Ed
allora eccole qua, le inossidabili tre Figlie del Reno, i primi esseri viventi
che abbiamo incontrato – quanto tempo fa, ormai? – all’inizio della grande
Fiaba.(1) Ci paiono sempre le stesse, per nulla invecchiate, a testimonianza
della loro natura sovrumana... e
proprio come alla fine del Rheingold stanno ancora lamentando la perdita
dell’oro: là si erano invano rivolte a Wotan perchè le aiutasse a ritrovarlo,
qui – Wotan è ormai lontanissimo, asserragliato nel suo Walhall in attesa della
fine - implorano direttamente il Sole.
Le
tre ondine cantano due strofe (di 10 versi su 24 battute) quasi identiche nella
musica (salvo piccole varianti e diversa orchestrazione) e assai simili (ma
logicamente conseguenti) nel testo, intervallate da una serie di esclamazioni (“Weialala leia, wallala leialala”) che ci ricordano
quelle del Rheingold. Nella prima strofa invocano i raggi del sole ad
illuminare il fondo del Reno, un tempo così rischiarato dall’oro e poi divenuto
tristemente buio dopo la perdita del pepitone. Nella seconda chiedono al Sole
di mandare da loro Siegfried, l’eroe che ora possiede l’anello e che a loro
potrebbe finalmente restituirlo, perchè l’oro(2) possa tornare a risplendere
illuminando le profondità del Reno. Seguiamo verso per verso(3) le due strofe per scoprire come Wagner le supporti impiegando (non esclusivamente) elementi del tema del Grido di allegria. Prima strofa:
“Frau Sonne” (Madonna Sole) si appoggia al
primo inciso della Sezione 1b del tema (sesta-tonica e discesa alla dominante);
“sendet lichte Strahlen” (manda raggi
lucenti) ripercorre la parte finale della medesima sezione, con la salita alla
sesta (da cui ricade sulla dominante);
“Nacht liegt in der Tiefe” (notte è nel
profondo) è una nuova cellula discendente in FA minore (o LAb maggiore)
contrappuntata dal corno con l‘arpeggio in MIb dell’Oro (seconda sezione);
“einst war sie hell” (era chiaro un tempo) è
un’altra nuova cellula a saliscendi (dominante-sensibile /
sottodominante-sesta);
“da heil und hehr” (quando integro e sacro)
è la stessa cellula precedente, ma innalzata di un grado (sesta-tonica /
dominante-sensibile);
“des Vaters Gold noch in ihr glänzte” (l’oro
del Padre ancor vi risplendeva) è una nuova cellula a intervalli invertiti e
crescenti (sopratonica-sesta / mediante-dominante) seguita da un arpeggio di DO
maggiore (SOL-DO-MI-SOL, seconda sezione del tema dell’Oro, ribadita dalla tromba) con ricaduta sulla sottodominante;
“Rheingold!” (Oro del Reno!) è un richiamo
scoperto al Canto delle Figlie del Reno,
ma invece di una seconda cade di una settima
(dal SOL al LA) un intervallo dal significato assai ambiguo, come ben sappiamo;
“Klares Gold!” (Oro chiaro!) scende pr gradi
congiunti da mediante a sensibile;
“Wie hell du einstens strahltest” (Come
lucente un giorno tu raggiavi) dopo essere sceso sulla dominante, ripete
l’ultimo spezzone della Sezione 2b (salita alla mediante) e il primo della
Sezione 2c (discesa cromatica alla sensibile) del tema del Grido di allegria;
“hehrer Stern der Tiefe!” (stella augusta
del profondo!) si appoggia ancora su sopratonica e sesta (una specie di DNA del
tema che guida tutta la scena) prima di cadere sulla tonica.
Sulle
due battute in corrispondenza di “Tiefe” (fine della prima strofa) clarinetto e
corni intonano la Sezione 1a del tema, il cui seguito viene precisamente
esposto (per la quasi totalità, 18 battute) sulle stucchevoli reiterazioni del
“Weialala leia” delle ninfe, mentre due arpe in orchestra e poi sulla scena
accompagnano questi gorgheggi evocando il moto di ninfe ed acqua.
Qui
arriva un improvviso silenzio, rotto in lontananza dagli squilli (DO-SOL,
incipit del Grido di Siegfried) in
eco di due corni posti dietro la scena, a sinistra e destra. Le ninfe si sono
fermate ad ascoltare ed ora (in 5 battute musicali di esultanza dell’intera
orchestra, con i violini quasi impazziti, che espongono figurazioni in
semicrome che torneranno anche nel seguito) colpiscono con forza l’acqua prima
di attaccare la seconda strofa della loro invocazione al Sole. La quale strofa,
come detto, ricalca testualmente e musicalmente da vicino la prima, ma con
alcune significative varianti, compresa la diversa orchestrazione.
