Ecco
quindi la prima Norna iniziare il suo primo racconto, con gli archi a ripetere
il motivo del Filo e poi i clarinetti quello delle Norne, ma in MIb maggiore,
l’Alba del mondo, poiché nel racconto si torna davvero alle origini, a tempi
anteriori addirittura al Rheingold… Racconto che ha per oggetto lo scenario del
frassino del mondo (Yggdrasil)(1) con
annessa fonte della sapienza(2), luogo
presso il quale la Norna più antica usava tessere il suo filo.
Maestoso
davvero il tema che evoca dapprima l’Yggdrasil e poi la fonte, caratterizzato
da modulazioni e orientato alla sensibile,
il che è appropriatissimo ad evocare ricordi lontani, dolci e struggenti,
propri del tempo che fu: dal MIb maggiore precedente il tema principia in MIb
minore, percorrendone in discesa la triade fondamentale (MIb-SIb-SOLb, sulla
parola “Weltesche”, il frassino) per poi scendere ancora e risalire (MIb-SOLb-SIb,
sulle parole “web ich einst”, un tempo tessevo) col SIb armonizzato come
sensibile di DOb. Sulla quale tonalità udiamo le parole “da gross und stark dem
Stamm entgrünte…”, quando immensa e possente dal tronco verdeggiava…, che si
muovono da dominante a sensibile, a sopratonica e parrebbero dover sfociare
nella tonica. Invece, ecco una nuova modulazione: la sensibile SIb diviene
tonica, e le parole “…weihlischer Äste Wald”, una
fronda di sacri rami, sono cantate salendo dalla dominante FA alla tonica SIb,
quindi in arco (sopratonica, mediante, sopratonica) tornano al SIb.
L’armonizzazione è inconfondibile, e viene confermata dalla risposta dei fiati
che suggellano la frase: la chiusa del Walhall (tra pochissimo capiremo
perché…)
Ora
è la fonte ad essere ricordata dalla prima Norna, partendo dal FA e salendo due
volte alla tonica SIb e da qui alla mediante RE (“Im kühlen Schatten rauscht
ein Quell”, in fresca ombra frusciava una fonte) che però trasforma quel RE in
sensibile di MIb. Qui, sui versi “Weisheit raunend
rann sein Gewell” (sussurrando saggezza
scorrevan le sue onde) si ripete il tema dell’Yggdrasil: discesa sulla
triade di MIb minore e risalita al SIb, che diviene sensibile del DOb con cui
si chiude la frase, ancora suggellata dai fiati con la chiusa del Walhall.
Ma
prima di occuparci di Wotan sarà il caso di riflettere un attimo sulla
struttura del tema dell’Yggdrasil, poiché ne derivano conseguenze enormi. Dunque,
un tema che scende per tre intervalli (una quarta e due terze) e poi risale per
due terze: ce n’è abbastanza per farci ricordare qualcosa di importante, e
precisamente la premiata coppia Anello-Walhall! Ma allora: vuoi vedere che i
due peccati originali (di Alberich e di Wotan) che in quegli oggetti trovano la
loro materializzazione, erano già presenti, in germe e in potenza, nella
materia originaria dell’Universo?(3) Altro che stucchevoli ripetizioni: qui con
la tecnica dei Leitmotive Wagner scrive addirittura testi di filosofia!
Torniamo
alla prima Norna: adesso comprendiamo bene la ragione del suo richiamo alla
rocca di Wotan: perché qui si parla proprio di lui. Infatti la pace e la tranquillità
di quell’Eden in cui lei viveva nell’illusione di tessere il filo di un destino
sereno, anche se probabilmente piatto e monocorde, vennero rotti un giorno dal
dio (che forse non era ancora dio(4) …) che arrivò per bere a quella fonte,
cedendo un occhio in cambio di qualche sorso di sapienza(5). Questo particolare
del ricordo della Norna è supportato da una sottile modulazione enarmonica (da
DOb a SI naturale) che ha introdotto un chiaro inciso (sopratonica-tonica) dal
tema del Walhall.
