25 lug 2016

5.4.1.1 Götterdämmerung: Atto III – Scena I – Le ninfe in attesa di Siegfried.


Ed allora eccole qua, le inossidabili tre Figlie del Reno, i primi esseri viventi che abbiamo incontrato – quanto tempo fa, ormai? – all’inizio della grande Fiaba.(1) Ci paiono sempre le stesse, per nulla invecchiate, a testimonianza della loro natura sovrumana... e proprio come alla fine del Rheingold stanno ancora lamentando la perdita dell’oro: là si erano invano rivolte a Wotan perchè le aiutasse a ritrovarlo, qui – Wotan è ormai lontanissimo, asserragliato nel suo Walhall in attesa della fine - implorano direttamente il Sole.

Le tre ondine cantano due strofe (di 10 versi su 24 battute) quasi identiche nella musica (salvo piccole varianti e diversa orchestrazione) e assai simili (ma logicamente conseguenti) nel testo, intervallate da una serie di esclamazioni (“Weialala leia, wallala leialala”) che ci ricordano quelle del Rheingold. Nella prima strofa invocano i raggi del sole ad illuminare il fondo del Reno, un tempo così rischiarato dall’oro e poi divenuto tristemente buio dopo la perdita del pepitone. Nella seconda chiedono al Sole di mandare da loro Siegfried, l’eroe che ora possiede l’anello e che a loro potrebbe finalmente restituirlo, perchè l’oro(2) possa tornare a risplendere illuminando le profondità del Reno. Seguiamo verso per verso(3) le due strofe per scoprire come Wagner le supporti impiegando (non esclusivamente) elementi del tema del Grido di allegria. Prima strofa:

   “Frau Sonne” (Madonna Sole) si appoggia al primo inciso della Sezione 1b del tema (sesta-tonica e discesa alla dominante);
   “sendet lichte Strahlen” (manda raggi lucenti) ripercorre la parte finale della medesima sezione, con la salita alla sesta (da cui ricade sulla dominante);
   “Nacht liegt in der Tiefe” (notte è nel profondo) è una nuova cellula discendente in FA minore (o LAb maggiore) contrappuntata dal corno con l‘arpeggio in MIb dell’Oro (seconda sezione);
   “einst war sie hell” (era chiaro un tempo) è un’altra nuova cellula a saliscendi (dominante-sensibile / sottodominante-sesta);
   “da heil und hehr” (quando integro e sacro) è la stessa cellula precedente, ma innalzata di un grado (sesta-tonica / dominante-sensibile);
   “des Vaters Gold noch in ihr glänzte” (l’oro del Padre ancor vi risplendeva) è una nuova cellula a intervalli invertiti e crescenti (sopratonica-sesta / mediante-dominante) seguita da un arpeggio di DO maggiore (SOL-DO-MI-SOL, seconda sezione del tema dell’Oro, ribadita dalla tromba) con ricaduta sulla sottodominante;
   “Rheingold!” (Oro del Reno!) è un richiamo scoperto al Canto delle Figlie del Reno, ma invece di una seconda cade di una settima (dal SOL al LA) un intervallo dal significato assai ambiguo, come ben sappiamo;
   “Klares Gold!” (Oro chiaro!) scende pr gradi congiunti da mediante a sensibile;
   “Wie hell du einstens strahltest” (Come lucente un giorno tu raggiavi) dopo essere sceso sulla dominante, ripete l’ultimo spezzone della Sezione 2b (salita alla mediante) e il primo della Sezione 2c (discesa cromatica alla sensibile) del tema del Grido di allegria;
   “hehrer Stern der Tiefe!” (stella augusta del profondo!) si appoggia ancora su sopratonica e sesta (una specie di DNA del tema che guida tutta la scena) prima di cadere sulla tonica.

Sulle due battute in corrispondenza di “Tiefe” (fine della prima strofa) clarinetto e corni intonano la Sezione 1a del tema, il cui seguito viene precisamente esposto (per la quasi totalità, 18 battute) sulle stucchevoli reiterazioni del “Weialala leia” delle ninfe, mentre due arpe in orchestra e poi sulla scena accompagnano questi gorgheggi evocando il moto di ninfe ed acqua.

Qui arriva un improvviso silenzio, rotto in lontananza dagli squilli (DO-SOL, incipit del Grido di Siegfried) in eco di due corni posti dietro la scena, a sinistra e destra. Le ninfe si sono fermate ad ascoltare ed ora (in 5 battute musicali di esultanza dell’intera orchestra, con i violini quasi impazziti, che espongono figurazioni in semicrome che torneranno anche nel seguito) colpiscono con forza l’acqua prima di attaccare la seconda strofa della loro invocazione al Sole. La quale strofa, come detto, ricalca testualmente e musicalmente da vicino la prima, ma con alcune significative varianti, compresa la diversa orchestrazione.

