2 apr 2015

5.2.2.2 Götterdämmerung: Atto I – Scena II: Siegfried cade in trappola


Anche il tema che caratterizza Gutrune è catalogabile fra quelli volutamente decadenti - parigini in senso deteriore, si potrebbe dire - che Wagner impiega per presentarci, additandolo al nostro ludibrio, insieme al degrado della civiltà ghibicunga anche quello della musica del suo tempo. Un motivo che contiene cadute di quinta, tipiche dei Ghibicunghi, dalla dominante RE alla tonica SOL e poi dalla mediante SI alla sesta MI, seguite da risalite che nel seguito diventano cromatiche, quindi sdolcinate, appiccicose: insomma, questa Gutrune ha una personalità meschinella, e poco conta che sia a suo modo sincera. Il suo canto poi è quanto di più affettato e musicalmente mediocre si possa immaginare, vestendo le sue parole di benvenuto con due salti di ottava discendente e poi con la chiusa (quinta discendente SI-MI e risalita alla tonica SOL). 

E il suo tema, negli archi e nei fiati, persiste noiosamente per altre 9 battute, proprio a mostrarci la donnicciuola in ansiosa attesa che Siegfried, afferrata la coppa e tenutala pensierosamente davanti a sé per qualche istante, si decida finalmente a trangugiarne il contenuto. Qui però avviene uno dei soliti miracoli wagneriani, in fatto di transizioni di atmosfera: la tonalità trascolora dal SOL al MIb maggiore e il tema di Gutrune si trasforma mirabilmente in… Brünnhilde! E di seguito ascoltiamo una sequenza emozionante di temi, a cominciare da una reminiscenza dei suoni che Siegfried aveva udito affacciandosi sull’altura dove la fanciulla ancora dormiva; che introduce il Saluto d’amore, accompagnato dal clarinetto; quindi muta nell’Eredità del mondo; e infine sfocia nel tema del Saluto al mondo, mentre Siegfried beve alla sua donna(1) e – parole sue, letterali (zu treuer Minne) – all’amor fedele!

Ironia della sorte, tra pochi secondi quello diventerà il saluto del tradimento!

Dunque, Siegfried ha bevuto, proprio tutto d’un fiato, il contenuto del corno offertogli da Gutrune (ma preparato dall’alchimista Hagen…) E cosa udiamo in sottofondo, nei corni? Beh, una chiara variante del tema del Tarnhelm, già conosciuta poco fa (allorquando Hagen aveva spiattellato la sua proposta ai fratellastri) qui a indicarci la magìa, il sotterfugio, in definitiva l’inganno di cui il nostro ingenuo eroe è ormai caduto vittima. E non si sbaglia di certo a vedere in ciò un’allegoria delle trappole e degli inganni messi subdolamente in atto dall’establishment musicale di quei tempi ai danni dei soggetti innovatori (dei quali Wagner si credeva narcisisticamente la punta di diamante).

Ecco, la micidiale pozione di Hagen fa immediatamente il suo effetto(2)… musicale: riportando in primo piano, in SOL maggiore, e insinuando nella cervice di Siegfried, il tema di Gutrune (in flauti e oboi, strumenti per definizione suadenti) mentre la donna abbassa pudicamente gli occhi. Cosa che Siegfried le rimprovera, mentre il tema di Gutrune dilaga prima nei violini e poi nei legni e lei, su un’ultima apparizione di questo, alza gli occhi, tutta rossa in viso(3), su quello che è divenuto ormai il suo idolo.

Il quale adesso – la tonalità vira a DO minore - sbotta improvvisamente, in preda ad un vero e proprio colpo di fulmine: le parole “Ha, schönstes Weib!”, donna bellissima! (e ciò che segue) che rivolge a Gutrune non sono poi tanto dissimili da quelle (“Durch brennendes Feuer fuhr ich zu dir!”, Tra l'ardente fuoco son venuto da te) con cui aveva focosamente manifestato la sua passione a Brünnhilde, dopo averla risvegliata! Ed anche la musica ci ricorda quei momenti di esaltazione e di bruciante desiderio.   

