Fafner,
disturbato o meno che fosse dagli squilli del corno, ha deciso che è venuto il
momento di andare a rinfrescarsi la gola alla vicina sorgente, ed è uscito
dalla sua tana sbadigliando come un… mostro(1). Il motivo del drago, nei due
fiati più gravi, accompagnato da violente semibiscrome degli archi bassi, ne
accompagna il lento strisciare sul sentiero che porta alla fonte. E Siegfried
sembra quasi piacevolmente sorpreso alla vista: toh, guarda chi si vede! sembra
dire…
Ora
inizia una serie di schermaglie che sfoceranno nella lotta cruenta. Il canto di
Siegfried è vivace - come si addice al suo atteggiamento aggressivo – e
supportato prevalentemente da folate degli archi; quello di Fafner invece è
sempre pesante, quasi indolente e persino annoiato - caratteristico di un
campione di ignavia qual è il gigante trasformatosi in drago – e
prevalentemente accompagnato dai soli timpani.
Fafner,
sempre a tritoni, FA-SI (SI-FA-SI nei timpani): che è?
Siegfried,
accompagnato da un sinistro tremolo di archi e fagotti: oh, se sei una bestia
parlante, mi sapresti insegnare qualcosa? Ad esempio: la paura, che io ancora non
conosco!
Fafner,
SOLb-DO-SOLb (DO-FA#-DO nei timpani): non sarai mica un tantino arrogante?
Siegfried,
sulle folate degli archi: arrogante o meno, se non mi insegni la paura la
pagherai cara!
Fafner,
FA-SI, poi DO-SOLb (SI-FA-SI nei timpani) ridendo forte e mostrando i dentoni: avevo
solo sete, ma trovo anche da mangiare! (Ora i timpani suonano DO-FA#-DO.)
Siegfried
continua ad irridere Fafner: quella boccuccia che mi mostri sarà bene che te la
chiuda!
Fafner,
SOL-DO#-SOL, poi RE-LAb e LAb-RE-LAb (timpani con DO#-SOL-DO#, poi RE-LAb-RE): invece
io con questa bocca ti ingoierò, e agita la coda da lucertolone verso il
ragazzo.
Ancora
Siegfried sembra divertirsi ad aizzare il drago: non mi va di essere digerito
da te, meglio sarà farti secco direttamente!
Fafner,
REb-SOL (anche nei timpani, reiterato): pfui, vieni qui, fanfarone!
Siegfried:
eccomi qua; e brandisce la spada, di cui udiamo in corni, trombe e tromboni il motivo
ampliato (in FA) piantandosi davanti a Fafner, in posizione di sfida.
E
qui inizia propriamente la lotta fra Siegfried e il drago, solo 46 battute di
musica(2), caratterizzate da un curioso contrappunto fra i temi del ragazzo e
quelli del drago. Le mosse di Siegfried sono sottolineate dal tema del suo grido
(e alla fine, da quello della spada) prevalentemente negli ottoni alti e nei legni;
quelle di Fafner dal tema del drago, tipicamente suonato dagli ottoni gravi;
gli archi accompagnano la lotta con martellanti terzine o con veloci folate. Il
tempo è 6/8, parzialmente sovrapposto a 2/4.
Dopo
le prime due battute (la spada) sfocianti sulla dominante DO, che i corni
tengono per altre 4, ecco 6 battute col motivo del drago, che muove i suoi
pachidermici passi e sprizza la sua bava su Siegfried (i contrabbassi emettono
tre autentici sputi: biscroma-biscroma-croma!)
Ora,
per 3 battute, il drago si limita a respirare (note fisse nelle tube basse) e
il Grido di Siegfried, mentre evita gli schizzi e salta di fianco al bestione, è
urlato dagli altri fiati, in SOL maggiore (col SOL tenuto per altre 4 battute).
Seguono
13 battute col motivo del drago, che cerca di raggiungere Siegfried con la coda:
prima gli intervalli degli ottoni gravi si fanno sempre più ampi (terza,
quinta, sesta); poi aumentano di velocità (da semiminime a minime e crome)
mentre gli archi sembrano mimare l’aria che sibila sotto il roteare della coda
del drago.
