano. Ed è la convinzione di Shaw che Brünnhilde, proclamando di essere sposa di Siegfried, affermi il falso! Legittimi invece tutti i dubbi che Shaw esprime sulla coerenza estetica della terza giornata del Ring con il suo impianto generale, e l’individuazione della causa principale di tale incoerenza nella natura dell’originaria Siegfrieds Tod.
14. Alcuni dei rilievi sulla scarsa plausibilità dell’intreccio di questa scena furono avanzati da George Bernard Shaw nel suo simpatico libercolo The Perfect Wagnerite. Uno di questi è tuttavia ridicolo e getta addirittura dubbi sull’attenzione dedicata dallo scrittore albionico al testo wagneriano. Ed è la convinzione di Shaw che Brünnhilde, proclamando di essere sposa di Siegfried, affermi il falso! Legittimi invece tutti i dubbi che Shaw esprime sulla coerenza estetica della terza giornata del Ring con il suo impianto generale, e l’individuazione della causa principale di tale incoerenza nella natura dell’originaria Siegfrieds Tod.
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