Gunther, come si chiama tua sorella?(4) Tornando a SOL maggiore, e sostenuto dal tema di Gutrune, il fratello ne comunica il nome a Siegfried. Il quale se ne compiace (con un gioco di parole: Gutrune = gute Runen, buoni auguri) e poi le offre esplicitamente i suoi servigi, al che la donna, ancora seguita dal suo tema, ma anche dagli incisi di quello di Hagen, che le ha dato un’occhiata d’intesa, si ritira nella sua camera.

Mentre Siegfried la segue con lo sguardo, due corni, con sordina ma forte, innalzano il tema della maledizione! 
___
Note:
1. La didascalia è inequivocabile, specificando che Siegfried pronuncia il nome dell’amata a bassa voce. Quindi, anche qui è evidente come il nome della donna non arrivi alle orecchie dei fratelli Ghibicunghi. In caso contario, tutto il piano infernale di Hagen verrebbe irrimediabilmente compromesso.
2. Si potrebbe pensare ad una spiegazione plausibile – certo, assai poco… magica! - per questo così rapido effetto. Da quanto tempo Siegfried non dorme? Nel dramma precedente l’avevamo visto continuamente sveglio dalla mattina del primo atto fino a quella del terzo (due giorni dopo!) e in mezzo c’erano state fatiche mica da nulla: forgiatura della spada, viaggio notturno verso Fafner, la lotta col drago, poi un altro viaggio notturno verso la roccia di Brünnhilde, lo scontro con Wotan, l’attraversamento del fuoco e infine l’incontro con la fanciulla. Come possiamo immaginare che lui abbia passato la successiva notte dormendo? Brünnhilde ricorderà benissimo quella notte: una notte d’amore! Al mattino successivo (come abbiamo ipotizzato più volte) Siegfried si arma e parte verso le sue nuove avventure. Insomma, questo povero ragazzo sarà pure superdotato, ma accidenti, c’è il caso che sia al quarto giorno consecutivo senza aver mai riposato decentemente! Meraviglia che i suoi riflessi siano un tantino appannati e che un po’ d’alcool gli faccia perdere la trebisonda?
3. Abbiamo anche qui la conferma che Gutrune è una zitellina timida e pure un po’ bigotta. Ed anche assolutamente in buona fede: lei non sta per nulla fingendo, né tantomeno facendo la civetta per sedurre Siegfried (a quello ci ha pensato la droga...)
4. Evidentemente Siegfried ha perso solo parte della memoria: in caso contrario non potrebbe ricordare che Gutrune è sorella di Gunther, come ha appreso subito prima di ingoiare il filtro. Il cui effetto, lo sappiamo, è selettivo: Siegfried si scorda esclusivamente di Brünnhilde. Ciò peraltro comporterà nel seguito alcune incongruenze piccole e grandi nello svolgersi degli avvenimenti.

Nessun commento:

Powered By Blogger
Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
*****
fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
*****
orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
*****
Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
*****
L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
*****
La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
*****
…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

Mani-avanti / Disclaimer

Questo blog non è, nè vuol essere, nè intende diventare, una testata giornalistica. Viene aggiornato senza alcuna periodicità, a mera discrezione dell’autore.
Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. Con l'atto della pubblicazione, l'autore di ciascun commento dichiara la propria esclusiva responsabilità per i contenuti dello stesso, sollevando questo blog ed il suo autore da ogni e qualsivoglia responsabilità.
Tutti i contenuti del blog sono prodotti ai soli fini divulgativi e di analisi critica; nel caso di violazione del diritto di copyright saranno immediatamente rimossi previa comunicazione da parte del titolare.

Any copyrighted material on these pages is included as "fair use", for the purpose of study, review or critical analysis only, and will be removed at the request of copyright owner(s).