“Frau Sonne” (Madonna Sole) si impenna fino
alla mediante, per poi ricadere sulla dominante attraverso la tonica: è come se
le ninfe intensificassero il vigore del loro appello all’astro raggiante;
“sende uns den Helden” (mandaci l’eroe)
ripercorre la melodia della prima strofa, ma cade sulla sottodominante;
“der das Gold uns wiedergäbe!” (che ci renda l’oro!) ripete quasi
alla lettera la frase della prima strofa, compreso l‘arpeggio in MIb dell’Oro;
“Liess’ er es uns” e
“dein lichtes Auge” (l’occhio tuo lucente) ripetono alla lettera la frase della prima strofa;
“neideten dann wir nich länger” (noi non l’invidieremmo
più) ripete quasi alla lettera la frase della prima strofa, compreso l‘arpeggio
di DO maggiore ribadito dalla tromba;
“Rheingold!” (Oro del Reno!),
“Klares Gold!” (Oro chiaro),
“Wie froh du dann strahltest” (Come
tu lieto raggeresti allora) e
“freier Stern der Tiefe!” (libera
stella del profondo!) ripetono tutti alla lettera le frasi della prima strofa.
Il
“Tiefe” conclusivo è accompagnato dai fiati con una discesa per terze da dominante a dominante (in
mancanza di alri riferimenti, e dato che si ripeterà ancora e con maggior
turbolenza, chiamerò questo il tema dello sguazzare
delle ninfe) con violini e viole che ripropongono per altre due battute il
ribollire delle acque mosse dalla danza delle tre sorelle, bruscamente
interrotta dal corno che fa sentire assai da vicino il Grido di Siegfried. Odo il suo corno, assicura Woglinde; l’eroe si
avvicina, aggiunge Wellgunde, mentre si odono in orchestra altri squilli di
corno (sono due salite di quarta, SOL-DO, potrebbero evocare l’incipit del tema
originario di Siegfried); andiamo a prepararci (a riceverlo) conclude
Flosshilde. Su queste ultime esternazioni delle sorelle archi e fiati
presentano rapide figurazioni ascendenti seguite da una terzina in staccato: è
un motivo detto del Motteggio delle
Figlie del Reno; è seguito da lunghe discese cromatiche (lo sguazzare...) e poi i soli archi che accompagnano
la precipitosa immersione delle tre ondine con lo spezzone cromatico della
Sezione 1c del tema del Grido di allegria.
Finalmente
Siegfried compare in cima alla scarpata che scende verso il Reno, sempre
accompagnato dalle figurazioni in terzina degli archi e da due nuovi squilli di
corno (MI-LA e poi SIb-MIb): impreca, poichè stava inseguendo un orso, ma ne ha
perso le tracce, distratto da un elfe(4).
___
Note:
1. È appena il caso di ricordare come –
nel Nibelungen-Mythus, da cui trasse origine la Siegfrieds Tod – Wagner
introduca le Ninfe solo a questo punto (all’inizio del racconto ci descrive
direttamente un Alberich ammalato di “desiderio di potere”, senza spiegarcene
il perchè). Il rapporto (tutto psicologico-filosofico-politico)
amore-oro-potere è totalmente assente nell’abbozzo del mito scritto nel 1848,
mentre diventerà letteralmente il pilastro del definitivo impianto poetico e
musicale del Ring.
2. Significativamente
le ninfe non fanno cenno all’anello,
ma all’oro: ma perchè il primo (un prodotto finito) possa ritrasformarsi
nel secondo (la materia prima) sarà
necessario un processo di rifusione. Vedremo come Brünnhilde, nella sua
perorazione finale e prima di riconsegnare l’anello alle ninfe, si occuperà del
problema, ammonendole di conseguenza. Ma loro ci lasceranno nel dubbio di voler
procedere per davvero a tale rifusione: ciò comporta evidenti implicazioni filosofiche, delle quali ci si dovrà
occupare a tempo debito.
3. La traduzione è sempre di Guido
Manacorda.
4. Davvero non si riconosce più il
Siegfried infallibile autore di imprese grandi e piccole! Già il suo
comportamento (nelle vesti di Gunther) con Brünnhilde aveva lasciato
esterrefatti: evidentemente il filtro di Hagen ha anche avuto disastrosi
effetti sull’equilibrio psicofisico del nostro.
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