30 dic 2017

8.4 Appendice - I luoghi del Ring.


Dato che Wagner – avendo preso spunto dalle saghe medievali – ha ambientato la sua favola non in un inesistente mondo di pura fantasia, ma in luoghi comunque conosciuti (anche se non individuati con precisione) e dato che ci ha fornito, nelle didascalie, alcuni indizi più o meno concreti (almeno a livello di punti cardinali e di tempi d’azione) ecco che qualche ipotesi sulla topologia del Ring è possibile avanzarla.

Cominciamo dal posizionare, almeno a grandi linee, il teatro dell’intera azione. Qui Wagner non ci dà alcun indizio diretto (a parte il Reno, che però, anche a considerarne soltanto il corso in territorio tedesco misura quasi 800 Km!) quindi ci possiamo solo appoggiare sulle sue fonti leggendarie e in particolare sul Nibelungenlied, che ci racconta la storia della parte conclusiva del Ring. Essa si svolge nel territorio dei Burgundi e precisamente nei pressi della città di Worms. Siegfried però arriva a Worms da lontanissimo (quasi dall’Olanda, precisamente da Xanten) il chè è incompatibile con i tempi di spostamento che ben conosciamo da Götterdämmerung (Siegfried - ma anche Gunther, in barca - impiega poche ore ad arrivare a Gibichheim dalla roccia di Brünnhilde).

E allora salomonicamente spostiamo lo scenario del Ring più o meno a mezza strada fra Worms e Xanten, e guarda caso lì ci troviamo un posto che si adatta pure alle nostre tre Figlie del Reno: Loreley! Anche il paesaggio, che a sud sarebbe piuttosto piatto, lì presenta sponde del fiume abbastanza scoscese (adatte quindi ad ospitare il Walhall e la rupe di Brünnhilde) e foreste in quantità. In più, sono anche luoghi plausibilmente abitati dai leggendari Nibelunghi... e così possiamo accontentarci.


Ora occupiamoci degli dei. Quando li scopriamo per la prima volta (seconda scena di Rheingold) essi ancora non abitano il Walhall, la cui costruzione è stata proprio in quel momento ultimata dai Giganti. La loro dimora originaria (possiamo arbitrariamente chiamarla Götterheim, per analogia con Nibelheim, Riesenheim e Gibichheim, località citate nel testo) si trova su un elevato pianoro dal quale si scorge il nuovo castello, posto su un picco che si erge al di là di una profonda valle nella quale scorre il Reno. È quindi del tutto certo che Götterheim e Walhall stiano su due sponde opposte del fiume e infatti a congiungerle alla fine di Rheingold sarà, scavalcando il Reno, il ponte-arcobaleno creato dalla tempesta serotina scatenata dal colpo di martello di Donner.

Per stabilire su quale delle due sponde del Reno (destra-orientale o sinistra-occidentale) si trovi il Walhall abbiamo a disposizione alcune indicazioni purtroppo un tantino contraddittorie: se prestiamo fede alla didascalìa e alle parole di Wotan della quarta scena di Rheingold, dove il castello appare (agli dei che ancora devono salire sul ponte) raggiante nel più vivo splendore, illuminato dal sole al tramonto, allora dovremmo concludere che il Walhall stia ad est (quindi sulla riva destra) del Reno. Peccato che anche al mattino precedente il castello ci fosse stato descritto come illuminato dal sole nascente. Non resta quindi che una plausibile supposizione: che il Walhall si trovi a nord-est di Götterheim. 

Nibelheim (dimora di Alberich e Nibelunghi). Deve trovarsi, nelle viscere della terra, quasi sotto al Walhall: infatti Loge vi guida Wotan (fine della seconda scena del Rheingold) scendendo da Götterheim quasi in verticale in una gola sulfurea, ma dopo che Wotan ha scartato l’ipotesi di attraversare il Reno (evidentemente per evitare di incontrarvi le Ninfe).
È probabile quindi che le labirintiche gallerie sotterranee passino sotto il fiume e addirittura con esso comunichino, il che deve aver permesso ad Alberich di arrivare da Nibelheim al fondo del Reno, incontrandovi le ninfe, all’inizio del Ring.

