13 giu 2013

5.1.2.1 Götterdämmerung – Prologo (II): vita di coppia - I.

Mentre comincia poco a poco ad albeggiare, la transizione alla scena successiva si apre con 22 battute in tempo assai tranquillo, sull’accordo tenuto da tre tromboni (incluso quello contrabbasso): una triade di FA# maggiore che convive per quattro battute con il MI del primo trombone, in uscita dal tema dell’Enigma. I violoncelli hanno contemporaneamente cominciato ad esporre un sommesso ed arcano recitativo che sale dal FA# grave al DO# sopra il rigo, per poi degradare a dente di sega e finalmente stabilizzarsi sul FA#.

E sul FA# (per loro enarmonicamente SOLb) i corni, in tre battute, espongono un motivo che fra pochissimo si farà perfettamente riconoscere, ma che già ci ricorda qualcosa: tonica-dominante-mediante-tonica…

Ancora i violoncelli ripropongono il loro recitativo, stavolta partendo da una terza sopra (LA#) e poi lo sviluppano ampiamente, modulando a SOL minore, fino a disegnare un inciso che viene da lontano: dal tema della fuga, che sappiamo mutare, in maggiore, in quello dell’amore. Ecco: mentre l’alba è sempre più chiara e i bagliori del fuoco di Loge si fanno sempre più deboli, ci stiamo forse inoltrando all’interno della caverna nella roccia dove ancora dormono due innamorati, Siegfried e Brünnhilde?  

La conferma ci arriva subito dai corni che, in SIb maggiore, espongono ora compiutamente quel motivo soltanto abbozzato poco prima (in SOLb), il tema dell’Eroismo di Siegfried, che altro non è se non quello del Grido del fanciullo della foresta riccamente armonizzato e caratterizzato da un tempo assai più sostenuto.

Immediatamente lo segue, nel primo clarinetto, contrappuntato dal clarinetto basso, un nuovo motivo, questo davvero mai udito in precedenza: è Brünnhilde non più Valchiria, o Brünnhilde donna, se più ci piace! Insomma, a noi sembra quasi di vedere i due giovani aprire gli occhi, l’una dopo l’altro, e stiracchiarsi come ogni comune mortale al risveglio dopo una notte indimenticabile!(1)

Ed è incredibile come i due motivi, esposti qui in stretta sequenza, ci appaiano quasi come un’unità indivisibile, il secondo come una logica e consequenziale risposta al primo: ecco la mirabile sintesi musicale della perfetta unione di due cuori, di due anime innamorate!

È il nuovo tema di Brünnhilde a prendere ora decisamente il sopravvento, in MIb, con il suo caratteristico piglio: sottodominante (LAb), gruppetto rovesciato attorno alla stessa (SOL-LAb-SIb-LAb), salto in alto alla sopratonica (FA)(2), poi giù alla sesta (DO), ancora su alla tonica (MIb) e - attenzione! - giù alla sopratonica (FA), con quall’intervallo di settima discendente che quasi ossessivamente ci ricorda l’amore coniugale (Fricka, nel Rheingold) ma prima ancora l’Amore maledetto da Alberich! Oh sì, perchè anche l’amore di Brünnhilde e Siegfried, essendo ormai contaminato dall’Anello, è destinato a fare una brutta fine, come dovremo purtroppo constatare fra… poche ore. E non è senza significato che il fosco presentimento indotto da quell’intervallo di settima discendente emani dal tema di Brünnhilde: perché in fin dei conti sarà lei a lasciarsi corrompere dal potere dell’Anello, assai prima che Siegfried venga corrotto da Hagen&C!(3)

Su un sempre più veloce ripetersi del tema di Brünnhilde, che si slancia continuamente da punti più alti (sottodominante, poi sesta, poi tonica, infine ancora dalla sesta superiore) ecco ora – in pieno sole! - Siegfried uscire con la donna dalla “camera nella roccia”, accompagnato in MIb (dopo SOLb e SIb, a formare una triade minore…) negli ottoni dal tema del suo eroismo - adesso esposto davvero con enfasi, retorica e prosopopea massime - contrappuntato da quello del galoppo delle Valchirie, qui a identificare però il cavallo Grane(4).

E qui è arrivato anche il momento di soffermarci a fare qualche considerazione sui temi che caratterizzano Siegfried.
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Note:
1. Facciamo qui una pura e semplice constatazione, senza per carità addentrarci in spinose quanto scabrose dietrologie: a differenza dell’accoppiamento (una-tantum e per giunta “sveltino”) di Siegmund e Sieglinde, qui non risulterà che si verifichi alcun concepimento!  
2. Questo incipit - là parte dalla tonica - viene dritto-dritto dal Rienzi: la stupenda frase che il protagonista canta all’inizio del V Atto (Du stärktest mich, du gabst mir hohe Kraft, du liehest mir erhabne Eigenschaft) che è anche tema fondamentale della famosa Ouverture. Ma l'origine remota è Weber: Süß entzükt gegen ihm (dal Freischütz).
3. Torneremo ampiamente nel seguito su tutta la problematica del rapporto di Brünnhilde con l’Anello.
4. Il quadrupede esce, tenuto alla briglia da Brünnhilde, dalla grotta dove i due giovani hanno trascorso la notte.