Ancora
4 battute del Grido di Siegfried (un altro tono sopra, LA) che evita di
giustezza la coda e la ferisce, scavalcando d’un balzo il corpo di Fafner. Il
quale (per 9 battute) mugghia e si solleva per buttarsi a corpo morto su
Siegfried.
Il
ragazzo, individuata la posizione del cuore, vi immerge la sua Nothung (5
battute, in DO) col tema ampliato della spada che sfocia in un bruciante accordo
di sesta, su cui i fiati restano immobili, per poi sprofondare mentre i timpani
(MIb-LA) accompagnano per 4 battute Fafner che ricade pesantemente al suolo, proprio
sulla ferita, mentre Siegfried è balzato di lato, abbandonando la spada nel
corpo del drago. Eccoti servito, mio caro (sono le prime parole di Siegfried)
tieniti la Nothung nel cuore!(3)
Per
tre volte nei timpani risuona ancora il rintocco (RE-LAb) dei tritoni di Fafner,
che con voce indebolita(4) domanda chi sia l’audace che lo ha ferito a morte(5),
aggiungendo che qualcun altro deve avergli suggerito l’impresa, mentre il tema
della maledizione si alza, soffocato ma protervo, nei tromboni. Un particolare:
già da queste esternazioni ci si rende conto che Fafner comincia a cantare su
melodie accettabili (morendo ridiventa un pochino umano!) mentre i tritoni
restano prevalentemente relegati ai rintocchi dei timpani.
Siegfried,
supportato dal suo tema principale, nel primo corno e poi ancora nella tromba,
risponde che ignora persino chi egli sia, e che fu spinto all’azione solo dal
comportamento del drago medesimo(6).
Fafner
ora racconta la sua storia, su una linea melodica addirittura velata di
dolcezza e tristezza, quando comincia a spiegare a Siegfried chi è che lui ha
ucciso. E quando accenna alla stirpe dei Giganti - Fasolt e Fafner, ora caduti entrambi
- canta sul relativo tema con la quarta
giusta (FA-DO-FA) accompagnato da fagotti e archi bassi. Poi però, quando
accenna all’oro maledetto ricevuto dagli dèi e all’omicidio di Fasolt, fagotti
e archi bassi tornano al tritono (MI-SIb), come pure i timpani (DO-FA#) mentre
si fa sentire nei violoncelli anche il tema dell’annientamento.
Poi
prosegue Fafner: adesso colui che custodiva l’oro sotto le spoglie di un
gigante è stato abbattuto da un roseo eroe (e il tema della spada, in LAb,
risuona nella tromba). Preceduto dalla quartina dell’annientamento nei
violoncelli e dal tritono (SI-FA) nei timpani, Fafner ammonisce Siegfried
(ancora i timpani, DO-FA#): chi ti ha istigato all’omicidio, adesso si prepara
a darti la morte(7) (e il tema della maledizione si alza ancora nei tre
tromboni).
Guarda
che fine ho fatto io, conclude ormai moribondo, sul tritono DO-FA#, mentre i
tre accordi che le quattro tubette esalano ci ricordano qualcosa (dalla Walküre):
il motivo del Presagio di morte!
Siegfried
si è quasi impietosito, e cerca di approfittare della circostanza per carpire a
Fafner qualche altra informazione su se stesso: sai dirmi forse da dove vengo?
E sul suo tema principale, esposto dal corno in DO maggiore, rivela: io so solo
che mi chiamo Siegfried!
E
Fafner, sollevandosi, esala l’ultimo suo tritono (FA#-DO) sospirando… Siegfried! Dopo una rapidissima discesa
di viole e archi bassi, la tubetta bassa e poi il contrabbasso-tuba emettono
per tre volte, lentamente, il tritono LA-MIb, mentre i timpani(8), suonando
solo le prime tre note del tema dei giganti (LA-LA-LA) sottolineano lo
stramazzare a terra, stecchita, dell’ennesima vittima della maledizione dell’anello.
