27 dic 2016

5.4.2.4 Götterdämmerung: Atto III – Scena II – L’addio di Siegfried.


Gli uomini che hanno cercato invano, con Gunther, di trattenere Hagen ora gli domandano per due volte, con voce rotta e intercalati dalle due comparse del tema della Morte: cos’hai fatto? L’eterno perchè? (l’Enigma!) si alza in tromboni e tromba bassa, subito seguito nei corni dal motivo dell’Espiazione, mentre anche Gunther ripete la domanda al fratellastro: cosa facesti? Ancora appellandosi all’Espiazione (ricordiamo come il tema fosse apparso per la prima volta in occasione del solenne giuramento di fratellanza fra Siegfried e Gunther, del quale patto Hagen era stato severo testimone e garante) il figlio di Alberich rivendica il proprio buon diritto: ho vendicato uno spergiuro! L’inciso dell’Assassinio e il tema della Morte suggellano con due successive e proterve apparizioni la pretestuosa giustificazione di Hagen, che ora si volge tranquillamente e si incammina su per l’altura, ormai avvolta dalle prime ombre della sera. Tromboni e poi corni, intercalati da eloquenti rintocchi dei timpani sull’inciso dell’Assassinio, ripetono ossessivamente l’Enigma, quella domanda che mai trova una risposta(1).  

Ora assistiamo ad una scena che molti anti-wagneriani(2) prendono ad esempio per deridere il musicista rivoluzionario Wagner, che qui avrebbe impudentemente fatto uso di uno dei mezzucci triti-e-ritriti del melodramma tradizionale(3): far cantare ad un protagonista ormai più di là che di qua un’aria strappalacrime!(4) Ma in realtà quello che ci apprestiamo a vivere è uno dei momenti più sublimi dell’intero Ring: e ciò che lo rende sublime è il ritorno di temi musicali che ci ricordano – in un momento di infinita tristezza e dolore – altri momenti che parevano perdersi nella memoria e che ora tornano in primo piano e in piena luce.

Teodoro Celli scrisse qui una pagina indimenticabile, di cui non posso non citare un passo davvero straordinario:

Nel momento in cui Siegfried “si sveglia alla Morte”, come già Brünnhilde si svegliò alla Vita, il Sole non è più “nero” ma splende.

Ricordate le primissime battute del Prologo? Ripetevano quell’autentico inno al sole (il Saluto al mondo) che avevamo udito, nel Siegfried, al momento del risveglio di Brünnhilde. Ma facevano ciö, in funzione di sinistro presentimento, abbassando la tonalitä dal DO originale al DOb, un semitono sotto, da qui il sole nero e abbrunato, citato da Celli.

Ebbene ora – e ancora per pochissimo – quel sole torna ad illuminare la scena in tutto il suo splendore! Sugli accordi MI minore – DO maggiore Siegfried, risollevato a sedere da due uomini, invoca “Brünnhilde”; e subito dopo (MI minore – RE minore) “heilige Braut!”, la sua sacra sposa. E ancora, DO maggiore: “Wach' auf! Öffne dein Auge!“ svegliati, riapri gli occhi!

Quasi che Siegfried si ritrovasse di fronte la fanciulla nuovamente addormentata, si chiede e le chiede – mentre i violini esalano per due volte ancora il motivo dell’Enigma - chi mai e perchè le abbia richiuso gli occhi. Ma ecco una straordinaria modulazione a MI maggiore: sul tappeto di martellanti semicrome dei fiati si innalza e si amplia a dismisura nei corni il tema di Siegfried; sì perchè, Brünnhilde, oggi è tornato chi ti sveglierà con un bacio e ti scioglierà per sempre i lacci che ti imprigionano! E a lui sorriderà la gioia di Brünnhilde.

Una modulazione plagale ci porta ora a LA maggiore, dove l’orchestra intera, in fortissimo, esplode nel Saluto d’amore, mentre Siegfried contempla quegli occhi, ora e per sempre aperti, e si inebria del respiro della fanciulla! E ancora, accompagnato dal motivo dell’Estasi d’amore, che scende dai clarinetti ai violini, si lascia beare da questa celestiale visione.

Ma ormai la vita se ne sta andando, senza una spiegazione a quel maledetto perchè? che ancora riappare sulle labbra di Siegfried; il quale, proprio cantando sul tema dell’Enigma, riceve l’estremo saluto dalla sua Brünnhilde. E si accascia, morto, portando con sè tutte le speranze e le illusioni di un futuro luminoso che noi, spettatori di un dramma teatrale, avevamo coltivato e riposto in lui.
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Note:
1. Ricordiamo che si sciolse (temporaneamente) solo alla fine della Walküre.
2. O anche wagneriti perfetti (quanto ottusi!) tipo G.B. Shaw...
3. Come si è già osservato, il Wagner artista spesso contraddice il Wagner teorico, e per nostra fortuna! E, al di là delle più o meno condivisibili teorizzazioni, ciò che è assolutamente certo è che anche per Wagner il fine ultimo dell’arte e del teatro musicale era di emozionare il pubblico. E qui lo scopo è mirabilmente raggiunto!
4. Traviata, Trovatore, Rigoletto, Ballo, Forza, Otello, tanto per limitarsi a qualche esempio verdiano.

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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