29 dic 2015

5.3.2.2 Götterdämmerung: Atto II – Scena II: Gutrune fa la sospettosa


Vista la fretta di Siegfried, Hagen(1) si premura di dare una voce a Gutrune, perché esca dalla sua stanza ad accogliere l’eroe, che smania dalla voglia di raccontare loro come accalappiò Brünnhilde. Logico quindi che sia il tema dell’incantesimo del fuoco a tener banco qui, contrappuntato dall’incipit di quello del grido. Gutrune si presenta accompagnata da un motivo che deriva direttamente da quello, timido e sussiegoso, che la caratterizza, ma qui irrobustito a fanfara e dal piglio quasi autoritario: è chiamato del grido di nozze, poiché lo risentiremo ancora nel seguito e in particolare, esposto enfaticamente, nella scena successiva. Siegfried le dà il benvenuto cantando proprio sulle note della seconda sezione di quel motivo e Gutrune gli risponde per le rime (cioè sullo stesso motivo) salutandolo in nome di Freia. E Siegfried le dà la buona notizia, aggiungendo ancora vivacità al grido di nozze: lui ha compiuto il suo dovere e così lei oggi potrà essere sua!

Fra i due si instaura adesso un botta-e-risposta piuttosto ordinario, accompagnato da variazioni del tema del fuoco. Quindi Brünnhilde è con Gunther? chiede la donna. È stata facilmente conquistata, ribatte Siegfried. Gutrune insiste: ma il fuoco non ha bruciacchiato mio fratello? No no, guarda, è un fuoco innocuo, ma comunque sono stato io ad attraversarlo per lui, così da poter averti in moglie (e il tema del grido di nozze lo certifica seccamente). E a te il fuoco non ha fatto nulla? Al contrario, mi ha rallegrato!

Sempre in mezzo ai guizzi del tema del fuoco, adesso arriva il punto cruciale della curiosità di Gutrune: che è successo lassù, fra te e Brünnhilde? Lei mi ha proprio scambiato per tuo fratello, grazie all’elmo magico, di cui Hagen mi aveva spiegato le prerogative (cosa di cui il truce si vanta prontamente, accompagnato dal motivo del Tarnhelm). Così l’hai domata? Sì, lei ha dovuto cedere alla forza di Gunther (e il tema del fuoco cede all’immancabile arrivo di quello puntato dei Ghibicunghi). Quindi si è congiunta a te? Certo, ha dovuto soggiacere per un’intera notte alla volontà del marito che l’aveva conquistata (qui uno spezzone del motivo della cavalcata si accoppia a quello dei Ghibicunghi). Adesso è invece il motivo dell’inganno magico, nei corni, ad accompagnare Gutrune che chiede sospettosa: ma allora tu hai giaciuto con lei?(2) In realtà il mio pensiero stava presso Gutrune, ribatte Siegfried, sul tema caratteristico della donna. Però materialmente stavate l’uno accanto all’altra, vero? (ancora cavalcata-Ghibicunghi!) Certamente, ma fra noi era distesa la mia Nothung, quindi Brünnhilde mi era vicina sì, ma contemporaneamemte lontana! Manco a dirlo, sono i temi della spada e del patto a suggellare questa solenne auto-certificazione di castità.

Insomma, Gutrune ha comprensibilmente indagato su un aspetto della faccenda che è, inutile negarlo, assai spinoso e compromettente(3), e chissà se davvero si è convinta della buona fede di Siegfried… Ad ogni buon conto, pare accontentarsi del fatto – per lei incredibile ed insperato fino a poco prima! - che il più grande eroe che si conosca addesso stia per diventare suo marito!

Un’ultima sua curiosità riguarda le circostanze dello scambio di persona e della consegna di Brünnhilde a Gunther: Siegfried qui si dilunga nel descrivere la loro discesa dalla roccia, attraverso il fuoco ormai morente(4), di cui ancora guizzano deboli fiamme nei violini, e il rapido scambio di persona giù, vicino alla barca, reso possibile dal Tarnhelm, il cui tema sottolinea l’operazione, ma anche l’impiego che Siegfried ne fa per teletrasportarsi di botto a Gibichheim, verso cui ora stanno veleggiando i due sposi, accompagnati dal tema del grido di Siegfried, che evidentemente sta qui a rappresentarne il giubilo per l’impresa compiuta.   

Un’impresa che lascia Gutrune quasi impaurita (tema dell’inganno magico!) da tanta potenza dell’eroe, mentre Hagen ha avvistato la vela in lontananza. Siegfried ancora si fa bello delle sue gesta, ma ora si deve passare sollecitamente ai preparativi per una grande, doppia festa nuziale! Gutrune, accompagnata dal tema del grido di nozze, sempre più autoritario, adesso comincia addirittura a dare ordini: invita Hagen a chiamare a raccolta gli uomini, lei penserà alle donne; e si avvia verso l’interno del palazzo, portandosi dietro – con un civettuolo ammiccamento (tu che fai, ti riposi, cattivo eroe?) – il suo Siegfried.
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Note:
1. È assai probabile che Siegfried già qui abbia l’anello al dito. Poiché è solo da questo fondamentale indizio che Hagen può trarre la certezza dello scandalo clamoroso che scoppierà di lì a poco, allorquando anche Brünnhilde lo noterà. E così lui può da subito preparare l’apparentemente assurda sceneggiata che metterà in onda fra poco con il popolo ghibicungo.   
2. Comprensibilmente, Gutrune si informa sui dettagli della notte trascorsa sulla roccia; si capisce che è una donna gelosa (quindi non certo una sgualdrinella, come spesso viene dipinta). Siegfried risponde, almeno per ora, in perfetta buona fede e dicendo la verità: non ha nemmeno sfiorato la ex-Valchiria.
3. Abbiamo già analizzato i principali risvolti di questa farraginosa faccenda, commentando la conclusione del primo atto.  
4. Questa sembrerebbe proprio la riposta a chi avanza dubbi su come Brünnhilde abbia potuto attraversare il fuoco rimanendone indenne. Ma è una spiegazione infantile: non si capisce perché quel fuoco perenne sia andato spegnendosi giusto prima del passaggio della donna.

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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