Poi
si scende, di plaga in plaga (sembrerebbe, di disgrazia in disgrazia!) lungo il
circolo delle quinte, da SI a MI a LA, a RE, a SOL (ancora un'allegoria dello sviluppo della musica!) quando la Norna ricorda di
Wotan che recide un ramo del grande frassino, per farci l’asta della sua lancia
(qui una variante del tema del Patto compare inevitabilmente in fagotti e archi
bassi). Si torna a DOb e la Norna racconta di come l’albero sacro ne soffrì al
punto da avvizzire lentamente, fino a rinsecchire del tutto, mentre anche la
fonte cominciò ad esaurirsi. Manco a dirlo, è il tema del Crepuscolo a
sottolineare questi amari ricordi.
La
prima Norna conclude la sua prima esternazione, seguita dal tema dell’Yggdrasil,
che qui però, dopo la risalita, resta armonizzato sulla dominante di MIb minore
(l’albero non solo non mette più foglia, ma sta proprio rinsecchendo): oggi,
invece che all’ombra del grande frassino, mi tocca filare sotto un abete (e gli
archi ripetono il tema del Filo). Sorella, sai tu cosa successe di recente?
E
su questa domanda, che ricorrerà nel seguito (“weiss du wie das wird?”, sai che
ne sarà?) risentiamo nei fiati un motivo capitale: nientemeno che quello del
Presagio di morte! Era apparso, insieme a quello dell’Enigma, al momento
dell’incontro di Brünnhilde con Siegmund. Adesso, chi ne sarà il destinatario?
Siegfried? Brünnhilde? Wotan? O tutti quanti insieme? Insomma, il futuro
prossimo si prospetta davverio infausto!
La
seconda Norna ci ragguaglia quindi sui più recenti sviluppi del caso: su
quell’asta della sua lancia Wotan aveva inciso le Rune dei Patti con cui
governare il mondo, e gli archi bassi cominciano ad esporre il tema della
Potenza degli dei (lo avevamo udito per la prima volta nel Siegfried, a
supportare il racconto del Viandante a Mime) tema che si intreccia con quello
del Patto; tema che qui ha però un che di agitato, incerto, boccheggiante, barcollante
come il Viandante strapazzato da Siegfried; insomma, è come avesse perso la sua
solenne prosopopea (ecco ancora l’effetto di una sottile variazione dei
Leitmotive!)
E
ne conosciamo bene la ragione, essendo stati testimoni delle vicende del
Siegfried, ragione che la Norna comunque ci rammenta: quell’asta così
autorevole e sacra è stata or ora spezzata da un giovane audace, e così Wotan
ha ordinato ai suoi eroi l’abbattimento dell’albero(6). Alla citazione del Walhall,
in cui Wotan siede con dèi ed eroi, gli strumentini cercano invano e per due
volte di ricordarcene il tema, riuscendo però solo a storpiarne le prime due
battute (!) tanto quel mondo è messo male…
Anche
la vicina fonte è completamente inaridita: il tema dell’Yggrasil risuona
ancora, adesso in DO minore, sulla cui mesta armonia (di oboi e corno inglese) continua
però a rimanere (dopo la risalita al SOL) segno del suo perdurante avvizzimento.
Mentre
gli archi ne ripetono il motivo, la seconda Norna avvolge il Filo ad uno
spuntone di roccia, poi invita la terza a dire la sua. Lo fa appoggiandosi ancora
al tema del Presagio di morte, precisamente un semitono sopra rispetto a quello della prima, che le aveva lanciato il filo.
Tocca
quindi alla terza Norna anticiparci il futuro dell’intera vicenda. Dapprima ci
ricorda la rocca fatta costruire da Wotan ai Giganti: qui la tromba bassa e poi
i tromboni, infine le trombe, espongono un inciso che pare venire dal tema
della Spada (che si accompagna, come arma di offesa, al bastione difensivo del
Walhall) ma ne è appunto solo uno spezzone, mentre il tema del Crepuscolo – invero
rabbrividente, in tremolo, nei violini - si associa al nome di Wotan che siede con
i suoi nella sua dimora dove ha fatto accatastare i ceppi del frassino abbattuto.
