31 lug 2012

4.2.2.3 Siegfried, Atto II, Scena II – L’estinzione dei Giganti.


Fafner, disturbato o meno che fosse dagli squilli del corno, ha deciso che è venuto il momento di andare a rinfrescarsi la gola alla vicina sorgente, ed è uscito dalla sua tana sbadigliando come un… mostro(1). Il motivo del drago, nei due fiati più gravi, accompagnato da violente semibiscrome degli archi bassi, ne accompagna il lento strisciare sul sentiero che porta alla fonte. E Siegfried sembra quasi piacevolmente sorpreso alla vista: toh, guarda chi si vede! sembra dire…   

Ora inizia una serie di schermaglie che sfoceranno nella lotta cruenta. Il canto di Siegfried è vivace - come si addice al suo atteggiamento aggressivo – e supportato prevalentemente da folate degli archi; quello di Fafner invece è sempre pesante, quasi indolente e persino annoiato - caratteristico di un campione di ignavia qual è il gigante trasformatosi in drago – e prevalentemente accompagnato dai soli timpani.

Fafner, sempre a tritoni, FA-SI (SI-FA-SI nei timpani): che è? 

Siegfried, accompagnato da un sinistro tremolo di archi e fagotti: oh, se sei una bestia parlante, mi sapresti insegnare qualcosa? Ad esempio: la paura, che io ancora non conosco!

Fafner, SOLb-DO-SOLb (DO-FA#-DO nei timpani): non sarai mica un tantino arrogante?

Siegfried, sulle folate degli archi: arrogante o meno, se non mi insegni la paura la pagherai cara!

Fafner, FA-SI, poi DO-SOLb (SI-FA-SI nei timpani) ridendo forte e mostrando i dentoni: avevo solo sete, ma trovo anche da mangiare! (Ora i timpani suonano DO-FA#-DO.)

Siegfried continua ad irridere Fafner: quella boccuccia che mi mostri sarà bene che te la chiuda!

Fafner, SOL-DO#-SOL, poi RE-LAb e LAb-RE-LAb (timpani con DO#-SOL-DO#, poi RE-LAb-RE): invece io con questa bocca ti ingoierò, e agita la coda da lucertolone verso il ragazzo.

Ancora Siegfried sembra divertirsi ad aizzare il drago: non mi va di essere digerito da te, meglio sarà farti secco direttamente!

Fafner, REb-SOL (anche nei timpani, reiterato): pfui, vieni qui, fanfarone!

Siegfried: eccomi qua; e brandisce la spada, di cui udiamo in corni, trombe e tromboni il motivo ampliato (in FA) piantandosi davanti a Fafner, in posizione di sfida.

E qui inizia propriamente la lotta fra Siegfried e il drago, solo 46 battute di musica(2), caratterizzate da un curioso contrappunto fra i temi del ragazzo e quelli del drago. Le mosse di Siegfried sono sottolineate dal tema del suo grido (e alla fine, da quello della spada) prevalentemente negli ottoni alti e nei legni; quelle di Fafner dal tema del drago, tipicamente suonato dagli ottoni gravi; gli archi accompagnano la lotta con martellanti terzine o con veloci folate. Il tempo è 6/8, parzialmente sovrapposto a 2/4.

Dopo le prime due battute (la spada) sfocianti sulla dominante DO, che i corni tengono per altre 4, ecco 6 battute col motivo del drago, che muove i suoi pachidermici passi e sprizza la sua bava su Siegfried (i contrabbassi emettono tre autentici sputi: biscroma-biscroma-croma!)

Ora, per 3 battute, il drago si limita a respirare (note fisse nelle tube basse) e il Grido di Siegfried, mentre evita gli schizzi e salta di fianco al bestione, è urlato dagli altri fiati, in SOL maggiore (col SOL tenuto per altre 4 battute).

Seguono 13 battute col motivo del drago, che cerca di raggiungere Siegfried con la coda: prima gli intervalli degli ottoni gravi si fanno sempre più ampi (terza, quinta, sesta); poi aumentano di velocità (da semiminime a minime e crome) mentre gli archi sembrano mimare l’aria che sibila sotto il roteare della coda del drago.  

