Siamo
quindi tornati a Gibichheim, si è fatta ormai notte e la luna che era apparsa
fra le nubi ad illuminare il corteo funebre ora si specchia nelle placide acque
del Reno. Alla reggia troviamo una povera Gutrune in apprensione per le sorti
del marito; il suo sonno è stato rotto da incubi, poi dal prolungato nitrire di
Grane, e infine dalla risata isterica di Brünnhilde, che le sembra di aver scorto aggirarsi
lungo la riva del Reno.
È
una scena davvero spettrale: l’incipit del motivo di Gutrune viene esalato dai clarinetti su una quinta abbassata
(SIb-MI, lo sbifido tritono) poi il
tema è ripreso dai violini, storpiato sinistramente. Quindi si ode nel corno il
tema del Grido di Siegfried, ma
anch’esso deturpato dal tritono
iniziale (MI-SIb): è solo ciò che Gutrune crede di sentire... ma no, nessuno
sta tornando, e ancora spezzoni della Schiavitù
e del Grido di dominazione e poi il Grido di Siegfried (ora in tono minore) accompagnano
la poveretta che lamenta i suoi brutti sogni. Agitate semicrome di violini e
viole, seguite da spezzoni della Cavalcata
sottolineano il ricordo dell’agitato nitrire di Grane e delle risate di Brünnhilde, che l’hanno risvegliata.
Era
forse lei la donna che sembrava camminare verso il Reno? Gli archi ricordano lo
spezzone finale del Canto delle Figlie
del Reno, poi il clarinetto esala sommessamente il tema di Brünnhilde donna,
mentre Gutrune si affaccia timidamente alla porta della camera di lei,
chiamandola senza avere risposta, salvo quella del clarinetto basso che ancora
replica con lo stesso motivo.
Ma
improvvisamente il corno annuncia il Grido
di nozze! Sarà lui? No, tutto tace. Mentre flauti e corni espongono
l’inizio del suo tema, Gutrune si
augura: ah, potessi vedere Siegfried proprio adesso! E fra poco lo vedrà,
infatti, ma non sarà proprio un incontro piacevole! E lo si intuisce subito da
ciò che si ode in orchestra e nella voce di Hagen, che sta sopraggiungendo,
precedendo il corteggio che reca la salma di Siegfried: fagotti e archi bassi
intonano la Follia della vendetta,
mentre la voce di Hagen (“Hoi ho!”) intona il tema della Schiavitù (REb-DO) e sappiamo come i due temi sovrapposti creino
quello del Patto di vendetta!
E
quest’atmosfera si protrae ancora, sulle sguaiate urla di Hagen che ordina di
fare luce, poichè lui e i compari stanno tornando con il bottino di caccia. Il Grido di nozze si fa ancor più stentoreo
nei corni, mentre Hagen invita Gutrune a salutare Siegfried, l’eroe che torna a
casa... ma due corni ne intonano il Grido
in modo minore! Fagotti e archi bassi reiterano il tema della Follia della vendetta, mentre la povera
Gutrune chiede cos’è successo, dato che lei non ha udito il corno del marito
(il tema del cui Grido si ode salire
in agitate terzine di violini e violoncelli).
Eh
già, spiega Hagen, intonando con i corni il motivo dell’Espiazione, l’eroe, ormai pallido, non può più suonarlo per andare
a caccia, di animali, uomini nè... (la Rinunzia!)
di belle donne. Ancora il tema del Grido
di Siegfried, sinistro nei corni, accompagna la domanda disperata di Gutrune:
cosa state portando qui? Il tema di Siegfried si alza ora nella tromba,
contrappuntato da quello del Grido
nei violini e seguito da una pesante scalata di tutta l’orchestra che conduce a
due tremende reiterazioni del tema della Schiavitù,
sulle quali Hagen annuncia, con enfasi pari al disprezzo: è la preda di un
cinghiale selvaggio, il tuo sposo Siegfried! Morto!
Nella
generale costernazione, la poveretta non può che lanciare un urlo disperato e
buttarsi sulla salma del marito: gli archi ne sottolineano le mosse con
agitatissime discese di semicrome in staccato(1).
Gunther prova maldestramente a consolarla, cercandone lo sguardo, mentre l’orchestra
rimugina motivi sinistri e singhiozzanti. Gutrune ripete, quasi a convincersene
davvero: Siegfried ammazzato? Poi, sui ritorni delle discese degli archi che ne
sottolineano la disperazione, non esita ad incolpare il fratello della morte di
Siegfried, quindi chiede aiuto contro coloro che le hanno ucciso lo sposo.
Allora
Gunther, cantando su una variante della Follia
della vendetta, la invita a non prendersela con lui, informandola che
l’assassino del suo Siegfried (di cui clarinetto e corno esalano un ultimo,
dimesso Grido) è Hagen(2). E ancora
le veloci discese negli archi ne sottolineano l’accusa. Alle rimostranze del
fratellastro, Gunther gli augura sciagure e angoscia, ed allora Hagen più non
si trattiene: sì, io, Hagen, sono io che l’ho ammazzato! E il tema del Giuramento (quello solennemente
celebrato da Siegfried sulla punta della sua lancia) lo giustifica comparendo
nei corni; subito dopo un altro motivo, quello dell’Espiazione, nei fiati, sostiene la sua buona ragione per aver conseguentemente
colpito a morte lo spergiuro. E quindi - secondo lui - gli dà anche il diritto
di reclamare l’anello che Siegfried porta al dito.
Manco
a dirlo, le volute dell’Anello
cominciano a turbinare in orchestra, mentre Gunther gli si oppone, vantando il
suo buon diritto ad averlo per sé(3). Hagen chiama a testimoni del suo i suoi
uomini, e Gunther lo accusa allora di volersi impadronire dell’eredità di Gutrune(4) (il cui tema, stravolto,
udiamo in legni e violini). Tracotante, il tema della Maledizione si alza nel primo trombone, mentre Hagen reclama
definitivamente il retaggio del padre Alberich. E così dicendo estrae la spada
e con un fendente fa secco il fratellastro, proprio come nel Rheingold Fafner aveva fatto secco
Fasolt, che gli contendeva lo stesso oggetto; dopodichè, sul Grido di dominazione, urla: a me l’anello!(5)
___
Note:
1.
Ritroveremo atmosfere simili associate alla Kundry
del Parsifal.
2.
In questa affermazione di Gunther c’è una buona dose di ipocrisia: la sera
precedente anche lui (con Brünnhilde!)
aveva avallato la sentenza di morte per Siegfried e sapeva benissimo come la
battuta di caccia dell’indomani fosse solo un pretesto per eseguire tale
sentenza. Così come era chiaro che l’esecuzione spettasse a Hagen, in forza del
giuramento di Siegfried (giudicato poi come spergiuro) accolto dalla punta
della sua lancia. Adesso (e anche al momento dell’uccisione dell’eroe) Gunther
sembra pentito di quella decisione e ne addossa interamente la responsabilità
al fratellastro. Insomma: è la conferma della totale povertà di spirito che
caratterizza la insignificante personalità del sovrano ghibicungo.
3.
Gunther qui sembra proprio dar credito all’ipotesi che l’anello sia stato
strappato da Siegfried a Brünnhilde,
quindi che fosse destinato a lui, marito di lei.
4.
Questa affermazione contraddice la precedente, poichè Gunther sembrerebbe ora
riconoscere che l’anello fosse legittimamente in possesso di Siegfried, ergo destinato
alla consorte vedova.
5.
Ecco il momento tanto atteso da Hagen, quello per cui il mezzosangue aveva
ordito tutta questa incredibile messinscena!
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