Siegfried
comincia a raccontare la sua storia(1), un ennesimo esempio di riassunto di puntate precedenti: come
gli altri, ci ripresenta temi già uditi, ma esposti sotto diversa angolazione o
(come in questo caso) cantati da altro personaggio: Siegfried al posto dell’Uccellino, di cui si è udito il tema nel
primo oboe, in SIb maggiore, a precedere l’invito di Hagen (“So singe, Held!”) E
il risultato dell’operazione è di scatenare in chi ascolta indicibili emozioni -
la nostalgia per momenti esaltanti vissuti in passato - e allo stesso tempo un
rabbrividente presentimento: l’ormai inevitabile tragedia che incombe sul
nostro disgraziatissimo eroe, per il quale la miscela di dabbenaggine e
presunzione significherà la condanna e la fine.
Dunque,
modulando alla relativa minore di SIb (SOL) corni e violini primi rievocano il
tema dei Nibelunghi e Siegfried
rievoca l’infanzia trascorsa con Mime, che lo allevò con l’idea – una volta
adulto - di convincerlo ad uccidere un Drago
(clarinetti, corni e fagotti ne accennano il motivo). Sul sottofondo dei Nibelunghi, spiega che il nano gli
insegnò (il tema dell’Educazione di Mime
sostiene il suo racconto) a temprare e fondere metalli(2), ma che lui stesso
dovette ricostruirsi la spada; e qui torna mirabilmente l’atmosfera della scena
finale del primo atto del Siegfried,
con una subitanea modulazione a DO maggiore, il crescendo del motivo del Grido di Siegfried e l’esplodere nella
tromba del tema della Spada, l’arma
del padre (“Des Vaters Wehr...”) finalmente riforgiata (“...fügt’ ich mir neu”)
parole cantate sulle note di ”Nothung,
neidliches Schwert”.
Ora
clarinetti e poi corni ricordano il tema della Meditazione di Mime: Siegfried ci racconta infatti che il nano giudicò
la nuova arma idonea all’impresa di abbattere Fafner (e il motivo del Drago esce fuori cupo e minaccioso dalle
corde degli archi bassi); cosa che puntualmente si avverò.
Ma
ora attenzione (proprio così chiede Siegfried agli astanti!) perchè vi debbo
raccontare di un vero e proprio miracolo; e il tema dei Wälsi nel primo clarinetto ci dice subito chi ne fu testimone,
mentre le biscrome arpeggianti di violini e viole evocano al contempo
l’emozione del ricordo e quella del suo racconto: il sangue del drago mi bruciò
le dita e, portandole istintivamentee alla bocca, mi accorsi di intendere il
canto degli uccelli!
La
tonalità vira immediatamente a MI maggiore e gli archi alti creano l’atmosfera
inconfondibile dell’Incantesimo della
foresta: siamo tornati indietro a Neidhöhle, e riviviamo quell’assolato meriggio
quando Siegfried si liberò prima di Fafner e poi di Mime, e infine si incamminò
verso la rupe di Brünnhilde! Un uccellino appollaiato su un ramo cominciò a
cantare... e qui è Siegfried che ne ripete parole e musica, ricordandone
precisamente le tre esternazioni.
La
prima delle quali riguarda il suggerimento di prendere dal tesoro di Fafner il Tarnhelm e l’Anello: sono otto versi su nove battute musicali dove, a parte la
voce del tenore a sostituire quella del soprano e impercettibili varianti nella
tessitura degli archi, soltanto l’assenza del pedale dei celli differisce sostanzialmente
dall’originale. Hagen chiede se il consiglio del volatile venne seguito, un
ghibicungo si informa se l’uccellino raccontò altro.
