Visto che sta
per tornare là da dove era venuta la materia prima con cui era stato forgiato,
è il momento ora di fare un riepilogo delle vicende che riguardano l’Anello.
In
quante mani è passato, e in che modo?
Alberich
lo forgia con l’oro strappato al fondo del Reno. Abbiamo già avuto modo di
osservare come l’azione del nano sia – da un lato – determinata da un
irresistibile stato di necessità, e – dall’altro – non costituisca propriamente
nemmeno un furto, trattandosi (l’oro) di una risorsa naturale e quindi
disponibile per chiunque sia in grado di impadronirsene(1).
Wotan
strappa – anche fisicamente – l’Anello ad Alberich, a conclusione di una vera e
propria azione di sequestro. Che questa venga posta in atto sotto l’egida di
un’autorità costituita (autoreferenziale, peraltro) non le toglie i caratteri
di violenza, sopraffazione e - in definitiva – di ingiustizia. Si può ben
concludere quindi che Wotan venga in possesso dell’Anello attraverso un vero e proprio
furto.
I
Giganti ricevono l’Anello da Wotan come ricompensa per le loro prestazioni.
Wotan lo cede in modo tutt’altro che spontaneo, ma con estrema riluttanza,
anche lui trovandosi in un tremendo stato di necessità, causatogli dallo
spaventevole ammonimento di Erda e dal bisogno di scongiurare a tutti i costi
l’intollerabile prospettiva della mancanza delle mele di Freia.
Fasolt
prima e Fafner poi si impossessano dell’Anello con la violenza pura e cieca,
quasi fine a se stessa, potremmo dire.
Siegfried
viene inizialmente in possesso dell’Anello addirittura a seguito di un
(peraltro quasi inconsapevole, o preterintenzionale) omicidio. Ne ignorava
l’esistenza e di esso gli sono quasi sconosciute le proprietà (quanto meno:
quelle negative).
Brünnhilde
– cui tutte le proprietà negative dell’Anello sono invece perfettamente note –
lo riceve in dono da Siegfried. A differenza di Wotan, non riconosce di
trovarsi in alcuno stato di necessità e rifiuta di cedere l’Anello dietro
l’esortazione di Waltraute.
Siegfried(Gunther)
strappa l’Anello a Brünnhilde con la violenza (come Wotan ad Alberich e Fafner
a Fasolt). Per questo ne subirà la maledizione, e morirà.
Brünnhilde
si immola per espiare le colpe dell’Umanità – incluse le proprie! - e reca
l’Anello, sfilato dal dito di Siegfried, alle Figlie del Reno.
Hagen,
così come Mime, resterà vittima della maledizione dell’Anello, pur non avendolo
mai posseduto, nemmeno per un attimo!
La
legittima domanda che sorge al termine del Ring è: ma le Figlie del Reno saranno a loro volta soggette alla maledizione di
Alberich? È ben vero che Brünnhilde ha invitato le ninfe a raccogliere
l’Anello dalle sue ceneri, purificato dal fuoco; ma le ha poi implorate di rifonderlo ("löset ihn auf"(2)) per ritrasformarlo nell’oro puro, esorcizzandone
quindi la maledizione. Ecco, siamo proprio sicuri che questo avverrà?(3)
Di
ciò va pur tenuto conto al momento di cercar di dare un significato alla chiusa
del Ring. E avremo modo di tornarci sopra a suo tempo.
___
Note:
1.
Sarà appena il caso di ricordare che Wagner stesso si deve essere posto il
problema, avendo inizialmente intitolato l’opera come Il furto dell’Oro del Reno, per decidere successivamente di cassare il
termine furto.
2. Auflösen significa (anche) propriamente sciogliere.
2. Auflösen significa (anche) propriamente sciogliere.
3. Di fatto vedremo come anche questo aspetto
cruciale resterà avvolto in una buona dose di ambiguità.
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