9 apr 2015

5.2.2.6 Götterdämmerung: Atto I – Scena II: La veglia di Hagen


Essendo il palazzo ghibicungo affacciato sulla riva del Reno, si può anche dire di Hagen che se ne stia seduto sulla sponda del fiume in attesa di vedervi passare (per ora, ma per poco, solo eufemisticamente) i cadaveri dei suoi avversari… E sono proprio Siegfried e Gunther (soprattutto il primo, va da sé) i bersagli delle sue lugubri esternazioni.

La potenza di questa scena(1) è paragonabile a quella di altre (tutte notturne) già vissute o che dovremo vivere tra non molto: la veglia di Alberich (e l’incontro con Wotan) a Neidhöhle all’inizio del second’atto di Siegfried; l’incontro Hagen-Alberich all’inizio del prossimo atto; ma anche – sotto prospettive diverse – l’addio di Wotan a Brünnhilde al termine della Walküre.

C’è intanto un sottofondo che occupa quasi continuamente la scena: un ritmo sincopato degli archi alti che ricorda la seconda sezione del tema dell’annientamento; sul quale gli archi bassi, tube basse e contrabbasso-tuba, in tempi assai dilatati (molto moderato, alquanto esitante) emettono dei sinistri tritoni (DOb-FA).

Su questo poco rassicurante tappeto sonoro, mentre Hagen canta “Hier sitz' ich zur Wacht, wahre den Hof, wehre die Halle dem Feind” (siedo qui a difesa della reggia dai nemici) calano dapprima due comparse del tema del Grido di Siegfried, nei fagotti, imbruttito quanto mai, e successivamente una versione storpiata e pesante del Grido di dominazione, che non ha nulla della smaccata baldanza originale, caratteristica del padre di Hagen.

Ancora, sui versi “Gibichs Sohne wehet der Wind, auf Werben fährt er dahin“ (Gunther se ne va col vento in poppa a trovar moglie) ecco nei legni un lontano e gaio richiamo al Canto delle Figlie del Reno. Ma è questione di attimi, poichè subito torna l’atmosfera pesante, con i biechi tritoni e due cupi ritorni del Grido di Siegfried.

Dopodichè siamo alla volgare imitazione: così come al termine della Walküre Wotan aveva intonato sul colossale tema di Siegfried il suo proclama (chi teme la punta della mia lancia, mai attraverserà il fuoco) adesso Hagen, sullo stesso tema, sentenzia “Ihm führt das Steuer ein starker Held, Gefahr ihm will er bestehn” (Un eroe gli regge il timone, sfidando per lui il pericolo).

E ancora il tema consunto del Grido di dominazione prepara l’esposizione dell’obiettivo ultimo del figlio di Alberich: “Die eigne Braut ihm bringt er zum Rhein; mir aber bringt er - den Ring!” (la propria(2) sposa egli a lui porta sul Reno; ma porta egli a me - l'anello!) Qui sentiamo ribollire i temi di Gutrune e della cavalcata, prima dell’imperioso, spaventevole scatto finale della voce di Hagen, un repentino salto ascendente di settima, dal MI al RE#, che ergendosi dalla precedente palude, impone la tonalità di SI maggiore, con tanto di accordo a piena orchestra, precisamente sulla parola Ring! Due ricorrenze della Rinunzia (oboi-clarinetti e tromba bassa-trombone) seguono immediatamente, con la postilla del tema dell’Oro in un corno. Così Hagen ricorda a se stesso e a noi la genesi dell’Anello: la rinuncia di Alberich all’amore per impadronirsi dell’oro con cui fabbricarselo!

La conclusione dell’esternazione di Hagen ne esplicita tutta la bassezza morale: sì sì, voi due figli di papà spassatevela pure in letizia (è il tema della veglia – principiante con  una salita MIb-DOb e successiva discesa sul REb - che sorregge le sue parole “Ihr freien Söhne, frohe Gesellen, segelt nur lustig dahin”) ma sappiate che – in realtà – state solo servendo il figlio del Nibelungo! Su queste parole torna a farsi udire - precisamente come il materializzarsi di un oscuro presagio manifestato da Wotan nella sua drammatica confessione alla figlia (Walküre, atto II) – il tema della Benedizione del figlio del Nibelungo!

Ancora una comparsa raddoppiata del tema del Grido di dominazione - adesso proprio irriconoscibile, quasi si stesse addormentando con Hagen(3) - accompagna la calata di un tendaggio che nasconde alla vista il palcoscenico per permettere un cambio di scena. Durante il quale ascoltiamo un interludio strumentale che sembra riassumere i tratti salienti della situazione, e allo stesso tempo prepara il terreno per la successiva scena, che sarà davvero capitale per le sorti del Ring.
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Note:
1. Si tratta dell'unica corposa aggiunta operata da Wagner al soggetto dell'originaria Siegfrieds Tod
2. Qui viene spazzato via ogni residuo dubbio riguardo la perfetta conoscenza che Hagen possiede del trascorso rapporto di Siegfried con Brünnhilde.
3. Ritroveremo Hagen alla fine di questa nottata (inizio dell’Atto II) quando gli comparirà dinanzi il padre. 

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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