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Helle Flammen scheinen in dem Saal der Götter aufzuschlagen. Als die Götter von den Flammen gänzlich verhüllt sind, fällt der Vorhang.
(Chiare fiamme sembrano prorompere nella sala degli dèi. Come gli dèi sono dalle fiamme totalmente avvolti, cade il sipario.)
(Götterdämmerung – L’ultima immagine del Ring)
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fram sé ec lengra um ragna röc (da lontano scorgo il destino degli dèi)
(Edda Poetica – Völuspá - Profezia della Veggente)
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orð mér af orði orðs leitaði (parola da parola mi condusse a parole)
(Edda Poetica – Hávamál – Píslir og rúnir, Discorso Runico di Odin)
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Il principio degli esseri è l'infinito… in ciò da cui gli esseri traggono la loro origine, ivi si compie altresì la loro dissoluzione, secondo necessità: infatti reciprocamente scontano la pena e pagano la colpa commessa, secondo l'ordine del tempo... (Anassimandro, 600 A.C.)
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L'"intento" degli dèi sarebbe compiuto quand'essi giungessero ad annullarsi nella creazione dell'uomo, quando cioè essi si spogliassero d'ogni influsso immediato sopra la libertà della coscienza umana. (RW: Abbozzo in prosa del 1848)
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La tetralogia L'Anello del Nibelungo può considerarsi un'epopea cosmogonica la cui prima e la cui ultima parola è l'elemento assoluto manifesto e pensabile come «acqua» ed esprimibile come «musica» cioè suono del beato silenzio: è l'enorme pedale in MI bemolle, di cui la tonica isolata è sostenuta per molte battute, al principio della prima Giornata del dramma, L'Oro del Reno, ed è la frase finale di due battute sull'accordo di terza di RE bemolle, al termine dell'ultima Giornata, Il Crepuscolo degli dei. (Augusto Hermet 1889-1954 - “La Parola Originaria”)
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…musica che è già in sé drammaturgia assoluta e autosufficiente, e chi ha un barlume di intelligenza sa che la musica è prima del mondo, e che è il mondo a modellarsi sulla musica… (Quirino Principe)

Perchè Wagner va studiato

Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi (in buona misura) si possono godere senza particolari prerequisiti (studi di musica o musicologia): un buon “orecchio” e un minimo di predisposizione sono più che sufficienti per apprezzare le loro opere e godere delle infinite “perle musicali” che contengono. Poi, lo studio servirà certamente ad approfondire i particolari delle composizioni, i retroscena, i nessi causa-effetto, e in fin dei conti ad apprezzare ancor più e meglio quelle opere.

Con Wagner la cosa non funziona proprio, così come difficilmente funziona – nel campo della musica strumentale – con Mozart o Beethoven o Bruckner, per fare solo qualche nome. È francamente difficile poter comprendere ed apprezzare fino in fondo una sinfonia di Beethoven, se non si ha un minimo di conoscenza delle forme musicali, del linguaggio sinfonico e, soprattutto, del “programma interno” che sta alla base della composizione. Senza di questi, si potrà magari godere una frase musicale particolarmente accattivante (come accade, per dire, ascoltando un balletto di Ciajkovski o un walzer di Strauss) ma difficilmente si potrà raggiungere quella particolare condizione di piena e completa “conoscenza-coscienza” di quell’opera d’arte.

Le opere di Wagner (parlo qui delle sette ultime, Ring, Tristan, Meistersinger e Parsifal, ma in qualche misura ciò vale anche per Lohengrin) sono un insieme inscindibile di poema, musica e didascalie di scena, insomma: tutto ciò che troviamo scritto sulla partitura. E quindi: limitarsi ad ascoltare la musica, senza comprendere le parole che vengono cantate (o declamate) fa correre il rischio di non capir nulla (come minimo) e di annoiarsi, quando non addirittura di cadere in uno stato di esasperazione e maledire Wagner per il resto dei propri giorni, rifiutando ogni e qualunque successivo contatto. Sì, perché Wagner non scrive “musica che si serve di parole (più o meno pertinenti) per manifestarsi”; ma si esprime in parole-musica, un insieme del tutto inscindibile. Allo stesso modo, per un regista o scenografo, ignorare – o, peggio ancora, contraddire – le didascalie poste da Wagner in partitura, significa ignorare o addirittura stravolgere le intenzioni dell’autore, e distorcerne totalmente il pensiero e il messaggio artistico.

Il Ring (“L’Anello del Nibelungo”, detto volgarmente “Tetralogia”, essendo costituito da quattro opere) è certamente l’esempio più completo e palpabile della wagneriana “Gesamt-Kunst-Werk” (Opera d’Arte Totale).

daland

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