Ancora 4 battute del Grido di Siegfried (un altro tono sopra, LA) che evita di giustezza la coda e la ferisce, scavalcando d’un balzo il corpo di Fafner. Il quale (per 9 battute) mugghia e si solleva per buttarsi a corpo morto su Siegfried.

Il ragazzo, individuata la posizione del cuore, vi immerge la sua Nothung (5 battute, in DO) col tema ampliato della spada che sfocia in un bruciante accordo di sesta, su cui i fiati restano immobili, per poi sprofondare mentre i timpani (MIb-LA) accompagnano per 4 battute Fafner che ricade pesantemente al suolo, proprio sulla ferita, mentre Siegfried è balzato di lato, abbandonando la spada nel corpo del drago. Eccoti servito, mio caro (sono le prime parole di Siegfried) tieniti la Nothung nel cuore!(3)

Per tre volte nei timpani risuona ancora il rintocco (RE-LAb) dei tritoni di Fafner, che con voce indebolita(4) domanda chi sia l’audace che lo ha ferito a morte(5), aggiungendo che qualcun altro deve avergli suggerito l’impresa, mentre il tema della maledizione si alza, soffocato ma protervo, nei tromboni. Un particolare: già da queste esternazioni ci si rende conto che Fafner comincia a cantare su melodie accettabili (morendo ridiventa un pochino umano!) mentre i tritoni restano prevalentemente relegati ai rintocchi dei timpani.

Siegfried, supportato dal suo tema principale, nel primo corno e poi ancora nella tromba, risponde che ignora persino chi egli sia, e che fu spinto all’azione solo dal comportamento del drago medesimo(6).

Fafner ora racconta la sua storia, su una linea melodica addirittura velata di dolcezza e tristezza, quando comincia a spiegare a Siegfried chi è che lui ha ucciso. E quando accenna alla stirpe dei Giganti - Fasolt e Fafner, ora caduti entrambi - canta sul relativo tema con la quarta giusta (FA-DO-FA) accompagnato da fagotti e archi bassi. Poi però, quando accenna all’oro maledetto ricevuto dagli dèi e all’omicidio di Fasolt, fagotti e archi bassi tornano al tritono (MI-SIb), come pure i timpani (DO-FA#) mentre si fa sentire nei violoncelli anche il tema dell’annientamento.

Poi prosegue Fafner: adesso colui che custodiva l’oro sotto le spoglie di un gigante è stato abbattuto da un roseo eroe (e il tema della spada, in LAb, risuona nella tromba). Preceduto dalla quartina dell’annientamento nei violoncelli e dal tritono (SI-FA) nei timpani, Fafner ammonisce Siegfried (ancora i timpani, DO-FA#): chi ti ha istigato all’omicidio, adesso si prepara a darti la morte(7) (e il tema della maledizione si alza ancora nei tre tromboni).

Guarda che fine ho fatto io, conclude ormai moribondo, sul tritono DO-FA#, mentre i tre accordi che le quattro tubette esalano ci ricordano qualcosa (dalla Walküre): il motivo del Presagio di morte!

Siegfried si è quasi impietosito, e cerca di approfittare della circostanza per carpire a Fafner qualche altra informazione su se stesso: sai dirmi forse da dove vengo? E sul suo tema principale, esposto dal corno in DO maggiore, rivela: io so solo che mi chiamo Siegfried!

E Fafner, sollevandosi, esala l’ultimo suo tritono (FA#-DO) sospirando… Siegfried! Dopo una rapidissima discesa di viole e archi bassi, la tubetta bassa e poi il contrabbasso-tuba emettono per tre volte, lentamente, il tritono LA-MIb, mentre i timpani(8), suonando solo le prime tre note del tema dei giganti (LA-LA-LA) sottolineano lo stramazzare a terra, stecchita, dell’ennesima vittima della maledizione dell’anello.

Inutile chiedere informazioni ad un morto, pensa Siegfried (su un tritono SOL-DO#!) vediamo piuttosto di recuperare la spada (di cui si ode il tema ampliato, in DO nella tromba e nel trombone). Estraendo la Nothung dal cuore del drago (sono solo 4 battute, che gli archi disegnano con vertiginose scalate) Siegfried ne riceve alcune gocce brucianti di sangue sulla mano, che istintivamente si porta alla bocca e, miracolo(9)! …comincia ad intendere il linguaggio dell’Uccellino del bosco.