Riesenheim (dimora dei Giganti) è pure ubicata ad est del Reno, verosimilmente quasi al di sopra della sotterranea Nibelheim: lo si deduce dal fatto che i Giganti che da Götterheim vi portano Freia (nella seconda scena di Rheingold) devono attraversare a guado il fiume, reggendo la dea sulle spalle.

La rupe di Brünnhilde (dove stazionano anche le Norne). Nel second’atto di Walküre troviamo Wotan e Brünnhilde, poi Fricka, su alture rocciose. Una di queste ospita la camera della Valchiria, scavata nella roccia: in quei pressi lei verosimilmente verrà addormentata dal padre e poi risvegliata da Siegfried. Sapremo (dal Rheinfahrt) che da lì si scende per un ripido pendio verso il fiume. Per ipotizzare su quale riva del Reno si trovi ci aiuta un labile indizio riguardante Hunding. Dalla cui stamberga stanno fuggendo i due gemelli Wälsi, inseguiti dal padrone di casa, gemelli che si imbattono in Brünnhilde (che darà a Siegmund la notizia della sua fine). Orbene, Hunding (lo dice il nome) deve essere un unno, e quindi la sua dimora collocabile (simbolicamente!) ad est: pertanto anche la roccia di Brünnhilde è situabile sulla riva destra del Reno, diciamo non troppo distante dal Walhall.

La casa (poi incendiata) in cui nacquero e vissero da piccoli i gemelli Siegmund e Sieglinde con Wotan, e il bosco in cui Siegmund visse col padre (prima di perderne le tracce) devono essere a portata di cammino dai luoghi di Hunding (sempre ad est del Reno, quindi). 

Ma ad est del Reno si trova anche Neidhöhle. La caverna in cui si è rifugiato Fafner, trasformatosi in drago, è situata ad est della rupe di Brünnhilde. Ce lo dicono le Valchirie, che suggeriscono di spedirci nei pressi la povera Sieglinde per metterla al sicuro dall’ira di Wotan. Tuttavia la distanza dalla rupe di Brünnhilde deve essere percorribile a piedi in poche ore (ciò che farà Siegfried dopo aver ucciso il drago). Ai margini di quel bosco si trova la stamberga di Mime, dove Siegfried nascerà, verrà allevato e si forgerà la spada.

Dove collocare la dimora sotterranea di Erda? In Rheingold lei emerge a Götterheim (sponda sinistra) ma poi, in Siegfried, Wotan la disturba a poca distanza dai piedi della rupe di Brünnhilde (visto che lì ci incontra subito dopo Siegfried). Sembrerebbe quindi ragionevole ipotizzare che Erda dorma in grandi profondità al di sotto del Reno, e possa quindi indifferentemente emergere in prossimità di entrambe le sponde del fiume. Ciò concorda anche con a presenza delle Norne, figlie sue, sulla sommità della rupe di Brünnhilde.

Infine, torniamo a Gibichheim. Che si trovi a sud rispetto alla rupe di Brünnhilde lo abbiamo ipotizzato già e si può anche dedurre da un indizio relativo al percorso fluviale di Siegfried, che vi arriva (provenendo dalla rupe) remando controcorrente (quindi verso sud). Impossibile dire se la reggia si trovi sulla sponda destra o sinistra del Reno: si può immaginare convenientemente che si trovi su quella sinistra, cioè ad ovest. Intanto perchè da lì ci può essere una vista migliore del Walhall (che alla fine apparirà fra le fiamme) e poi perchè i Burgundi (che nel Nibelungenlied hanno il posto dei Ghibicunghi) abitavano prevalentemente ad ovest del fiume (Worms era la loro capitale). Quindi la reggia dei Ghibicunghi starebbe, in riva al fiume, più o meno ai piedi di Götterheim (nome che abbiamo dato alla dimora originale – pre-Walhall – degli dei): ciò quadra anche con la presenza di altari dedicati a Wotan&C sul crinale sovrastante la reggia.

Quanto allo scenario naturale in cui si apre il terz’atto di Götterdämmerung, viene di conseguenza logico immaginarlo sulla sponda sinistra del Reno (dalla parte di Gibichheim, visto che il corteggio funebre di Siegfried non attraversa il fiume).

Infine sembra ragionevole ipotizzare che il tratto di fiume dove si apre il Ring possa essere collocato fra le sponde su cui si trovano Götterheim e Nibelheim.

Ecco quindi un’immaginaria e ultra-schematica carta topografica dei luoghi del Ring:


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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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