13 apr 2017

5.4.3.5 Götterdämmerung: Atto III – Scena III – Olocausto di Brünnhilde.


La penultima sezione del canto di Brünnhilde (l’invito ai corvi di Wotan) è introdotta da quella che sarà l’ultima apparizione del tema del Patto: ma sappiamo bene che quel patto non ha più alcun valore, dopo che l’asta della lancia di Wotan, che ne recava incise le rune, fu brutalmente ed ignominiosamente fatta a pezzi da Siegfried. E così anche il tema ora ci suona sconnesso, dall’armonia quasi illeggibile, appunto, banalizzato, come barcollante e spogliato della sua autorevolezza. È invece il tema del Fuoco di Loge a riempire immediatamente lo spazio sonoro, con le sue cromatiche folate ascendenti.  

Brünnhilde invita ora i corvi di Wotan a volare verso il Walhall per dare agli dèi la notizia della fine del maleficio e insieme... della loro propria. L’Incantesimo del fuoco accompagna il suo canto, mentre ella intima ai volatili di prelevare Loge dalla sua rupe infuocata per accompagnarlo alla rocca dove il dio del fuoco finalmente potrà mettere in atto il proposito – mandare arrosto l’intera combriccola di Wotan(1) - manifestato fin dal Rheingold! È poi il tema del Crepuscolo, due volte, intercalato da quello dell’Elemento primordiale, a sottolineare significativamente le sue parole “Denn der Götter Ende dämmert nun auf” (Poiché della fine degli dei spunta ormai il crepuscolo). Nel frattempo Brünnhilde ha scagliato un tizzone ardente sulla pira, che ha immediatamente preso fuoco, mentre lei canta “So - werf' ich den Brand in Walhalls prangende Burg” (Ecco - l'incendio io scaglio nella rocca splendente del Walhalla) e i fiati proprompono nel tema del Walhall, poi gli archi in quello dell’Anello (sono proprio parenti!) ma entrambi bruscamente interrotti dopo la sezione discendente!

Il Fuoco di Loge ormai divampa in fiamme altissime, mentre due giovani ghibicunghi recano a Brünnhilde il suo Grane e perciò, a festeggiare questa rimpatriata, udiamo in oboi, clarinetti e violini il Grido di guerra delle Valchirie, seguito a ruota in corni e poi tromba dalla Cavalcata. È questo l’inizio del cosiddetto olocausto di Brünnhilde, introdotto da tre ritorni, nei corni, del tema della Cavalcata: è Brünnhilde che – quasi tornata valchiria – ha afferrato il cavallo e gli ha tolto le briglie, preparandolo al... salto nel fuoco, nel quale arde ormai il cadavere del suo eroe.

In questa sesta ed ultima parte della sua esternazione, Brünnhilde si rivolge infatti a Grane, invitandolo a raggiungere insieme a lei Siegfried. Fa qui la sua ricomparsa (dopo 20 anni, pensate un pò, dalla sua prima ed unica apparizione, nel terzo atto della Walküre) il tema cosiddetto della Redenzione(2), esposto dagli strumentini dapprima in RE maggiore (sul verso “Im Feuer leuchtend”, tra fuoco rilucente) e subito dopo un semitono sopra, in MIb maggiore (“liegt dort dein Herr”, là giace il tuo signore) seguito immediatamente, e modulando a SI maggiore, dal tema di Siegfried(3) (“Siegfried, mein seliger Held”, Siegfried, l’eroe mio beato). Da qui fino alla fine del dramma saranno questi i due temi che torneranno in orchestra a simboleggiare la figura di Siegfried.

Ancora Brünnhilde domanda al suo destriero se sia felice di raggiungere il padrone fra la ridente vampa, e il tema del Grido di guerra si apre la strada fra le fiamme del Fuoco di Loge. Adesso il tema della Redenzione prende decisamente il sopravvento, in un continuo modulare di tonalità: è salito di un altro semitono, a MI maggiore, e si fa udire due volte in quella tonalità (oboe e violini) sui versi “Fühl' meine Brust auch, wie sie entbrennt; helles Feuer das Herz mir erfasst” (Senti anche il mio petto come divampa; chiara fiamma afferra il mio cuore) sfociando sul LA maggiore; poi modula a FA#, ma come dominante di SI maggiore (violini e clarinetti, poi anche oboe) su “ihn zu umschlingen, umschlossen von ihm, in mächtigster Minne” (per ch'io lo stringa, e da lui stretta in sommo amore) e da qui ancora a MI maggiore (“vermählt ihm zu sein!”, io a lui mi sposi!)

Ancora un richiamo del Grido di guerra (“Heiajoho! Grane!”) e si modula a FA maggiore per il ritorno della Redenzione (“Grüss' deinen Herren! Siegfried! Siegfried!”, Saluta il tuo signore! Siegfried! Siegfried!) mentre la tromba esplode prontamente il tema di Siegfried, che dal FA porta canonicamente al REb, sui cui si ripresenta ancora la Redenzione (“Sieh! Selig grüsst dich dein Weib!”, Vedi! Beata ti saluta la tua donna!) con una salita in flauto e archi che accompagna quella in arcione di Brünnhilde, la quale ora sprona Grane a lanciarsi fra le fiamme, dove mescolare le loro ceneri a quelle dell’eroe.
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Note:
1. Nelle Saghe, assai più prosaicamente, Loki sterminerà Odin e gli dèi nel giorno del Ragna röc
2. Già a suo tempo (nella Walküre) si sono messe in dubbio appropriatezza e plausibillità di tale etichettatura del tema, proposta da esegeti un po’ troppo sbilanciati verso un’interpretazione, per così dire, cristiana della chiusa del Ring. Riprenderemo il discorso nel Commiato.
3. Curiosamente, il tema di Siegfried è venuto originariamente alla luce pochi istanti prima di quello della Redenzione (in fondo si riferiscono allo stesso nascituro soggetto!) A differenza di quest’ultimo, è poi tornato infinite volte nel cosmico racconto di Wagner.

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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