Infatti una subitanea modulazione ci ha riportato, dal DO, al MI maggiore del Waldweben, e immediatamente, sul tappeto delle sestine degli archi, riudiamo i tre strumenti ornitologici (il flauto, poi l’oboe e il clarinetto) emettere i loro gorgheggi. E a Siegfried pare proprio che gli uccelli gli stiano parlando e se lo spiega con l’aver gustato il sangue del drago. Tende quindi l’orecchio e ascolta il volatile(10) che canta sul tiglio, sopra il suo capo: sentiamo cos’ha da raccontarmi, dice fra sé.  

Sul chi o cosa rappresenti questo originale personaggio si son scritti fiumi d’inchiostro. Per ora basti osservare che rappresenta, qui magari nel bene, un primo condizionamento al libero arbitrio (!) di Siegfried, e quindi una fatale limitazione della sua libertà (tanto sognata e cantata dal ragazzo fin dal primo atto). Le azioni che Siegfried compirà nell’immediato futuro sono suggerite, si potrebbe quasi dire imposte, da questa presenza (apparentemente) amica che però conduce il ragazzo su una strada ben precisa e, guarda caso, pienamente coerente con le residue speranze (e quindi gli interessi) di Wotan!

Gli archi hanno ora rimesso le sordine, evidentemente per dare più risalto al canto dell’Uccellino. Il tempo generale è 3/4, ma il rigo del volatile ora è segnato in 9/8, poco dopo oscillerà fra 4/4 e 9/8; per di più, Wagner riempie un paio di battute con 12/8(11): è come dire che un uccello canta come pare a lui, e non come si insegna al conservatorio! La sua melodia è un insieme di quelle già ascoltate dagli strumentini (ornitologici) in precedenza: parte dalla sopratonica (FA#) del MI d’impianto, ma l’armonizzazione oscilla continuamente verso la dominante di LA maggiore, e infatti la conclusione del richiamo è proprio sul LA.  

Ma cosa ha suggerito a Siegfried l’Uccellino? Di recuperare dalla tana di Fafner Tarnhelm e Anello(12), precisando che l’Anello lo renderebbe “Walter der Welt”, signore del mondo. L’animaletto evidentemente la sa molto lunga sulle vicende cosmiche, esattamente come le Rheintöchter, che avevano notificato ad Alberich le straordinarie proprietà dell’oro. È quindi solo un caso che i temi del Weia-Waga e dell’Uccellino siano formati dalle stesse identiche note della scala pentatonica?  

