29 dic 2017

8.3 Appendice - Le età dei personaggi del Ring.


Possiamo ora impiegare gli indizi fornitici da Wagner e le ipotesi fatte fin qui per provare a stabilire le età di alcuni personaggi della Tetralogia.

Ovviamente non ha senso occuparsi degli dei: essi vivono ancora nei tempi del mito, ed hanno a disposizione le mele di Freia per non invecchiare (accumulano meno di mezza giornata di... età nella seconda scena di Rheingold, quando i Giganti si portano via temporaneamente la dea della bellezza). E aggiungiamo pure a questo mucchio anche le Figlie del Reno e (esclusa Brünnhilde) pure le Valchirie, che tuttavia sappiamo essere state generate dopo Rheingold.

I Giganti ed Alberich a quanto pare non sono eterni come gli dei (i primi si estinguono già nel Siegfried) ma sembrano comunque lì da sempre (e del resto anche nelle Saghe le stirpi di giganti e nani sono perennemente alle prese con scaramucce o guerre stellari contro gli dei); lasciamo perdere pure loro e veniamo agli umani.

Si è detto che Siegmund e Sieglinde, quando li conosciamo in Walküre, devono avere almeno 15-16 anni, visto che già al primo (e unico!) colpo riescono a produrre uno zigote, che poi diventerà... qualcuno. Siegmund ci lascia subito le penne, mentre Sieglinde si sobbarca la gravidanza e poi, nove mesi dopo il finale di Walküre, mette al mondo Siegfried nella catapecchia di Mime, dalle parti di Neidhöhle: muore di parto, a soli 16-17 anni.

Brünnhilde? Beh, in Walküre lei parte da divina (senza età quindi) e chiude da donna: è una sana ragazzona, possiamo darle – come ai gemelli Wälsi - 15-16 anni, non certo di meno. Abbiamo già disquisito (in Siegfried) sulle due possibilità di come considerare il periodo del suo sonno: per ragioni di simpatia e pure di realismo accettiamo l’ipotesi che il sonno sia equivalso ad un’ibernazione e che lei quindi venga risvegliata da un Siegfried suo coetaneo!

Avendo accettato (meglio: ingoiato di malavoglia) l’ipotesi che Hagen sia stato concepito poco prima di Walküre, lui avrà più o meno l’età di Siegfried (concepito proprio all’inizio di quell’opera). I due vengono quindi al mondo a breve distanza l’uno dall’altro: Siegfried nella catapecchia di Mime e Hagen nella reggia di Gibich! Siegfried avrà 15—16 anni quando lo conosciamo di pesona (in Siegfried, appunto); Hagen solo pochi mesi in più, a dir tanto.

Ecco perciò che – fatte le succitate ipotesi – Siegfried, Brünnhilde e Hagen hanno più o meno la stessa età. Quanto a Gunther e Gutrune, abbiamo stabilito di prestar fede al primo, che afferma essere più anziano di Hagen: quindi, ai tempi del Siegfried, lui avrà diciamo 20 anni e Gutrune qualcuno di meno (quindi l’età di Siegfried!)

E in Götterdämmerung? Beh, qui tutto dipende dalla valutazione del lasso di tempo trascorso fra la seconda e la terza giornata. Se accettiamo l’ipotesi di continuità assoluta fra le due, tutti i protagonisti del finale del Ring sono ancora nel pieno della giovinezza... viceversa sarebbero nel pieno della maturità, escludendo (per evitare il ridicolo!) che siano ormai nel pieno della vecchiaia.

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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