La
seconda fila di viole accenna al tema dei Wälsi
e Siegfried assicura: sì, mi presi elmo ed anello, poi stetti ancora ad
ascoltare l’uccellino, che cantava dalla cima dell’albero. Questa seconda
esternazione viene qui variata, nella rievocazione di Siegfried, rispetto
all’originale: dopo i primi 4 versi immutati ne abbiamo altri 4 in luogo dei 5
originali, dove il contenuto cambia, pur mantenendo sostanzialmente il
significato di avvertimento al ragazzo nei confronti delle trame di Mime.
Musicalmente abbiamo pure una deviazione, con accorciamento di una battuta (9
al posto di 10). Ancora il tema dei Wälsi
(nel clarinetto basso, poi ancora nel primo clarinetto e nelle viole)
accompagna Hagen che domanda a Siegfried se seguì il suggerimento, mentre
alcuni dei guerrieri ghibicunghi chiedono notizie sulla fine del nano.
Ora
il MI maggiore dell’Incantesimo della foresta lascia il posto ad una cupa
transizione, prevalentemente in SOL minore, con brevi incisi in maggiore. Sigfried
racconta del tentativo di Mime di avvelenarlo, ma di come il nano tradì le sue
intenzioni, e così con la sua Nothung lui gli chiuse la bocca. Hagen, sghignazzando
sul motivo dei Nibelunghi (tutto suo
padre!) ironizza sul povero zio, che dovette assaporare gli effetti di quella
spada che pur lui non aveva saputo forgiare(3).
Due
uomini, in sequenza, chiedono a Siegfried cosa gli raccontò ancora l’Uccellino,
e qui Hagen – lui conosce già perfettamente il seguito della storia! - versa
nel vino del malcapitato eroe un estratto di erbe, una specie di contro-filtro che serve ad eliminare del
tutto l’effetto dell’altra droga che aveva fatto scordare Brünnhilde a
Siegfried. E i temi dell’Elmo magico
prima (nei corni) e poi dell’Inganno
magico (nei clarinetti) sottolineano tempestivamente quel gesto, che ha
effetto immediato: ce lo testimonia, dopo che il corno inglese ha esalato ancora
il motivo dei Wälsi, l’apparizione,
nei violoncelli che rimodulano verso il MI maggiore, del tema di Brünnhilde donna! E su quelle note
Siegfried riprende il suo racconto... che lo porterà alla rovina.
___
Note:
1. Siegfried
racconterà, succintamente ma fedelmente, tutta la sua vita, fino all’incontro
con Brünnhilde. Un unico, importante particolare verrà però tralasciato:
l’incontro-scontro con il Viandante, cui pure Siegfried ha fatto indiretto
riferimento nel dialogo di poco prima con le Ninfe. Una possibile spiegazione
risiede nella volontà di Wagner di evitare una divagazione rispetto alla
sequenza delle esternazioni dell’Uccellino, che costituiscono la base (anche e
soprattutto musicale) del racconto di Siegfried.
2. A dir la
verità: non è ciò di cui siamo stati testimoni nel Siegfried. Là Mime affermava
di aver insegnato la furbizia al
ragazzo che però, sul fronte della professione di fabbro, ci è stato presentato
come un autentico naìf, che l’arte forgiatoria si è inventato di sana pianta e
di sua testa, e vi ha avuto successo proprio perché non condizionato dalle
ormai obsolete practices di Mime.
Evidentemente questo racconto, inserito da Wagner nella stesura originaria della
Siegfrieds Tod, riporta (fin troppo)
fedelmente ciò che si legge nelle saghe, dove effettivamente Sigurd figura come
apprendista del fabbro Regin (che peraltro gli forgia anche la spada Gram).
Successivamente, al momento di comporre il Siegfried, Wagner deve aver pensato
bene (e quanto!) di cambiare le carte in tavola, dimenticandosi però di
sistemare coerentemente le cose in Götterdämmerung.
3. Per
tradizione, qui gli interpreti di Hagen aggiungono arbitrariamente una risata
aggiuntiva, sul ritmo nibelungico, risata sicuramente di grande effetto, ma che
per la verità Wagner non ha vergato in partitura.
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