Wagner
raggruppa sotto un unico titolo (Vorspiel,
Prologo o Preludio) un corpo che in realtà è costituito da quattro componenti:
una breve introduzione orchestrale; il canto delle Norne; il risveglio di
Siegfried e Brünnhilde e il successivo commiato; e il viaggio di Siegfried sul
Reno.
Esaminiamo
quindi le 27 battute di introduzione orchestrale, cominciando col notare un
particolare apparentemente eccentrico: la prima pagina del Preludio reca sei
bemolli in chiave e uno sul pentagramma: 7 bemolli, DO bemolle! Le prime due
battute sono due accordi di MIb minore e DOb maggiore. Se non ci fosse un
“antefatto”, la cosa avrebbe il sapore di un’inutile presunzione, di una
bizzarra quanto gratuita trovata da parte di un musicista in vena di
esibizionismo a buon mercato. Ma invece l’antefatto c’è, e trasforma la
gratuita trovata in un’autentica vetta dell’espressione artistica, quanto meno
se la giudichiamo con i parametri e i paradigmi della civiltà musicale dei
tempi di Wagner (che peraltro dovremmo tenerci stretta-stretta). Di che si
tratta? Del Saluto al mondo, le due
battute con cui Brünnhilde, nel terzo atto del Siegfried, appena risvegliata
dal suo lunghissimo sonno, saluta il sole (“Heil dir, Sonne!”): MI minore e DO
maggiore!
Ecco,
l’atmosfera di allora, davvero solare, tersa e pura, si è ora come abbrunata,
quasi che una leggera foschia si sia interposta fra il sole e la terra: la
musica si è abbassata di un semitono!
Spiegare ciò con il fatto che ci troveremo fra poco in uno scenario notturno
sarebbe banalizzare davvero il significato di questa scelta del compositore,
che in realtà – non per nulla siamo proprio al principio del dramma – ha inteso
qui esprimere qualcosa di ben più profondo: l’inevitabilità
del crepuscolo!(1) Insomma, con questo semplice ma efficacissimo espediente
musicale Wagner ci sta anticipando qualcosa che non sembrerebbe propriamente un
futuro radioso...
La
prima coppia di accordi (MIb minore – DOb maggiore) occupa 8 battute,
esattamente quante la seconda (che dal MI minore – RE minore del Siegfried qui
si abbassa a MIb minore – REb minore). A differenza del Siegfried, dove erano
arpa e archi ad accompagnare quegli accordi con semplici arpeggi, qui gli accordi sono contrappuntati da due motivi dal significato inequivocabile,
motivi che avevamo udito già nel Preludio del Rheingold, cioè proprio
all’inizio di questo straordinario viaggio nella storia dell’Universo,
dell’Uomo e della Musica! Il primo è il tema dell’Ondeggiamento (sestine di
crome in viole e violoncelli) che evoca non solo e non tanto il fluire delle
acque, ma anche e soprattutto il fluire del tempo;
l’altro è il tema dell’Elemento primordiale (nei clarinetti) che sappiamo anche
essere – trasposto in minore – il tema delle Norne, a sua volta componente
ascendente del tema di Erda (che poi sfocia in quella discendente del
Crepuscolo!)
Ricordiamo:
Wagner ci aveva lasciato nel finale del Siegfried in un’atmosfera di giubilo e
di certezze, di felicità totale, che sembrava
non potesse e non dovesse aver fine. Ma l’ultima esternazione dei due giovani innamorati
era stata nientemeno che Lachender Tod,
ridente morte! Ecco, ciò che allora sembrava l’affermazione avventata,
inconsapevole o spaccona di due ragazzi un poco incoscienti adesso dobbiamo
cominciare a prenderla sul serio…
E
in questo ci aiuta subito il motivo che emerge negli ottoni (tubette e tromba bassa) alla 17ma battuta
dell’introduzione, sgorgando dal nuovo accordo di MIb minore, quel motivo di
sole tre note tante volte riapparso dopo che per la prima volta ci era arrivato
alle orecchie al momento, per Brünnhilde, di annunciare a Siegmund la sua
sorte: l’enigma del destino! E il
destino, come ben sappiamo, è a sua volta legato ad un… filo: quello che le tre Norne tessono instancabilmente, e che qui
Wagner evoca con un motivo suonato dagli archi, fatto di sestine di crome,
anche questo ondeggiante ma - si badi bene – con un andamento che ha una
tendenza costante ed ineluttabile a scendere, a degradare, esattamente come
scendono e degradano le minime della tromba bassa, dal FA al SOLb due ottave
sotto, mentre il sipario si è alzato sulla stessa scena - qui però avvolta
dalle tenebre della notte - del finale del Siegfried.
I
due giovani stanno riposando – dopo le fatiche (!) del primi accoppiamenti(2) -
in una caverna nella roccia, e tre figure femminili, alte(3) ed avvolte in
lunghi veli, sono sedute lì nei pressi, intente a tessere la trama del destino:
la più anziana sotto un abete (dove presumibilmente pascolava Grane, che
scopriremo fra poco aver passato la notte con… i due innamorati!) una seconda
vicino all’imboccatura della caverna e la più giovane su una roccia verso il
fondo, donde provengono bagliori del fuoco che tuttora circonda l’altura.
___
Note:
1.
Un fisico definirebbe il fenomeno come l’inarrestabile “aumento dell’entropia
del sistema”. Per la verità, mentre uno strumentista (agli archi soprattutto)
sperimenta materialmente la differenza fra i due scenari (poiché nel secondo
caso deve diteggiare assai) un
orecchio che non sia veramente super-fino (e con diapason incorporato…) può
faticare a cogliere tale differenza. Il cui significato però è di capitale
importanza.
2.
Wagner non ci dice esplicitamente che la notte con cui si apre Götterdämmerung sia
quella immediatamente successiva all’incontro fra i due giovani. Ma il contesto
ci autorizza a proporre questa ipotesi suggestiva: in caso contrario il
successivo distacco dell’uno dall’altra potrebbe intendersi come la conseguenza
di una “crisi del settimo anno” (o mese , o giorno) e ciò ne intaccherebbe
irrimediabilmente la grandezza e il significato, oltre a contraddire il testo e
la musica. In termini materiali possiamo quindi concludere che l’intera vita
coniugale dei due si riduca ad una sola giornata, che va dalla tarda mattinata
del risveglio della ex-Valchiria a quella della partenza di Siegfried. Poi sarà…
il disastro.
3. Le Saghe collocano le Norne nella
stirpe dei Giganti.
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