Quindi Siegfried possiede ora un’importante informazione, che però vedremo dimenticare fra pochissimo, allorquando - uscendo dalla caverna di Fafner con Anello e Tarnhelm - affermerà di non sapere proprio a che gli possano servire quei giocattoli(13). Per intanto, con gli archi che hanno rimosso le sordine, si inoltra nella tana del drago defunto, mentre le voci e le presenze della foresta sfumano lentamente per far posto ad un nuovo scenario…
___
Note:
1. Nella didascalia, Wagner prescrive che il drago-gigante venga presentato come una macchina appropriatamente rivestita, e che il cantante che interpreta Fafner usi un megafono che diffonderà i suoni attraverso una botola appositamente aperta nella gola del mostro. 
2. Ancora meno (22) quelle che supportano la tenzone fra Lohengrin e Telramund. Gli scontri Fafner-Fasolt, Tristan-Melot e Parsifal-Klingsor si risolvono in 3-4 battute al massimo! 
3. Nelle saghe, Sigurd usa uno stratagemma indubbiamente brillante, ma assai poco “eroico”, per uccidere Fafnir: scava uno stretto fossato ortogonalmente al sentiero che il drago percorre giornalmente per andare ad abbeverarsi al ruscello; vi si stende supino, impugnando la sua Gram e, quando il drago vi passa sopra, ha buon gioco nel piantargli la spada nel pancione! Wagner ovviamente non poteva accontentarsi di così poco… 
4. Una nuova didascalia un partitura prescrive che adesso il megafono usato dall’interprete di Fafner sia più debole. 
5. Anche questo è un particolare che viene dalle saghe. 
6. Qui effettivamente Siegfried non la racconta giusta (o perlomeno… tutta).
7. Nel terzo atto di Götterdämmerung, dialogando con le ninfe, Siegfried ricorderà di essere stato messo in guardia da Fafner contro la maledizione gravante sull’anello. È una delle tante incongruenze che si trovano nel Ring, spiegabili con l’immensità dell’opera e con l’entità davvero incommensurabile di potenziali legami fra fatti, tempi, oggetti e persone. Tenendo presente – come sempre! – che i poemi del Ring furono scritti a ritroso, possiamo certamente affermare che Wagner è coerente qui, col che diventa incoerente là… Infatti, in questo scenario, l’avvertimento di Fafner relativo a Mime è assolutamente pertinente (anche se… superfluo, dato che poco dopo sarà l’Uccellino a mettere in guardia Siegfried dal tutore). È pur vero che Fafner parla a Siegfried di “oro maledetto”, ma non fa alcun riferimento specifico all’anello e alla maledizione che vi grava sopra; poichè ciò renderebbe invece assai problematico spiegare come, poco dopo, su suggerimento dell’innocente (?) Uccellino del bosco, Siegfried si impossessi proprio dell’anello – pur sapendolo maledetto - e del Tarnhelm. Teniamo poi presente che tutto il seguito del Ring presuppone che i poteri e i trascorsi - maledizioni incluse - dell’anello siano a Siegfried totalmente sconosciuti.
8. Wagner impiega sempre i rintocchi di questo strumento per evocare gli ultimi rantoli dei morenti (vedi Fasolt, Hunding, Siegfried…)
9. Le saghe (la Fáfnismál in particolare) ci narrano un procedimento invero disgustoso ed orripilante: Sigurd, dopo aver ammazzato il drago Fafnir, deve cucinarne alla brace il cuore, da servire al di lui fratello (e suo tutore) Regin come pietanza; per verificarne “il giusto punto di cottura” lo assaggia e ciò provoca il miracolo di fargli intendere il linguaggio aviario. 
10. Nelle saghe Sigurd ascolta i discorsi di un intero stormo di picchi!
11. Poi precisa in nota a piè pagina come vanno cantati quei passi.
12. Chiara testimonanza del seguente nesso causa-effetto: Siegfried ha ucciso il drago (causa) e così (effetto) su suggerimento dell’Uccellino può impossessarsi dell’anello, di cui ignorava fino a lì l’esistenza. Questo nesso verrà letteralmente invertito nel racconto di Siegfried alle ninfe, nella citata scena di Götterdämmerung. Sul fronte delle fonti, sarà il caso di ricordare come, nelle Saghe, Sigurd venga invece avvertito prima, da Regin, dell’esistenza del tesoro custodito da Fafnir. Inutile sottolineare la superiorità drammatica e psicologica della “versione” di Wagner…
13. Quanto al Tarnhelm, sarà Hagen, nel primo Atto di Götterdämmerung, a rivelare a Siegfried le sue prerogative, onde spingerlo ad impiegarlo per conquistare Brünnhilde per Gunther.

Nessun commento:

Powered By Blogger
Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
*****
fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
*****
orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
*****
Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
*****
L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
*****
La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
*****
…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

Mani-avanti / Disclaimer

Questo blog non è, nè vuol essere, nè intende diventare, una testata giornalistica. Viene aggiornato senza alcuna periodicità, a mera discrezione dell’autore.
Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. Con l'atto della pubblicazione, l'autore di ciascun commento dichiara la propria esclusiva responsabilità per i contenuti dello stesso, sollevando questo blog ed il suo autore da ogni e qualsivoglia responsabilità.
Tutti i contenuti del blog sono prodotti ai soli fini divulgativi e di analisi critica; nel caso di violazione del diritto di copyright saranno immediatamente rimossi previa comunicazione da parte del titolare.

Any copyrighted material on these pages is included as "fair use", for the purpose of study, review or critical analysis only, and will be removed at the request of copyright owner(s).