9 giu 2013

5.1.1.4 Götterdämmerung – Prologo (I): le Norne raccontano – II.

Si passa ora al secondo turno di esternazioni, che ha per oggetto il fuoco, quindi Loge(1).

La prima Norna, dopo aver annodato il filo del destino ad un altro ramo dell’abete sotto il quale è seduta, si limita ad esporre il titolo dell’argomento, ammettendo di confondere i bagliori del fuoco con il rosseggiare dell’aurora. E proprio a sottolineare questa incertezza della Norna nel distinguere i due fenomeni, il primo tema di Loge è esposto dai clarinetti, ma in tempo tranquillo, un poco  esitante e quasi irriconoscibile.

Riprende invece ad agitarsi nei fagotti e poi nei primi violini e nel canto stesso della Norna, quando lei ammette di non avere più una chiara immagine del passato remoto in cui Loge come fuoco si materializzò.

Ecco perchè allora lei non può che interrogare la seconda, gettandole il filo e chiedendole di sviluppare l’argomento con notizie più recenti. E lo fa cantando “Weisst du, was aus ihm ward?” sai tu che di lui avvenne? sul motivo, oscuro e minaccioso, del Presagio di morte, accompagnato e completato dalle spettrali sonorità di oboe e corno inglese.

È la tromba bassa, seguita poi da violoncelli e contrabbassi, con l’esposizione di una variante del tema del Patto, a sostenere le parole della seconda Norna, che dopo aver avvolto l’estremità del filo allo spuntone di roccia, ci ricorda di come Wotan sottomise un riluttante(2) Loge (di cui i primi violini ripetono il tema) dal quale ricevette anche dei consigli (“Räte raunt' er dem Gott”). Qui è davvero straordinario l’intreccio del tema di Loge con quello del Canto delle Figlie del Reno, poiché sappiamo come fu proprio Loge a descrivere agli dèi le proprietà dell'Oro, nella seconda scena del Rheingold!

Aggiunge poi la Norna che Loge cercò di affrancarsi dal potere di Wotan (rodendogli le Rune della lancia, ohibò…) ma che il dio lo costrinse infine ad installarsi tutto attorno all’altura di Brünnhilde su cui esse ora si trovano (e da cui se ne andrà proprio alla fine, prelevato dai corvi istruiti dalla medesima Brünnhilde, per traslocare nel… Walhall) circondandola con fuoco perenne, che tuttora arde e manda rossi bagliori.

Questo racconto è assai appropriatamente sostenuto dal continuo contrappunto fra i tre temi di Loge e quello del Patto, che evocano il multiforme e francamente equivoco rapporto solidale-conflittuale fra Wotan e Loge(3). Ancora torna la sonorità del Canto delle Figlie del Reno, proprio sul nome di Brünnhilde (abbiamo ricordato nel Siegfried i motivi del loro legame) prima che la seconda Norna, sempre sul tema del Presagio di morte - che si fa ancora più incombente (adesso ad oboe e corno inglese si aggiungono i clarinetti) – passi il filo, e con questo la parola e il quesito (“sai tu che di lui avverrà?”) alla terza.  

La quale conferma la previsione fatta nel suo intervento precedente: sul tema della Potenza degli dèi ci ribadisce che con il fuoco di Loge Wotan incendierà i frammenti della sua lancia spezzata(4) e con questi appiccherà il gran falò ai resti del sacro frassino, e con loro al Walhall. E la profezia si accompagna con la comparsa del tema della rocca nei fiati, armonicamente sfigurato dalle sestine di Loge negli archi! Segue poi il motivo del Sonno: quello eterno, ormai fatalmente riservato agli dèi?

Infine la terza Norna, sull’immancabile Enigma del destino, ripassa la parola e il filo alla seconda, che lo rilancia alla prima.
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Note:
1. Anche questo racconto fu introdotto da Wagner nel passaggio da Siefrieds Tod a Götterdämmerung.
2. Nel Rheingold siamo stati testimoni dell’atteggiamento a dir poco equivoco di Loge nei confronti di Wotan&C.
32. Val la pena ribadire come, nelle Saghe, i rapporti fra Odin(Wotan) e Loki(Loge) siano sempre condizionati dall’umore e dalla sbifida natura del secondo.  
4. Questa previsione della Norna ci mostra come, contrariamente a quanto si legge nei racconti e nelle saghe, per Wagner la fine del mondo degli dèi (rappresentato dal Walhall) discenderà da un atto consapevole e positivo di Wotan (quindi: una specie di suicidio, eutanasia, rinuncia, volontaria abdicazione) e non dal prevalere di forze ostili (nani, giganti, etc.) né di avanguardie rivoluzionarie (Siegfried-Brünnhilde). Forse in questa concezione si sintetizzano tutte le disillusioni del Wagner maturo riguardo la possibilità che il mondo cambi a fronte di rivoluzioni, quali quelle – materiali e ideologiche – da lui vaneggiate negli anni di Dresda: in fin dei conti, anche Roma doveva cadere per implosione e non per rivoluzione… come profetizzava Oroveso nella - da Wagner ammiratissima -  Norma.

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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