Inutile
chiedere informazioni ad un morto, pensa Siegfried (su un tritono SOL-DO#!) vediamo
piuttosto di recuperare la spada (di cui si ode il tema ampliato, in DO nella
tromba e nel trombone). Estraendo la Nothung dal cuore del drago (sono solo 4
battute, che gli archi disegnano con vertiginose scalate) Siegfried ne riceve
alcune gocce brucianti di sangue sulla mano, che istintivamente si porta alla
bocca e, miracolo(9)! …comincia ad intendere il linguaggio dell’Uccellino del
bosco.
Infatti
una subitanea modulazione ci ha riportato, dal DO, al MI maggiore del Waldweben, e immediatamente, sul tappeto
delle sestine degli archi, riudiamo i tre strumenti ornitologici (il flauto,
poi l’oboe e il clarinetto) emettere i loro gorgheggi. E a Siegfried pare
proprio che gli uccelli gli stiano parlando e se lo spiega con l’aver gustato
il sangue del drago. Tende quindi l’orecchio e ascolta il volatile(10) che
canta sul tiglio, sopra il suo capo: sentiamo cos’ha da raccontarmi, dice fra sé.
Sul
chi o cosa rappresenti questo originale personaggio si son scritti fiumi d’inchiostro.
Per ora basti osservare che rappresenta, qui magari nel bene, un primo condizionamento al libero arbitrio (!) di Siegfried, e quindi una fatale limitazione
della sua libertà (tanto sognata e
cantata dal ragazzo fin dal primo atto). Le azioni che Siegfried compirà
nell’immediato futuro sono suggerite, si potrebbe quasi dire imposte, da questa
presenza (apparentemente) amica che
però conduce il ragazzo su una strada ben precisa e, guarda caso, pienamente
coerente con le residue speranze (e quindi gli interessi) di Wotan!
Gli
archi hanno ora rimesso le sordine, evidentemente per dare più risalto al canto
dell’Uccellino. Il tempo generale è 3/4, ma il rigo del volatile ora è segnato
in 9/8, poco dopo oscillerà fra 4/4 e 9/8; per di più, Wagner riempie un paio
di battute con 12/8(11): è come dire che un uccello canta come pare a lui, e
non come si insegna al conservatorio! La sua melodia è un insieme di quelle già
ascoltate dagli strumentini (ornitologici) in precedenza: parte dalla
sopratonica (FA#) del MI d’impianto, ma l’armonizzazione oscilla continuamente verso
la dominante di LA maggiore, e infatti la conclusione del richiamo è proprio
sul LA.
Ma
cosa ha suggerito a Siegfried l’Uccellino?
Di recuperare dalla tana di Fafner Tarnhelm e Anello(12), precisando che
l’Anello lo renderebbe “Walter der Welt”, signore del mondo. L’animaletto
evidentemente la sa molto lunga sulle vicende cosmiche, esattamente come le
Rheintöchter, che avevano notificato ad Alberich le straordinarie proprietà
dell’oro. È quindi solo un caso che i temi del Weia-Waga e dell’Uccellino siano
formati dalle stesse identiche note della scala pentatonica?
Quindi Siegfried possiede ora un’importante
informazione, che però vedremo dimenticare fra pochissimo, allorquando -
uscendo dalla caverna di Fafner con Anello e Tarnhelm - affermerà di non sapere
proprio a che gli possano servire quei giocattoli(13). Per intanto, con gli
archi che hanno rimosso le sordine, si inoltra nella tana del drago defunto,
mentre le voci e le presenze della foresta sfumano lentamente per far posto ad
un nuovo scenario…
___
Note:
1. Nella
didascalia, Wagner prescrive che il drago-gigante venga presentato come una
macchina appropriatamente rivestita, e che il cantante che interpreta Fafner
usi un megafono che diffonderà i suoni attraverso una botola appositamente
aperta nella gola del mostro.
2. Ancora
meno (22) quelle che supportano la tenzone fra Lohengrin e Telramund. Gli
scontri Fafner-Fasolt, Tristan-Melot e Parsifal-Klingsor si risolvono in 3-4
battute al massimo!
