Il
dialogo fra padre e figlio consta precisamente di sette interventi di Alberich (sempre
in tempo vivace) intercalati da sei
più brevi di Hagen, in tempo lento:
sui sinistri incisi ascendenti dell’annientamento
il padre domanda al figlio se dorma o lo stia a sentire; e qui il figlio –
occhi aperti, ma postura immobile, come stesse dormendo - ci dà subito l’idea
di quanta disistima nutra per il padre: ti ascolto, maligno elfo! E la musica rincara la dose: Albe è cantato su uno sbifido tritono
discendente, MIb-LA!
Un’apparizione
della schiavitù introduce il secondo
intervento di Alberich, che ricorda al figlio l’enorme potenza che potrà
conquistarsi, se dimostrerà di avere coraggio quanto ne ebbe sua madre nel
metterlo al mondo. La frase si chiude con la voce (doppiata dai clarinetti) che
espone il tema della rinunzia all’amore:
perché non fu certo dall’amore che il nano fu spinto ad accoppiarsi con
Grimhild… Per tutta risposta, Hagen rinfaccia ad Alberich la responsabilità
della propria condizione fisica: precoce invecchiamento e mancanza di affetti;
addirittura maledice la madre per aver ceduto all’astuzia(1) di Alberich ed
aver giaciuto con lui! Questa esternazione è supportata dalla forma ampliata
del tema di Hagen già udita nel preludio, qui davvero imponente, con le sue lente
discese puntate sulla scala di SOLb maggiore, e – sul finire – ancora dal tema della rinunzia, qui a rappresentare le gioie
della vita che ad Hagen sono negate.
Alberich
lo incalza, con la prima delle sue tre lunghe tirate: devi odiare chi gioisce,
se ami me a cui le gioie sono state negate (tema, agitato, della rinunzia). Il nostro odio già sta avendo
i suoi effetti su coloro che combattiamo! Colui che mi rubò l’Anello (spezzoni
del relativo tema nei clarinetti) il bieco ladro Wotan è stato scalzato da uno
della sua stessa schiatta! Il walside gli ha tolto potenza e potere(2): qui i
tre oboi sottolineano l’impresa di Siegfried con uno spezzone (in DO maggiore!)
del tema della Spada. Ora Wotan
attende con i suoi solo la fine, ed è il tema del Walhall, storpiato quanto mai nelle tubette, a sottolineare la
profezia del nano. Il tema dell’annientamento
suggella appropriatamente le parole di Alberich, che ancora implora: stai
dormendo, figlio mio? Qui Hagen, invece di rispondere, pone lui una domanda:
chi erediterà la potenza degli dèi? Si ascolti l’inciso che supporta le sue ultime
parole (“wer erbte sie?”): sono le ultime tre note del tema della maledizione.
E
non a caso, poiché Alberich sbotta con veemenza: Io… e tu! E nella risposta è
già implicito (perché lo sottolinea la musica) anche il come ciò potrà materializzarsi: sono i primi violini a spiegarcelo,
esponendo il tema dell’assassinio, la
cui vittima dovrà essere Siegfried. È questa la seconda delle due rievocazioni
del nano(3), che al solito Wagner supporta con la riproposizione di temi –
sempre sottilmente variati – che ben conosciamo: così udiamo nel primo corno quello
della Spada seguito da quello del Patto (la Nothung di Siegfried che ha
spezzato la lancia di Wotan); violoncelli e contrabbassi ricordano quello dei Giganti (Fafner ucciso da Siegfried);
ancora, nei clarinetti, ecco quello dell’Anello
(che Siegfried ora possiede). Sempre Anello
e Walhall (che sappiamo essere
parenti stretti) guizzano in orchestra quando Alberich confida al figlio che
Siegfried, ormai signore potenziale di dèi e nani, è però immune dalla sua
maledizione, non conoscendo le proprietà dell’anello. Poi ecco il corno,
quindi gli archi, esporre il tema di Siegfried
giovane (che se la spassa spensieratamente e amorosamente). Il tema della rinunzia chiude la filippica di Alberich
sull’invocazione al figlio a lavorare per la rovina di Siegfried. Poi ancora: stai
dormendo, figlio mio? Laconica, al solito, la risposta di Hagen, punteggiata da
un tritono (MIb-LA) nei contrabbassi:
lui (Siegfried) sta già rovinandosi per me!