Il
racconto è sottolineato ancora dal tema della Potenza degli dei, che sfocia poi
in quello dell’Yggdrasil, qui tornato (in MI minore) all’antico splendore (“Die
Weltesche war diess einst!”, questo era un tempo il frassino del mondo). Ma
ecco che le semicrome ondeggianti di Loge ci preannunciano l‘ineluttabile fine:
la catasta prende fuoco e le fiamme divorano il mondo degli dèi. Drammatica la
salita del canto (“sengt die Glut sehrend den
glänzenden Saal”, la vampa arde e consuma la splendente sala) al SOL#, mediante
di MI maggiore dove la tonalità ha modulato dal precedente MI minore. E un’ulteriore
modulazione ci porta al RE, mentre il primo spezzone del tema del
Walhall nei legni, accompagnato dal Crepuscolo nei violini, supporta il canto
della Norna che ci avverte che la fine degli eterni
dèi è ormai alle viste.
Le tubette esalano ora l’eterno tema dell’Enigma del destino, imitate
subito dall’oboe, prima che la terza Norna, accompagnata negli archi dal relativo
tema, rispedisca il Filo alla seconda, e da qui alla prima. Due seconde minori
(corno inglese e corni) suggellano in modo rabbrividente questo primo racconto.
___
Note:
1. Come detto, nella Siegfrieds Tod non vi erano accenni al peccato di Wotan, nè al finale incendio del Walhall, poichè la conclusione dell'opera era trionfalistica: Siegfried e Brünnhilde ascendono al Walhall, accoltivi in pompa magna da Wotan&C.
2.Nelle Saghe è detta di Mimir (o Mimer) dal nome del personaggio che ne è una specie di custode e che, bevendo ogni giorno idromele fatto con quell’acqua, ha acquisito sapienza oltre ogni umana possibilità. Secondo le leggende, Mimir sarebbe fratello di Bestla, la madre di Odin, quindi zio del capo degli dei.
2.Nelle Saghe è detta di Mimir (o Mimer) dal nome del personaggio che ne è una specie di custode e che, bevendo ogni giorno idromele fatto con quell’acqua, ha acquisito sapienza oltre ogni umana possibilità. Secondo le leggende, Mimir sarebbe fratello di Bestla, la madre di Odin, quindi zio del capo degli dei.
3. Si è
già ricordato come i racconti mitologici (nordici, ma anche greci) descrivano
scenari primordiali addirittura apocalittici, mostrandoci un universo
congenitamente malato.
4. Dalla
lettura della Hávamál (Stanze 140-141) dovremmo dedurre che Odin acquisisca le piene prerogative di dio proprio dopo aver bevuto l'idromele di Mimir (lì individuato non per nome, ma come zio di Odin).
5. Wagner non nomina mai Mimir, e non ci rivela il motivo per cui Wotan dovette cedergli un occhio per bere alla fonte della sapienza. Le saghe ci raccontano che solo a questa condizione Mimir consente ad Odin(Wotan) di bere il suo idromele per acquisire sapienza. Sempre dalle saghe si dovrebbe dedurre che in realtà Odin cerchi presso Mimir la conoscenza del suo futuro e della sua sorte, il che renderebbe quel rapporto più simile a quello wagneriano di Wotan con Erda. Piuttosto, notiamo qui una delle
tante incongruenze cui Wagner non potè sfuggire, data la gigantesca mole della
sua opera. Abbiamo appreso, dapprima nel Rheingold e poi nella Walküre (scritti successivamente a Götterdämmerung)
che Wotan cedette un occhio per avere in moglie Fricka. Nulla di ciò si
riscontra nelle Saghe e questa è una delle tante invenzioni – certamente
suggestiva e soprattutto magistralmente sfruttata - di Wagner, che però si è
scordato di renderla coerente con il testo dell’ultima giornata, scritto in
precedenza e in stretta osservanza di particolari, come questo di Mimir, desunti direttamente dalle Saghe.
6. Ciò ci
verrà confermato in dettaglio da Waltraute, nella terza scena del primo Atto.
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