3. Nelle
saghe, Sigurd usa uno stratagemma indubbiamente brillante, ma assai poco
“eroico”, per uccidere Fafnir: scava uno stretto fossato ortogonalmente al
sentiero che il drago percorre giornalmente per andare ad abbeverarsi al
ruscello; vi si stende supino, impugnando la sua Gram e, quando il drago vi
passa sopra, ha buon gioco nel piantargli la spada nel pancione! Wagner
ovviamente non poteva accontentarsi di così poco…
4. Una nuova
didascalia un partitura prescrive che adesso il megafono usato dall’interprete
di Fafner sia più debole.
5. Anche
questo è un particolare che viene dalle saghe.
6. Qui
effettivamente Siegfried non la racconta giusta (o perlomeno… tutta).
7. Nel
terzo atto di Götterdämmerung, dialogando con le ninfe, Siegfried ricorderà di
essere stato messo in guardia da Fafner contro la maledizione gravante
sull’anello. È una delle tante incongruenze che si trovano nel Ring, spiegabili
con l’immensità dell’opera e con l’entità davvero incommensurabile di
potenziali legami fra fatti, tempi, oggetti e persone. Tenendo presente – come
sempre! – che i poemi del Ring furono scritti a ritroso, possiamo certamente
affermare che Wagner è coerente qui, col che diventa incoerente là… Infatti, in
questo scenario, l’avvertimento di Fafner relativo a Mime è assolutamente
pertinente (anche se… superfluo, dato che poco dopo sarà l’Uccellino a mettere
in guardia Siegfried dal tutore). È pur vero che Fafner parla a Siegfried di
“oro maledetto”, ma non fa alcun riferimento specifico all’anello e alla
maledizione che vi grava sopra; poichè ciò renderebbe invece assai problematico
spiegare come, poco dopo, su suggerimento dell’innocente (?) Uccellino del
bosco, Siegfried si impossessi proprio dell’anello – pur sapendolo maledetto -
e del Tarnhelm. Teniamo poi presente che tutto il seguito del Ring presuppone
che i poteri e i trascorsi - maledizioni incluse - dell’anello siano a
Siegfried totalmente sconosciuti.
8. Wagner
impiega sempre i rintocchi di questo strumento per evocare gli ultimi rantoli
dei morenti (vedi Fasolt, Hunding, Siegfried…)
9. Le saghe
(la Fáfnismál
in particolare) ci narrano un procedimento invero disgustoso ed orripilante:
Sigurd, dopo aver ammazzato il drago Fafnir, deve cucinarne alla brace il cuore,
da servire al di lui fratello (e suo tutore) Regin come pietanza; per
verificarne “il giusto punto di cottura” lo assaggia e ciò provoca il miracolo
di fargli intendere il linguaggio aviario.
10. Nelle saghe Sigurd ascolta i discorsi di un intero stormo di picchi!
10. Nelle saghe Sigurd ascolta i discorsi di un intero stormo di picchi!
11. Poi
precisa in nota a piè pagina come vanno cantati quei passi.
12. Chiara
testimonanza del seguente nesso causa-effetto: Siegfried ha ucciso il drago
(causa) e così (effetto) su suggerimento dell’Uccellino può impossessarsi
dell’anello, di cui ignorava fino a lì l’esistenza. Questo nesso verrà
letteralmente invertito nel racconto di Siegfried alle ninfe, nella citata
scena di Götterdämmerung. Sul fronte delle fonti, sarà il caso di ricordare
come, nelle Saghe, Sigurd venga invece avvertito prima, da Regin, dell’esistenza del tesoro custodito da Fafnir.
Inutile sottolineare la superiorità drammatica e psicologica della “versione”
di Wagner…
13. Quanto
al Tarnhelm, sarà Hagen, nel primo Atto di Götterdämmerung, a rivelare a
Siegfried le sue prerogative, onde spingerlo ad impiegarlo per conquistare Brünnhilde
per Gunther.
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