14 apr 2017

5.4.3.6 Götterdämmerung: Atto III – Scena III – Ritorno dell’Anello al Reno.


Il motivo del Grido di guerra di Brünnhilde (flauto e archi) e quello (in contrappunto) della Cavalcata (in trombe e tromboni) evocano efficacemente lo zompo di cavallo e cavallerizza dentro il... Fuoco di Loge, il cui Incantesimo ormai esplode (in FA#) invadendo lo spazio sonoro e – sulla scena – quello occupato dalla reggia ghibicunga, raggiunta dal rapido propagarsi delle fiamme. Fiamme che però altrettando rapidamente – modulazione a LA maggiore - svaniscono perchè spente da un nuovo e impressionante fenomeno naturale: l’esondazione del Reno!(1)

Sono adesso le veloci sestine di semicrome del tema dell’Ondeggiamento ad accompagnare le ondate del fiume che si riversano sulla scena (la tonalità passa prima a DO e poi a LAb). Cavalcando a nuoto tali onde le tre Figlie del Reno arrivano presso le ceneri di Brünnhilde, accompagnate da due "seconde minori" nei fiati (DO-SI, la Schiavitù): è Hagen, che ha seguito con comprensibile ansia lo sviluppo degli avvenimenti e che ora osserva terrorizzato l’avvicinarsi delle ninfe all’Anello! Così, mentre i fiati espongono, forte, il tema (FA-MIb) del Canto delle Figlie del Reno (che inneggia al Rheingold) lui si libera delle armi e si getta precipitosamente in acqua nel tentativo di recuperare l’Anello (“Zurück dem Ring!”, sono le ultime parole pronunciate nella Tetralogia). Ma il tema del Canto si infrange su una brutale “settima di terza specie” (FA#-LA-DO-MI) un accordo composto precisamente con le note del percorso ascendente del tema della Maledizione, immediatamente esposte dai tre tromboni in unisono!

Uno schianto in orchestra tronca di netto quel tema(2) e, insieme a quello dello Sguazzare delle tre ninfe, accompagna ora il poveraccio che viene trascinato a fondo(3) da Woglinde e Wellgunde, mentre Flosshilde si impadronisce dell’Anello. Oboi e clarinetti ne sottolineano la gaiezza e il giubilo, intonando il tema pentatonico delle Figlie del Reno, precisamente (LAb maggiore) come era apparso al termine del Preludio del Rheingold.

Ora quel LAb diviene dominante del REb che accompagna l’arrivo del tema del Walhall, che si scorge in lontananza, avvolto da nubi e bagliori rossastri. Qui Wagner inventa una mirabile poliritmia, affiancando al tempo principale di 6/8 (Figlie del Reno e Ondeggiamento) quello di 3/2 degi ottoni e dei timpani (una battuta ne copre tre di quelle del tempo principale) caratteristico dell’imponenza (ormai peraltro prossima alla fine) del Walhall.

Il REb contagia anche il tema delle Figlie del Reno, che torna in oboi e clarinetti, sempre su un blando Ondeggiamento di archi e arpe, ma subito contrappuntato (flauti) da quello della Redenzione (qui il tempo secondario da 3/2 passa solo momentaneamente a 2/2) mentre le tre ninfe si scorgono ancora a trastullarsi gaiamente con l’Anello sulla superficie delle acque del fiume, ormai tornate nell’alveo naturale. Ancora il Walhall, che modula a MIb, dove ritroviamo il tema delle Figlie del Reno (oboi, clarinetti e corno inglese) sempre contrappuntato nei flauti dalla Redenzione e seguito da quello del Walhall, che i poveri ghibicunghi osservano ora atterriti dalle macerie della loro reggia ormai crollata.

Pian piano il castello degli dei si rende sempre più visibile, e l’orchestra evoca il fenomeno con una progressiva salita di tonalità (qualcosa di enormemente sviluppato rispetto a quanto già udito alla fine del Rheingold) e di volume e grandiosità di suono: ecco quindi che dal MIb si passa a progressivamente al DO maggiore, dove al tema del Walhall si aggiunge, negli archi bassi e viole, quello della Potenza degli dei (che si vedono seduti con gli eroi nella grande sala, come nel racconto di Waltraute) e mentre, ciò che è sempre più preoccupante, si fa più intenso il tema del Fuoco di Loge, con il suo Incantesimo, che ormai si appresta ad avvolgere la rocca.

Ancora la progressione del Walhall, dapprima a RE minore, sempre con la Potenza degli dei in contrappunto e il Fuoco che li avvolge; quindi altre ardite modulazioni con salti all’insù che sfociano nel grandioso SOLb maggiore, in un’autentica aureola di Incantesimo (ottavino, flauti, arpe e archi) che avvolge la chiusa del Walhall, la reiterazione sopratonica-mediante e la salita alla dominante.

Ora il Walhall cede il posto all’ultima, colossale apparizione del tema di Siegfried, che partendo dal SOLb chiude la sua sezione ascendente sul RE naturale (con un gigantesco accordo a piena orchestra, inclusi triangolo, piatti e tam-tam) dal quale si diparte – mentre le fiamme ormai divampano nella sala della rocca - il tema del Crepuscolo, negli strumentini, violini secondi e viole, che discende per due battute e si adagia, un semitono più sotto, sul REb che chiuderà, con le ultime sette battute musicali, il quadripartito dramma cosmico.

Ecco, Siegfried che sfocia nel Crepuscolo: una drammatica e insieme musicalmente straordinaria associazione tra il fallimento dell’eroe e il tramonto di un intero Universo. Per lasciar posto a… che cosa???
___
Note:
1. Anche questo improbabile susseguirsi di cataclismi sa lontano un miglio di Grand-opéra, rispetto alle mitiche e gloriose manifestazioni naturali, tipo il ponte-arcobaleno o l’uragano di Donner.
2. Nel Commiato sarà il caso di domandarci la ragione di questa troncatura del tema, per valutarne la portata. 
3. Evidentemente la maledizione del padre parrebbe avere effetto persino sul figlio!

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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