26 dic 2016

5.4.2.3 Götterdämmerung: Atto III – Scena II – Ricordi pericolosi e pena capitale.


Ormai a Siegfried sta tornando completamente la memoria e così ascoltiamo da lui la terza esternazione dell’Uccellino: il testo è perfettamente identico all’originale del Siegfried (9 versi) e la musica (sempre 13 battute) differisce qui soltanto nell’accompagnamento orchestrale, che ora si arricchisce, sugli ultimi 3 versi (5 battute) dei suoni dei legni in aggiunta al pedale del corno (manca sempre quello del violoncello).

Il pennuto ha dato a Siegfried, fattosi triste al pensiero di essere rimasto solo e senza compagni, la più splendida delle notizie: la più stupenda delle donne lo aspetta addormentata su un’alta rupe avvolta dalle fiamme: superate le quali, Brünnhilde sarà sua!

Hagen non perde un attimo e subito chiede a Siegfried se fece ciò che l’uccellino gli suggerì: l’inciso del volatile si fa udire negli strumentini e poi nei corni, ad anticipare il tema dell’Incantesimo del fuoco, ampio e maestoso, nei fiati, proprio come lo si era udito quando il ragazzo aveva attraversato per la prima volta le fiamme. Mentre Gunther ascolta con crescente incredulità e stupore, il tema si libra nei fiati sempre più in alto, dal LAb al LA naturale, quindi a SIb, raggiungendo infine un RE, dove i violini primi espongono ripetutamente il tema di Freia: è l’immagine di Brünnhilde addormentata che torna alla mente di Siegfried.

Il tema del Sonno, in LA maggiore, sale ora in orchestra ad evocare quei momenti esaltanti e misteriosi allo stesso tempo, quando Siegfried scoprì la fanciulla e la ridestò con il suo bacio. E il tema dell’Eredità del mondo e poi la chiusa del Saluto al mondo suggellano maestosamente, in DO maggiore, il ricordo del braccio della ex-Valchiria stretto attorno al corpo di Siegfried.

Gunther balza in piedi al colmo del terrore (così la didascalia)(1), mentre in orchestra sale una sinistra folata di vento: sono due corvi(2) che se ne volano via da un cespuglio, roteano sopra il capo di Siegfried e si allontanano verso il Reno. Carognesco, Hagen chiede a Siegfried se comprenda anche il gracchiare di quei neri volatili; Siegfried si volge verso di loro, dando le spalle a Hagen che proclama il suo diritto alla vendetta e immediatamente gli pianta la sua lancia nella schiena. Due temi, orripilanti, si danno qui appuntamento negli ottoni dell'orchestra: la Maledizione (corni 1-2-5-6, tromba bassa e terzo trombone) e la Schiavitù, nella forma che dà veste al Patto di vendetta (corni 3-4 e gli altri due tromboni). Siegfried afferra con ambo le mani il suo pesante scudo(3) e lo solleva in alto per calarlo sul capoccione di Hagen, mentre il suo tema si alza poderoso in orchestra, ma si sfracella su una terrificante settima diminuita, proprio come il nostro eroe che – mancandogli le forze – rovina di schiena al suolo, trascinatovi dal peso del suo stesso scudo.

Ecco, la sentenza di morte è stata eseguita. Ma più che una sentenza, lo sappiamo bene, si tratta di un vero e proprio omicidio premeditato, come ci conferma l’inciso dell’Assassinio (doppia semicroma seguita da semicroma-croma) che si abbatte in orchestra, aprendo la strada al tema della Morte, viscido e rabbrividente come non mai.
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Note:
1. Qui abbiamo la prova provata dell’ignoranza di Gunther dei precedenti trascorsi fra Siegfried e Brünnhilde. Per Hagen, ben lo sappiamo, nessuna sorpresa, anzi: l’avvicinarsi dell’agognato traguardo!
2. Sono i corvi di Wotan, osservatori delle vicende umane, che ritroveremo poi alla fine del dramma. 
3. Non dimentichiamo che è quello ereditato da Brünnhilde!

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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