Si
passa ora al secondo turno di esternazioni, che ha per oggetto il fuoco, quindi Loge(1).
La
prima Norna, dopo aver annodato il filo del destino ad un altro ramo dell’abete
sotto il quale è seduta, si limita ad esporre il titolo dell’argomento, ammettendo
di confondere i bagliori del fuoco con il rosseggiare dell’aurora. E proprio a
sottolineare questa incertezza della Norna nel distinguere i due fenomeni, il primo
tema di Loge è esposto dai clarinetti, ma in tempo tranquillo, un poco esitante e quasi irriconoscibile.
Riprende
invece ad agitarsi nei fagotti e poi nei primi violini e nel canto stesso della
Norna, quando lei ammette di non avere più una chiara immagine del passato
remoto in cui Loge come fuoco si materializzò.
Ecco
perchè allora lei non può che interrogare la seconda,
gettandole il filo e chiedendole di sviluppare l’argomento con notizie
più recenti. E lo fa cantando “Weisst du, was aus ihm
ward?” sai tu che di lui avvenne? sul motivo, oscuro e minaccioso, del Presagio
di morte, accompagnato e completato dalle spettrali sonorità di oboe e corno
inglese.
È
la tromba bassa, seguita poi da violoncelli e contrabbassi, con l’esposizione
di una variante del tema del Patto, a sostenere le parole della seconda Norna,
che dopo aver avvolto l’estremità del filo allo spuntone di roccia, ci ricorda
di come Wotan sottomise un riluttante(2) Loge (di cui i primi violini ripetono
il tema) dal quale ricevette anche dei consigli (“Räte
raunt' er dem Gott”). Qui è davvero straordinario l’intreccio del tema
di Loge con quello del Canto delle Figlie del
Reno, poiché sappiamo come fu proprio Loge a
descrivere agli dèi le proprietà dell'Oro, nella seconda scena del Rheingold!
Aggiunge
poi la Norna che Loge cercò di affrancarsi dal potere di Wotan (rodendogli le
Rune della lancia, ohibò…) ma che il dio lo costrinse infine ad installarsi
tutto attorno all’altura di Brünnhilde su cui esse ora si trovano (e da cui se
ne andrà proprio alla fine, prelevato dai corvi istruiti dalla medesima Brünnhilde,
per traslocare nel… Walhall) circondandola con fuoco perenne, che tuttora arde
e manda rossi bagliori.
Questo
racconto è assai appropriatamente sostenuto dal continuo contrappunto fra i tre
temi di Loge e quello del Patto, che evocano il multiforme e francamente
equivoco rapporto solidale-conflittuale fra Wotan e Loge(3). Ancora torna la
sonorità del Canto delle Figlie del
Reno, proprio sul nome di Brünnhilde (abbiamo ricordato
nel Siegfried i motivi del loro legame) prima che la seconda Norna, sempre sul
tema del Presagio di morte - che si fa ancora più incombente (adesso ad oboe e
corno inglese si aggiungono i clarinetti) – passi il filo, e con questo la
parola e il quesito (“sai tu che di lui avverrà?”) alla terza.
La
quale conferma la previsione fatta nel suo intervento precedente: sul tema
della Potenza degli dèi ci ribadisce che con il fuoco di Loge Wotan incendierà
i frammenti della sua lancia spezzata(4) e con questi appiccherà il gran falò ai
resti del sacro frassino, e con loro al Walhall. E la profezia si accompagna
con la comparsa del tema della rocca nei fiati, armonicamente sfigurato dalle sestine di Loge negli archi! Segue poi
il motivo del Sonno: quello eterno, ormai fatalmente riservato agli dèi?
Infine
la terza Norna, sull’immancabile Enigma del destino, ripassa la parola e il
filo alla seconda, che lo rilancia alla prima.
___
Note:
1. Anche questo racconto fu introdotto da Wagner nel passaggio da Siefrieds Tod a Götterdämmerung.
2. Nel Rheingold siamo stati testimoni dell’atteggiamento a dir poco equivoco di Loge nei confronti di Wotan&C.
2. Nel Rheingold siamo stati testimoni dell’atteggiamento a dir poco equivoco di Loge nei confronti di Wotan&C.
32. Val la pena ribadire come, nelle
Saghe, i rapporti fra Odin(Wotan) e Loki(Loge) siano sempre condizionati dall’umore
e dalla sbifida natura del secondo.
4. Questa
previsione della Norna ci mostra come, contrariamente a quanto si legge nei
racconti e nelle saghe, per Wagner la fine del mondo degli dèi (rappresentato
dal Walhall) discenderà da un atto consapevole e positivo di Wotan (quindi: una
specie di suicidio, eutanasia, rinuncia, volontaria abdicazione) e non dal
prevalere di forze ostili (nani, giganti, etc.) né di avanguardie
rivoluzionarie (Siegfried-Brünnhilde). Forse in questa concezione si sintetizzano
tutte le disillusioni del Wagner maturo riguardo la possibilità che il mondo
cambi a fronte di rivoluzioni, quali
quelle – materiali e ideologiche – da lui vaneggiate negli anni di Dresda: in fin
dei conti, anche Roma doveva cadere per implosione
e non per rivoluzione… come
profetizzava Oroveso nella - da Wagner ammiratissima - Norma.
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