Alberich, preceduto dal tema dell’assassinio, che imperverserà ancora durante questa sua ultima rievocazione,
incalza: Dobbiamo conquistare l’Anello! E ora fornisce ad Hagen un’informazione…
obsoleta: “Ein weises Weib lebt dem Wälsung zu Lieb'...“, una saggia donna vive
per l’amore del Wälso. Qui udiamo in clarinetti e violoncelli nientemeno che il
tema della Giustificazione delle
azioni di Brünnhilde (Walküre) conseguenti proprio al suo cedimento alla
volontà di amare di Siegmund e all’amore che lei provò da subito per l’appena
concepito Siegfried! Se gli consigliasse di rendere l’Anello alle Figlie del
Reno(4), sarebbe per noi la fine. Manco a dirlo, è il motivo del WeiaWaga che sottolinea i riferimenti di
Alberich alle tre creature che un giorno lo avevano adescato nelle profondità
del Reno. Di nuovo l’invito perentorio (sul tema dell’assassinio) al recupero dell’Anello: io ti ho per questo messo al
mondo, forte da poter affrontare anche gli eroi. Qui Alberich ammette: ok, non abbastanza
forte per mettere fuori causa il drago (tema dei Giganti in fagotti e contrabbassi) – impresa riservata solo a
Siegfried, di cui risuona nel quarto corno il tema ampliato e storpiato della Spada – ma allenato all’odio e alla
vendetta (riecco il tema dell’assassinio).
Adesso devi riprendere l’Anello, sbarazzandoti (tema della rinunzia) di Wotan&Figlio! Giuramelo! E il tema del Walhall ancora risuona sinistramente
orchestrato. Hagen, imperturbabile, con gli archi bassi che ripetono il suo
tema, ribatte: l’Anello lo avrò, stai pure tranquillo.
Mentre la sua figura è tornata in ombra, Alberich insiste: giuramelo!
E Hagen: lo giuro a me stesso, calmati. E qui è il tema della maledizione che ne accompagna le ultime
parole.
Maledizione che accompagna anche Alberich,
che sta ormai scomparendo nel nulla dal quale era venuto e del quale si odono,
sempre più deboli, gli accorati richiami: sii fedele, figlio mio, sii
fedele, mio eroe, fedele… fedele… richiami intercalati al tema della schiavitù.
Sul Reno, che Hagen continua a fissare con occhi sbarrati, sta
sorgendo il più infausto dei giorni.
___
Note:
1. Mirabile
qui la coerenza di Wagner, che impiega lo stesso termine (List, astuzia) con cui Alberich, nel Rheingold, aveva prefigurato
il proprio futuro, privo di amore, ma ricco di piacere conquistabile, appunto,
con astuzia e con l’oro (Erzwäng‘ ich nicht Liebe, doch listig
erzwäng‘ ich mir Lust!)
2. Ecco qui
la conferma che Alberich – nel Siegfried – è stato testimone oculare
dell’incontro-scontro fra Wotan e il nipote, con relativa detronizzazione del
vecchio dio.
3. Wagner ha
molto ridotto, oltre che modificato, i lunghi racconti che Alberich propinava
ad Hagen nell’originale Siegfrieds Tod,
che non aveva alle spalle le tre opere che precedono Götterdämmerung! Tuttavia
anche qui non possiamo non osservare come alcune delle informazioni che il
padre fornisce al figlio siano ampiamente a costui già note, come abbiamo
potuto constatare all’inizio del primo atto, dove Hagen ha mostrato di aver
conoscenza dell’impresa compiuta da Siegfried (l’uccisione di Fafner e la
conquista del relativo tesoro) e di sapere che Siegfried sarebbe il solo a
poter conquistare Brünnhilde, attraversando indenne il fuoco. Ma da chi mai potrebbe
aver avuto queste informazioni se non proprio dal padre, testimone oculare dei
fatti? Insomma, la logica – non la drammaturgia! - vorrebbe che Alberich avesse
già fatto visita ad Hagen poco prima dell’arrivo di Siegfried a Gibichheim e
che questa intera scena fosse collocata quindi all’inizio dell’atto primo.
4. Al
proposito vanno fatte due osservazioni: primo, Hagen è più aggiornato del padre
su questo punto: lui sa per certo (dal colloquio avuto con lo stesso Siegfried
nel primo atto) che l’anello è ora nelle mani di Brünnhilde, cosa che Alberich
mostra di ignorare, né potrebbe d’altra parte conoscere. Secondo, Alberich
ragiona meglio di… Wagner, immaginando che Brünnhilde, conscia del pericolo che
vi si nasconde, possa convincere Siegfried a liberarsi dell’Anello. Abbiamo
invece appena visto come sia stata proprio lei, contro ogni logica, a tenerselo,
innescando l’inarrestabile processo che porterà al cosmico sfacelo.
Nessun commento:
Posta un commento