   “Frau Sonne” (Madonna Sole) si impenna fino alla mediante, per poi ricadere sulla dominante attraverso la tonica: è come se le ninfe intensificassero il vigore del loro appello all’astro raggiante;
   “sende uns den Helden” (mandaci l’eroe) ripercorre la melodia della prima strofa, ma cade sulla sottodominante;
   “der das Gold uns wiedergäbe!” (che ci renda l’oro!) ripete quasi alla lettera la frase della prima strofa, compreso l‘arpeggio in MIb dell’Oro;
   “Liess’ er es uns” e
   “dein lichtes Auge” (l’occhio tuo lucente) ripetono alla lettera la frase della prima strofa;
   “neideten dann wir nich länger” (noi non l’invidieremmo più) ripete quasi alla lettera la frase della prima strofa, compreso l‘arpeggio di DO maggiore ribadito dalla tromba;
   “Rheingold!” (Oro del Reno!),
   “Klares Gold!” (Oro chiaro),
   “Wie froh du dann strahltest” (Come tu lieto raggeresti allora) e
   “freier Stern der Tiefe!” (libera stella del profondo!) ripetono tutti alla lettera le frasi della prima strofa.

Il “Tiefe” conclusivo è accompagnato dai fiati con una discesa per terze da dominante a dominante (in mancanza di alri riferimenti, e dato che si ripeterà ancora e con maggior turbolenza, chiamerò questo il tema dello sguazzare delle ninfe) con violini e viole che ripropongono per altre due battute il ribollire delle acque mosse dalla danza delle tre sorelle, bruscamente interrotta dal corno che fa sentire assai da vicino il Grido di Siegfried. Odo il suo corno, assicura Woglinde; l’eroe si avvicina, aggiunge Wellgunde, mentre si odono in orchestra altri squilli di corno (sono due salite di quarta, SOL-DO, potrebbero evocare l’incipit del tema originario di Siegfried);  andiamo a prepararci (a riceverlo) conclude Flosshilde. Su queste ultime esternazioni delle sorelle archi e fiati presentano rapide figurazioni ascendenti seguite da una terzina in staccato: è un motivo detto del Motteggio delle Figlie del Reno; è seguito da lunghe discese cromatiche (lo sguazzare...) e poi i soli archi che accompagnano la precipitosa immersione delle tre ondine con lo spezzone cromatico della Sezione 1c del tema del Grido di allegria.

Finalmente Siegfried compare in cima alla scarpata che scende verso il Reno, sempre accompagnato dalle figurazioni in terzina degli archi e da due nuovi squilli di corno (MI-LA e poi SIb-MIb): impreca, poichè stava inseguendo un orso, ma ne ha perso le tracce, distratto da un elfe(4). 
___
Note:
1. È appena il caso di ricordare come – nel Nibelungen-Mythus, da cui trasse origine la Siegfrieds Tod – Wagner introduca le Ninfe solo a questo punto (all’inizio del racconto ci descrive direttamente un Alberich ammalato di “desiderio di potere”, senza spiegarcene il perchè). Il rapporto (tutto psicologico-filosofico-politico) amore-oro-potere è totalmente assente nell’abbozzo del mito scritto nel 1848, mentre diventerà letteralmente il pilastro del definitivo impianto poetico e musicale del Ring.
2. Significativamente le ninfe non fanno cenno all’anello, ma all’oro: ma perchè il primo (un prodotto finito) possa ritrasformarsi nel secondo (la materia prima) sarà necessario un processo di rifusione. Vedremo come Brünnhilde, nella sua perorazione finale e prima di riconsegnare l’anello alle ninfe, si occuperà del problema, ammonendole di conseguenza. Ma loro ci lasceranno nel dubbio di voler procedere per davvero a tale rifusione: ciò comporta evidenti implicazioni filosofiche, delle quali ci si dovrà occupare a tempo debito.
3. La traduzione è sempre di Guido Manacorda.
4. Davvero non si riconosce più il Siegfried infallibile autore di imprese grandi e piccole! Già il suo comportamento (nelle vesti di Gunther) con Brünnhilde aveva lasciato esterrefatti: evidentemente il filtro di Hagen ha anche avuto disastrosi effetti sull’equilibrio psicofisico del nostro.

Nessun commento:

Powered By Blogger
Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
*****
fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
*****
orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
*****
Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
*****
L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
*****
La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
*****
…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

Mani-avanti / Disclaimer

Questo blog non è, nè vuol essere, nè intende diventare, una testata giornalistica. Viene aggiornato senza alcuna periodicità, a mera discrezione dell’autore.
Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. Con l'atto della pubblicazione, l'autore di ciascun commento dichiara la propria esclusiva responsabilità per i contenuti dello stesso, sollevando questo blog ed il suo autore da ogni e qualsivoglia responsabilità.
Tutti i contenuti del blog sono prodotti ai soli fini divulgativi e di analisi critica; nel caso di violazione del diritto di copyright saranno immediatamente rimossi previa comunicazione da parte del titolare.

Any copyrighted material on these pages is included as "fair use", for the purpose of study, review or critical analysis only, and will be removed at the request of copyright owner(s).